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Autore: goldfish    20/10/2006    10 recensioni
Seguito di “Perché non sali un attimo?” (ma si può leggere anche da solo).
Ricapitolando: Hermione e Ron si incontrano per caso quattro anni dopo la loro rottura. Si ubriacano e succede l'inevitabile. Che faranno dopo? Di certo c’è solo una cosa: non farlo sapere a Harry&co! Ma non è semplice come sembra... Si tratta di una storia a capitoli che però non sarà molto lunga, non so, intorno ai cinque-sei... sparate pure a zero, anche se fa schifo e devo levarla dalla circolazione! (ma se vi piace è meglio!)
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sabato

Sabato

Bar babbano in centro, ore 13,15

“Ginny mi ha scritto un messaggio molto strano, ieri…” disse Ron addentando un panino. Quando lui e Hermione volevano starsene un po’ in pace andavano spesso a pranzare assieme in quel comunissimo pub, lontano da occhi indiscreti.

“Tipo?” rispose la ragazza.

“Sostanzialmente mi ha coperto di insulti dicendomi che presto sarei dovuto maturare. E poi ne ha scritto uno simile a Harry.”

“Non ha tutti i torti… ha insultato anche lui?”

“No, solo me.”

A Hermione scappò un risolino, ma si ricompose non appena vide la faccia vagamente offesa di Ron. “A dir la verità anche a me è sembrata strana…” ammise. “Ci siamo viste a pranzo, ma non mi ha fatto il terzo grado che mi aspettavo. E mi fissava con uno sguardo, non so, compassionevole… poi mi ha detto che lei era mia amica, e se non ci si aggrappa agli amici allora che ci stiamo a fare, e che dovevo sentirmi libera di confidarmi perché lei avrebbe fatto lo stesso, e bla bla bla… Ah, ha anche insistito perché bevessi succo d’arancia, notoriamente ricco di vitamine e calcio.”

“Lo dicevo che è impazzita. A proposito ti senti agitata per stasera? Insomma, mi sembra logico che dovremmo capitolare di fronte all’evidenza”

Hermione alzò un sopracciglio. Come non lo sapessero già…

“Vabbè, sotto un certo un punto di vista la storia segreta era anche divertente, ma è giusto così, non credi?”

“Già. Però io sono un po’ in ansia, sento che mi si sta chiudendo lo stomaco…” rispose Ron. Quindi ordinò un altro panino, soprassedendo sullo sguardo di disapprovazione della sua ragazza.

*

Diagon Alley – un pub, ore 22,00

Hermione e Ron erano un po’ sopra le righe, quella sera. Si erano accordati di arrivare all’appuntamento separati e

a)     far finta di niente;

b)     magari buttare lì con nonchalance il fatto che si parlavano di nuovo;

c)     ammettere la palese verità.

Se ne stavano tutti e quattro seduti al tavolo di quel locale, e se non fosse stato che erano le dieci di sabato sera e il posto era pieno, ci sarebbero mancate solo alcune balle di fieno rotolanti e un paio di condor spennacchiati a completare il delizioso quadretto: due ex, una sorella impicciona che si era fatta dei colossal su presunte gravidanze, e una coppia non più scoppiata che aveva invano cercato di rimanere segreta. Resa l’idea?

A proposito dell’argomento ‘Ron e Hermione’, poi, i quattro erano rimasti bloccati al punto (b), ovvero: d’accordo, vi abbiamo mentito, in realtà in questi giorni ci siamo chiariti, ah-ah-ah (risolino isterico mentre sotto il tavolo volavano calcetti e gomitate complici).

Ginny era un po’ incavolata.

Insomma, un comportamento così immaturo poteva anche aspettarselo da Ron, ma Hermione! Merlino, cercava di nascondere la storia con il padre del figlio che aspettava, come si trattasse di un’avventura di poca importanza! Magari erano gli sbalzi ormonali della gravidanza a giocarle dei brutti scherzi, chi lo sa.

“Allora ragazzi, cosa vi porto?” chiese il cameriere.

I ragazzi presero un paio Magic Mojito, Ginny un frappè alla fragola (“corretto, grazie”)e Hermione una Burrobirra Breezer.

“Stai scherzando, vero?!” tuonò la rossa, indignata dalla scelta dell’amica. Gli altri tre si scambiarono delle occhiate perplesse, forse Ginny era veramente uscita di testa.

“Scusa?” chiese Hermione.

“Dico io, non solo fai finta di niente, ma adesso bevi pure!”

“Ginny, ma cosa ti sei fumata?” chiese Ron perplesso.

“Taci! E fossi in te starei attento che sia Hermione a non fumare, perché di questo passo…” lo zittì, in una maniera che ricordava molto da vicino la signora Weasley. “Hermione, ma ti rendi conto?! È questo che vi insegnano al San Mungo?! I miei complimenti!” Era sempre più indignata.

“Gin, mi stai trattando come un’alcolizzata…” Hermione non avrebbe tollerato una ramanzina da quella ragazza! Neanche avesse preso una brocca di grappa a 50°, poi.

Quando il cameriere arrivò a portargli da bere tutti si fondarono sui bicchieri, dovevano stemperare la situazione.

“Allora, precisamente, quand’è che vi sareste rivisti voi due?” chiese Harry per cambiare discorso.

“Oh… è successo per caso, mentre tornavamo da lavoro” rispose titubante Hermione, buttando giù un sorso della sua bibita. Ginny la guardò disgustata e sbuffando si voltò dall’altra parte.

“Ginevra, ora mi sto stancando, è una bibita leggerissima!”

“Non importa, è il gesto quello che conta. E comunque non è da te.” Sibilò acida l’altra. Intanto, Ron sbatteva nervosamente un piede sotto il tavolo, cominciava a non reggere più la tensione. Dovevano lanciarsi sul punto (c).

“Ok, mi sembra giusto essere sinceri con voi, perché siete nostri amici e…” si interruppe per concedersi un abbondante sorso di cocktail, aveva bisogno della giusta carica. Al che continuò Hermione.

“… Sì, in realtà non si tratta di una semplice riappacificazione in amicizia, perché noi…” ma mentre Harry rideva sotto i baffi, Ron paonazzo andava in iperventilazione e Hermione assumeva stoicamente il controllo della situazione, Ginny non riuscì più a trattenersi e esplose.

“Ma insomma, la piantate di comportarvi come due ragazzini che non vogliono farsi scoprire?! Per Merlino, Hermione, tu aspetti un bambin… ups!

Resasi conto del danno irreversibile che aveva fatto, la ragazza si tappò la bocca e lentamente si rimise a sedere. Hermione spruzzò dalla bocca la Burrobirra che stava per ingoiare.

“CHE COOOOOOSAAAA?!”

“Mi spiace Herm, mi è scappato, non volevo…” cercò di scusarsi l’altra, più viola che mai.

Harry, da parte sua, restò come paralizzato, vittima di uno slogamento di mascella corredato da un “Cazzarola, questa sì che è una bomba!

Ci fu qualche attimo di silenzio, interrotto poi da un tonfo sordo: il corpo di Ron che cadeva dalla sedia accasciandosi al suolo privo di sensi. Ma poiché le due ragazze non se ne accorsero, fu Potter che se ne dovette occupare. “Ehm, scusatelo, ha un po’ esagerato con il Firewhisky…” spiegò a tutti quelli che si erano voltati perplessi.

“Ginny, io NON SONO incinta! Assolutamente NO!”

L’altra ragazza decise di cambiare approccio. “Hermione, io non volevo farmi gli affari tuoi, ma ho sentito che ne parlavi…”

Ma Harry le interruppe nuovamente, dopo aver risistemato Ron sulla sedia. “Ehm, non vorrei sembrare inopportuno, ma il vostro ragazzo-barra-fratello ha sbattuto la testa cadendo, e…”

La guaritrice si voltò verso di lui e poi, visibilmente irritata, si decise a controllare lo stato di salute del rosso, che sembrava vaneggiare. Ci mancava solo che quello svenisse. Certo che non era una reazione molto matura da parte sua… ma ora non era il momento di pensarci. Sempre controllando Ron si rivolse a Ginny indispettita.

“E dove avresti sentito una scemenza del genere, se posso saperlo?” chiese mentre guardava il bianco degli occhi di Ron.

“Ne stavi parlando con qualcuno al feletono. Tra l’altro avresti anche potuto confidarti con me…” tentennò Ginny.

“Telefono, Ginny, te-le-fo-no. E comunque non è possibile una cosa del genere perché io non aspetto NESSUNISSIMO bambino! Senza contare che origliare le conversazioni altrui non è il massimo dell’educazione” sbottò, lasciando ammutolita l’altra. “Ragazzi, sarà meglio portare questo qua a prendere una boccata d’aria…” aggiunse poi mentre Ron, che stava ricominciando a tornare in sé, biascicava frasi mozze su bambini, chi, come, quando e perché.

“E mi vorresti spiegare cosa avrei mai detto per farti credere una cosa simile?” continuò Hermione uscendo dal locale.

“Ti giuro, è stato un caso…”

Sì, ne avevano di cose da chiarire!

*

Epilogo

Qualche tempo dopo - casa di Hermione, ore 18,00

Finalmente la vita di Hermione aveva ritrovato quell’amato equilibrio che era stato messo duramente a repentaglio. Tornò da lavoro un po’ prima del solito quel giorno, per via di un cambio di turno, e arrivata a casa vide il suo fidanzato ufficiale (wow!) inginocchiato davanti al microonde mentre cercava invano di averla vinta contro quella macchina diabolica. Come si poteva non sentire l’impulso irrefrenabile di strapazzarlo di baci?

E perché si ostinava a voler usare tecnologie babbane? Era chiaramente un caso disperato.

“Che combini? Serve una mano?”

“Allontanati, donna, potrebbe essere pericoloso…” le disse, senza scollare gli occhi da quella misteriosa scatoletta rumorosa.

“Mi dici perché ti ostini a cercare di capirci qualcosa? Non puoi usare la magia?”

“Non puoi capire, si tratta di una cosa tra me e lui, una questione di principio!” rispose, smanettando a caso con manopole e tasti.

“Sarà…” commentò con un risolino beffardo, avvicinandosi per vedere meglio. “Ma guarda che è un elettrodomestico complesso, dovresti cominciare con cose più semplici!”

“Ho detto che ce la sbrighiamo io e lui!”

Al che la ragazza alzò le mani in segno di resa e si avvicinò al tavolo, su cui troneggiava un’invitante fetta di crostata. La afferrò e le diede un morso.

“Uhm… buona!” commentò con la bocca un po’ piena.

“Cosa?”

“Questa crostata! L’ha fatta tua madre?” altro morso.

“Sì…” ma poi si voltò di scatto. “Cosa stai facendo? La mia torta!”

Hermione rise. “La tua torta?”

“Secondo te perché mi sto ammazzando con quell’affare da mezz’ora? Volevo scaldarmi una tazza di tè!”

“Col microonde?!”

“Si può fare, è scritto nel libretto! Una lettura interessante, sapevi?”

“Ok, ma…” e scoppiò a ridere. Poi, con aria di sfida, si portò la fetta alla bocca e la addentò di nuovo, molto lentamente, masticandola al rallentatore con un’espressione beata, mentre lui la fissava allibito. “Mmm… è davvero squisita…”

La guerra era stata dichiarata. Toccategli tutto ma non i suoi dolci! Ron cercò di braccarla per strappargliela di bocca, ma Hermione riuscì a divincolarsi e a scappare verso il soggiorno, mentre lui la inseguiva con terribili minacce di solletico fino alle convulsioni. Rendendosi conto di non avere più via di scampo, la ragazza si voltò verso di lui stringendo tra i denti quel che restava del dolce.

“Tregua!” mugugnò a denti stretti. Ron morsicò la parte di crostata che sporgeva, poi i due si fissarono ridendo e masticando. Quindi la sollevò di peso su una spalla a mo’ di sacco di patate.

“Ron! Mettimi giù!”

“Mi dispiace, ma sarai severamente punita!” con la delicatezza di un elefante sgraziato la trasportò fino in camera e la fece rotolare sul letto.

“Ahio! Esattamente, cosa vorresti fare?” ammiccò.

“Esaudire l’ultimo desiderio di questa camicetta” rispose serio. “Sai, prima mi ha implorato di sbottonarla…” le si sedette sopra a cavalcioni e cominciò a dimostrarsi servizievole verso l’indumento.

“Immagino…” commentò sarcastica Hermione.

“Davvero, era proprio una camicia distrutta dal dolore!” rise lui. “Ecco, non trovi che così stia molto meglio? Poi si intona perfettamente con l’azzurro” constatò quindi a operazione finita, riferendosi al reggiseno.

“Sei un maiale!” protestò, mentre stava cominciando a cadere vittima dei baci del ragazzo, seriamente intenzionato a verificare molto accuratamente e da vicino l’efficienza della biancheria intima femminile.

“Grazie del complimento, ma lo sapevo già…”

“Ron? Posso chiederti una cosa?” disse poi con la voce vagamente strozzata, approfittando del fatto che lui aveva appena intrapreso la crociata personale di ridisegnare a baci e morsi il profilo del corpo della ragazza. Magari non era il momento più appropriato, ma era da un paio di giorni che voleva dirglielo, e se non si fosse tolta quel dente sarebbe rimasta un po’ deconcentrata. Controproducente per entrambi, no?

“Hai perfettamente ragione tu…” bofonchiò lui.

“Ron, tu non mi stai ascoltando…” ridacchiò lei vagamente offesa. A quel punto il ragazzo riemerse, interrompendo la delicata procedura che si era arenata nei pressi del seno, zona dai contorni particolarmente ostici da ridefinire.

“’More, bisogna anche dire che hai il tempismo di un bradipo morto per certi discorsi”

Questa volta lei non poteva proprio biasimarlo. “Hai ragione, ma se non te lo dico poi rimango distratta. E a meno che tu non voglia fare l’amore con un blocco di marmo che sul più bello soccombe alle menate mentali…”

Ron a questo punto sorrise e sollevandola delicatamente per le braccia la riportò a sedere.

“Ok, spara!”

“Ecco, ricorderai che Ginny era convinta che io aspettassi un bambino…”

“E chi se lo scorda!” esclamò. Poi il suo colorito subì di nuovo pericolose variazioni, dal rosso acceso, al bianco cadavere, fino al verdognolo.

“Stai buono e lascia perdere l’autocombustione, non sono incinta e per un po’ non intendo restarlo” lo rassicurò. “Però è questo che dicevo, cioè la tua reazione… l’ho trovata eccessiva. Non è stato molto maturo da parte tua.”

Ron tornò a respirare. “Eccessiva… vabbè, considera che era un momento delicato.”

“Sei svenuto, caduto dalla sedia, hai battuto la testa e ti sei anche slogato un polso.”

“Ma sono tutte conseguenze dello svenire! E poi ci siamo appena rimessi assieme…”

“Lo so, ma certe cose fanno riflettere una donna!”

Ron fece un bel respiro. “E in quanto a riflettere tu non ci vai mai piano, eh?” disse. “Senti, sturati bene le orecchie perché non so se me lo sentirai mai più ripetere. Io ti amo, capito? Ti amo da pazzi e sono convinto che ritrovarci sia stata la cosa migliore che mi potesse capitare. Certe notizie sparate così a bruciapelo shockerebbero chiunque, ma non vuol dire che alla fine non sarei stato… l’uomo più terrorizzato ma contemporaneamente più contento del pianeta” concluse un po’ tentennante, ma sincero. “Mi spiace deluderti, bella, ma non ti libererai di me tanto facilmente!”

Hermione sorrise (come una stupida ebete, N.d.A.) e si fiondò al collo del ragazzo. “Vorrei ben vedere” sussurrò, poi lo baciò mentre la famigerata camicia scivolava finalmente via, chissà come.

“Ehi! hai sentito?”

“Cosa?”

“La tua felpa! Mi ha detto che non può stare senza la mia camicia, e intende seguirla subito ai piedi del letto…”

“Allora provvediamo immediatamente!”

Sì, neanche lui si sarebbe liberato tanto facilmente di lei, poteva starne certo.

In quanto ai bambini… c’era ancora tempo, ma Elizabeth era proprio un bel nome e Hermione era certa che la loro primogenita sarebbe stata una femmina.

Beh, se ne sarebbe potuto riparlare più avanti, non pensate? Ma magari anche no. Insomma, il dialogo in una coppia è importante, ma certe cose una donna deve imparare a tenersele per sé.

Giusto?!

 

FINE!!

 

***

 

Campanelle tintinnanti, passerotti cinguettanti, amorini che svolazzano, occhi a cuoricino, frecce di cupido e zucchero filato.

Finale puccioso unito a un po’ di humor, come piace a me; un happy ending è pur sempre un happy ending  *__*! (tutta colpa del famigerato retroscena culturale, non fatemi ripetere il concetto).  Per un piccolo Weasley/Granger  vispo, lentigginoso e con i capelli rossi e ricci la tentazione c’è sempre ma ho pensato che fosse un po’ egoistico. Si sono appena ritrovati, lasciamoli in due per adesso!

 

Comunque, giunti alla fine di questa fan fiction non posso fare a meno di ringraziare TUTTI VOI che avete letto questa storia (eravate tanti, wow!), e anche chi l’ha commentata con costanza!

Adesso, egregi commentatori, immaginatevi un elenco coi vostri nomi.

Non lo metto perché sono pigra e so che dimenticherei qualcuno, ma è come se ci fosse, davvero!

Non lo vedete il vostro nick?! Ma come no, è proprio qua!! 

 

Un bacio a tutti!

Goldfish – Bea

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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