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Autore: __Aivlis    12/03/2012    2 recensioni
Prima One-Shot basata sull'album: "Neighborhoods", Blink 182.
Gary è un uomo solo, e come tutti gli uomini soli ha qualcosa, della sua vita, che vorrebbe urlare al mondo con tutto il fiato che ha. Una tragedia struggente, un buco nero dal quale ripartire e andare avanti.
Perché la vita continua nonostante tutto.
La vita continua, e lui, forse, lo sa ancora.
Prima canzone estratta: Ghost On The Dancefloor, ve la consiglio vivamente mentre leggete.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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 Disclaimer. I fatti riportati di seguito sono frutto della mia immaginazione, così come i personaggi, e non sono realmente accaduti. Non scrivo a scopo di lucro.

Prima storia della serie: “Neighborhoods, Blink 182”


Prima canzone estratta: Ghost On The Dancefloor, ve la consiglio vivamente mentre leggete.

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***

Hold on as we crash into the earth...

Le discoteche non gli sono mai piaciute, Gary se lo sta ricordando adesso che l’odore di fumo e alcol gli sta entrando nelle narici. E’ una di quelle serate che accetti per quello che è, perché sai che non c’è niente di meglio da fare, che un gruppo di ventottenni in crisi esistenziale non possono starsene in giro a passeggiare come vagabondi, meglio chiudersi in una discoteca e vagabondare lì, tanto per sembrare meno al capolinea.
Entrano, e la musica gli rimbomba nelle orecchie in modo assordante, ma dopo pochi secondi si è già abituato. Le luci stroboscopiche gli danno fastidio agli occhi, ma anche quelle non sono mai state un grande problema.
Lui odia le discoteche perché sono piene di gente che crede di farsi figa in un universo ristretto che rispecchia ben poco il mondo reale. Perché c’è un tipo di struttura sociale che è più forte della dittatura. C’è chi sta sotto e chi sta sopra, chi comanda e chi viene comandato. Il signorotto molto ricco e le sue vallette ricche di tutto tranne che di cervello.
Lui si è sempre chiamato fuori da tutti questi giochi per bambini ritardati. Non che lui sia intelligente o superiore a tutto questo, è solo che a lui non piace. Lui è un’anima alla deriva come gli altri. Un scarto del mondo, come tutti gli altri. Ma l’unica differenza tra lui e il resto della gente che è lì chiusa in quella discoteca è che lui, di essere un relitto vivente, lo ha ammesso a se stesso molto tempo fa.
Arranca su una poltroncina e si mette seduto sul ciglio, quanto basta per non dover stare in piedi tutta la sera. Sta lì mentre gli altri già prendono da bere e ci provano con qualche bella ragazza. Lui li guarda e pensa che dovrebbe iniziare a fare come loro, a divertirsi. Si dice che lo sta facendo. Si sta divertendo un mondo. Si autoconvince.
Ad un certo punto, in una qualche maniera gli altri lo prendono per un braccio e lo portano al centro della pista, proprio sotto la sfera stroboscopica. All’inizio si lagna, poi decide che può permettersi di bere un po’ di più, di divertirsi un po’. Anche se domani lavora, che tanto di quel lavoro di merda non glie n’è mai fregato un cazzo.
Balla, si diverte. Beve, beve ancora. Fuma qualche sigaretta. Finché alla fine è diventato uno di loro. Se prima l’odore di discoteca gli dava fastidio, ora lui è diventato quello stesso odore. Lo sprizza da tutti i pori.
Si guarda intorno, ed è sicuro di avere gli occhiali storti. Non gli importa perché è troppo ubriaco per curarsene.
Si guarda intorno, cerca qualcuno di familiare, ma sembra che i suoi amici lo abbiano abbandonato. Scruta tra la folla che sembra scemo, e poi il suo sguardo si posa su un volto, uno qualsiasi. Uno qualsiasi ma più bello degli altri. Uno qualsiasi, davvero, solo un po’ più aggraziato e dolce. Un volto familiare, forse fin troppo.
Smette di agitarsi come un coglione. Smette di ballare e si accorge di avere la cravatta legata alla testa. Se la toglie mentre fissa quel volto. Dire che è impossibile non cambierebbe le cose: lei è lì ed è più bella del solito.
Sarah è morta tre anni fa in un incidente stradale. L’ultima volta che la vide aveva il volto coperto di sangue e gli occhi chiusi. Giaceva sulla strada, sull’asfalto. Era successo che una macchina non l’aveva vista attraversare e l’aveva presa in pieno. Questa per farvi capire quanto è stupida e insignificante la vita. Questo è per farvi capire che i nostri cervelli sono collegati. Quello era sovrappensiero ed ha spento il cuore e il cervello di un’altra persona. Poi c’è chi dice che non siamo relitti umani. Lo siamo tutti.
Sarah era sua moglie da due mesi e mezzo, quando è morta. Si erano sposati in un prato verde che sembrava finto, ed il resto era tutto bianco da fare schifo. E invece era tutto bello. Si chiese come cazzo faccia, la vita, ad incularti in modo così clamoroso.
Quando Gary si immaginava il suo matrimonio vedeva tutto nero: era sempre stato convinto che non si sarebbe mai sposato; lui a quelle cose non ci credeva. All’amore, intendo. Poi era arrivata Sarah e bla bla bla, che ve lo dico a fare… gli aveva fottuto il cervello, con quei capelli e gli occhi vispi.
Tre secondi fa l’ha vista tra la folla, è pronto a giurarlo. Poi l’ha persa di vista, ma lei era lì e lo aveva guardato. Era lì e lui si era sentito finalmente a casa dopo tre anni. Ora ha paura e gli si è chiuso lo stomaco, e quasi quasi vorrebbe urlare o vomitare.
Lei gli diceva sempre che non l’avrebbe mai deluso, non sapendo che non sarebbe mai stato possibile.
Avete presente sentirsi dimenticati dall’universo intero? Sentirsi l’unico puntino nero da solo nel mondo? Avere il corpo scosso dai brividi anche quando non è freddo? Ecco, tutto questo e di più. Tutto insieme. E tutto quello che ha bevuto gli si sta rivoltando contro nello stomaco. Ovviamente lei non c’era, e ad un certo punto gli ha toccato ammetterlo.
Che poi è rimasto lì e allampanato. Al centro della pista mentre tutti intorno si muovono a spasmi.
« Oh, eccoti! Adiamo forza.. »
Jim lo sta prendendo per un braccio, lui si volta si scatto e si scrolla di dosso quel parassita.
« No! » urla. L’altro lo guarda e poi lo manda affanculo e se ne va.
Gary si guarda intorno e non c’è più nessuno. Nessuno degno di nota. Gli fa male la testa, all’improvviso. E’ solo, all’improvviso. E sempre all’improvviso si accorge di non aver vissuto tre anni della sua vita. Si accorge di fare schifo anche al mondo. Si accorge di tutto questo e molto di più. Tutto insieme.
Vorrebbe fosse vero. Vorrebbe che tutti i sogni si realizzassero.
Ora sta lì, con le mani lungo i fianchi e guarda un punto vuoto. Ed è quasi sicuro di star piangendo. Si tocca una guancia con la mano stanca, le dita si bagnano, ed è solo un relitto umano.

***

Note: Approdo tra le originali dopo tanto tempo. Questa one-shot è per tutti i fan dei Blink 182 e non. Spero vi sia piaciuta, fatemi sapere le vostre impressioni con una recensione qui di seguito. 
   
 
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