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Autore: marig28_libra    19/03/2012    3 recensioni
Lutti, incertezze, paure, lotte. La vita dell'apprendista cavaliere si rivela assai burrascosa per Mu che ,sotto la guida del Maestro Sion, deve imparare a comprendere e ad affrontare il proprio destino. Un destino che lo condurrà alla sofferenza e alla maturazione. Un destino che lo porterà ad incontrare il passato degli altri cavalieri d’oro per condividere con essi un durissimo percorso in salita.
Tra la notte e il giorno, tra l’amore e l’odio, Mu camminerà sempre in bilico. La gioia è breve. La rinuncia lacera l’anima. Il pericolo è in agguato. L’occhio dell'Ariete continuerà però a fiammeggiare poiché è il custode della volontà di Atena ed è la chiave per giungere al cielo infinito.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aries Mu, Aries Shion, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'De servis astrorum' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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                                                                                                                                    “ I solchi ho nel  cuore, i sussulti
                                                                                                                                      d’un pianto sognato: parole,
                                                                                                                                      sospiri avanzati  ai singulti:
                                                                                                                                      un solco sul labbro, che duole.”

                                                                                                                                                                
                                                                                                                                                                   ( G. Pascoli)

 

 

Un caldo ed esile respiro gli accarezzò la guancia.
Delle leggere e fresche labbra gli si posarono sopra come ali di farfalla.
Una piccola mano si immerse dolcemente tra le onde dei suoi capelli scuri.
Ohen aprì piano,piano gli occhi grigio-azzurri.
Sorrise intorpidito ma tenero.

  - Nemi…sei già sveglia? – bisbigliò con voce impastata.

  - È da un po’ di tempo che non ho più sonno – rispose lei sorridendo stanca col visino magro più pallido del solito.

  - Non hai dormito bene?

  - Beh…non tanto…

Ohen si puntellò sui gomiti e fissò le pareti della grotta in cui si era rifugiato con la ragazza.
Quel posto era un tugurio umido, ruvido e sordido.
Del fuoco  acceso la sera precedente non vi erano rimaste che misere ossa di legno ustionate.
I  due giovani avevano dormito su un giaciglio  fatto di pelliccia di montone e si erano avvolti in tre vecchie coperte di lana per non patire il freddo.

       -    Perdonami…- sospirò Ohen accarezzando il volto di Nemi -  ci troviamo in questo schifo…mi pare ovvio che tu non stia bene…

       -  Non c’erano alternative…dove saremmo potuti andare? I soldati del Grande Tempio ci stavano seguendo e dovevamo seminarli al più presto.

       -  Già…l’abbiamo scampata… per ora…

Il ragazzo si mise a sedere mettendo gli avambracci sulle ginocchia.
Nemi gettò uno sguardo fuori dalla caverna: a occhio e croce parevano le quattro di mattina.
Le montagne titaniche, gli alberi sparuti e scialbi, i rapaci predatori  erano blu scuro.
Posando la testa sulla spalla  di Ohen, fissò esausta e inquieta il cielo fosco ancora addormentato.
Le stelle  si lasciavano inghiottire inermi e fiacche dalle ali sbrindellate di qualche nube vagabonda.
      -      Continueremo a scappare – fece lui livido. 

      - Finirà tutto questo… vedrai. Gli incubi non durano in eterno.

      - Non lo so, Nemi. Non lo so.

      - Ohen…

      - Fuggire, fuggire, fuggire… Forse sarà sempre così…

      - Troveremo una soluzione! Adesso…ogni cosa è terribile…ci sentiamo in trappola…però…scommetto che  c’è  una via d’uscita…

     - Quale via d’uscita? -  Ohen si mise in piedi bruscamente –  E’ da qualche parte? Esiste?

La ragazza lo guardò con mestizia. I suoi occhi neri brillavano tenui ed acri.
Rimase in silenzio.

     - Nemi…-  disse il giovane sorridendole abbattuto- neanche tu ci credi…vuoi arrampicarti perché… hai paura di non credere.

Si avvicinò all’uscita della spelonca. Proiettò  il volto  nel mattino buio  privo delle vesti dell'alba.
Era arduo vedere,squallido riflettere…
I pensieri erano tristi e stordite falene che svolazzavano all’interno di un bicchiere opaco e sporco.
Nemi si sdraiò su un fianco contemplando il grigio che regnava: sassi e polvere sul suolo, cenere al posto del fuoco…Ohen errante nella foschia senza colore.
Avevano corso, corso, corso… erano  inciampati sui massi  rialzandosi sempre…avevano proseguito guardando avanti…
 Riuscivano a scrutare il levante, ora? Ora che tutto era divenuto calmo dentro il ventre di un rifugio?

Nero.

Solo quello albergava nell’animo.
La quiete non era l’atrio della gioia.
Era un usignolo che intonava una dolce melodia prima di precipitare nella voragine dell’uragano.

Più osservava la catena dell’Himalaya dipinta di pece contro il cielo, più masticava l’odore dello sconforto e del sangue…
Ohen non aveva relegato nel dimenticatoio il disgustoso volto del Maestro. Il viso di un cadavere bruciato, deturpato, putrido.

 

   - Cos’è, pezzo d’idiota?! Piangi?! – esclamò il Maestro con la maschera di legno.

Nella sua tenda, Ohen era sdraiato su una stuoia con alcune parti del corpo fasciate da bende.
Si copriva il viso con la mano per tentare di celare invano le lacrime.
Era rintronato, sfiancato, frustrato.

  - E' inutile, Ohen…ti sei giocato la tua ultima carta contro Mu…potevi finire di  massacrarlo!! Lo stavi  facendo crepare, diamine! Perché non sei riuscito?!

Con un nodo in gola il ragazzo teneva le labbra serrate.

 - Perché  hai fallito?! – sibilò  iracondo l’uomo afferrandolo per i capelli – ora quell’imbecille  si avvicinerà sempre di più all’armatura d’oro mentre tu invece hai chiuso!!

 - Lasciatemi subito!!- gridò stavolta l’adolescente strizzando violentemente l’avambraccio del Maestro.

 - Portami rispetto, piccolo bastardo!

Ohen ricevette un brutale manrovescio.

 - Ringrazia il Cielo che io ti abbia salvato da quel lurido ubriacone di tuo padre! Ho avuto la pietà di accogliere un insetto come te tra i miei allievi…

 - Allievi che vi divertivate a pestare come cani.

Il Maestro sferrò all'apprendista un pugno nello stomaco.

- Parli come Sion che si crede l’onnipotente guerriero sceso in terra?! Che possa bollire all’inferno quel figlio di una cagna! Ha osato pure mettermi le mani addosso…

Nonostante il respiro smorzato, Ohen riuscì a ridere sarcasticamente.

 - Che strano! Voi che siete così abile  nell’usare pugni e  calci e  per poco il sommo Sion non vi tirava il collo come ad una gallina.

 - Non sei in condizioni di fare lo spiritoso.

 - Non siete in condizioni di fare discorsi del cavolo!

 - Tieni chiusa quella fogna, senza palle.

Ohen fissò il Maestro con occhi letali come asce.
Ritornò a tacere col volto pallido e appuntito di collera.

 - Patetico, Ohen…sei finito col culo per terra proprio quando avevi la vittoria in pugno…mi domando se si possa  essere più deficienti di così…quel Mu ti ha fregato coi suoi giochetti e ti ha messo al tappeto…i miei complimenti…

Il ragazzo continuava  stare zitto con le mascelle irrigidite.

 - Chissà come mai hai fatto schifo…non è per caso che , a furia di frequentare quella sciacquetta, ti sei  rammollito piano,piano?

Ohen  trasalì sbigottito: il Maestro sapeva di Nemi.

 - Pensi che io sia scemo?So benissimo che te la fai con quella ragazza, con quel mucchietto d’ossa…hai dei pessimi gusti…dei pessimi e sporchi gusti…

Ridacchiò in modo strano.
Il giovane divenne ancor più adirato e angosciato.
 
 - Non ti vergogni, Ohen?

 - Di cosa? Di avervi come guida?!

 - No…di portarti a letto tua sorella. Tua sorella gemella.

Una lama di metallo sembrò squarciargli il ventre.
 
 Non poteva crederci.
La fanciulla che ammirava, accarezzava ed amava era…sua sorella?
No… assurdo…
Aveva sempre creduto di essere figlio unico…
Era una bugia. Una bugia per  demolire ancor di più i nervi.
Quell’infame con la maschera di legno la doveva piantare.
La doveva piantare.

 - Sconvolto, ragazzetto?- riprese l’uomo – beh, la faccenda è questa... tua madre partorì un maschio e una femmina…eri nato con le due macchie sulla fronte ma , a differenza di quelle degli altri  prescelti dell’Ariete, le tue…sanguinavano.

Muto, Ohen sgranò gli occhi.
Seguitò a guardare  il Maestro con viso di brace e gelo.

 - Nel tuo villaggio circolava e circola tutt’ora un’inquietante profezia: un prescelto dell'Ariete , nato durante l’equinozio di primavera con le macchie sanguinanti, aiuterà le tenebre a tessere il loro velo di morte.

Tenebre…tenebre…
Quante volte aveva udito la loro voce?
Infinite.
Sole…sole…
Quante volte aveva desiderato udire la sua voce?
Infinite.
L’unica lanterna incontrata era stata Nemi…nessuno gliela poteva portar via…
Quell’infame con la maschera di legno la doveva piantare.
La doveva piantare.


  - Povero te, Ohen…abbandonato da una miserabile che ti ha affidato ad  un pezzente alcolizzato, innamorato di tua sorella e sconfitto  da Mu…che bel quadretto…

Il Maestro rise con voce rauca e sgraziata.
Ohen non riusciva a fermare le lacrime d’ira e di disperazione.
Avvertiva il proprio respiro scorrere a singulti.
Quell’infame con la maschera di legno la doveva piantare.
La doveva piantare.

  - Guardati…sei così penoso da far venire la nausea…quella profezia è ridicola…come farai ad aiutare le tenebre se sei un’autentica nullità?!

 L’adolescente diede un colpo talmente micidiale all’uomo che gli ruppe la maschera e  gli fracassò la mandibola.

 - Basta! Basta! Basta!- urlò scattando in piedi e avventandosi contro il nemico al pari di  una belva.

L’esasperazione gli incendiava e devastava il cosmo.
Non vedeva e non capiva più nulla.

 - Lurido bastardo! Lurido bastardo! – gridava mentre stritolava la gola all’uomoi sbattendogli  selvaggiamente la testa per terra .

Sinistri scricchiolii di ossa frantumate si spargevano nell’aria.
Diversi schizzi di sangue macchiarono  il suolo.

  - Muori, verme! Muori, muori, muori!!

Il cranio del maestro si stava spappolando come un frutto marcio… Si  spaccò  lasciando  fuoriuscire dei vermicelli rosastri e viscidi di cervello.

Ohen aveva il viso sporco di gocce rosse.

  - Devi crepare, animale!!

Con un  ultimo  atto  di folle furore,  il ragazzo conficcò il pugno nel torace del  carnefice artigliandogli  il cuore e strappandoglielo via.
Disgustato dal contatto della carne molle e ancora pulsante ,gettò  per terra quel brandello di muscolo  unto e arterioso  .

Si fermò ansimando.
Il corpo gli tremava ancora per la rabbia e lo shock. 
La mano destra grondava sangue.
I suoi occhi grigio-azzurri erano velati di sangue. 
Il cadavere e il viso rattrappito del Maestro erano coperti di  sangue.

Fuori la tenda si udivano delle voci.
Nell’accampamento gli insegnanti e gli apprendisti si erano svegliati.

Ohen, rintronato, nauseato e confuso, riuscì a sparire nella notte nera.

Corse forsennatamente  per le lande aride della Valle dei Quattro Venti.
I polmoni gli dolevano.
Le membra erano pesanti e arroventate.
Nel suo spirito piogge di meteoriti e ghiaccio.

 

 

  - Ohen…

Il ragazzo avvertì sul braccio il tocco lieve e affettuoso di Nemi.
Appoggiò i propri occhi su quelli di lei e poi  la  strinse a sé senza proferir parola… 
Le nubi scarlatte  dei ricordi si sciolsero momentaneamente in una candida coppa d’acqua.

I due rimasero  abbracciati  a lungo nel silenzio  sussurrante di pietra e fuliggine.
Le uniche cose che barcollavano, si dimenavano e ondeggiavano erano i loro cuori.
Dentro la caverna, la calma che altalenava minacciando di schiantarsi a terra.
Fuori  la caverna, l’embrione di un giorno ancora indistinto e vaporoso.

Poggiata contro il petto di Ohen, Nemi sapeva perfettamente ciò a cui lui pensava…sotto il torace le ferite erano ancora bagnate, scucite ed arse.
Prese il viso del giovane tra le  mani minute e magre.
Vide quegli occhi grigio-azzurro che adorava umidi e tremolanti.
Ohen spostò febbrilmente il volto lontano dallo sguardo della ragazza.
Non desiderava che  lo vedesse così sfatto e smarrito.

 - Ohen – mormorò lei – io…voglio credere per davvero che ci sia una via d’uscita.

 - Come…fai?

 - Penso a te…penso a quando ti ho incontrato per la prima volta…sei stato le mie ali…il mio respiro…in quel maledetto villaggio andavo avanti per inerzia, giusto per sopravvivere…volevo che mia madre, anzi…nostra madre mi parlasse di più, mi donasse qualcosa di più ma…nulla. Erano così le giornate. Ognuna chiusa in sé. Ci aiutavamo  per coltivare la terra, tessere abiti…in realtà eravamo lontane l’una dall’altra. I miei tentativi di avvicinarmi a lei sono sempre stati inutili…l’unico vero calore  conosciuto sei stato tu.

Ohen  abbozzò un sorriso sottile e tenero. 

 -  Non ti sono sembrato un guerriero feroce e terrificante? – le chiese emettendo una debole risata.

 -  E io non ti sono sembrata un manico di scopa  deperito?

 - Per nulla .

 - Sei un gran bel ragazzo…mi domando cosa ci fai con una come me…non ho niente di bello o attraente…

 - Smettila di dire scemenze!

 - Ti vado bene così?

 - Stupida! Ti adoro e basta! Per me sei stupenda.

Ella rise  in modo  un po’ increspato.

 - Ohen…mi dai davvero delle ali.

 - No…tu le hai già di tuo.

 - Non è vero.

 - Invece, sì. Quello che non è capace di volare sono io.

Ohen diede un pugno alla parete della grotta.

 - Devi finirla di dire questo!

 - Nemi! Guarda me! Guarda te! Dove diamine stiamo?!

 - Ascolta, lo so  benissimo che ci troviamo in alto mare e che siamo nei guai! Dobbiamo però proseguire! L’abbiamo deciso insieme, ricordi?!

Quelle parole gravarono infiammate sull’animo del ragazzo.

 - Ohen!! Voglio salvarmi con te!! Voglio continuare a vivere con te!!

 - Vivere con me…con tuo fratello?

 

Per un istante Nemi, tacque.  

Non poteva trascurare il fatto che lei e Ohen si erano macchiati inconsapevolmente  d’incesto.
Quando aveva scoperto quella terribile cosa, il suo cuore era rimasto distrutto come un campo      martoriato da un tornado.
 L’apprendere che il ragazzo ,con il quale faceva l’amore, era il  gemello l’aveva lasciata con una coltellata nel petto…sì…all’inizio era stato così…che effetto straniante e inquietante percepire Ohen sotto quella luce!
Un’ importante tassella, tuttavia, si era infiltrata in quei crepacci di tempesta.
Avevano mai convissuto come fratelli loro due?

 - Ohen, desidero amarti come donna…come ho sempre fatto finora…anche tu mi avevi detto lo stesso…che avresti continuato ad amarmi come uomo.

L’adolescente  accarezzò i capelli di Nemi.

 - Sì…è vero. In che modo riusciremmo a distruggere quello che abbiamo creato? Siamo fratelli…ma… in realtà non è così.

 - Abbiamo passato un’infanzia da figli unici…

 - Ci siamo incontrati per la prima volta tre anni fa, innamorandoci...

 - E salvandoci.

Ohen baciò con dolcezza la fanciulla.

 - Ti giuro Nemi che andremo a  vivere in una casa dignitosa e decente!

 -  Però…non potremo fare figli…

 - Già…ma comunque…chi ci impedirà di adottare uno, due o tre bambini? Quando avremo risolto questa situazione e ce ne saremo andati il più lontano possibile, pensi che qualcuno si verrà ad impicciare dei fatti nostri?!

Aveva ragione.
Nel momento in cui  sarebbero riusciti a costruirsi una nuova esistenza lontani da tutto e da tutti nessuno avrebbe domandato loro la vecchia vita… la vita di fumo e diluvi…

 - Nemi, perdonami per averti fatto deprimere prima…è che io…non voglio offrirti fughe, fughe,fughe! Non voglio darti questo un domani!

 - Ce la faremo! Ce la dobbiamo fare!

 - Sì…ce la dobbiamo assolutamente fare…anche se non sono più un cavaliere d’Atena.

Si gettarono l’uno tra le braccia dell'altra.

 - Ohen...sii guerriero comunque…non occorre che  usi pugni, calci…continua a combattere col tuo spirito.

 - Certo…combatterò. Con te e per te.

 - Ti seguirò ovunque.

 -  Cambiamo il nostro destino e infischiamocene di qualunque profezia…noi abbiamo in mano le nostre redini e gli dei  è come se non esistessero. Sarò pure matto a dire questo ma a me non importa nulla.

Il ragazzo fissò il cielo che attendeva l’aurora.
Il blu diveniva azzurro cupo.

“ Mu…” pensò Atena sceglierà te come cavaliere dell'Ariete…sappi però che le macchie che ho sulla fronte sono inestinguibili…io lotto e lotterò ancora  per sopravvivere, camminare e vincere…l’Ariete non corre solo con te…ma pure con me. Le nostre strade divergono…tu diverrai un giorno servitore di Atena…io un semplice uomo che non deporrà mai la propria lancia. Non ti sono mai stato amico e probabilmente non lo sarò mai…”

Ohen rivide gli occhi verde acqua di Mu intrisi di quella pacata fermezza che desiderava tanto ghermire.

beh…comunque…grazie. Grazie per avermi letto dentro, per avermi visto come nessun’altro.”

 

Quando il sole spuntò da dietro i monti con la sua biga dorata, i due adolescenti si rimisero immediatamente in cammino.
Nessun soldato del Grande Tempio gli stava seguendo.
Ohen non percepiva alcun cosmo minaccioso.
La situazione pareva tranquilla.

Pareva.

Dalla sommità di un’alta roccia una coppia di strani individui teneva d’occhio il ragazzo e Nemi... Non aveva cessato di seguirli dall’inizio della loro fuga….
Erano due giovani alti e maestosi.
Portavano dei pesanti mantelli rosso scuro.
Uno aveva una folta e lunga chioma nera dai riflessi violacei, l’altro portava in modo disordinato   una spessa capigliatura bionda. 
Gli  occhi del primo erano indaco crepuscolare mentre quelli del secondo scintillavano arancioni come zanne di drago.

 - Quanto dobbiamo aspettare ? – domandò il biondo sbuffando spazientito.

 - Non cominciare a tediarmi…- gli rispose seccamente il compagno – adesso dobbiamo limitarci ad osservare.

 - Perché ci vuole  tanto?! Quel dannato prescelto l’abbiamo trovato! Non ci resta che portarlo con noi!

 -  Non possiamo far rumore! Occorre muoversi in silenzio, senza dare nell’occhio!!

 - Così non ci spicceremo mai!

 - Razza di idiota! Ci hai già fatto rischiare  grosso con quello che stavi per combinare in Inghilterra!  Per fortuna  siamo riusciti ad insabbiare tutto!

 - Senti un po’-  fece minaccioso il biondo fronteggiandolo -  non ho la pazienza che hai tu e quell’altro che sta ad Oslo! Ho vissuto per sette anni in una cella di merda aspettando che si compiesse un destino di cui so ben poco! Capisci che mi sto rompendo il cacchio?!

 - Datti una calmata – gli rispose il moro fissandolo torvamente- i tempi sono ancora immaturi! Lo sai perfettamente! Credi che io sia felice e sereno di aspettare?! Purtroppo bisogna agire con estrema prudenza. Il Grande Tempio non sa che noi...esistiamo in quest’era.

 -  Insomma,continueremo a camminare invisibili ed impercettibili ancora per molto!

 - Ahimè…sì.

 - E con Ohen?

 - Oh – sorrise cupo il bruno – di lui non ci dobbiamo preoccupare…cadrà nelle nostre mani senza farci scomodare troppo.

   
 
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