Draco e Harry si
scambiarono un’occhiata esitante, prima di prendere posto sulle due poltroncine
che Silente aveva indicato loro con un sorriso. Il Grifondoro era stato in
quell’ufficio un numero infinitamente maggiore di volte rispetto al compagno, o
non faceva nemmeno più caso agli sguardi indiscreti dei vecchi presidi, che
occhieggiavano dalla parete alle spalle di Silente e si scambiavano sussurri.
Draco era parecchio
nervoso, e un po’ gli dispiaceva. Riusciva a capirlo dal modo in cui
accavallava e scavalcava continuamente le gambe, e anche dalla forza con cui
teneva le braccia incrociate al petto, come se si fosse ritrovato delle spade
puntate contro.
- Prendete pure, ma
siate svelti a masticare. – esordì Silente, sospingendo nel frattempo verso i due
la ciotola di liquirizie che teneva sempre sul tavolo. – Allora, dovete
parlarmi di qualcosa? -
Harry cercò di
nuovo lo sguardo di Draco, per valutare come cominciare, ma trovandolo
ringhioso e anche parecchio smarrito, decise di andargli incontro.
- Riguardo alla
faccenda del ragazzo romano che vedo in sogno, signore. – cominciò per
entrambi. – Ho parlato con lui, durante le ultime notti, e mi ha raccontato
parecchie cose di lui, e di Derevan. -
Si mantenne
volutamente sul vago. Non aveva detto a Draco della loro morte, né tanto meno
dell’episodio precedente nella capanna. Non aveva la minima idea se Malfoy
sapesse qualcosa, ma per niente al mondo si sarebbe arrischiato a fare il primo
passo e raccontargliele.
- Inoltre, la cosa
più importante che abbiamo scoperto, è che Derevan è in contatto con Draco.
Perciò, a proposito di quello che mi ha detto l’ultima volta, ce la possiamo
fare, possiamo fare in modo che si incontrino. –
Silente rivolse uno
sguardo buono e vagamente divertito a Draco, che non ricambiò. – Bene, signor
Malfoy. Posso sperare che quindi lei abbia ritrovato un sonno tranquillo? -
- Proprio per
niente. -
- Suvvia, se si
sforzasse di essere più amichevole con chi le chiede aiuto, sono certo che
anche lei troverebbe divertente questa storia. -
Harry osservò il
breve scambio di battute rimanendosene in silenzio. Parola dopo parola, alcuni
ingranaggi cominciarono a funzionare, sortendo un risultato che era allo stesso
tempo ovvio e sconcertante.
- Ma allora, lei
sapeva già tutto. – congetturò. – Quando io venni a raccontarle di Marzio,
Draco era già stato in infermeria. Deve per forza averle detto che cosa lo
faceva star male, perciò lei sapeva. –
Silente sorrise
sornione. – In realtà, Harry, il signor Malfoy mi disse soltanto che la sua
camera era infestata da uno spettro che entrava nei suoi sogni, e non lo
lasciava dormire. Una scusa del genere la si usa solo quando si desidera a
tutti i costi cambiare compagni di stanza, non trovi? –
- Oh, ma per
favore, vorrebbe farmi credere che lei non aveva capito tutto? –
- Perché mi
sopravvaluti così tanto, ragazzo? Vuoi lusingarmi? –
- Nessuno vuole
lusingare nessuno. – si intromise burberamente Draco. – Se sono arrivato fin
qui è soltanto perché voglio che questa storia finisca il prima possibile.
Voglio tornarmene alla mia vita ed essere lasciato in pace da spiriti e spettri
in pena. -
- E’ proprio sicuro
di voler essere lasciato in pace? -
Malfoy avvampò
all’improvviso. Un po’ perché era stato punto sul vivo, e un po’ perché la domanda
che Silente gli aveva sottoposto non era per niente ovvia come sembrava.
- Calmati, dai. –
lo pregò Harry. – Litigando non ne verremo fuori. Sappiamo già che cosa
dobbiamo fare, no? -
- I due spiriti vi
hanno parlato di questo? -
Harry annuì con forza.
– Hanno detto che dobbiamo dormire insieme. Così facendo, i nostri sogni si
fonderanno, e loro potranno incontrarsi. O almeno, questo è quello che ho
capito. -
- Quel Derevan mi
ha detto che è necessario che dormiamo vicini. – aggiunse Draco, quasi impossibile
da capire, per quanto borbottava. – Non basta che siamo in una stessa stanza,
dovremo addirittura dividere il letto. -
- Capisco. Sì, in
effetti è molto probabile che sia proprio così. -
- Però non capisco,
professo Silente. Se dobbiamo far entrare in comunione i nostri sogni, perché è
necessaria una vicinanza fisica? Voglio dire, perché non ci riusciamo già
dormendo normalmente nei nostri letti? -
- Perché quello in
cui vi trovate, quando incontrate Derevan e Marzio, non è propriamente un sogno.
-
- Cioè, è una
realtà parallela? -
- Uhm, direi più di
una specie di sogno oltre il sogno. Un limbo, se vogliamo. Vedete, il fatto che
voi siate le anime gemelle di questi due spiriti, fa sì che vi leghi una sorta
di filo rosso. E più questo filo si accorcia, più forte diviene il legame.
Capite? –
- Sì, è chiaro? -
Chiaro? Ma come
diavolo faceva Potter ad essere così rilassato, mentre il preside delirava di
fili rossi e assurdità di ogni genere. Sospirò, sconfitto: tanto, fra i tre,
quello che sarebbe stato zittito era lui.
- E’ per questo che
dovete dormire vicini, in modo che la fusione fra i vostri sogni possa avvenire
e rimanere stabile. -
- Ma allora, come
dovremmo fare? Ci servirebbe un dormitorio, o un posto dove dormire. -
- La Stanza delle Necessità. – propose Harry. – Basterà desiderare che diventi una stanza di
dormitorio. –
- Preferirei di no.
– lo contraddisse Silente. – La Stanza delle Necessità non è un parco giochi. È
un luogo pregno di una magia molto potente, che nel peggiore dei casi potrebbe
interferire con i vostri sogni e provocare danni irreversibili. No, è meglio
che vi accontentiate di una camera come tutte le altre. -
- Ma non possiamo
restare nei dormitori. – osservò Harry. – Voglio dire, non posso dormire con
Malfoy assieme a Ron e agli altri. E se io provassi a entrare nel dormitorio di
Serpeverde, finirei Schiantato prima di aver varcato la soglia. –
- Questo è ovvio,
Potter. – sbuffò Draco. – Non ti vorrei nel mio dormitorio nemmeno fra
diecimila anni. –
Silente si divertì
ad osservare i due ragazzi che si pungolavano senza tregua. Afferrò una
caramella alla liquirizia e la masticò rapidamente, prima di inghiottirla.
- Oh, ma in effetti
ci sarebbe una soluzione. – disse con noncuranza. – In fondo, anche gli insegnanti
hanno i loro alloggi.
* * *
“ Anche gli
insegnanti hanno i loro alloggi”.
Già, nonostante ci
si trovasse spesso nella condizione di pensare il contrario, i professori non
dormivano nelle loro aule, in qualche pertugio nascosto sotto la cattedra, e
quelli che non erano capocasa, e che quindi non alloggiavano nei quattro
dormitori, avevano delle stanze sparse qua e là nell’immenso castello. Stanze
che, a sentire il preside, superavano sempre di numero i docenti, per evitare
che qualcuno dovesse dormire sotto le stelle.
- Non voglio
dormire di fianco alla Cooman! – gemette Draco, e Harry non se la sentì di
contraddirlo.
Nella torre in cui
si trovava l’aula di Divinazione, c’erano appunto due di questi alloggi per i
docenti, uno dei quali era occupato dalla delirante professoressa mentre
l’altro era, guarda caso, vuoto.
- Su, la cara
Sibilla non vi darà nessun fastidio, se ignorerete i grugniti notturni. -
- Gru… gniti
notturni? -
Draco per poco non
perse l’equilibrio, mentre Harry ridacchiò, oltrepassando la porta nascosta nel
muro che Silente aveva aperto.
La camera aveva un
aspetto migliore di quelle dei dormitori, e c’era da giurarci: innanzitutto era
molto più spaziosa, e conteneva appena due letti, uno singolo ed uno
matrimoniale. Inoltre aveva un bagno privato, da cui si accedeva attraverso una
porticina scura. Essendo ubicata nella torre, godeva di una luce corposa pur
disponendo di una finestra nemmeno troppo grande. Harry se ne sentì
rassicurato, mentre Draco non sembrava per niente entusiasta all’idea, abituato
com’era al suo sotterraneo maleodorante e buio.
Purtroppo,
l’armadio era uno solo, e Harry immaginò che dividerlo con Malfoy sarebbe stata
una vera lotta. Beh, o il serpeverde si rassegnava a vedere i suoi preziosi
mantelli affiancati a camicie e maglioni, o peggio per lui.
- Eccovi una copia
di chiavi per ciascuno. Mi raccomando di non far entrare qui nessun altro oltre
voi due. È pur sempre un alloggio destinato ad un insegnante. -
- Per quanto
dovremo restare in questa prigione? – volle sapere Malfoy.
- Questo sarete voi
a dirlo. Quando tutto si sarà sistemato, tornerete ai vostri dormitori, e
riprenderete la vita di sempre. -
Harry diede un
sospiro sconsolato, mentre Draco masticò acidamente un – Grandioso. –
* * *
- Harry, dove stai
andando con quel baule? -
Harry trovò
Hermione e Ron esattamente dove si aspettava di trovarli, ovvero seduti sul
loro divano storico davanti al camino, in Sala Comune.
Posò il suo
bagaglio, quasi servisse a raccogliere le forze che gli servivano per
affrontare il discorso con loro.
- Che cosa?!?! –
esalò Hermione.
- Il tizio che
Marzio cerca è Malfoy?!? – le fece eco Ron.
Harry scosse la
testa sconsolato.
- Non Malfoy. –
disse con il tono di chi doveva averlo già ripetuto milioni di volte. - Ma
Derevan, che è in contatto con Malfoy. -
- Che importa! È
comunque una tragedia! -
- Non ci posso
credere. – ragionò Hermione. – Harry, perché non ce lo hai detto subito? -
- Perché… - esitò
Harry. – Beh, perché immaginavo quale sarebbe stata la vostra reazione.
Insomma, prima di dirvelo ho provato a sistemare tutto da solo, o almeno di
vedere come si metteva con Malfoy. Ma direi che le cose hanno preso una piega
inaspettata. -
Hermione scosse la
testa come una maestria. – Non essere sciocco. Noi siamo tuoi amici, e ti
sosterremo in qualunque caso. Giusto Ron? -
- … -
- Ho detto, giusto
Ron? -
- Sì, sì. Però hey,
questo non vuol mica dire che dobbiamo diventare amici di Malfoy, spero. -
Hermione si arrese,
lasciando per un po’ Ron a sobbollire nel suo brodo.
- Sono amareggiata.
– sottolineò. – Credevo che non ci fosse più bisogno di ripetertelo ormai. -
- Mi dispiace. -
- Sì, ti dispiace.
Lo dici sempre, tutte le volte che ci nascondi qualcosa. -
Harry piegò le
labbra in un broncio mortificato. Non lo faceva per ottenere il perdono, gli
dispiaceva sul serio di essere stato zitto. Era proprio vero che non si ricava
mai niente di buono, a nascondere le cose agli amici.
Dopo alcuni secondi
di silenzio, Hermione decise che era abbastanza. Si spogliò dell’espressione
severa, per vestire i più rassicuranti panni di sempre.
- Ascolta. –
riprese, professionale. – Quante possibilità ci sono che la cosa vada in porto?
-
- Non ne ho la più
pallida idea. Nemmeno Silente ha potuto fare pronostici. -
- Uhm. E quante ce
ne sono che Malfoy ti giochi qualche brutto tiro? -
- Direi poche. Al
momento non mi sembra in vena di scherzare. L’ha presa molto peggio di me, e
gli piaccia o no io sono l’unico che può aiutarlo. Potrei sbagliarmi, ma ho la
vaga impressione che a modo suo si fidi di me. -
- Sì, capisco. Deve
essere spaventato e confuso. – immaginò Hermione.
- Hey! – saltò su
Ron, agitando un dito in direzione dei due amici. – Ma vi sentite? Parlate di
quella belva di Malfoy come se fosse una tenera Puffola Pigmea! -
- Ma Ron, Malfoy è
una Puffola Pigmea, te lo garantisco io. – ghignò Harry.
Il povero Ron perse
colore. – E tu come fai a saperlo. – esalò.
- Smettila, vuoi
per caso ucciderlo? – lo rimproverò Hermione. – Ron, Harry sta scherzando. Ma
quello che adesso è importante è cercare di stare uniti anche se c’è di mezzo
Malfoy. Non che possiamo fare molto per aiutarvi, vista la situazione. -
- Già, a parte
montare di guardia fuori dalla porta ed essere pronto a salvarti se il Furetto
prova ad ucciderti. -
Occhiataccia di
Hermione, e tornò il silenzio.
- Ragazzi, non
dovete preoccuparvi, è una storia che posso risolvere con le mie forze. – li
rassicurò Harry.
- Ne sei certo? -
- Ma sì. Te l’ho
detto, se Silente ci permette di provare a farli entrare in contatto, vuol dire
che non corriamo pericoli. E Marzio è una brava persona, mi fido di lui. Una
volta tanto, sono contento di non dovervi trascinare nei miei guai. -
Hermione annuì,
anche se non dava l‘impressione di essere molto convinta.
- Continuerò a fare
qualche ricerca. – si offrì. – A questo punto, abbiamo capito che concentrarsi
sui nomi non serve. Proverò a scoprire qualcosa di più su questo tipo di sogni,
soprattutto se non comportino dei rischi. -
- Sì, mi sembra un’ottima
idea. –
- E io che cosa
faccio? -
- Tu, Ron, potresti
dare una mano a Harry a portare il baule di sopra, no? -
* * *
Harry e Draco
poterono fingere che la loro nuova camera non esistesse per il resto del
pomeriggio. Il Grifondoro salì la torre e sistemò le sue cose alla bene e
meglio, senza che ci fosse traccia di Draco, che vi trasferì i suoi bagagli
un’oretta più tardi, ritrovandosi già, con somma irritazione, l’armadio mezzo
pieno. Sistemato tutto, comunque, entrambi decisero di tornarsene nei
rispettivi dormitori d’origine, come niente fosse.
Malfoy si limitò a
comunicare ai suoi compagni che era stato trasferito in un’altra camera per
proteggerlo dal fantasma persecutore, Harry rimase in sala comune con Ron ed
Hermione, a raccontare loro gli ultimi sogni. Riferì ciò che Marzio gli aveva
raccontato a proposito della morte sua e di Derevan, ma omise anche con loro
l’episodio del capanno. Non che non sapessero che quei due si amavano: lo
sapevano tutti, persino Draco, e non ci voleva molto ad immaginare che
esistesse anche una dimensione fisica, nel loro rapporto.
Era una cosa sua,
ecco tutto.
Cenarono
ignorandosi reciprocamente, ognuno circondato dalla propria compagnia, che mai
come in quel momento aveva significato un intero mondo. Ma il tempo, piaccia o
meno, trascorre, perciò dopo appena un’ora da quando i dessert avevano fatto la
loro apparizione sulle tavole, eccoli lì, in quella stessa camera che non
avevano voluto calcolare per tutto il giorno, a evitare di guardarsi perché non
si aveva niente da dire.
- Beh, speriamo che
vada tutto bene. – azzardò Harry.
- Vai al diavolo, è
solo colpa tua se mi ritrovo in questa situazione. -
- Hey, non
cominciare,
Draco sibilò
contrariato, e si ficcò sotto le coperte come se si fosse dovuto sdraiare in
una bara. Si fece più piccolo che potè, nell’angolo sinistro del letto. Anche
Harry se ne rimase per conto suo dalla sua parte, di modo che in mezzo a loro
venisse a crearsi uno spazio di un’intera piazza, che avrebbe ospitato
comodamente altre due persone, magari meno schizzinose di loro.
- Spengo la luce? -
- Certo che spegni
la luce. Altrimenti come faccio a dormire, secondo te? -
- Mmh, ma quanto
sei indisponente. Buona notte, Malfoy. -
- Buona notte,
Potter. -
La luce fu spenta,
ma nulla cambiò. Per Draco, il respiro di Harry nel silenzio era come una
raffica di vento assordante, e Harry dal canto suo si sentiva prigioniero delle
lenzuola. Provò a muoversi, ma Draco gli ringhiò subito - Stai fermo,
maledizione. - e allora niente, si torna al punto di partenza.
Dopo una mezz’ora
buona a fissare il soffitto e sentirsi inutili, Harry provò di nuovo a stendere
una gamba, ma niente, di nuovo improperi.
- Non stavi
dormendo? -
- Ovvio che no,
come pensi che faccia a dormire, in una condizione del genere? -
- Dovresti provare
a rilassarti. -
- Ma senti da che
pulpito! -
- Beh magari è
troppo presto per avere sonno. -
- Oh, non dirmi,
facciamo il gioco della verità finchè non ci addormentiamo per la noia. -
Con uno sbuffo,
Harry scalciò via le coperte e si tirò su a sedere.
- Hey, stammi a
sentire. – protestò, voltato verso una qualche parte che sperava fosse Malfoy.
– Nemmeno io mi diverto, chiaro? -
- Ma se tu sei nato
per questo genere di avventure, San Potter! -
- Dio, adesso non
cominciare. -
- Non cominciare?
Guarda che io vivevo tranquillo e sereno la mia vita, prima che tu e quel tuo
Romano veniste a tirarmi in mezzo a questo casino. -
- Nessuno ti ha
tirato in mezzo a nulla, smetti di accusarmi di colpe che non ho. Ci sei finito
in mezzo perché sì, perché doveva andare così, e soltanto ieri anche tu eri
d’accordo nell’andare avanti. –
- Ieri era diverso!
–
- Ah sì? Beh, mi
dispiace che tu sia imbarazzato, ragazzina isterica. –
- Hai dato della
ragazzina a me? –
Stavolta fu il
turno di Draco a tirarsi su a sedere. – Ripetilo! -
- E dai, piantala,
rimettiamoci giù e cerchiamo di dormire. -
Sì, già, magari.
Dovevano essere ormai le due del mattino, quando l’ennesimo sbadiglio di Draco
convince Harry a girarsi.
- Stai cascando dal
sonno. – osservò.
- Complimenti,
genio, ottimo spirito di osservazione. -
- Se ti mettessi
l’anima in pace, riusciresti a dormire, e faresti dormire anche me. -
- Non provare a
farmi passare per un molestatore, adesso. -
- Uff, ma che razza
di vittima. -
- Al diavolo. -
- Sì, sì,
buonanotte Malfoy. -
Passata una
mezz’ora, Harry sentì il respiro del Serpeverde farsi più regolare e profondo.
- Furetto? – provò
a chiamare.
Malfoy non gli
rispose, e lui tirò un sospiro. Almeno lui si era addormentato, dei due, mentre
per sé stesso prevedeva poche speranze. Osservandolo nella semi oscurità, gli
prese un nodo alla gola. Il pensiero di quel sogno nel capanno gli franò nella
testa, facendogli esplodere il cuore. Marzio doveva aver passato un’infinità di
notti coricato di fianco al suo Derevan, e se in quel momento poteva sentirlo,
sicuramente scalpitava perché lui si addormentasse.
E invece non ci
riusciva.
Si sentiva in
colpa, e turbato. Pensieri, ricordi e sensazioni si mescolavano e si infrangevano
sul suo cuore come flutti. Faceva freddo, e Malfoy era mezzo scoperto. Erano le
reminescenze di Marzio, che lo facevano preoccupare per lui? Erano le sue mani
o quelle del Romano, che afferravano le coperte per risistemargliele addosso?
- Uhm. -
Un occhio grigio e
lucido puntato su di lui, e un’altra domanda. Era il suo volto, o quello di
Marzio, ad avvampare?
- Scusa, non volevo
svegliarti. -
- Non stavo
dormendo. -
Harry sospirò. –
D’accordo. Allora buonanotte. -
- E’ la terza volta
che lo dici, ma non mi sembra proprio una buonanotte. -
- Che cosa vuoi,
Malfoy, le coccole? -
- Le favole. -
Harry sogghignò. –
Che idiota. Allora te ne racconto una bella su un Romano e un Iceno. -
- Wow, questa sì
che è un’idea, Potter. È talmente noiosa che mi addormenterò come un sasso. -
- E’ noiosa per te
che non hai un cuore. -
- Impossibile. Sono
vivo. -
- Sì, sì, sarai
alimentato da una qualche pompa pneumatica. -
- Hey che cos’era,
un insulto? -
- Certo che sì. I
Babbani non fanno che andare in giro a dare della pompa pneumatica alle persone
che non sopportano. Allora, c’era una volta un Romano, che un bel giorno
incontrò un Iceno e ne se innamorò. -
- Hai scordato di
specificare che l’Iceno era bellissimo. -
- No Malfoy,
l’Iceno era sopportabile. La gente si accontenta di poco a volte, sai? -
- Tu ti accontenti
di poco, Grifondoro. -
- Uffa. Insomma, ci
sono questi due che si amano, e che vogliono stare insieme. Ma c’è un problema,
i loro popoli sono in guerra, e il destino è contro di loro. -
- Sì, sì, bla bla
bla e fine. -
- Tu sai come va a
finire? -
Draco diede una
scrollata di spalle da sotto le coperte. – Ma sì, come vuoi che finisca,
vivranno felici e contenti, e continueranno a cercarsi anche da morti, e
schifezze nauseanti del genere. -
- Sei un idiota. -
Draco si tirò su a
sedere di colpo.
- Che cos’hai
detto? -
- Che sei un
idiota. – ringhiò di nuovo Harry. – E che non hai capito niente. -
- Ma che vuoi? Come
diavolo ti permetti di parlarmi in questo modo?-
- Chiudi quella
bocca, Malfoy. Il giorno in cui perderai l’abitudine di parlare a sproposito
sarò felice. -
- Come osi! Hey
sono io quello che è stato messo in mezzo! -
- Oh finiscila con
questa storia, una buona volta. Non riesco a credere che tu sia così cinico da
lavartene le mani. Scusami, se ho pensato che anche tu avessi dei sentimenti. -
- Non ti rare in
ballo i miei sentimenti, adesso. Che cosa c’entrano, eh? -
Le quattro del
mattino, e ancora non si vedeva via d’uscita.
- Si può sapere
perché non me l’hai detto?!?! – strepitò Malfoy.
Harry non potè
negare di sentirsi in parte in colpa. – Beh, che vuoi che ti dica, pensavo che
potesse ferirti. Invece noto con piacere che non potrebbe importartene di meno.
-
- Certo che non me
ne importa, se si sono fatti ammazzare è un problema loro! Ma tu non avevi il
diritto di tenertelo per te! -
- Hey, guarda che
ha fatto soffrire anche me. Ci ho messo un po’ a metabolizzarlo. -
- Metabolizzarlo?
Potter animo, sono spiriti, è ovvio che fossero morti! -
- C’è modo e modo
di morire. -
- Appunto per
questo dovevi dirmelo, invece che stare zitto. Tzk, e poi parli di collaborare.
-
- Oh, come se fosse
facile collaborare con te,vero? Non sei stato granché disponibile in questi
giorni, mi pare. -
- No che non lo
sono stato. Mi spieghi come si fa ad essere disponibile con qualcuno che non ti
dice niente? Se non te ne fossi accorto, Potter, mi hai fatto sentire come uno
stupido aggeggio da sfruttare per raggiungere il tuo nobile scopo. Beh grazie
tante, non lo sono. -
- Non eri tu quello
che volevi liberarti dallo spettro maligno? -
- Divertente. Ridi,
ridi pure finché non ti sarai strozzato. Almeno io ho la decenza di dire che
questa storia non mi piace, e non mi piace perché non è un gioco. -
- Non ho mai detto
che fosse un gioco. -
- Ma ti comporti
come se lo fosse, mi sbaglio? L’hai presa per una grande giostra in cui poter
esibire la tua magnanimità, mentre non sei che un pallone gonfiato che non sa
nemmeno quello che sta facendo. -
- Sono in buona
compagnia, di un moccioso egoista e vigliacco, che ha paura di affrontare
persino i suoi sogni, per rendersi utile una volta tanto, mentre le due persone
che si trova davanti sono morte per ciò in cui credevano. -
- Ma io non sono
Derevan! – si sfogò Malfoy, scalciando via le coperte. – E tu non sei Marzio,
perciò smettila di comportarti come un eroe e svegliati! -
Harry si irrigidì,
inebetito dall’ultimo attacco di Draco. Lentamente, si rimise giù, afferrò un
lembo della coperta e se la tirò fino al mento.
- Vai al diavolo,
Malfoy. – sillabò. – Sul serio, vai al diavolo. –