- Beh, e allora? -
Hermione mise fine
a minuti e minuti di inutile attesa sbottando contro un Harry più che mai
assorbito dalla sua colazione. Lui fece finta ancora per alcuni secondi di
essere impegnatissimo a spalmare la marmellata di fragole sul pane tostato
senza sprecarne un filo, e conferendogli pure una certa forma artistica. Ma
Hermione non era certo tipo da farsi incantare con così poco, e ci si era messo
anche Ron che, di fianco a lei, aveva incrociato le braccia con il suo solito
fare corrucciato. Ok, basta marmellata artistica.
- Mmh, niente. –
borbottò con la bocca mezza piena e gli occhi rigorosamente puntati da qualche
altra parte.
- Che cosa vuol
dire niente? Non ci siete riusciti? -
- Già. Malfoy non è
molto collaborativo. -
Hermione lo
analizzò dal bordo del vetro del suo bicchiere mezzo riempito di zucca. – Beh,
che ti aspettavi. – disse con cipiglio saccente. – E’ Malfoy, no? Credevo che
lo conoscessi. -
Già, lo credeva
anche lui. Harry diede una scrollata di spalle che sperò essere significativa,
ed evitò di rispondere. Non gli andava di beccarsi del bambino solo perché da
quando aveva instaurato una specie di rapporto con Draco, si era convinto di
essersi sempre sbagliato sul suo conto.
Oddio, non del
tutto. Malfoy gli aveva ampiamente confermato di essere un viziato damerino
testardo, ma anche di essere sveglio, e a modo suo umano. Gli dava un fastidio
pazzesco pensare di essersi fatto fregare.
- Penso che
riproveremo. – buttò lì, senza nemmeno impegnarsi a farcire le sue parole di
convinzione.
- Qualcosa è andato
storto, allora? -
- Non abbiamo
dormito, semplicemente. -
- Cosa?!? -
Hermione sembrò
aver messo a fuoco solo in quel momento le occhiaie tremende, a fatica nascoste
dagli occhiali, che appesantivano lo sguardo dell’amico. Si mordicchiò il
labbro inferiore, a disagio per essere stata così dura e per non avere una
soluzione brillante pronta sulla punta della lingua. Tentò di essere
incoraggiante.
- Beh, è normale.
Forse dovreste parlare un po’ e cercare di entrare più in confidenza. -
- Ci abbiamo già
provato. E per poco non venivamo alle mani. – Harry fece un grugno infastidito,
e si cacciò in bocca l’ultimo rimasuglio di pane e marmellata artistica. – E’
che Malfoy è… non lo so. – si sfogò. – La persona più strozzabile
dell’universo. Con quel suo modo di fare, come se avesse capito tutto lui, e
come se ne esce con i suoi discorsi assurdi, e poi non gli va mai bene niente,
uno cerca di dormire ma non c’è pericolo… -
- Mandalo al
diavolo, Harry. – se ne venne fuori Ron.
Harry lo guardò in
modo strano, a metà fra il tentato e l’offeso.
Ron se ne rimase
immobile, apparentemente tranquillo, e animato da uno sguardo insolitamente
penetrante, a cui l’amico cedette il passo, dopo una breve quanto inutile
lotta.
- No. – sospirò. –
Non posso tradire Marzio proprio adesso, non perché Malfoy fa i capricci. -
- Dovresti proprio
chiedere a quel Marzio che cosa ci abbia trovato in Derevan. Se è antipatico la
metà di Malfoy, io gli sarei girata alla larga. -
- Già. -
- Ha toccato
qualche brutto tasto, eh? -
- Uhm? -
- Dai. Lo vedo
dalla faccia che hai. Sembri reduce da un funerale. Tu sei arrabbiato nero con
Malfoy, perché quell’idiota avrà messo il dito in qualche piaga. -
- Non avrà osato
prendere in giro i tuoi genitori, vero? – si infervorò Ron.
- No. Non sarebbe
vivo, altrimenti. -
- Dovresti
parlargli. Però non alla tua solita maniera. – sentenziò Hermione, alzando
persino il dito indice. – Se due testoni come voi cercano di superarsi a
vicenda, ci credo che ne viene fuori una litigata. Prova a starlo a sentire, e
convincilo ad ascoltare te. Quello che dovete fare è troppo importante, per
mollare tutto. Lo hai detto anche tu. -
* * *
Niente di più vero.
Forte di quell’unica convinzione, Harry infilò il corridoio che portava al
piano superiore, e si nascose in uno dei pertugi che ospitavano la lunga fila
di finestrelle strettissime che facevano da cornice all’intero perimetro. Draco
aveva Storia della Magia, ne era arcisicuro, e quindi doveva passare per forza
da lì.
Non si fece
attendere, in effetti: fu uno dei primi studenti a arrivare al piano ancora
semideserto, e evidentemente era troppo nero per aver voglia di compagnia, dato
che era tutto solo. Harry ringraziò la circostanza: la sola idea di dover
improvvisare un palchetto per portarselo via sotto il naso del suoi compagni
gli dava la nausea, per quanto stupidi potessero essere.
- Fermati. Devo
parlarti. -
Il Serpeverde si
voltò di scatto e gli cacciò uno sguardo velenifero.
- Sparisci
all’istante. -
- Ho detto che devo
parlarti. -
- Sto andando a
lezione. -
- Datti malato e
seguimi. -
Alla fine, Draco
non ebbe il tempo per darsi malato. Harry lo afferrò per un braccio e lo
trascinò di sotto, fra lo stupore dei pochi studenti che si avventuravano per le
loro stesse strade. Imboccò un corridoio tozzo, e si infilò dentro ad un’aula
deserta con la sicurezza che poteva avere solo qualcuno che aveva già
controllato in precedenza che la via fosse libera.
Si buttò a sedere
su un banco vuoto, e incrociò rapidamente le braccia al petto.
- Fuori fa freddo.
– borbottò a mo di giustificazione.
- Non ho tutta la
vita, Potter. – ringhiò Draco per tutta risposta, restandosene prudentemente
nei paraggi della porta.
- Beh, allora sarò
breve. Penso di doverti delle scuse, per ieri notte. Perciò, scusa. -
- “perciò
scusa”?!?! -
- Volevi che fossi
rapido e conciso, no? -
- D’accordo, ma
così mi sembra un po’ troppo. -
Harry inarcò le
sopracciglia e sbuffò. – Dai, volevo solo scherzare. Senti, ho sbagliato a
mandarti al diavolo. Eravamo tutti e due nervosi, e ci siamo aggrediti. -
Draco si fissò le
mani, palesemente indeciso. Trascorse qualche secondo di silenzio, che
nonostante tutto non era troppo carico di tensione. Si trattava pur sempre di
due ragazzi, due persone ragionevoli, che con un po’ di fatica cercavano di
confrontarsi. Si poteva anche fare. Forse.
- D’accordo. –
disse con una certa esitazione. Sembrava molto stanco, e non solo per via del
sonno perduto.
- Mi spiace che tu
ti sia sentito usato. Dico davvero. Non era assolutamente mia intenzione. –
- Lo spero bene. -
Harry formò un
mezzo sorriso, e buttò lì un: – Non sei molto a tuo agio con questa storia, eh?
– che voleva essere gentile.
- No, per niente. -
- Già. Senti, io ti
capisco. Forse abbiamo solo sbagliato approccio. Dovremmo provare a parlare un
po’ noi due, invece che focalizzarci sempre su Marzio e Derevan. Hai ragione tu,
noi non siamo loro. – rispose, sorvolando sul tono forzato delle ultime parole
che, per qualche maledetta ragione, non gli era piaciuto pronunciare.
- Io non vorrei mai
essere Derevan. – rimbrottò Draco. – Quello è troppo carino e gentile. Con te
soprattutto. Cioè, con Marzio. -
- Ci credo, Marzio
è un tipo affascinante! -
Draco cercò di
fulminare Harry con un’occhiataccia, ma questi rise, smorzando del tutto la
pesantezza dell’atmosfera.
- Senti, da me a
te. – riprese il Grifondoro. – Siamo finiti dentro ad una storia surreale, però
io sono convinto di voler andare avanti, ed aiutare questi due. E scusami se ho
dato per scontato che lo fossi anche tu, hai il diritto di volerci pensare
sopra. -
- Non è che ci devo
pensare sopra. Derevan non mi darà mai tregua se non lo aiuto, e io voglio
ritornare al mio quieto vivere il prima possibile. -
- Sì, però se non
desideri aiutarli davvero, io credo che non ne verremo fuori. Sai come la
penso, e io so che la mia idea serve solo a far di me il Grifondoro più
Grifondoro dell’universo. Ma il fatto è che senza di te ho le mani legate, e
per quanto Marzio possa aver bisogno di noi, sei tu che vivi nel presente, ed è
te che continuerò ad avere sotto il naso per il resto dell’anno, anche quando
questa storia sarà finita. -
- Quindi scarichi
su di me tutte le responsabilità? -
- Scemo. Sto solo
cercando di dire che già che ci siamo potremmo anche parlare un po’. Così tu
potrai ficcarti in quella testa dura che ti puoi fidare di me, e che non
perderai l’onore a fare una buona azione. -
- Non sei
spiritoso. Non mi sembra di aver mai detto che non voglio farlo. Solo che ci
sono troppe cose che non mi quadrano, e vorrei vederci più chiaro. -
- Ti capisco. Però
penso che Marzio e Derevan siano persone di cui possiamo fidarci. Avrebbero già
avuto molte occasioni per farci del male, se avessero voluto. -
- Uhm. Beh, sei tu
quello che se ne intende di eroi. -
- Ti adoro quando
fai così. – sghignazzò Harry. – Avresti del talento come comico, se solo fossi
un po’ meno acido. Vedi, è per questo che sarei contento di poterti conoscere
meglio. Sono quasi certo che tu non sia poi tanto male. -
- Lusingato, Potty.
– borbottò Draco. – E dimmi, vuoi conoscere il mio segno zodiacale, per sapere
tutto di me? -
- Non credo. Magari
alla Cooman interesserebbe, ma io preferirei il vecchio metodo della
chiacchierata. -
- Grandioso. Qual è
il tuo colore preferito? -
- Il rosso, è
ovvio. Meglio se abbinato all’oro. -
Draco alzò gli
occhi al cielo. – Buona risposta, Sfregiato. – si complimentò.
- Lo dici perché di
solito mi sottovaluti. -
- E’ una bella
sfida non sottovalutarti. Se magari ti impegnassi ad essere un po’ meno
paladino della giustizia, forse non mi daresti così sui nervi. -
- Gelosone. Dillo,
che mi volevi a Serpeverde. -
Draco strabuzzò gli
occhi. – Brrr. – esclamò. – Non riesco ad immaginare niente di più
terrorizzante di te che te ne vai in giro a rovinare il buon nome di Salazar! -
- Almeno Piton mi
avrebbe visto più di buon occhio. -
- Oh, non credo
proprio. Sai, il professor Piton soffre di un’antipatia cutanea per gli inetti.
E, mi dispiace dirtelo Potty, ma nessuna uniforme ti avrebbe salvato dalla tua
sconcertante incapacità. -
- Ma sentilo,
Mister Paiolo di tutti i tempi. Sai Furetto, se fossi stato assegnato a
Serpeverde, a quest’ora potresti essere la mia riserva, anziché farti fregare
il Boccino da sotto il naso ad ogni partita. -
Punto sul vivo,
Draco assunse un colore paonazzo, e avanzò di un paio di lunghe falcate.
- Tu saresti la
riserva! – tuonò. – E non avresti nemmeno la speranza di poter giocare, con uno
come me davanti! -
Harry ridacchiò
sotto ai baffi della furia di Draco, e scrollò le spalle, come a voler chiudere
la conversazione.
- Almeno saremmo
abituati a dormire assieme, e non avremmo di questi problemi. -
- Non sarei così
ottimista, fossi in te. Ho il forte sospetto che tu russi. -
- Cosa? Hey, io non
russo! -
- Mah, staremo a
vedere. -
- Ma senti un po’
il principino dal sonno dolce. Secondo me tu ti agiti come un forsennato. -
- Questo lo dici
tu, mio caro Potter. E se così fosse, tanto meglio, almeno potrei prenderti a
calci, e tu non potresti replicare. -
- Certo che
replicherei. -
- Oh, io dico di
no. Sei troppo Grifondoro per svegliarmi nel cuore della notte, solo per dirmi
di stare fermo. -
Harry mugugnò,
guadagnandosi un’occhiatina trionfale da parte di Draco. Proprio in quel
momento, il corridoio si animò dello scalpiccio degli altri studenti, e delle
loro voci che si mescolavano e si scavalcavano le une con le altre. Harry
controllò l’orologio che portava al polso, per avere la superflua conferma che
l’ora di lezione fosse terminata.
- Allora, acqua
passata? -
Draco lo guardò in
tralice. – Che razza di espressioni sono? -
- … -
- Acqua passata,
acqua passata. -
- Ok. Bene. Allora,
ci vediamo questa sera? -
- Non me lo
ricordare. -
- Che cosa ti
tocca, adesso? -
- Divinazione. -
- Uhm, che invidia.
Io invece filo giù alla Foresta. Lezione di Cura. -
- Non so chi debba
invidiare chi, sai, Potter? -
- Ma finiscila.
Hagrid è un bravo insegnante, e se per caso vedo un Ippogrifo, te lo saluto! -
Harry balzò giù dal
banco, e infilò rapido la porta, perdendosi gli ultimi improperi di Draco che
andarono a confondersi con i rumori della folla. Si sentiva incredibilmente
leggero.
* * *
Draco fece caso ad
una cosa, quando quella sera Harry si coricò vicino a lui, un attimo prima di
spegnere la luce. Senza gli occhiali, la sua somiglianza con Marzio era
qualcosa di sconcertante.
Non che ciò lo
sfiorasse in qualche modo, ovviamente.
Quando
chiuse gli occhi, e li riaprì su una radura soleggiata, capì che qualcosa non
funzionava. O meglio, che qualcosa aveva funzionato. Si guardò attorno,
cercando di nascondere a sé stesso la sua trepidazione: il posto era alo stesso
tempo identico e diverso da quello in cui aveva incontrato Derevan.
Tanto
per cominciare, lì non pioveva, con somma gioia delle sue ossa. Inoltre non
vedeva salici all’orizzonte, ma solo un piccolo bosco che sorgeva nel bel mezzo
del nulla. Bosco che gli suonava stranamente familiare.
Si
mise a correre verso quella direzione, augurandosi che Potter fosse laggiù,
perché cominciava ad averne abbastanza di quel prato agorafobico.
Vi giunse più in
fretta di quanto aveva pronosticato. Si appoggiò al primo albero disponibile
per riprendere fiato, e con le orecchie assordate dal rimbombo del suo sangue
non sentì il fruscio di fogli secche che venivano calpestate.
Due ombre gli si
pararono all’improvviso davanti, facendolo sussultare.
- Hey, Potter? Sei
tu? -
Harry si ficcò le
mani in tasca e annuì. - Sei davvero Malfoy, o ti sto sognando? –
- Sono davvero io.
-
- Come faccio ad
esserne certo? Dimostramelo, dimmi qualcosa che non posso sapere di te. -
- Dio, non ti
sopporto. -
- A ha. Ho detto
qualcosa che non so. -
Draco si arrese,
alzando gli occhi al cielo. – E va bene! Ho un neo vicino all’ombelico, in
basso a sinistra. Contento? -
- Direi di sì.
Credo che solo l’originale Malfoy si sarebbe infuriato per una cosa del genere.
Domattina posso controllare se ce l’hai davvero? -
- Miseria, Potter,
certo che no! -
- Dov’è Derevan? –
domandò impaziente Marzio.
Draco lo guardò,
mettendolo a fuoco per la prima volta. Era esattamente come lo aveva visto, ma
gli faceva uno strano effetto che ora lo guardasse negli occhi, abituato
com’era ad essere trapassato dal simulacro dei ricordi di Derevan. Gli restituì
uno sguardo strano e confuso.
– Non lo so. –
ammise. – Credevo fosse qui con voi. -
Per un istante,
sembrò che tutto si fosse gelato. Harry rivolse a Marzio un’occhiata ansiosa,
terrorizzato all’idea di sentirsi franare addosso una di quelle orrende
sensazioni di baratro. Il Romano, stranamente, se ne stava fermo, come se si
fosse estraniato dal mondo. Che cosa diavolo stava succedendo, perché Derevan
non era lì?
- Capisco. –
mormorò dopo un po’, con voce assolutamente calma.
- Io invece no. –
protestò Draco. – Perché Derevan non c’è? -
- Perché
probabilmente qualcosa è andato storto. Sei certo di essere addormentato? -
- Che razza di
domande fai, non vedi che sono qui? -
Harry lo fulminò
con lo sguardo, mentre Marzio non parve far troppo caso alla sua arroganza.
- Allora siete
sicuri di essere abbastanza vicini? -
- Siamo sullo
stesso letto. – confermò Harry. – A meno che Malfoy non sia caduto giù. -
- Tu sarai caduto
giù, brutto Grifondoro dei miei stivali. – protestò Draco.
Marzio diede un
sospiro grave, che costrinse gli altri due al silenzio. Si sforzava in modo
evidente di nascondere la propria delusione per non far sentire in colpa gli
altri due, ma era troppo anche per lui.
- Mi dispiace. –
gli disse Harry, terribilmente accorato.
- Non fa niente.
Posso aspettare fino a domani. -
- Potremmo provare
a svegliarci per controllare che cosa non va, no? – propose Draco.
- Sarebbe inutile.
Il risveglio viene da solo, né voi né io possiamo decidere di farvi svegliare.
E poi c’è sempre il rischio che non vi riaddormentiate più. -
- Credevo che fossi
in grado di farlo. – accusò Harry.
- Mi sopravvaluti.
Io sento che ti stai svegliando, ma non posso né volerlo né impedirlo. Anche
questo fa parte delle regole. -
- Uhm. A proposito,
dimmi una cosa. -
Harry scoccò un’occhiata
a Draco, che per il momento sembrava assorbito da un minuzioso esame di Marzio,
dalla testa ai piedi. Da quando gliene aveva accennato, la notte precedente, ci
aveva pensato su molto, ma non era riuscito ad approdare a nessuna risposta
plausibile.
- Riguardo la
faccenda dell’imboscata, e il resto. – disse fra i denti, cercando di non far
notare le sue parole a Draco. – Hai infranto le regole, vero? Me ne hai parlato
senza che io vedessi. -
Marzio subito si
irrigidì, come se fosse stato colto il flagrante. Anche Draco si irrigidì, ma
solo per imitazione. Era talmente concentrato sul Romano che gli era saltato il
cuore in gola all’unisono con lui. Effettivamente, Marzio era proprio identico
a Harry: le uniche differenze, oltre agli occhiali e ai vestiti, erano la
costituzione, leggermente più muscolosa, e la cicatrice.
Marzio non era uno
Sfregiato, già. Nel partecipare ai ricordi di Derevan non se n’era mai reso
conto, perché semplicemente aveva dato la cicatrice per scontata. E invece non
c’era. E dire che lui aveva sempre connessa in modo automatico alla faccia di
Harry.
- L’ho infranta a
metà. – confessò Marzio. – E’ vero che te ne ho parlato senza che tu abbia
visto nulla, ma non avrei potuto farlo, se tu non lo avessi già saputo. -
- Già saputo? Ma
come facevo a saperlo? -
Marzio reclinò la
testa, e con un solo sguardo gli entrò letteralmente nella testa. – Guarda
dentro il tuo cuore. – lo invitò. – E’ una sensazione che già conoscevi,
qualcosa che sentivi come inevitabile, no? -
Harry capì cosa
voleva dire. I lunghi istanti di strazio che aveva provato senza un preciso
motivo, quella sensazione di sbagliato a cui aveva dato un nome soltanto con le
parole di Marzio, tutto assumeva un senso, e molti tasselli andavano al loro
posto. Provò di nuovo una fitta di dolore, e una gran voglia di piangere, ma
stavolta era tutto più ovattato, come quando un incubo ti viene spiegato, ed
improvvisamente fa meno paura.
Come se la morte
non fosse poi una cosa così terribile, non per chi ha un’anima troppo carica di
sentimenti per potersene andare. Che cos’è, in fondo? Buio, silenzio, un’oasi
di alberi nel nulla? Allora vale di meno di un sorriso, è ben poca cosa,
paragonata al bagaglio di ricordi intoccabili che la vita lascia, e se Derevan
era stato questo, e molto di più, tutto diventa più semplice: la morte spaventa
solo chi non ha vissuto. E Marzio, lui poteva dirlo, rarissimo fra tutte le
anime degli uomini, di essersi bagnato il volto con la pioggia di ogni suo
giorno, passato con Derevan.
Era questo, era
tutto questo. Era enorme.
- Potter? – Draco
occhieggiò con diffidenza ai due ragazzi identici che aveva davanti a sé,
protestando con lo sguardo per essere stato escluso dalla conversazione. – Ti
spiacerebbe spiegare anche a me di cosa state farneticando? -
Marzio sorrise,
pieno di tenerezza. – Sei proprio come lui. – mormorò. – Identico. Dèi, come
aggrottava le sopracciglia, quando non capiva qualcosa. –
Tese una mano verso
Draco, ed Harry si ritrovò a fissarla con occhi rapaci.
- Vorrei toccarti.
Ti prego, mi permetterai di toccarti il volto, sono una volta? -
Harry sentì una
morsa allo stomaco, e la voglia improvvisa di prendere a pugni Marzio. Lui era
lì per il suo Derevan, ma quello non era Derevan. Era Draco, e lui Draco non
poteva toccarlo. Non doveva toccarlo, diamine.
- No. – si sorprese
a dire.
Marzio si arrestò
bruscamente, con la mano a mezz’aria.
- Voglio dire… lui
non è… - borbottò Harry, confuso.
- Potter, ma che
dici? -
Marzio sorrise, e
si limitò a ritrarre la mano senza fiatare.
Draco cercava
ancora di orientarsi in tutta la situazione, il sangue che gli ribolliva per la
rabbia, nel vedere come fra Marzio ed Harry esistessero delle dinamiche e delle
chimiche che fra lui e Derevan non c’erano.
Un po’ era colpa
sua? Beh, forse, ma una cosa era certa: il giorno dopo, anzi, la sera, avrebbe
dato una bella strigliata a quell’Iceno.
Harry riaprì gli
occhi. Non si era reso conto di essere scivolato fuori dal sogno, e nemmeno che
fosse l’alba. Si stropicciò gli occhi, che si abituarono in fretta alla luce
fioca che esitava ad innalzarsi oltre l’orizzonte montagnoso, e per prima cosa
si girò su un fianco.
E sospirò.
- Idiota. – mugugnò
ad un Draco beatamente addormentato, nonostante l’assurda posizione in cui si
trovava: un braccio buttato all’indietro, l’altro che sporgeva dal letto, una
gamba del tutto crollata giù e tutto il busto storto; per non parlare della
faccia, girata verso destra, e del fatto che fosse completamente scoperto.
- Lo dicevo io, che
ti agiti come una furia. -
E così, l’incontro
era andato a monte per colpa di quello squilibrato di Malfoy, e delle sue manie
circensi.
Harry si grattò la
testa e stirò in avanti le braccia. Com’era carino, messo così. Se avesse
potuto, gli avrebbe scattato una fotografia. E poi, per tutte le scope e i
boccini del mondo, ne avrebbe affisse delle copie in tutta la scuola,
rigorosamente in formato gigante. E che poi non si dicesse che la sua
destinazione di vocazione non era Serpeverde.
Per il momento, si
accontentò di tirare su il groviglio di coperte che Draco aveva divelto, e
rimboccargliele per bene fino al collo. Perché alla fine dei giochi, restava
pur sempre un Grifondoro.
ANGOLINO!
Perfetto. Da questo
capitolo in poi, piangerò ininterrottamente fino alla fine. Perché va beh, è
così, quando mi faccio prendere troppo da una storia finisce sempre male.
Sopportatemi.
Nota: Il titolo si riferisce al triumvirato,
forma politica in uso a Roma, basata appunto su tre uomini con uguali poteri,
che in linea di principio dovevano collaborare. Ovvio l’ironico riferimento
all’incontro dei nostri tre protagonisti.
Koorime:
porta pazienza, in questo periodo sono molto di corsa! Grazie per tutto, e sì,
la sensazione di spaesamento è comprensibile… direi che con questo capitolo
qualche passetto avanti lo abbiamo fatto.
Fra
ro: grazie!
Little
star: ma no, la Cooman è nella stanza attigua, per fortuna! Se no sai che
tragedia!
Puciu:
accidenti, spero che Franco riesca a mettere una toppa alla situazione… grazie
di tutto, soprattutto per la tua sincerità, mi rende doppiamente felice! Sì i
titoli sono una cosa voluta; in realtà non c’è un motivo preciso, è una mezza
sfida con me stessa.
Hokori:
dai, che qualcosa si è mosso in questo cap… già, anche troppo, accidenti a Draco
-__- huhuhu, certo che mordono, e forte anche!
Tsuby:
ottima idea… ma per la salute dei nostri eroi, meglio che del sonnifero si
occupi Hermione…
The
fly: beh, farli cominciare buoni e pacifici sarebbe stato non da loro… evviva
le botte!
Smemorella:
aiuto! *scappa* *anzi no, ritorna per dire una cosa* io ti ooooodio, per quel
quiz sui cartoni!!! Mi ci sto spaccando la testa sopra da giorni, e sono solo a
quota 25!!! Quelle faccine che mi guardano, e io le conosco, ma non mi ricordo
il titolo, aaargh!
Dark:
hihih, poveretto, sempre a farci ste figure…
Blaise:
che ci vuoi fare, non potevamo aspettarci niente di diverso da questi fenomeni
da baraccone. Meno male che adesso cominciamo a ragionare.
far:
oddio, i tuoi collage sono insuperabili… mi si sono sovrapposte le immagini di
Ron sbiancato, e Harry che sistema le coperte a una muffola pigmea
grigio/verde… aiuto.
Rodelinda:
certo che ce l’hai solo tu, ma prossimamente mi metterò anche io alla caccia di
qualcosa di baka per il mio pc. Huhuhu, l’economia della storia in fin dei
conti procede da sola. Il capitolo è stato doveroso per questa
riappacificazione, anche perché Harry e Draco che dormono felici e contenti
come niente fosse la prima notte sarebbe stato totalmente OOC e improbabile.
Lady:
hai fatto centro su tutta la linea, mia cara! Ha, come amo i lettori attenti.
Oltre al titolo, ci hai anche preso su quella sibillina frase di Malfoy, e
sulla sua importanza capitale…
T
Jill: mia cara, non ti preoccupare, le indigestioni sono sempre gradite in
questo campo! Piuttosto, sai che io mi aspetto una tua partecipazione al
concorso, veeero?
Layla84:
ti ringrazio tantissimo! Hihi, poveri, loro non sono così contenti invece!