Bene.
Manco ormai da
un secolo, non ho neppure risposto alle vostre mail e mi sento davvero
un
mostriciattolo strisciante. È un periodo non nero, peggio: e
non ve lo sto a
raccontare, ovviamente, né lo uso come scusa.
Però in effetti è proprio così.
Penso
a questa storia
tutti i giorni, ho tutte le idee, sono sempre con me e non vanno da
nessuna
parte, ma quando si tratta di metterle su carta (o su pc) si fa tutto
più
complicato e non trovo le parole giuste, i tempi adatti…
Questo
capitolo forse
in italiano suonerà un po’ strano, non
so… e vi spiego anche il perché: è
stato
scritto stamattina all’uni, durante un interessante seminario
di fisica medica
sulla pressione arteriosa. Ho ascoltato davvero tutto.
E
allora, per evitare
che qualche sbircione vedesse cosa stavo elaborando ho usato la mia
peggiore
grafia e ho scritto in inglese… e lo sappiamo, i costrutti
inglesi non sono
proprio uguali a quelli italiani, così nel riscrivere
potrebbe essermi scappato
qualche strafalcione.
Sta di
fatto che il
capitolo è qui, è un po’ breve, un
po’ brutto, ma tutto sommato rispecchia quel
che volevo che succedesse.
Vi chiedo ancora scusa
e spero che il capitolo vi piaccia.
Cap.4
E poi successe quel
che non doveva succedere.
Sirius
restò immobile, ad occhi spalancati,
chiedendosi se fosse giusto trovare quel bacio in qualche modo
piacevole,
nonostante James fosse proprio a qualche passo da loro, nascosto solo
da una
porta di legno. Remus invece non capiva per quale motivo le loro labbra
fossero
ancora incollate e perché Sirius non lo avesse spiaccicato
con il viso contro
il muro.
Entrambi speravano che
James non uscisse proprio in quel momento. Entrambi volevano che lo
facesse,
volevano essere sorpresi, così tutto sarebbe stato
più semplice.
James restò fermo con
le spalle contro la parete, in attesa: aspettava un suono, una parola,
qualcosa
che volesse dire “via libera, è tutto
risolto”. Perché in fondo sapeva che
tutto si sarebbe risolto. James lo sapeva.
Dopo un tempo inquantificabile,
Remus si staccò da Sirius, fissando i suoi occhi spaventati
e sorpresi e
scoprendo di provare esattamente le sue stesse sensazioni.
–
Mi sei mancato Remus. Non posso negarlo – parlare per
Sirius fu più difficile che mai, più difficile di
tutte le volte in cui aveva
dovuto giustificare i suoi scherzi, perfino più difficile di
quando aveva detto
a James di essere scappato di casa. Stava ammettendo di essere
colpevole, ma
soprattutto di non sapere come fare per mettere le cose apposto.
Deglutì,
distogliendo lo sguardo dalla figura impacciata di
Remus e giocando con le maniche della divisa: - Remus, non era quello
che
intendevo – Remus ascoltava in silenzio, gli occhi fissi nel
vuoto, la verità
che si faceva prepotentemente spazio dentro di lui.
Il
tramonto era quasi finito e Remus si chiese per quale
motivo Sirius avesse scelto un paesaggio così suggestivo per
dirgli qualcosa di
così atroce: soli, ai limiti della foresta proibita, i monti
in lontananza ed
il sole che ormai stava sparendo. Uno scenario adatto a
tutt’altro tipo di
discorsi.
Ma
in fondo Sirius non era mai stato particolarmente attento
a certi dettagli e probabilmente Remus avrebbe fatto bene a prestare
più
attenzione alle sue parole e non alle foglie lievemente smosse dal
vento.
James si era reso
conto che c’era qualcosa di strano. Aveva aspettato chiuso
nel bagno, le spalle
contro la parete e le orecchie tese per un bel po’, poi si
era stancato di
fissare i bagnoschiuma che Remus aveva diligentemente ordinato sulla mensola ed era uscito.
Remus non c’era più,
Sirius era nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato. Sembrava
che non
fosse successo nulla. Eppure, James sentiva che qualcosa non andava.
Faceva
freddo e suo malgrado Sirius sperava di riuscire ad
accelerare quella dolorosa confessione, sperava di poter tornare da
James senza
ragioni per sentirsi in colpa.
– Sei il mio
migliore
amico. Ma io amo James –
James,
nascosto sotto il mantello, sorrise. Peter invece
restò perplesso. Entrambi non si sarebbero persi per nulla
al mondo il momento
in cui Remus e Sirius avrebbero fatto pace.
James
sapeva che prima o poi avrebbero chiarito, anche se
non poteva immaginare cosa ci fosse da chiarire. Trattenne il fiato,
aspettando
che quelle confessioni continuassero: era pronto a balzar fuori nel
momento in
cui avrebbero ufficializzato la pace fatta e ad unirsi alla loro festa.
Peter
invece era rimasto piuttosto sconcertato da
quell’affermazione: “Sei il mio migliore amico, MA
io amo James”, quello
presupponeva qualcosa e Peter sperò di aver frainteso.
Guardò con una strana
luce compassionevole il ragazzo al suo fianco, poi ripose gli occhi
sulla scena
che aveva di fronte.
–
Sirius, ti capisco e ti avrei capito se mi avessi preso a
schiaffi, se mi avessi strappato i capelli. Avrei capito, se tu non
fossi
rimasto imbambolato come uno stupido –
Sirius
si morse il labbro inferiore, stringendosi nella
divisa troppo leggera e James strinse i denti: cosa
stavano dicendo?
–
In qualche modo hai ricambiato il mio bacio ed io non ti
chiederei di pensarci bene se tu non lo avessi fatto – Remus
aveva guance
arrossate, un’espressione accigliata che Sirius purtroppo
aveva imparato a
conoscere, eppure parlava con un distacco e
un’impersonalità disarmanti.
Dopo
un attimo di esitazione, Sirius rispose che era stato
colto di sorpresa.
Ma
ormai il danno era fatto.
Peter
trattenne il fiato, immobile, troppo spaventato per
potersi girare verso James: perché
doveva
sviluppare un intuito formidabile proprio in quel momento?
James
restò con la bocca semi spalancata, le parole che gli
scorrevano addosso indifferenti. Non era riuscito ad ascoltare tutto,
alla
frase “hai ricambiato il mio bacio” il suo mondo si
era fermato.
–
Remus, non rendere tutto più difficile. Per favore
–
Sirius assunse un tono supplichevole che fece perdere a James anche
l’ultima
goccia di razionalità che era segregata dentro di lui.
–
Già, Remus. Non rendere tutto più difficile
– così, prima
che il suo autocontrollo potesse impedirglielo, era spuntato fuori, per
fare
cosa non lo sapeva neanche lui.
Calò
il silenzio. Poi, dopo un attimo di smarrimento, James
“riprese il controllo della situazione”.
Nel
giro di un secondo si ritrovò catapultato su Sirius, preda
di una foga che non riusciva, o forse non voleva gestire.
E
Sirius avrebbe
voluto replicare, ma non sapeva come giustificarsi: tutto quel che
Remus aveva
detto era la verità, il fatto che si fosse pentito non
voleva dire che non
avesse sbagliato e per quanto ci provasse, una spiegazione ragionevole
non gli
veniva.
Remus
lo aveva baciato e a lui era piaciuto.
E
James adesso lo sapeva e probabilmente lo avrebbe ucciso.
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