Siamo agli inizii degli anni 2000. Syd un famoso chitarrista di una rock band dal successo mondiale, con un passato di abusi di droga e alcool, ha appena chiuso il suo matrimonio dopo 10 anni d'infedeltà. Quello che ad un occhio superficiale può sembrare una ventata d'aria fresca, si tramuta nell'episodio che innesca una crisi di coscienza.
Non gli resta altro che analizzare il suo passato, riviverlo attraverso i ricordi, i sensi di colpa e i dubbi sul perché sia andata a finire proprio così, con quell'amaro in bocca.
L'intreccio di incontri che affolleranno il suo letto gli permetterà di far sanguinare la sua ferita e far sì che all'aria aperta si cicatrizzi.
Non tutte le storie sono fatte di solo amore e desiderio, non tutte hanno un lieto fine ma ognuna di queste ha il potenziale per permettere a Syd di far pace con i suoi fantasmi e i suoi errori. Allora, Let it bleed!
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L’accensione della miccia avviene in una calda serata di maggio del 2017, nel bel mezzo del Sunset Strip. Un Dj alla sua consolle mixa i suoi brani, file digitali, cd masterizzati sul suo Mac e un nastro. Sì, un nastro, tipo le vecchie cassette della TDK. Due chitarre s’intrecciano, parte un colpo di rullante, il basso li segue da dietro e poi un urlo di una voce femminile. Scattano tutti: chi balla, chi si sveglia per cinque minuti dal torpore che sembra avvolgere la sua generazione, chi scatena la propria anima a tempo di Rock. Fra loro ci sono anche tre ragazzi di quarant’anni e altri quattro che di anni ne avrebbero da vendere e da regalare, se potessero toglierseli da sulle spalle. Jason e Robert si avvicinano alla consolle e così fa John Coleridge, sempre alla ricerca di nuovi talenti da lanciare. È così che diversi destini s’intrecciano o si ritrovano, facendo rivivere quello che nel lontano 2000 scosse gli studenti di Berkeley e molti altri ragazzi, coloro che potevano forse dar vita a un nuovo ’68. Una storia che inizia e sembra persa nel deserto messicano e finisce… finisce? Semmai scoppia. Come un detonatore.