EPILOGO
29 maggio 20**
Silenzio. C’è solo silenzio in
casa, interrotto dal ticchettio dell’orologio e del debole fruscio dei nostri
respiri. Anche tre anni fa , in questa stessa notte c’era silenzio. Ma era un
silenzio ben diverso, impregnato di paure e ansie. Tutte le persone che amavo
stavano lottando contro le schiere di Voldemort, nell’ultima , decisiva
battaglia. Non per la libertà. Non per il bene…e forse nemmeno per la giustizia.
Forse solo per smettere di avere paura. Rivivo tutto con gli occhi della
memoria, come se fossi di nuovo là…a Grimmauld Place, numero 12, questa stessa
notte…
Mamma è seduta al tavolo di fronte
a me. La sua mano è stretta intorno alla tazza del tè, ormai freddo, ma lei non
sembra essersene accorta. I suoi occhi sono cerchiati da profonde occhiaie
bluastre. C’è un gran silenzio. Nemmeno la signora Black osa lanciare qualche
improperio.
“vuoi che ti prepari qualcosa da
mangiare?” dice mamma, alzando il capo. C’è disperazione nei suoi occhi. E
angoscia per le sorti dei suoi figli. Sono tutti là fuori…là a combattere. Dove
dovrei essere anch’io…
Scuoto il capo, alzandomi in piedi
e cominciando a camminare per la cucina. I minuti passano lenti, lenti…sempre
più lenti e l’orologio, il nostro odiato carceriere, sembra torturarci con la
sua marcia appena percettibile.
“Perché non vai a riposarti un
po’?” mi dice mamma, dopo un po’, cercando di non far trasparire la sua
preoccupazione, ma la sua voce suona stridula e acuta nella stanza
vuota.
“Sto bene”
“Non dovresti
affaticarti”
“Non sono malata. Sto bene”
ribatto, avvicinandomi alla finestra. Mamma mi mette lo scialle azzurro , il mio
preferito, sulle spalle, accarezzandomi piano la testa e lisciandomi i capelli.
Per lei sarò sempre la sua bambina.
“Vedrai che andrà tutto bene.
Torneranno tutti a casa sani e salvi”
Tutti… tutti i miei fratelli
stanno combattendo, quali Membri dell’Ordine della Fenice. E anche papà. E
Harry, Hermione, Lupin, Tonks…sono tutti là. Sbatto le palpebre un paio di volte
per dissipare le lacrime.
“forse…” m’interrompo per impedire
alla mia voce di tremare “forse hai ragione. E’ meglio che io vada a coricarmi
un po’. Chiamami se ci sono delle novità” dico uscendo dalla cucina,
stringendomi nello scialle. Raggiungo la mia camera e mi siedo sul letto
perfettamente rifatto. Apro il mio portagioie e faccio scattare la chiusura
dello scomparto segreto. Il ciondolo è ancora lì. Il ciondolo dei Serpeverde.
Non l’ha voluto indietro.
“…Puoi tenerlo o gettarlo via. A
me non importa” mi aveva detto, ma come potevo
separarmene? Come potevo privarmi anche dell’ultimo appiglio che mi rimaneva per
non convincermi di essermi inventata tutto? Tante cose sono cambiate da allora.
Sono cambiata io, i miei sentimenti…ma non come mi auguravo. L’ho odiato per un
certo periodo. O almeno tentavo di convincermi che dovevo odiarlo, perché era la
cosa più giusta da fare. Perché doveva essere la cosa più giusta da fare
per entrambi.
Lo evitavo deliberatamente,
credendo che non vedendolo, non sentendo la sua voce, i ricordi, i sentimenti si
sarebbero affievoliti, ma tutto ciò che sono riuscita a ottenere è stata
sofferenza. Il mio cervello sapeva perfettamente che dovevo dimenticarlo e si
sforzava di convincermi che forse mi ero innamorata di qualcuno che non
esisteva, dacché Draco Malfoy non poteva essere niente di più di un lurido
Serpeverde. Ma lui non lo era. Non era un Serpeverde, non era un Mangiamorte…per
me era solo Draco, solo il ragazzo con cui volevo stare. Fu allora che cominciai
a osservarlo di nascosto, a lanciargli occhiate fugaci, a percorrere corridoi
che mi portavano vicino ai sotterranei di Serpeverde, solo per poterlo vedere,
anche solo per un momento…e lui se ne accorse.
Mi sorprese in un corridoio del
terzo piano ben dopo il divieto di aggirarsi per la scuola di sera…
“Che cosa stai cercando di fare,
Weasley?”
“i-io non sto cercando di fare
niente” ribattei, mentre lui si avvicinava. Erano trascorsi quasi sei mesi da
quando eravamo tornati dal mondo di Karen e Meg e durante quel periodo non ci
eravamo mai parlati. Non eravamo mai stati soli nella stessa stanza…prima di
quella notte.
Coprì la distanza che ci separava
così velocemente che non ebbi neppure il tempo di muovermi. Mi afferrò per le
braccia e mi scrollò violentemente.
“Non capisci che stai solo facendo
male ad entrambi?”
“Ma io non sto facendo niente”
puntualizzai, liberandomi della sua stretta e indietreggiando di un
passo.
“Mi hai preso per uno stupido?
Credi che non me ne accorga? Perfino durante la partita non mi toglievi gli
occhi di dosso…per questo avete quasi perso.”
“Quasi, Draco, quasi! Chi si è
lasciato sfuggire il boccino? Chi era troppo distratto per accorgersi di avere
il boccino accanto all’orecchio?”
Mi voltò le spalle, preparandosi a
scappare. Sapeva che avevo ragione.
“Non c’è posto per noi in questo
mondo, Weasley”
“Lo so. Ma che cosa devo
fare?”
“Dimenticarmi” ringhiò tornando a
guardarmi con rabbia.
“e tu? E tu ci riesci, Draco? Ci
riesci a dimenticare tutto?”
Distolse lo sguardo, passandosi
una mano tra i capelli.
“Riesci a dimenticare quello che
ci siamo detti…riesci a dimenticare quel pomeriggio al lago?”
“Sì”.
Non gli credetti. Non volevo e non
potevo credergli…se ne andò senza aggiungere altro.
Trascorsero altri mesi. Mesi in
cui il dolore mi schiacciava tanto da non riuscire quasi a respirare e mi
spingeva a mentire ai miei fratelli, a Hermione, a Harry…”sto bene” lo ripetevo
in continuazione. Sono uscita con diversi ragazzi, di cui non mi importava
nulla, mentre Draco si faceva vedere in giro con Pansy Parkinson, come al
solito. Abbiamo giocato a questo gioco a lungo, ingannando le persone che ci
erano vicine e tentando di ingannare noi stessi. Ma i nostri sguardi…quelli sono
sempre sfuggiti al nostro controllo. Non potevamo mentire ai nostri sguardi… e
non potevamo mentire quando ci trovavamo vicini, troppo vicini…come quel
pomeriggio di giugno nell’aula di pozioni.
Avevo dimenticato un libro ed ero
tornata indietro per recuperarlo. Stavo correndo perché ero in ritardo per la
cena e voltando un angolo gli sbattei addosso. Mi afferrò per un polso per non
farmi cadere e io mi ritrovai ancora una volta tra le sue braccia.
Non una parola. Non un
bisbiglio…ma non mi lasciò andare per molto tempo. Rimasi lì, avvolta nel suo
abbraccio, incapace di parlare per paura che lui scappasse, incapace di
formulare un solo pensiero razionale. Se ne andò di nuovo.
L’anno scolastico giunse alla
fine. Lo vidi durante il banchetto finale, ma lui evitò di incrociare i miei
occhi con i suoi. Nessun addio. Le vacanze estive mi strappavano da Hogwarts,
dalla possibilità di vederlo anche per pochi istanti e mai prima di allora vissi
il mio ritorno a casa con così tanta angoscia. Mi rinchiusi nel mio silenzio,
evitando la compagnia dei miei fratelli, dei miei amici, e tentando di carpire
ogni possibile notizia su di lui o sulla sua famiglia.
La lontananza, il non sapere che
cosa stesse facendo, a cosa la sua famiglia e i compagni di suo padre lo
avrebbero costretto…mi sembrava di impazzire. Vivevo ogni giorno nell’angoscia,
sempre in uno stato di allarme, finché non lo vidi in piedi al limitare del
nostro giardino. Il sole stava sparendo oltre la linea dell’orizzonte e il cielo
era infiammato dai colori del tramonto.
Uscii di casa e corsi verso di
lui. Il mio cuore sembrava improvvisamente impazzito. Batteva così forte che
avevo paura che lui potesse udirlo distintamente nel silenzio del giardino. Mi
arrestai a qualche passo da lui, leggermente ansante, limitandomi a
osservarlo.
Era completamente vestito di
nero…l’abito dei Mangiamorte…
“Non posso vivere senza di te”
Furono le sole parole che mi
disse. Nessuna spiegazione su quello che aveva fatto in quei mesi, nessun
giuramento…solo quelle poche, semplici parole, ma a me bastavano. Non potevo
vivere senza di lui. Lui non poteva vivere senza di me.
Cominciammo a vederci di nascosto.
Solo pochi minuti rubati al mondo, all’eternità, all’inevitabile…carezze
scambiate nell’oscurità, parole appena sussurrate nel silenzio della notte, il
profumo e il calore del suo corpo, le nostre mani intrecciate, il suo respiro
nel mio orecchio…sulla mia pelle…
Ci amammo. Ci amammo
totalmente, illudendoci di chiudere il mondo esterno fuori dai pochi
momenti passati insieme…ma il mondo penetrò violentemente nell’angolo che ci
eravamo ritagliati solo per noi…
Ricordo ancora quel pomeriggio di
novembre del mio penultimo anno a Hogwarts…I corridoi della scuola erano
praticamente deserti. Voldemort stava chiamando a sé i suoi seguaci per
preparare la guerra aperta, e coloro che non volevano farsi coinvolgere nel
conflitto erano scappati. Vigliacchi.
La mia famiglia, da sempre
schierata al fianco di Silente, cercava di arginare i danni che la paura
provocava…E io cercavo di rendermi utile , mascherando i miei veri sentimenti,
le mie vere emozioni, chiudendomi nel mio silenzio. Non ricordo dove stessi
andando o che cosa dovessi fare quel pomeriggio, ma ricordo chiaramente
l’espressione del viso di Silente. Ricordo i suoi occhi azzurri puntati su di me
e ricordo che sentii un freddo intenso sommergermi e scavarmi dentro.
“e’ partito”.
Furono le sue sole parole, prima
di allontanarsi.
Aveva scelto.
L’inevitabile era alfine giunto e
Draco non si era sottratto. Non poteva più permettersi di indugiare sulla linea
di confine. Non poteva più sostenere che luce e ombra non esistevano, dacché le
tenebre l’avevano avvolto. E con lui avevano avvolto anche me, trascinandomi in
un dolore e un’angoscia che mai prima di allora avevo provato.
Non c’erano state parole di addio.
Non c’erano state promesse né giuramenti d’amore. Semplicemente se n’era andato.
Di nuovo.
Inside my skin
Sotto la mia pelle
There is this space...
C’è questo luogo
It twists and turns
Che si contorce e si
rivolta
It bleeds and aches
Che sanguina e fa
male
Non l’ho più rivisto. Non ho più
saputo nulla di lui.
La guerra contro Voldemort è
cominciata e con essa anche la mia personalissima guerra.
“chi è Ginny?”
“chi ti ha fatto
questo?”
“non posso dirlo”
“Siamo la tua famiglia! Non puoi
tenerci all’oscuro…”
“Non vi riguarda”
“Non ci riguarda?
Ginny…”
Ho mantenuto il segreto per tutti
questi mesi, lottando contro tutti. Lottando contro le lacrime di mamma, le
sfuriate di Ron, il dolore negli occhi di papà…
L’ho fatto per lui. Per me. Per
noi.
Sono certa che lui lo sappia. Non
so come, ma lui lo sa.
Stringo il ciondolo nella mano,
tentando ancora di impedire alle lacrime di cadere.
Ho bisogno di lui…ho così tanto
bisogno di lui…
Improvvisamente la voce di mamma
proveniente dal piano di sotto mi strappa dal miei pensieri. Capisco solo le
parole “Figli miei” prima di precipitarmi fuori dalla stanza. Molte , molte voci
amate giungono alle mie orecchie…Mi appoggio alla ringhiera guardando
nell’ingresso , piangendo. Il mio cuore sembra schizzarmi fuori dal petto dalla
gioia. Sono qui. Sono vivi…i miei fratelli. Fred ha un occhio bendato e Charlie
zoppica leggermente…Papà mi vede e sale le scale di corsa per abbracciarmi.
Immergo il viso nel suo largo petto e mi lascio cullare come se fossi una
bambina piccola.
“va tutto bene, cara. E’ finita.
Non piangere”
Ma non è finita. Per me non è
finita…
Mi scosto da lui e mi asciugo le
guance con il dorso delle mani.
“state tutti bene?”
chiedo.
Lui accenna un sorriso. “noi sì.
Harry è svenuto, ma si rimetterà presto. Moody…non ce l’ha fatta”. Gemo piano,
chiudendo gli occhi.
“Sono morti in tanti, Gin. È un
miracolo che la nostra famiglia sia uscita illesa dalla battaglia”
La nostra famiglia…la nostra
famiglia…la nostra famiglia non è qui. Non è TUTTA qui. Non per me.
Inside my heart
Nel mio cuore
There's an empty
room.
C’è una stanza
vuota
It's waiting for
lightning;
Che sta aspettando la
luce
It's waiting for
you
Che sta aspettando
te
La mia famiglia…lui fa parte della
mia famiglia. Non l’ha mai voluto. Non ha mai avuto aver niente a che fare con
loro, con me…Si è imposto di starmi lontano. Ha scelto per entrambi. Non mi ha
nemmeno dato la possibilità di ribellarmi alle sue decisioni. Ha agito di
nascosto, partendo di notte, senza essere visto. Senza salutare. Nessun
biglietto. Nessun addio. Solo il ciondolo che mi aveva lasciato quando ero
ancora una ragazzina. Entrambi eravamo solo ragazzini spaventati. Non eravamo
pronti a questo…non alla guerra, alla morte…ma a quello che è nato tra di noi.
All’amore che provo per lui. E all’amore che, sono sicura, lui provi per me.
L’amore…incute paura. Più di
Voldemort. Più del dolore, perché nell’amore il dolore e la felicità sono sempre
in bilico, sono sempre precari…sono come luce e ombra. Io ero quella innocente,
inesperta, ma in fondo ero quella meno spaventata, perchè sapevo cosa vuol dire
amare. Amo la mia famiglia, i miei fratelli, i miei amici…mi sembrava
naturale amare un ragazzo, anche se si trattava di Draco Malfoy. Avevo
paura di quello che poteva accadere se ci avessero scoperto, ma non ero
spaventata da quello che provavo. Forse un po’ intimorita dalla sua intensità,
ma non spaventata. Ma Draco no. Non sapeva cosa significasse amare, non sapeva
cosa volesse dire mettere un'altra persona davanti a sè stesso e tutto questo lo
ha disorientato, lo ha reso confuso, mentre io sapevo solo una cosa : lo amavo e
lo amo tutt’ora.
Papà mi accarezza piano la testa,
stringendomi una spalla con una mano.
“che cosa c’è, bambina
mia?”
I
am wanting, and...
Io ti sto aspettando
e...
Sto per dirglielo. Sto per dirgli
quello che mi sono ostinata a tacere per tutti questi mesi, quando Bill ci
raggiunge e mi abbraccia forte.
“ciao fratellone” dico, mentre le
parole che stavo per pronunciare vengono sopraffatte dalle lacrime. Non posso.
Non posso fare questo alla mia famiglia. Non ora.
“Dove sono Lupin e Tonks?” chiedo,
guardando ancora nell’ingresso,mentre i gemelli mi fanno segno di scendere.
“sono rimasti indietro a fare non
so cosa. Ma…” al rumore della porta d’ingresso che si apre, mio fratello
s’interrompe un attimo “dovrebbero essere loro”
“Presto! Ha bisogno di aiuto”
grida Lupin avanzando nella stanza e ... lì tra le sue braccia, sgocciolante di
pioggia …c’è lui. Lui…
Il tempo e il mio cuore sembrano
arrestarsi mentre guardo Draco piombare sul pavimento con un gemito. Un rivolo
di sangue gli cola dalla tempia fin quasi al mento. Le voci e i suoni intorno a
me sono come amplificati e distorti, frammezzati dal mio respiro rapido e
breve.
“che cosa ci fa lui qui?”. Ron
grida puntandolo con la bacchetta
“calma, Ron. è dalla nostra parte”
risponde Lupin, inginocchiandosi di fianco a Draco e tentando di farlo alzare.
“Un Malfoy non entrerà mai
nel quartier generale dell’Ordine” sbraitano Fred e George e improvvisamente
ritorno in me…
Scendo le scale di corsa, senza
quasi che i miei piedi tocchino il pavimento. Lo scialle cade da qualche parte
alle mie spalle, mentre un solo nome esce dalla mia bocca.
Draco solleva piano la testa
finchè i suoi occhi non si posano su di me. Mi lascio cadere in ginocchio
davanti a lui, frapponendomi tra la bacchetta di mio fratello e il solo ragazzo
che io abbia mai amato.
I
am needing you
Io ho bisogno che
tu
To be here
Sia qui
Inside the absence of
fear
Nella mia assenza di
paura
“Ginny” mormora con un filo di
voce. E questo…questo è il suono più bello che io abbia mai sentito in tutta la
mia vita. Questo è il momento più bello di tutta la mia vita, perché non ho più
paura. Ora che lui è qui non ho più paura. E nemmeno lui ne ha. Non ha paura di
me, di quello che prova…Draco ha scelto e ha scelto di combattere non per
l’amata luce di Harry Potter e nemmeno per le tenebre e il potere di Lord
Voldemort. Draco ha scelto di combattere per noi, per far sì che sia questo il
mondo in cui noi potessimo stare insieme. Draco ha combattuto per non aver più
paura…
Le sue braccia mi stringono forte,
mentre immerge il viso tra l’incavo tra la spalle e il collo, baciandomi. Ora,
ora è finita. Ora che lui è qui, è finita.
“Ginny”
Mi volto verso i miei fratelli. La
bacchetta di Ron è ancora puntata verso di noi.
“E’ lui… è lui il padre del mio
bambino” dico, con la voce rotta dal pianto. Mamma si porta una mano alla bocca,
mentre papà si gratta pensosamente la testa. La mascella di Ron toccherebbe il
pavimento se solo potesse e le sue orecchie sono di un ricco e profondo color
rosso. I suoi occhi si spostano freneticamente dal viso di Draco al mio, per poi
scendere sul mio ventre prominente. Mi guarda come se mi vedesse per la prima
volta in vita sua. E dire che ha avuto quasi nove mesi per abituarsi all’idea
che io stia aspettando un bambino…
“Beh ti sei accorto adesso che
Ginny è incinta?” dice Tonks con il suo tono di voce allegro, mentre lei e Lupin
aiutano me e Draco ad alzarci.
“il tuo nipotino deve pur aver
avuto un padre!”
“Coraggio, Ron! Non rimanere lì
imbambolato! Non vedi che Draco ha bisogno di cure” interviene mamma. “in quanto
a te!” sbraita voltandosi verso di me “faremo i conti!”. E’ il suo modo per
dirmi che mi vuole bene...
Draco si volta verso di me mentre
lo portano quasi di peso nella stanza attrezzata come infermeria e mi
sorride…
No, non c’è più paura…
“Che stai facendo?”
Mi volto verso di lui
sorridendogli.
“Pensavo”
“che brutta abitudine” risponde,
circondandomi la vita con le braccia e appoggiando il mento sulla mia
spalla.
“Si è
addormentata?”
“sì”
“Ha ancora paura del
buio?”
“No…nessuna paura. L’ho convinta
che Harry Potter in persona veglierà su di lei” mi dice, storcendo le labbra in
una smorfia disgustata. Scoppio a ridere rigirandomi nel suo abbraccio e
baciandolo lievemente sulle labbra. “beh l’adorazione per Harry Potter non l’ha
di certo ereditata da te” dico. Draco mi accarezza piano una
guancia.
“vieni a letto”
“anche tu hai paura del
buio?”
“sì…ma non voglio che Harry Potter
mi vegli mentre dormo…mi farebbe…senso”.
“allora credo che dovrai
accontentarti di me”
“Affare fatto,
Weasley”
“E’ Malfoy, ora” rispondo,
muovendo le dita per far brillare l’anello al mio anulare.
“sì, ma ora basta parlare” mi
dice, prendendomi in braccio e portandomi verso la nostra camera, senza
accendere la luce.
No, non c’è più
paura…
FINE
NdEgle: E siamo arrivati di nuovo
alla fine di un’altra fanfiction sulla mia coppia preferita^^;;;
A dir la verità in origine doveva
essere molto , molto più lunga, ma un’amica mi ha suggerito di lasciare qualcosa
all’immaginazione e quindi ho deciso di accorciare la trama!
Una carrellata veloce veloce di
saluti e ringraziamenti, anche se praticamente nn ho più nulla da dire di
nuovo!
Un mega-ultra grazie a Eli, che si
è sorbita la trama in anteprima –in due, tre o quattro versioni diverse-, a
Julie per il supporto morale e….rullo di tamburi… a Lory!
Grazie gente! Grazie per il vostro
supporto e per spingermi a scrivere sempre nuove storie.
Grazie a coloro che mi hanno scritto e che hanno
lasciato commenti sia su questo sito che su altri. Le vostre parole mi hanno
fatto molto, molto piacere, anche se spesso non sono riuscita a rispondere a
tutti come avrei voluto per mancanza di tempo. Grazie! Grazie!
Grazie!
E per finire una piccola sfilza di
ringraziamenti musicali: a ABSENCE OF FEAR dei Jewel, che dà il titolo alla
fanfic e di cui mi sono servita come tema portante per questo capitolo, a IN THE
SHADOWS dei Ramsus e a TIME IS RUNNING OUT dei Muse. Come al solito ce ne
sarebbero molte, molte altre che però nn nomino per mancanza di
spazio-tempo-voglia!
Un bacione
Egle