Capitolo 23 – Perché?
Goku sembrava abbastanza dispiaciuto di non
aver avuto modo di salutare
il ragazzo del futuro.
«Chissà…»
disse, grattandosi
la nuca. «Magari lo rivedremo… Potrebbe arrivare e
annunciarci una disgrazia imminente… Non sarebbe
male» aggiunse, illuminandosi all’idea.
«Non
sarebbe male rivederlo»
puntualizzò
Bulma, quasi minacciosa. «Una disgrazia imminente lo sarebbe,
invece, eccome».
Goku si
affrettò a darle ragione. «Certo,
certo», ma il suo sguardo distratto diceva
tutt’altro.
La piccola
Bra, seduta sul tappeto poco lontano e piuttosto annoiata
dalla conversazione, si tirò su e uscì dal
salotto. Si diresse verso la camera di Trunks, quasi per caso, tenendo
gli occhi fissi sul pavimento.
Più
o meno a metà percorso, uno scricchiolio la
fece sobbalzare.
La bambina
si lanciò accanto al muro, appiattendosi contro
di esso, col cuore a mille e il respiro che accelerava…
Giusto un momento prima di andare nel panico, però,
capì di essere stata lei stessa a provocare il rumore che
l’aveva spaventata.
Inspirò
profondamente, toccandosi le guance per assicurarsi
che non le fosse sfuggita nemmeno una lacrima.
Per un
istante, aveva temuto… aveva temuto che…
“Algid” pensò, col cuore in gola.
Quando il
suo respiro tornò ad avere un ritmo normale, la
bambina riprese a camminare. Dopo poco, giunse davanti alla porta della
stanza del fratello ed entrò senza esitare.
Trunks era
seduto sul proprio letto, ed alzò di colpo la
testa, colto di sorpresa.
Lo sguardo
di Bra cadde sulle mani del giovane… E la bimba
sgranò gli occhi. Tra le dita del fratello, riconobbe un
guantino di lana, con un cagnolino ricamato sopra. Era il suo guantino,
quello del paio che indossava quando Trunks l’aveva
abbandonata.
Per un
istante, Bra rimase senza respirare. Poi, le sue guance
s’infiammarono, mentre il fiato le tornava tutto.
«Ti
odio!» gridò lei, prima che Trunks
avesse il tempo di fare niente. Si chinò ad afferrare una
ciabatta posata sul pavimento, e la scagliò verso Trunks.
«Ti odio!» ripeté, con voce stridente.
La suola
dell’oggetto colpì il giovane sulla
fronte, ma lui non parve accorgersene. Si era irrigidito, e fissava la
propria sorellina, le labbra dischiuse nel respiro spezzato.
«B-bra»
balbettò.
«Ti
odio!» strillò la bambina. Si era
messa a piangere, ma quando si avvicinò al letto del
fratello, lo fece per assestare un calcio contro la gamba del ragazzo.
«Ti odio!» reiterò, afferrando il
cuscino e prendendo a sbatterlo contro Trunks, con tutte le proprie
forze.
«Ti
odio, ti odio, ti odio! Tu non sei mio fratello! Non mi
vuoi abbastanza bene! Ti odio!»
La bambina
continuò a ripeterlo, singhiozzando, e nel
frattempo continuava a dare cuscinate al fratello.
Trunks non
si muoveva. O meglio, ad ogni colpo le sue spalle parevano
sussultare, ma il ragazzo non cercava minimamente di evitare le
percosse.
«Ti
odio!»
Quando le
dita cominciarono a farle male, Bra lasciò andare
il cuscino. Con un grido disperato, la bambina piantò uno
schiaffo sulla guancia del giovane, dandogli un dito
nell’occhio.
Trunks non
si mosse neanche allora.
«Ti
odio!»
Senza
fiato, Bra si fermò. Guardò Trunks, e lui
ricambiò lo sguardo – respirava a malapena, e due
lacrime silenziose gli rigavano le guance.
Quasi con
ferocia, la bambina gli strappò di mano il
guantino.
«Ti
odio!» urlò, per poi lasciar cadere
a terra il guanto. Iniziò a pestarlo con rabbia.
«Ti odio!» ripeté, per
l’ennesima volta, alzando gli occhi e piantandoli in viso al
fratello.
«Ti
odio…» mormorò.
Si
immobilizzò, poi si girò e corse via.
Trunks
restò fermo dov’era, impietrito, mentre il
dolore che aveva dentro si faceva sempre più straziante.
Incapace di pensare, di parlare – incapace anche di piangere
–, il ragazzo si lasciò scivolare di lato.
Bra correva
più veloce che poteva.
Non
riusciva a capire cosa provava… Rabbia? Odio?
Sapeva solo
che voleva scappare via, e non vedere Trunks mai, mai
più.
Quando si
trovò davanti ad uno dei bagni, entrò
svelta e chiuse a chiave, andando a rannicchiarsi in un angolo. Il
pavimento e le pareti erano di marmo freddo, e Bra, accaldata
com’era, si sentì rabbrividire a quel contatto.
Si sentiva
come se il petto le stesse per esplodere.
Era come se
tutta la paura, tutto il dolore e la nostalgia che aveva
provato durante la prigionia impostale da Algid fossero tornate a
colpirle, più violente che mai.
Tremando a
più non posso, la bambina si mise le braccia
sulla testa, come per proteggersi. Era una posizione che aveva assunto
spesso, quando Algid era vicino a lei…
Adesso
Algid non c’era, ma Bra si sentiva lo stesso come se
qualcuno le stesse riempiendo la mente di brutti ricordi.
Riusciva
solo a pensare a quella sera, a quanto aveva aspettato Trunks,
ancora e ancora… Al fatto che lui non era tornato…
O meglio,
si corresse la bambina, era tornato sì, ma dopo
tre anni!
Per poco
non le sfuggì un singhiozzo.
Perché
aveva un fratello così cattivo? Non poteva
averne uno buono? Perché aveva questo Trunks?
Perché, invece, suo fratello non era il Trunks del futuro?
Quello
lì sì, che era buono.
Ripensò
a quando lo aveva abbracciato… Ma a
tornarle in mente furono soprattutto le parole che lui le aveva
detto… Sai,
certe volte le ferite emotive sono dolorose come
quelle fisiche, se non di più.
La bambina
si immobilizzò.
Lentamente,
abbassò le braccia, togliendosi le mani da sopra
la testa.
Il suo
respiro riprese ad accelerare, come le succedeva quando si
spaventava, quando pensava che Algid fosse tornato a prenderla.
Adesso,
però, non vedeva l’alieno, dentro la
propria testa.
Vedeva
l’espressione stordita di Trunks, le sue guance
arrossate rigate di lacrime, i suoi occhi pieni di dolore…
Bra
iniziò ad agitarsi.
Cercò
di star ferma, ma dopo un po’ si accorse che
proprio non ci riusciva.
Si
tirò in piedi ed uscì dal bagno.
Riprese a
correre lungo il corridoio, e ad un certo punto
sbatté contro qualcosa – o, per meglio dire,
contro qualcuno.
Non se lo
aspettava proprio, e incespicò
all’indietro, cadendo sul sedere.
Alzò
gli occhi, intontita dal dolore all’osso
sacro, e si ritrovò a guardare la faccia di Goku.
«Bra»
la salutò il saiyan.
«Non ti sei fatta male, vero?»
La bambina
sbatté le palpebre un paio di volte. Quando il
dolore della botta passò, scosse la testa.
«No» pigolò.
«Ah,
bene» disse Goku, aprendosi in un sorriso. La
prese per un braccio e la aiutò a rimettersi in piedi.
«Ecco fatto… Sto cercando il bagno,
comunque… Puoi dirmi dov’è?»
Bra
indicò la direzione che l’uomo avrebbe dovuto
prendere.
«Oh,
è vero» disse Goku, allegramente.
«Ora ricordo… Be’, grazie,
piccola» disse, scompigliandole i capelli mentre le passava
accanto.
La bambina
si girò per seguirlo con lo sguardo, e
improvvisamente le uscirono di bocca alcune parole farfugliate.
Goku si
voltò indietro. «Come dici?» le
domandò, confuso.
Bra si
morse le labbra. Ripeté quanto aveva già
detto, ma per la seconda volta le venne fuori solo un borbottio
incomprensibile.
Goku
sembrò perplesso. Gettò
un’occhiata verso la direzione appena imboccata, ma poi
tornò sui propri passi, sino a giungere di fronte alla
bambina.
Si
accoccolò persino, in modo da avere il volto
all’altezza di quello di Bra.
«Come
dici?» ripeté.
Bulma gli
aveva detto di essere preoccupata per la figlia. Dato
ciò che era successo, non poteva nemmeno provare a farla
aiutare da uno psicologo. Chi poteva dire come avrebbe reagito un
terrestre qualsiasi, ascoltando una bambina di sette anni che sosteneva
d’essere stata rapita da un alieno?
Però,
chissà, magari lui poteva darle una mano.
Bra
respirò a fondo, disperatamente. «Si
può morire per la tristezza?» domandò
poi.
Goku
sgranò gli occhi. Non si era minimamente aspettato una
domanda del genere… Di colpo, parve molto più
serio, e s’accigliò appena.
«Non
lo so» rispose alla fine. «Mio nonno
diceva che l’anima e il corpo sono collegati,
che…»
«Le
ferite emotive sono dolorose come quelle
fisiche» farfugliò Bra, ripetendo le parole del
ragazzo del futuro.
Goku le
lanciò un’occhiata stupita, quindi
annuì. «Già» disse, serio.
«Allora
si può morire di tristezza?»
insistette Bra.
Goku si
portò una mano dietro la nuca.
«Be’» tentennò, «non
lo so…»
Bra,
però, non lo ascoltò: le era appena tornata
in mente una cosa.
«Certa
gente si uccide!» gridò, facendo
sobbalzare il saiyan.
«Cosa?»
chiese Goku.
«Lo
diceva Algid» rispose la bambina, prendendo a
tremare. «Diceva che c’è gente che
è debole e che non è capace di sopportare la
tristezza e allora si uccide perché non ne può
più…»
Goku si
irrigidì.
Bra
iniziò a tremare più forte.
«Io… Io non l’ho ascoltato…
P-p-perché… la mia mamma, il mio
papà… Trunks… Pensavo che loro erano
forti, quindi mi dicevo che non avrebbero fatto una cosa simile,
p-però…»
Però,
il ragazzo del futuro si era preoccupato per la sua
mamma, anche se la sua mamma era forte.
Allora
doveva voler dire che anche i forti, certe volte, non ne
potevano più… Quindi sì, di tristezza
si poteva morire davvero…
La bambina
venne attraversata da una scarica d’orrore.
«Bra?»
la chiamò Goku, allarmato.
Senza
rispondere, lei si voltò, incespicando, e prese a
correre disperatamente verso la stanza di suo fratello. Aveva
ricominciato a piangere, e sentiva le lacrime che le gocciolavano dal
mento…
Perché,
perché, perché,
perché, perché, perché,
perché?
Perché
non le era venuto in mente subito?
La bambina
quasi si buttò addosso alla porta della stanza
del fratello per aprirla ed entrare… E, vedendolo immobile
sul letto, gridò con quanto fiato aveva in gola.
Spazio Autrice:
Ed eccolo qua.
Il prossimo aggiornamento, se ce la faccio, sarà
Martedì 11… E, mi duole dirlo,
dovrebbe essere
l’ultimo (o il penultimo) capitolo.
NOTA di martedì 11: Il capitolo è quasi pronto, ma dato che devo studiare francese (domani ho un esame orale, brrrrr! =S) non credo di riuscire a finirlo per oggi, perciò l'aggiornamento è rimandato a domani, mercoledì 12. Scusate ^^"
Alla prossima!
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