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Autore: ChibyLilla    06/11/2012    2 recensioni
Continuo della fic "...What hurts the most..."
– Io lo sapevo che meditavi qualcosa! – Regulus, col fiatone e con la divisa sgualcita, si fermò a pochi passi da lui.
Sirius imprecò: non si era proprio reso conto di lui ed ancora una volta aveva fatto vedere a qualcuno qualcosa che non avrebbe dovuto vedere nessuno.
Quando dalla Stamberga iniziarono a provenire delle urla, pensò che sarebbe stata la fine: aveva la nausea; ingoiò saliva sperando che quella sensazione fastidiosa andasse via.
Genere: Generale, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: James Potter, Regulus Black, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Bene. Manco ormai da un secolo, non ho neppure risposto alle vostre mail e mi sento davvero un mostriciattolo strisciante. È un periodo non nero, peggio: e non ve lo sto a raccontare, ovviamente, né lo uso come scusa. Però in effetti è proprio così.

Penso a questa storia tutti i giorni, ho tutte le idee, sono sempre con me e non vanno da nessuna parte, ma quando si tratta di metterle su carta (o su pc) si fa tutto più complicato e non trovo le parole giuste, i tempi adatti…

Questo capitolo forse in italiano suonerà un po’ strano, non so… e vi spiego anche il perché: è stato scritto stamattina all’uni, durante un interessante seminario di fisica medica sulla pressione arteriosa. Ho ascoltato davvero tutto.

E allora, per evitare che qualche sbircione vedesse cosa stavo elaborando ho usato la mia peggiore grafia e ho scritto in inglese… e lo sappiamo, i costrutti inglesi non sono proprio uguali a quelli italiani, così nel riscrivere potrebbe essermi scappato qualche strafalcione.

Sta di fatto che il capitolo è qui, è un po’ breve, un po’ brutto, ma tutto sommato rispecchia quel che volevo che succedesse.

Vi chiedo ancora scusa e spero che il capitolo vi piaccia.

Cap.4  

 

E poi successe quel che non doveva succedere.

 Sirius restò immobile, ad occhi spalancati, chiedendosi se fosse giusto trovare quel bacio in qualche modo piacevole, nonostante James fosse proprio a qualche passo da loro, nascosto solo da una porta di legno. Remus invece non capiva per quale motivo le loro labbra fossero ancora incollate e perché Sirius non lo avesse spiaccicato con il viso contro il muro.

Entrambi speravano che James non uscisse proprio in quel momento. Entrambi volevano che lo facesse, volevano essere sorpresi, così tutto sarebbe stato più semplice.

James restò fermo con le spalle contro la parete, in attesa: aspettava un suono, una parola, qualcosa che volesse dire “via libera, è tutto risolto”. Perché in fondo sapeva che tutto si sarebbe risolto. James lo sapeva.

Dopo un tempo inquantificabile, Remus si staccò da Sirius, fissando i suoi occhi spaventati e sorpresi e scoprendo di provare esattamente le sue stesse sensazioni.

 

– Mi sei mancato Remus. Non posso negarlo – parlare per Sirius fu più difficile che mai, più difficile di tutte le volte in cui aveva dovuto giustificare i suoi scherzi, perfino più difficile di quando aveva detto a James di essere scappato di casa. Stava ammettendo di essere colpevole, ma soprattutto di non sapere come fare per mettere le cose apposto.

Deglutì, distogliendo lo sguardo dalla figura impacciata di Remus e giocando con le maniche della divisa: - Remus, non era quello che intendevo – Remus ascoltava in silenzio, gli occhi fissi nel vuoto, la verità che si faceva prepotentemente spazio dentro di lui.

Il tramonto era quasi finito e Remus si chiese per quale motivo Sirius avesse scelto un paesaggio così suggestivo per dirgli qualcosa di così atroce: soli, ai limiti della foresta proibita, i monti in lontananza ed il sole che ormai stava sparendo. Uno scenario adatto a tutt’altro tipo di discorsi.

Ma in fondo Sirius non era mai stato particolarmente attento a certi dettagli e probabilmente Remus avrebbe fatto bene a prestare più attenzione alle sue parole e non alle foglie lievemente smosse dal vento.

 

James si era reso conto che c’era qualcosa di strano. Aveva aspettato chiuso nel bagno, le spalle contro la parete e le orecchie tese per un bel po’, poi si era stancato di fissare i bagnoschiuma che Remus aveva diligentemente ordinato  sulla mensola ed era uscito.

Remus non c’era più, Sirius era nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato. Sembrava che non fosse successo nulla. Eppure, James sentiva che qualcosa non andava.

 

Faceva freddo e suo malgrado Sirius sperava di riuscire ad accelerare quella dolorosa confessione, sperava di poter tornare da James senza ragioni per sentirsi in colpa.

 – Sei il mio migliore amico. Ma io amo James –

James, nascosto sotto il mantello, sorrise. Peter invece restò perplesso. Entrambi non si sarebbero persi per nulla al mondo il momento in cui Remus e Sirius avrebbero fatto pace.

James sapeva che prima o poi avrebbero chiarito, anche se non poteva immaginare cosa ci fosse da chiarire. Trattenne il fiato, aspettando che quelle confessioni continuassero: era pronto a balzar fuori nel momento in cui avrebbero ufficializzato la pace fatta e ad unirsi alla loro festa.

Peter invece era rimasto piuttosto sconcertato da quell’affermazione: “Sei il mio migliore amico, MA io amo James”, quello presupponeva qualcosa e Peter sperò di aver frainteso. Guardò con una strana luce compassionevole il ragazzo al suo fianco, poi ripose gli occhi sulla scena che aveva di fronte.

– Sirius, ti capisco e ti avrei capito se mi avessi preso a schiaffi, se mi avessi strappato i capelli. Avrei capito, se tu non fossi rimasto imbambolato come uno stupido –

Sirius si morse il labbro inferiore, stringendosi nella divisa troppo leggera e James strinse i denti: cosa stavano dicendo?

– In qualche modo hai ricambiato il mio bacio ed io non ti chiederei di pensarci bene se tu non lo avessi fatto – Remus aveva guance arrossate, un’espressione accigliata che Sirius purtroppo aveva imparato a conoscere, eppure parlava con un distacco e un’impersonalità disarmanti.

Dopo un attimo di esitazione, Sirius rispose che era stato colto di sorpresa.

Ma ormai il danno era fatto.

Peter trattenne il fiato, immobile, troppo spaventato per potersi girare verso James: perché doveva sviluppare un intuito formidabile proprio in quel momento?

James restò con la bocca semi spalancata, le parole che gli scorrevano addosso indifferenti. Non era riuscito ad ascoltare tutto, alla frase “hai ricambiato il mio bacio” il suo mondo si era fermato.

– Remus, non rendere tutto più difficile. Per favore – Sirius assunse un tono supplichevole che fece perdere a James anche l’ultima goccia di razionalità che era segregata dentro di lui.

– Già, Remus. Non rendere tutto più difficile – così, prima che il suo autocontrollo potesse impedirglielo, era spuntato fuori, per fare cosa non lo sapeva neanche lui.

 

Calò il silenzio. Poi, dopo un attimo di smarrimento, James “riprese il controllo della situazione”.

Nel giro di un secondo si ritrovò catapultato su Sirius, preda di una foga che non riusciva, o forse non voleva gestire. 

E Sirius avrebbe voluto replicare, ma non sapeva come giustificarsi: tutto quel che Remus aveva detto era la verità, il fatto che si fosse pentito non voleva dire che non avesse sbagliato e per quanto ci provasse, una spiegazione ragionevole non gli veniva.

Remus lo aveva baciato e a lui era piaciuto.

E James adesso lo sapeva e probabilmente lo avrebbe ucciso.

  
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