La giornata
seguente trascorse nella più catatonica confusione.
Per quanto
riguardava Harry, se il mondo fosse finito la sera prima, sarebbe stato
perfetto: con Marzio e Derevan allacciati ai piedi di un albero, Draco e la sua
smorfia diffidente, e lui in preda ad un’ubriachezza sconosciuta.
Andava bene così,
no? C’erano un sacco di cose fuori posto, ma andava bene così.
Draco andava sempre
più conquistandosi posizioni inaspettate. Gli faceva male che in quel preciso
momento non fosse lì con lui, e sempre di più, cresceva la sensazione che
salutarlo la mattina, scambiare qualche parola durante gli intervalli delle
lezioni, trattarsi bene, ridere, scoprire di andare d’accordo, non gli bastasse
più.
Ma andava bene
così, davvero.
Voleva bene a
Draco. Bene da morire. Solo la sera prima, lui gli aveva chiesto implicitamente
aiuto di fronte ad un immaginario pericolo, e Harry fu fulminato dalla
consapevolezza che gliel’avrebbe dato. Avrebbe spaccato teste, per lui, senza
remore.
Era la stessa cosa
che Marzio aveva fatto per Derevan?
Che domanda
stupida.
Ad ogni modo, Harry
cominciava a dare un nome alle sue nebulose sensazioni, un nome che non suonava
per niente rassicurante, e che sono a pensarci lo faceva rabbrividire.
Le cose si facevano
sempre più difficili man mano che si chiarivano; i suoi amici non sapevano
niente, Draco con ogni probabilità non sospettava nemmeno lontanamente ciò che
gli passava per la testa, ma il lato positivo di quella situazione è che
c’erano migliaia di scuse per poter rimandare, ed aspettare ancora, e ancora.
La sera, all’ora di
rientro in camera, si accorse subito che Draco era strano.
Durante la cena
aveva cercato spessissimo il suo sguardo, arrivando a farsi rimproverare da
Hermione, ma non lo aveva mai incrociato. E adesso che lo osservava
placidamente uscire dal bagno, con il viso lavato e il pigiama addosso, pronto
per la notte, avrebbe voluto fermare tutto per chiedergli che cosa non andasse.
Ma si sarebbe
potuto permettere una tale confidenza?
- Draco… -
- Ho molto sonno. –
lo prevenne lui, quasi gli avesse letto nel pensiero. – Buonanotte. –
Spense con un gesto
stizzito la lucina della sua candela, costringendo Harry a fare altrettanto.
Maledizione. Moriva
davvero dalla voglia di avere sotto gli occhi la coppia più affiatata del
pianeta, interpretata sarcasticamente dalla faccia sua e di Draco, mentre loro
due si sarebbero guardati attorno, e tutt’al più avrebbero scambiato qualche
mortificante parola di circostanza.
Prima di chiudere
gli occhi, si morse la lingua, per la cattiveria del suo ultimo pensiero. Non
era da lui, e sapeva perfettamente di non pensarlo davvero. Ciò che aveva mosso
quell’idea scintillata fuori all’improvviso era stato qualcosa di diverso dalla
malizia o dal fastidio. Harry aveva la netta impressione che si trattasse di
una forma di invidia.
Ed era ironico, no?
Draco gli aveva sputato addosso litri di veleno per tutti quegli anni, perché
lo invidiava. Harry non era mai riuscito, in tutta sincerità, a comprendere
come fosse possibile invidiare proprio lui. Invidiare la sua cicatrice, invidiare
tutti quegli sguardi puntati su di lui, che si aspettavano sempre qualcosa di
enorme.
Ed ora, era lui che
si ritrovava ad invidiare qualcuno, perché, maledizione, erano così felici,
insieme, loro due.
Pazzesco.
L’invidia è una
malattia molto diffusa e facilmente trasmissibile, a quanto sembrava.
Con questi pensieri
per compagni, faticò non poco a prendere sonno, e così, quando riaprì gli occhi
sull’ormai familiare radura, si ritrovò di fronte un Draco a braccia conserte e
dallo sguardo furibondo, e un Derevan a dir poco terrorizzato.
- Che fine avevi
fatto, si può sapere? – abbaiò Malfoy, avanzando con aria minacciosa verso di
lui.
- Draco, non
occorre… - gemette il povero Derevan, invano.
Fu una vera fortuna
che Marzio apparve proprio in quel momento a salvare un Harry ancora tramortito
dall’ira di Draco, facendo capolino da dietro un albero.
- Meno male. –
sospirò. – Temevo che non saresti più riuscito ad addormentarti. –
Derevan gli corse
subito incontro, il viso illuminato da una gioia indicibile, mentre Harry
tratteneva a stento i gorgoglii del suo stomaco vedendoli che si abbracciavano,
vedendo come faticassero ad allentare la stretta delle braccia per lasciarsi
andare anche sono di un poco.
Non ebbe il
coraggio di guardare Draco, comunque.
- Ma no. –
borbottò. – Stavo soltanto… pensando ad alcune cose. Non credevo fosse passato
così tanto tempo. –
- Ma fammi il
piacere. – insistette Draco, impietoso. – Noi siamo qui che ti aspettiamo da
secoli, e tu che fai? Ti metti a pensare? Andiamo, non lo hai fatto per una
vita, ti sembra il momento per cominciare? –
Harry strabuzzò gli
occhi, basito.
Ma che gli era
preso a Malfoy, tutto d’un tratto?
- Insomma, mi
dispiace. – farfugliò, confuso.
- Va tutto bene,
sono arrivati. Ti prego, non arrabbiarti. – cercò di incoraggiarlo Derevan.
Draco persistette
nel tenere Harry sotto scacco con uno sguardo che definire rancoroso era poco.
All’improvviso, lo distolse, e borbottò un: - Avevi promesso che non mi avresti
mollato da solo. – che fece correre un lungo brivido lungo la schiena del
Grifondoro.
Marzio sbarrò gli
occhi, e prese a guardare sgomento ora Derevan, ora Draco. Il suo Iceno replicò
con un sorrisino dei suoi, appena accennato e pieno di allusioni.
Harry, dal canto
suo, sentì le ginocchia tremare. Era solo una frase detta così, e perfettamente
degna di Malfoy, ma se l’impressione che nel dirla fosse arrossito fosse stata
vera, se Draco avesse voluto sottintendere qualcosa, una cosa qualsiasi,
avrebbe dato un senso ed un colore a molte cose, e lui ne sarebbe stato felice.
Felice come, ne era sicuro, non si era mai sentito in vita sua.
In quel momento,
Marzio si sollevò dal tronco a cui era rimasto appoggiato. Si avvicinò a Derevan
e gli afferrò una mano prepotentemente, come se avesse avvertito una qualche
minaccia avvicinarsi.
Lui ricambiò la
stretta, smarrito.
- Dove andiamo? –
domandò il Romano.
- Non lo so. –
Harry non fece
nemmeno in tempo a chiedere di che cosa stessero parlando, che l’atmosfera si
dilatò improvvisamente ed assunse i contorni sfocati e distorti di quando il
materializzarsi di una memoria era imminente.
Tutto tornò alla
normalità in pochi istanti, e in tutt’altro luogo.
I quattro si
rimisero in piedi, intontiti: si trovavano nell’esatta corrispondenza di una
foce ad estuario di un fiumiciattolo limpido, che creava una suggestiva elle
scorrendo verso la sua meta. Alla loro destra sia apriva il mare,
cristallizzato dalla miriade di riflessi del sole che brillava su di loro.
Immediatamente
dietro di loro, un pigro nitrito segnalò la presenza di due inattesi ospiti.
Derevan si girò,
illuminandosi.
- Shay! –
Fece per correre
incontro al suo amatissimo unicorno, ma Marzio gli afferrò il polso con forza,
strattonandolo leggermente.
- Non può vederti.
– lo avvertì con voce inaspettatamente dura. – Né sentirti. –
Ma, come a volerlo
contraddire, Shay scrollò improvvisamente la criniera, e fece alcuni passi
nervosi attorno a Fulgor, che da parte sua si sforzava di ignorarlo e di
continuare a brucare l’erba in santa pace.
- Oh. Sì. – mormorò
Derevan, affranto.
Draco strinse
violentemente il pungo, fino a far impallidire le nocche; Harry scorse il suo
gesto, ma decise che non era il caso di intervenire. La situazione era già
sufficientemente tesa.
- Questo non è
altro che un ricordo. – sbraitò infatti il Serpeverde. – Me lo hai detto tu,
no? E’ logico che non può accorgersi di te. Svegliati! –
- Draco! –
- No, non fa
niente. – lo zittì Derevan con un cenno. – Ha ragione. Mi sono fatto prendere
dall’emozione, scusatemi tanto. –
- Oh, per gli dèi,
vieni qui. – quasi ringhiò Marzio, afferrandolo per una spalla e stringendoselo
al petto.
- Che cosa stai
cercando di fare, eh? Di tenerti dentro il tuo dolore? –
- Se voglio, ne
sono capace anche io. –
- Sciocco. I tuoi
occhi ti hanno sempre tradito. Riesco a vedere le tue lacrime mai nate fin da
qui. –
- Mi dispiace. È
solo che… mi dispiace tanto. -
- Ti prego. Sono
stato troppo duro, non ne avevo il diritto. Se potessi, dolce sole, ti farei
riabbracciare il tuo Shay, lo sai. –
Derevan scosse la
testa, strofinando la fronte contro la tunica bianca di Marzio.
Per la prima volta
in vita sua, Draco avrebbe voluto sotterrarsi per il senso di colpa. Il modo in
cui aveva attaccato Derevan era stato eccessivo persino per i suoi standard, ma
dannazione, non aveva davvero potuto trattenersi.
Vedere il gesto
infantile dell’Iceno, sentire le sue parole remissive di scuse e diventare una
furia era stato un tutt’uno. Ancora più che dalla sua rabbia, era tormentato
dalla sua incapacità di comprendere come Derevan potesse essere così… così
tutto.
Così buono, così
gentile, così innamorato del mondo, e di quel maledetto Romano che sembrava non
aver altro scopo nella vita che lui. Lui non avrebbe mai e poi mai agito in
quel modo, anzi; se Potter si fosse permesso di afferrargli un polso, glielo
avrebbe come minimo staccato.
Già.
Se Potter si fosse
preoccupato per lui, o roba simile, gli sarebbe venuta la nausea, ecco cosa.
Lui non era
Derevan, tutto il contrario: era quanto di più lontano si potesse pensare. Non
era così patetico e sentimentale, e nemmeno fragile, e non aveva bisogno di
buttarsi fra le braccia di Potter, o di un sostituto, per sentirsi meglio.
E ciò nonostante,
non era stata sua intenzione attaccarlo in quel modo.
- Sapete. – riprese
Derevan, senza lasciare la presa sulla veste del suo compagno. – Shay, nella
mia lingua, significa… -
- Significa dono. –
lo prevenne Harry.
Derevan strabuzzò
gli occhi, stupito. – Come fai a sapere… gliel’hai detto tu? –
Marzio tergiversò,
grattandosi distrattamente il mento per darsi un tono. – E’ possibile. –
- Come sarebbe a
dire che è possibile? O glielo hai detto tu, oppure Harry conosce il dialetto
celtico. E non mi sembra probabile. –
- Beh, non
sottovalutarlo, è un ragazzo in gamba! –
- Sei uno spione,
accidenti, mi hai rovinato la sorpresa. – protestò Derevan.
Harry sogghignò
alla buffa scenetta, soprattutto perché, nello stesso istante, Shay pensò bene
di caricare maldestramente Fulgor, dandogli una musata offesa sul fianco, a cui
il cavallo reagì respingendolo e battendo con forza uno zoccolo a pochi
centimetri dalle sue zampe, a monito.
- Poveri noi. –
considerò. – In mezzo a due coppie di litiganti. –
- Beh, io
preferisco occuparmi di questi. Sistemali tu i cavalli, Potter. –
- Andiamo, sono
cavalli, mica Ippogrifi. –
- Stai cercando di
insinuare qualcosa? –
- Assolutamente sì.
–
- Ecco, buon per …
Hey, che cos’hai detto? –
Prima che le coppie
di litiganti divenissero tre, Derevan scoppiò in una risata limpida quanto
improvvisa.
- E così. –
sghignazzò, rivolgendosi implicitamente ad Harry. – Ti ha detto tutto sui nomi
dei cavalli, ma nulla sui nostri? –
Harry avrebbe
voluto replicare che la situazione in cui si era trovato a rivelarglieli non
era stata delle più facili. Ma faceva ancora fatica a perdonarsi l’intrusione
di quella notte, nel loro giaciglio segreto, perciò desistette, stemperando il
tutto in una scrollata di spalle.
- Il nome Derevan
significa “colui che scrive poesie”. – affermò Marzio con un certo, commosso
orgoglio. – Mentre il mio è molto più umile. Deriva dal nome del nostro dio
della guerra, Marte. Di buon auspicio, per un uomo d’armi. –
- Per la mia gente,
il nome di una persona è molto importante. – spiegò Derevan. – Esso custodisce
parte della nostra anima, e ci accompagna per sempre. Ecco perché ho scelto
questo, per il mio unicorno. –
- Bah,
stupidaggini. – ribatté Draco. – Non credo a queste cose, il mio nome l’hanno
scelto i miei genitori, e non ha niente a che fare con me. –
- No, se tu non lo
permetti. Ho detto che un nome custodisce parte dell’anima di una persona. Ma
non la rivelerà mai, se questa persona non lo vorrà. Ti ricordi di Dillon? Il
suo nome significa “fedele”. Non ti sembra perfetto? –
Draco strinse i
denti, facendosi improvvisamente scuro. – Sarebbe stato molto meglio “infame”.
–
- Di cosa parlate?
– si intromise Harry, confuso.
In effetti, anche
Marzio non sembrava seguire il filo del discorso. Reclinò la testa verso
Derevan, con le labbra imbronciate in un moto meditabondo.
- Dillon non era
quella ragazza che era al tuo fianco quando… -
Derevan si limitò
ad annuire, chiaramente intenzionato a troncare lì la frase di Marzio.
- E’ stato il primo
ed unico ricordo che sono riuscito a mostrare a Draco, prima che voi vi
parlaste. – spiegò. – E purtroppo non è stato piacevole. L’ho forzato a vedere,
ma le conseguenze sono state orribili. – Chinò il capo, sconsolato. – Mi
dispiace moltissimo. Ti ho fatto stare male soltanto perché volevo che ti
fidassi di me. -
- Lo hai fatto
perché volevi rivedere Marzio. Il tuo gesto è comprensibile. – gli andò
incontro Harry, non prima di essersi assicurato che quel testone di Draco
collaborasse.
- Ma rimane una
grave infrazione. Se i ricordi sono spiacevoli, almeno si è preparati al
peggio, ma così, costringendolo, non ho fatto che spaventarlo. –
- Ma cos’è
accaduto? -
l’Iceno provò ad
intercettare lo sguardo del suo gemello, ma dovette arrendersi al suo broncio
ostinato, e proseguire lui il racconto.
- Una notte. –
cominciò, reclinandosi contro Marzio come se il ricordare lo stancasse molto. –
Dillon mi sorprese mentre uscivo di nascosto da Venta. Sapeva che sarei venuto
ad incontrare te, e cercò in ogni modo di trattenermi, e di convincermi a
dimenticarti. Disse cose orribili su di te e sul tuo popolo, ma dovete capirla,
povera sorella mia, era solo spaventata dalla guerra, e temeva che potesse
accadermi qualcosa. Purtroppo, i miei sentimenti si sono riversati su Draco, e
quando lei mi ha afferrato per le vesti, disposta a lottare con me pur di
fermarmi, lui si è sentito male, e il sogno è svanito. -
- Non credevo fosse
tua sorella. -
- Non lo è, di
sangue. Ma siamo cresciuti insieme, e per me lo è sempre stata. Purtroppo Draco
ha dovuto assistere a quella scena a causa mia, non avrei mai voluto che
capitasse. -
- Povero cerbiatto,
non ti è mai riuscito di trattare male le persone. – lo canzonò Marzio,
soffiandogli sulla nuca. – Proprio mai. -
Derevan gli rivolse
uno sguardo brusco e addolorato, ma Harry non vi prestò molta attenzione,
occupato com’era a mettere a posto alcuni tasselli del suo personale mosaico.
- Una ragazza che
voleva fermare Derevan. – ragionò. – E tu hai provato i suoi sentimenti, come
io sentivo quelli di Marzio. Perciò il tuo istinto è stato quello di reagire. -
Finalmente annuì,
guardandolo risolutamente negli occhi.
- Hermione. -
Draco schizzò via
precipitosamente da quel contatto visivo così indagatore. Arrossì violentemente,
ma cercò in ogni modo di non curarsene, preferendo dedicarsi all’erba, alle
nuvole, ai cavalli, a qualsiasi cosa che non fosse Harry.
- Hai aggredito
Hermione senza motivo, quella mattina. Lo hai fatto per questo, vero? Perché
questa Dillon è Hermione. -
- Harry. – cercò di
intervenire Marzio, per soffocare sul nascere un tono di voce che minacciava di
incrinarsi sempre più ad ogni sillaba.
- E’ così? –
insistette lui. – Tu hai fatto del male a Hermione perché non sei riuscito a
distinguere il sogno dalla realtà? -
- Oh, falla finita!
– esplose Draco, nero di rabbia. – Che diavolo ne sai, tu, eh? Che diavolo ne
sai! -
- Ne so quanto te,
idiota. Credi che non abbia provato anche io quello che hai provato tu? Chi ti
ha dato il diritto di puntare la bacchetta contro di lei, soltanto per una
somiglianza, brutto incosciente! -
- Harry, non
arrabbiarti. – disse Derevan, accorato. – È stata tutta colpa mia, sono davvero
mortificato. Ti prego, non prendertela con lui. -
- Lo ha fatto in
preda a sentimenti che non conosceva. – aggiunse Marzio. – Li hai provati anche
tu, lo sai cosa vuol dire. -
- Io non ho mai
aggredito nessuno, però. – ringhiò Harry.
- Perché non ne hai
avuto l’occasione. -
Tre contro uno.
Harry si sentì incredibilmente amareggiato dal tradimento di Marzio. Draco
aveva agito istintivamente, furioso per i sentimenti terribili che il sogno gli
aveva suscitato.
E allora?
Non era una
giustificazione plausibile, quella. Altrimenti, lui avrebbe già dovuto baciarlo
da un pezzo, con la scusa di essere mosso dai sentimenti di Marzio. Perché l’unico
che doveva soffocare ciò che sentiva era lui?
- E va bene. –
acconsentì. – Ho capito, lasciamo perdere. -
- Dite a Dillon…
cioè, alla vostra amica, che mi scuso tanto. – li pregò Derevan, con quella sua
sincerità disarmante che, se l’amore possiede un motivo, doveva per forza essere
il primo dell’amore di Marzio.
- La Granger non è mia amica. – sputacchiò Draco.
- No, ma mia sì. –
ribatté Harry. – Non ti preoccupare, le spiegherò tutto io. Ma vorrei comunque
che Draco le facesse le sue scuse. Pretendo che lo faccia. -
- Te lo puoi
scordare. -
- Draco. – gemette
Derevan, esausto, mentre Marzio se la rideva di nascosto. – Non potresti fare
uno sforzo? -
- Non con la Granger. Vacci tu a scusarti. -
- Lo farei, ma non
mi è possibile. Non lo faresti tu, in mia vece? -
- Nemmeno morto. -
Dal ridacchiare,
Marzio passò ad una risata a singulti. – Somiglia in modo impressionante al tuo
puledro. – esclamò, per nulla toccato dall’importanza della discussione. – Per
Giove saettatore, non mi stupirei se gli spuntasse un corno sulla fronte
proprio davanti ai miei occhi. -
- Shay non è un
puledro. E l’ostinazione non è un difetto, ma un pregio. Se la si modera un
poco. -
- Lo dici solo
perché i destrieri assomigliano ai padroni. -
Marzio si avvicinò
cautamente all’Iceno, e gli premette un dito sul naso. – Non è vero, piccolo
mulo? -
Proprio in quel
momento, un vociare allegro li sorprese alle spalle.
Marzio e Derevan
stavano tornando dalla riva del mare rincorrendosi, madidi d’acqua, e avvolti
alla bene e meglio dai vestiti indossati frettolosamente.
- Non prendi me,
non prendi me! -
- Vieni qui,
impertinente! -
Shay si animò,
rivedendo il suo padrone. Cominciò a trottare impaziente tutt’attorno a Fulgor,
che invece aspettava pacifico il ritorno di Marzio. Ad un tratto, la sua lunga
coda nera frusciò con forza, finendo dritta in faccia all’unicorno che si
ostinava a correre qua e là. Nessuno ci avrebbe mai creduto, ma quel gesto era
stato così palesemente volontario, da farli sembrare umani. Shay diede un
nitrito furibondo, e come a volersi vendicare gli si parò di fronte e scrollò
la sua criniera cangiante.
Mentre i due
destrieri si scrutavano biechi, i loro padroni arrivarono a pochi passi di
distanza da loro, investendoli dell’odore frizzante e particolare della
salsedine. Si lasciarono cadere sull’erba fresca, ansimando per la corsa, e
sorridendo al sole, che li illuminava e li asciugava assieme ai soffi di vento.
Marzio fu subito sopra Derevan, per torturarlo con baci e morsi che non
lasciavano segni sulla sua pelle chiara, arrossata dall’acqua e dalla luce pura
dell’estate.
– Ho aspettato per
sempre di rivedere quel tuo sorriso, vivendo di ricordi come questi. – mormorò
Marzio. – Quel modo che hai tu, che ti brillano gli occhi, e tutta l’aria
attorno a te. –
- Era bello. –
annuì Derevan, emozionato. – In quei momenti non c’eravamo che noi. Avrei tanto
voluto restare su quel prato per sempre. -
- Il tuo desiderio
è stato esaudito, allora, perché siamo ancora qui. -
- Lo abbiamo
esaudito insieme. Però… - Derevan si voltò verso il suo amante all’improvviso,
serio. – Ci è costato molto. In tutti questi anni ho tanto desiderato poter
sapere se… -
- Non parlare. Non
chiederlo nemmeno. Se tu svanissi in questo stesso istante dalle mie braccia, io
aspetterei altri duemila anni, per poterti stringere di nuovo, anche solo una
volta. E così sempre, per l’eternità, vivrei per quell’unico momento da
trascorrere insieme. E non avrei un solo dubbio. –
Derevan si
acquietò, protetto dal suo abbraccio saldo. – In tutto questo tempo, la mia più
grande paura è stata quella di non ritrovarti. Temevo che tu potessi aver
scelto la pace, invece dell’attesa. –
- Quale pace? –
rispose Marzio, animoso. – Quale pace, senza di te? Ridotto per sempre ad
un’ombra solitaria nell’Averno, quale pace avrei potuto trovare? Fossero stati
anche i Campi Elisi, avrei vagato per sempre fra le distese sconfinate dei loro
giardini senza mai trovare il mio posto. No, Derevan, non ho pensato nemmeno
per un istante di andarmene senza di te. Sarebbe stato come morire una seconda
volta. -
- Lo so. Perdonami,
per la mia paura. Ho atteso così tanto che anche io ho creduto di morire molte
altre volte, ma adesso che sei qui mi sembra sia stata solo una lunghissima
notte di incubi. Nient’altro che uno scherzo della luna. -
- Sei un ingenuo.
Il tuo sorriso è uno scherzo della luna. -
Il Derevan sdraiato
a terra sorrise, in un gioco di specchi mozzafiato.
- Mea
spes. Ut ego caelum, astraque. –
- Io… non… -
- Non capisci,
vero? –
- No. –
- Res nullius
momenti. Non ha importanza. -
* * *
Harry aprì gli
occhi che il sole era già alto. Stiracchiando le braccia, urtò inavvertitamente
qualcosa che subito lo fece ritirare.
- Scusa. – biascicò
a quello che, dopo un’analisi più attenta, si rivelò essere un cuscino.
Un tantinello
stordito, si tirò su a sedere, e finalmente mise a fuoco lo sciabordio
dell’acqua che scorreva, una porta più in là.
Draco doveva
essersi alzato prima, e lo aveva preceduto nella doccia. E ciò equivaleva ad
arrivare con un ritardo micidiale a colazione.
Strano, comunque.
Che sua maestà Draco Malfoy si fosse svegliato prima di lui.
ANGOLINO!
Comincio subito con
lo scusarmi per il ritardo.
Sono un po’ in
difficoltà con gli aggiornamenti, principalmente perché questo non è proprio un
momento d’oro, ma vorrei comunque riuscire a mantenere un livello di resa
decente per la storia.
Intanto, abbiamo
finalmente compreso il perché Draco abbia aggredito Hermione. Particolare che,
direi, rivela molto circa il suo stato d’animo. Ci tenevo inoltre a dedicare
qualche riga alla spiegazione dei nomi di Marzio e Derevan. Lo so che non è
importante ai fini della storia in sé, ma mi sembrava bello farlo. Inoltre,
abbiamo aggiunto un altro piccolo tassello al meccanismo dei ricordi: in
teoria, ed infrangendo le regole, è possibile forzare, ma come avete visto, non
è stata un’idea felice, considerando la reazione di Draco.
Nota: “Mea spes. Caelum, astraque ut ego”
significa: mia speranza/amore mio, per me sei il cielo, e le stelle. La frase
seguente, invece, è una locuzione, letteralmente sarebbe “è una cosa di nessuna
importanza”.
Detto questo,
passiamo alle risposte, che è troppo che mi tocca trascurarle, ma questa volta
non ci sono scuse!
Risposta pubblica
per Hokori: tesoro, ti sono immensamente grata per tutti complimenti e
le osservazioni che hai fatto, tutte azzeccatissime. Rispondo alla domanda
riguardo l’ambientazione: perché si incontrano nella macchia boschiva che ospita
Marzio? Beh, in realtà, in fase di progettazione, mi sono detta che avrei
dovuto creare un terzo ambiente, diverso dal bosco e dal salice, per
l’incontro. Ma poi ho pensato che la storia è già abbastanza complessa per sé,
senza gravarvi con la descrizione di un nuovo luogo dove ambientarsi. E ho
scelto il bosco perché più evocativo, perché è il luogo dove Marzio ha curato
la mano di Derevan, e dove è rimasto ad aspettarlo per sempre. Tutto qui,
quindi, è stata una scelta estranea ai meccanismi della trama.
Little Star:
hihihi, mi piace l’idea del libro. Vedrai che per la legge del contrappasso…
Ehm, Draco ha un lato dolce? Esattamente, dove? No, no, ok, non voglio saperlo…
lo lascio scoprire a Harry. ^^
Francesca Akira:
ehm, non ho colto la similitudine… Adesso mi do da fare con Google per venire a
capo del mistero! Oh mamma, tante parole complicate ç__ç
Ginny W: hehe, ci
vuole un po’ di pazienza. Sai com’è, quando si ha a che fare con due tali
ottusi…
The Fly: che ci
vuoi fare, Harry è portato per questi filmini mentali sul futuro. Meno male che
Draco non si smentisce mai!
Dark: ma guarda te
questa che si dà al latino! D’ora in poi, marzio dirà oh cribbius (che secondo
me, al vocativo fa proprio cribbio), ad ogni piè sospinto. Beh consolati, se tu
vedi cuoricini, io vedo avatar yaoi ovunque…
Puciu: ma nooo, non
ti angosciare! Che poi buaaah, mi sento in colpa, mi faccio mille problemi, e
non ne veniamo più fuori! Tanto poi fai la modesta, ma scrivi delle recensioni
da lacrime, accidenti! Guarda, non hai tutti i torti riguardo alla situazione
da dilemma: io l’ho risolta con un paio di regole base, ovvero aderenza ai due
caratteri che avevo creato, e evitare barocchismi e eccessive fanfare. Io penso
che due che si trovano in una situazione del genere, alla fine rimangano a
guardarsi lì, attoniti, senza dire niente per ore, troppo sconvolti
dall’essersi ritrovati. Ehm, visto che questa via non era percorribile, ho
optato per una via di mezzo, dolce ma sobria. Waaa, neuroni teneri, un giorno
scriverò una storia su di voi. E per il seguito beh… non ti sei persa nulla,
ancora tutto è avvolto nell’ombra…
Koorime: tesoro, ho
investito volentieri mezz’ora della mia vita per leggere la recensione! XD dai
scherzi a parte, sono queste le cose che mi piacciono, quando uno mi costringe
a tornare ai punti della fic per seguire i suoi ragionamenti e le sue
considerazioni. Partiamo subito da Hermione: diciamo che mi sono attenuta
all’Hermione dei primi anni, e soprattutto ad una semplice regola che avevo
deciso fin dall’inizio: lei non ha nulla contro Marzio, ma Harry è Harry, è lui
il suo amico, perciò lui la priorità. Comunque, la cosa avrà modo di evolversi,
vedrai. Harry, come dire, galleggia attorno a Draco in modo piuttosto confuso,
questo lo abbiamo capito. Marzio invece è una patata lessa, e ci piace così XD.
Dunque, alle tue domande si troverà qualche risposta in seguito. Per il
momento, rispondo con un’altra domanda: tu cosa diresti nell’orecchio all’uomo
che ami, e che non vedi da duemila anni? XD
Smemo: tesoro, non
dirlo nemmeno. Figurati se sono offesa o arrabbiata, non mi devi alcun tipo di
scuse! Schiettamente, qui i casi sono due: o non hai apprezzato la mia scelta
di assoluta sobrietà, perciò la scena ti è sembrata un po’ spoglia, oppure,
semplicemente, potevo fare meglio. E in entrambi i casi non sei tu a doverti
scusare, ma io. Se c’entri in qualche modo la faccenda di NA, ovviamente non lo
so. Posso dirti che ha lasciato sconcertata anche me. Do piena ragione alle
amministratrici, è evidente, ma in generale si è esagerato. Per me, la storia
andrebbe cancellata, e l’autrice contattata, e aiutata a scriverne una
migliore, sempre ammesso che non sia un flame. Le urla, le polemiche, le
parolacce, sono di troppo, anche se comprensibili come moto di rabbia. Sarà che
anche io sono una mozzarella, e se devo criticare ti coccolo da morire,
cercando il più possibile di dare dei consigli e di incoraggiare.
T Jill: grazie
tesoro! Anche io non vedevo l’ora di scrivere di questo momento. Non sono del
tutto soddisfatta, perché un momento del genere meriterebbe Dante, altro che
Stat.
Draco Malfoy: hihi,
auguri che quei due si capiscano, ottusi come sono…
Layla: hihihi,
piuttosto inquietante come immagine, eh? Abbiamo già fatto dei progressi, dai,
ma Draco è duro di comprendonio, perciò attendiamo speranzosi.
Blaise: grazie
mille! Sono contenta che ti sia commossa, ma mi raccomando non allagare la
tastiera, che poi sono guai!
Rodelinda:
figurati, anche io sono di una lentezza folgorante. Mi trovo d’accordo con ciò
che dici, ma ti dirò, in qualche modo credo che delle persone del genere
possano esistere. Sono pochissime, probabilmente due in tutto il mondo, però ho
talmente tanta fiducia nella forza dell’essere umano, e probabilmente sono
suggestionata dal mio stesso racconto, che mi dico “però, forse è una cosa meno
astratta di quanto sembri”. Lo so, lo so, sono una bambina! XD
Far: Ehm,. Ok,
tutto chiaro! Ho afferrato in pieno cosa volevi dirmi, posso dire che sei una
“tagliaincollatrice” terribilmente efficace? PS ho visto che ti sei iscritta a
F&B, benvenuta!