E se, agli inizi del 2010, i Malice Mizer decidessero di riunirsi?
E Gackt percepì mille altre parole contenute in quell'arrivederci.
Mille parole tra cui una spiccava prepotentemente sopra le altre.
Addio.
[AVVISO DELL'AUTRICE]

Sono Takanori Matsumoto, dolce e piccante, tutto carino e agghindato, ma non materiale per sole ragazze.
Il mio ragazzo crede che tutta questa storia sia una farsa, un modo per prendere per il culo la gente. Non che abbia tutti i torti a pensarlo, sarebbe una cosa proprio da me, se ci tenete a saperlo. Crede anche che sia un'esagerazione dovuta a quella volta che scoprii che sul web giravano voci secondo le quali ero gay.
I personaggi non mi appartengono, nulla si ispira alla realtà.

Dal sesto capitolo:
Non capiva come fosse possibile che Takashima continuasse a corrergli dietro come un cane con la sua pallina preferita. Non faceva altro che ferirlo, non aveva un minimo di tatto nel dirgli le cose, ma Kouyou continuava ad amarlo alla follia, ancora non si era stancato di tagliarsi calpestando accidentalmente i frammenti del suo stesso cuore.
Doveva essere proprio amore, quello. Doveva fare proprio schifo.
Sperava di non incapparci mai, Takanori. Ma è più una persona cerca di stare alla larga da qualcosa, che più velocemente questo qualcosa ci corre incontro, provocando un incidente.
Bisognava solo vedere se i coinvolti ne sarebbero usciti più o meno gravemente feriti.
Capitolo 14: avviso dell'autrice.
I personaggi descritti non appartengono a nessuno se non a loro stessi, con questo scritto non pretendo di rappresentare la realtà.

Ma ogni tanto so che non resisterai alla tentazione di fermarti in disparte e prenderti dello spazio per te, dello spazio per rivangare. E, in quei momenti, dimmi se non ho ragione, stringerai tra le dita delle vecchie fotografie ingiallite, sperando che il motivo per il quale i loro colori saranno ogni volta sempre più sbiaditi, sarà che questi saranno rimasti impressi nella tua memoria, indelebilmente tatuati su di essa.
[Buon compleanno, J. ♥]
I personaggi non mi appartengono, nulla si ispira a fatti realmente accaduti.

Kim Jonghyun aveva sempre dovuto lottare per ottenere quello che voleva, come quando aveva confessato ai genitori di voler smettere di studiare per dedicarsi alla band che aveva appena formato con qualche amico. Oppure come quando aveva candidamente ammesso di trovare attraenti anche i ragazzi e sua madre quasi non moriva davanti a lui pensando ai nipoti, al fatto che stare con un ragazzo era immorale.
Kim Kibum non era mai stato un ragazzo facile con cui venire a contatto, era arrogante, pieno di sé, e fin troppo consapevole di quanto fosse bello. Ai suoi occhi, la propria persona rasentava la perfezione, non c’era nessuno che potesse essere migliore di lui e quindi snobbava chiunque volesse diventare suo amico. Almeno fino a quando non aveva capito che da solo non sarebbe potuto andare poi tanto avanti nella vita. [JongKey]

Le sue note tra le tue dita flesse, non c'è più quella diga a bloccare le lacrime. Il suo dolore nel tuo mal di testa, uno scontro mortale tra la sua voce e il tuo cuore.
Sperduti, siete i bimbi di Peter, avete bisogno di qualcuno che sconfigga Uncino per voi.

Quale sarà la prova della mia esistenza, se essa scompare con il vento?
Spiegamelo, Daisuke.
Per favore.
[DaixKyo]
Questa storia partecipa all'iniziativa "4 storie... (e un arbitro) - Originali" del gruppo facebook "il Giardino di Efp".