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Autore: Stateira    21/03/2008    14 recensioni
Le notti di Harry sono improvvisamente agitate da strani sogni. Ma qual è il loro significato? Chi è il misterioso personaggio in cerca di aiuto?
Genere: Romantico, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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8b: Secondo incontro

La giornata seguente trascorse nella più catatonica confusione.

 

Per quanto riguardava Harry, se il mondo fosse finito la sera prima, sarebbe stato perfetto: con Marzio e Derevan allacciati ai piedi di un albero, Draco e la sua smorfia diffidente, e lui in preda ad un’ubriachezza sconosciuta.

 

Andava bene così, no? C’erano un sacco di cose fuori posto, ma andava bene così.

 

Draco andava sempre più conquistandosi posizioni inaspettate. Gli faceva male che in quel preciso momento non fosse lì con lui, e sempre di più, cresceva la sensazione che salutarlo la mattina, scambiare qualche parola durante gli intervalli delle lezioni, trattarsi bene, ridere, scoprire di andare d’accordo, non gli bastasse più.

 

Ma andava bene così, davvero.

 

Voleva bene a Draco. Bene da morire. Solo la sera prima, lui gli aveva chiesto implicitamente aiuto di fronte ad un immaginario pericolo, e Harry fu fulminato dalla consapevolezza che gliel’avrebbe dato. Avrebbe spaccato teste, per lui, senza remore.

Era la stessa cosa che Marzio aveva fatto per Derevan?

 

Che domanda stupida.

 

Ad ogni modo, Harry cominciava a dare un nome alle sue nebulose sensazioni, un nome che non suonava per niente rassicurante, e che sono a pensarci lo faceva rabbrividire.

 

Le cose si facevano sempre più difficili man mano che si chiarivano; i suoi amici non sapevano niente, Draco con ogni probabilità non sospettava nemmeno lontanamente ciò che gli passava per la testa, ma il lato positivo di quella situazione è che c’erano migliaia di scuse per poter rimandare, ed aspettare ancora, e ancora.

 

La sera, all’ora di rientro in camera, si accorse subito che Draco era strano.

 

Durante la cena aveva cercato spessissimo il suo sguardo, arrivando a farsi rimproverare da Hermione, ma non lo aveva mai incrociato. E adesso che lo osservava placidamente uscire dal bagno, con il viso lavato e il pigiama addosso, pronto per la notte, avrebbe voluto fermare tutto per chiedergli che cosa non andasse.

Ma si sarebbe potuto permettere una tale confidenza?

 

- Draco… -

- Ho molto sonno. – lo prevenne lui, quasi gli avesse letto nel pensiero. – Buonanotte. –

 

Spense con un gesto stizzito la lucina della sua candela, costringendo Harry a fare altrettanto.

 

Maledizione. Moriva davvero dalla voglia di avere sotto gli occhi la coppia più affiatata del pianeta, interpretata sarcasticamente dalla faccia sua e di Draco, mentre loro due si sarebbero guardati attorno, e tutt’al più avrebbero scambiato qualche mortificante parola di circostanza.

 

Prima di chiudere gli occhi, si morse la lingua, per la cattiveria del suo ultimo pensiero. Non era da lui, e sapeva perfettamente di non pensarlo davvero. Ciò che aveva mosso quell’idea scintillata fuori all’improvviso era stato qualcosa di diverso dalla malizia o dal fastidio. Harry aveva la netta impressione che si trattasse di una forma di invidia.

 

Ed era ironico, no? Draco gli aveva sputato addosso litri di veleno per tutti quegli anni, perché lo invidiava. Harry non era mai riuscito, in tutta sincerità, a comprendere come fosse possibile invidiare proprio lui. Invidiare la sua cicatrice, invidiare tutti quegli sguardi puntati su di lui, che si aspettavano sempre qualcosa di enorme.

Ed ora, era lui che si ritrovava ad invidiare qualcuno, perché, maledizione, erano così felici, insieme, loro due.

Pazzesco.

 

L’invidia è una malattia molto diffusa e facilmente trasmissibile, a quanto sembrava.

 

Con questi pensieri per compagni, faticò non poco a prendere sonno, e così, quando riaprì gli occhi sull’ormai familiare radura, si ritrovò di fronte un Draco a braccia conserte e dallo sguardo furibondo, e un Derevan a dir poco terrorizzato.

 

- Che fine avevi fatto, si può sapere? – abbaiò Malfoy, avanzando con aria minacciosa verso di lui.

- Draco, non occorre… - gemette il povero Derevan, invano.

 

Fu una vera fortuna che Marzio apparve proprio in quel momento a salvare un Harry ancora tramortito dall’ira di Draco, facendo capolino da dietro un albero.

 

- Meno male. – sospirò. – Temevo che non saresti più riuscito ad addormentarti. –

 

Derevan gli corse subito incontro, il viso illuminato da una gioia indicibile, mentre Harry tratteneva a stento i gorgoglii del suo stomaco vedendoli che si abbracciavano, vedendo come faticassero ad allentare la stretta delle braccia per lasciarsi andare anche sono di un poco.

Non ebbe il coraggio di guardare Draco, comunque.

 

- Ma no. – borbottò. – Stavo soltanto… pensando ad alcune cose. Non credevo fosse passato così tanto tempo. –

- Ma fammi il piacere. – insistette Draco, impietoso. – Noi siamo qui che ti aspettiamo da secoli, e tu che fai? Ti metti a pensare? Andiamo, non lo hai fatto per una vita, ti sembra il momento per cominciare? –

 

Harry strabuzzò gli occhi, basito.

Ma che gli era preso a Malfoy, tutto d’un tratto?

 

- Insomma, mi dispiace. – farfugliò, confuso.

- Va tutto bene, sono arrivati. Ti prego, non arrabbiarti. – cercò di incoraggiarlo Derevan.

 

Draco persistette nel tenere Harry sotto scacco con uno sguardo che definire rancoroso era poco. All’improvviso, lo distolse, e borbottò un: - Avevi promesso che non mi avresti mollato da solo. – che fece correre un lungo brivido lungo la schiena del Grifondoro.

 

Marzio sbarrò gli occhi, e prese a guardare sgomento ora Derevan, ora Draco. Il suo Iceno replicò con un sorrisino dei suoi, appena accennato e pieno di allusioni.

 

Harry, dal canto suo, sentì le ginocchia tremare. Era solo una frase detta così, e perfettamente degna di Malfoy, ma se l’impressione che nel dirla fosse arrossito fosse stata vera, se Draco avesse voluto sottintendere qualcosa, una cosa qualsiasi, avrebbe dato un senso ed un colore a molte cose, e lui ne sarebbe stato felice. Felice come, ne era sicuro, non si era mai sentito in vita sua.

 

In quel momento, Marzio si sollevò dal tronco a cui era rimasto appoggiato. Si avvicinò a Derevan e gli afferrò una mano prepotentemente, come se avesse avvertito una qualche minaccia avvicinarsi.

Lui ricambiò la stretta, smarrito.

 

- Dove andiamo? – domandò il Romano.

- Non lo so. –

 

Harry non fece nemmeno in tempo a chiedere di che cosa stessero parlando, che l’atmosfera si dilatò improvvisamente ed assunse i contorni sfocati e distorti di quando il materializzarsi di una memoria era imminente.

 

Tutto tornò alla normalità in pochi istanti, e in tutt’altro luogo.

I quattro si rimisero in piedi, intontiti: si trovavano nell’esatta corrispondenza di una foce ad estuario di un fiumiciattolo limpido, che creava una suggestiva elle scorrendo verso la sua meta. Alla loro destra sia apriva il mare, cristallizzato dalla miriade di riflessi del sole che brillava su di loro.

Immediatamente dietro di loro, un pigro nitrito segnalò la presenza di due inattesi ospiti.

 

Derevan si girò, illuminandosi.

 

- Shay! –

 

Fece per correre incontro al suo amatissimo unicorno, ma Marzio gli afferrò il polso con forza, strattonandolo leggermente.

 

- Non può vederti. – lo avvertì con voce inaspettatamente dura. – Né sentirti. –

 

Ma, come a volerlo contraddire, Shay scrollò improvvisamente la criniera, e fece alcuni passi nervosi attorno a Fulgor, che da parte sua si sforzava di ignorarlo e di continuare a brucare l’erba in santa pace.

 

- Oh. Sì. – mormorò Derevan, affranto.

 

Draco strinse violentemente il pungo, fino a far impallidire le nocche; Harry scorse il suo gesto, ma decise che non era il caso di intervenire. La situazione era già sufficientemente tesa.

 

- Questo non è altro che un ricordo. – sbraitò infatti il Serpeverde. – Me lo hai detto tu, no? E’ logico che non può accorgersi di te. Svegliati! –

- Draco! –

- No, non fa niente. – lo zittì Derevan con un cenno. – Ha ragione. Mi sono fatto prendere dall’emozione, scusatemi tanto. –

- Oh, per gli dèi, vieni qui. – quasi ringhiò Marzio, afferrandolo per una spalla e stringendoselo al petto.

- Che cosa stai cercando di fare, eh? Di tenerti dentro il tuo dolore? –

- Se voglio, ne sono capace anche io. –

- Sciocco. I tuoi occhi ti hanno sempre tradito. Riesco a vedere le tue lacrime mai nate fin da qui. –

- Mi dispiace. È solo che… mi dispiace tanto. -

- Ti prego. Sono stato troppo duro, non ne avevo il diritto. Se potessi, dolce sole, ti farei riabbracciare il tuo Shay, lo sai. –

 

Derevan scosse la testa, strofinando la fronte contro la tunica bianca di Marzio.

 

Per la prima volta in vita sua, Draco avrebbe voluto sotterrarsi per il senso di colpa. Il modo in cui aveva attaccato Derevan era stato eccessivo persino per i suoi standard, ma dannazione, non aveva davvero potuto trattenersi.

Vedere il gesto infantile dell’Iceno, sentire le sue parole remissive di scuse e diventare una furia era stato un tutt’uno. Ancora più che dalla sua rabbia, era tormentato dalla sua incapacità di comprendere come Derevan potesse essere così… così tutto.

Così buono, così gentile, così innamorato del mondo, e di quel maledetto Romano che sembrava non aver altro scopo nella vita che lui. Lui non avrebbe mai e poi mai agito in quel modo, anzi; se Potter si fosse permesso di afferrargli un polso, glielo avrebbe come minimo staccato.

Già.

Se Potter si fosse preoccupato per lui, o roba simile, gli sarebbe venuta la nausea, ecco cosa.

Lui non era Derevan, tutto il contrario: era quanto di più lontano si potesse pensare. Non era così patetico e sentimentale, e nemmeno fragile, e non aveva bisogno di buttarsi fra le braccia di Potter, o di un sostituto, per sentirsi meglio.

E ciò nonostante, non era stata sua intenzione attaccarlo in quel modo.

 

- Sapete. – riprese Derevan, senza lasciare la presa sulla veste del suo compagno. – Shay, nella mia lingua, significa… -

- Significa dono. – lo prevenne Harry.

 

Derevan strabuzzò gli occhi, stupito. – Come fai a sapere… gliel’hai detto tu? –

 

Marzio tergiversò, grattandosi distrattamente il mento per darsi un tono. – E’ possibile. –

- Come sarebbe a dire che è possibile? O glielo hai detto tu, oppure Harry conosce il dialetto celtico. E non mi sembra probabile. –

- Beh, non sottovalutarlo, è un ragazzo in gamba! –

- Sei uno spione, accidenti, mi hai rovinato la sorpresa. – protestò Derevan.

 

Harry sogghignò alla buffa scenetta, soprattutto perché, nello stesso istante, Shay pensò bene di caricare maldestramente Fulgor, dandogli una musata offesa sul fianco, a cui il cavallo reagì respingendolo e battendo con forza uno zoccolo a pochi centimetri dalle sue zampe, a monito.

 

- Poveri noi. – considerò. – In mezzo a due coppie di litiganti. –

- Beh, io preferisco occuparmi di questi. Sistemali tu i cavalli, Potter. –

- Andiamo, sono cavalli, mica Ippogrifi. –

- Stai cercando di insinuare qualcosa? –

- Assolutamente sì. –

- Ecco, buon per … Hey, che cos’hai detto? –

 

Prima che le coppie di litiganti divenissero tre, Derevan scoppiò in una risata limpida quanto improvvisa.

 

- E così. – sghignazzò, rivolgendosi implicitamente ad Harry. – Ti ha detto tutto sui nomi dei cavalli, ma nulla sui nostri? –

 

Harry avrebbe voluto replicare che la situazione in cui si era trovato a rivelarglieli non era stata delle più facili. Ma faceva ancora fatica a perdonarsi l’intrusione di quella notte, nel loro giaciglio segreto, perciò desistette, stemperando il tutto in una scrollata di spalle.

 

- Il nome Derevan significa “colui che scrive poesie”. – affermò Marzio con un certo, commosso orgoglio. – Mentre il mio è molto più umile. Deriva dal nome del nostro dio della guerra, Marte. Di buon auspicio, per un uomo d’armi. –

- Per la mia gente, il nome di una persona è molto importante. – spiegò Derevan. – Esso custodisce parte della nostra anima, e ci accompagna per sempre. Ecco perché ho scelto questo, per il mio unicorno. –

- Bah, stupidaggini. – ribatté Draco. – Non credo a queste cose, il mio nome l’hanno scelto i miei genitori, e non ha niente a che fare con me. –

- No, se tu non lo permetti. Ho detto che un nome custodisce parte dell’anima di una persona. Ma non la rivelerà mai, se questa persona non lo vorrà. Ti ricordi di Dillon? Il suo nome significa “fedele”. Non ti sembra perfetto? –

 

Draco strinse i denti, facendosi improvvisamente scuro. – Sarebbe stato molto meglio “infame”. –

- Di cosa parlate? – si intromise Harry, confuso.

 

In effetti, anche Marzio non sembrava seguire il filo del discorso. Reclinò la testa verso Derevan, con le labbra imbronciate in un moto meditabondo.

- Dillon non era quella ragazza che era al tuo fianco quando… - 

 

Derevan si limitò ad annuire, chiaramente intenzionato a troncare lì la frase di Marzio.

 

- E’ stato il primo ed unico ricordo che sono riuscito a mostrare a Draco, prima che voi vi parlaste. – spiegò. – E purtroppo non è stato piacevole. L’ho forzato a vedere, ma le conseguenze sono state orribili. – Chinò il capo, sconsolato. – Mi dispiace moltissimo. Ti ho fatto stare male soltanto perché volevo che ti fidassi di me. -

- Lo hai fatto perché volevi rivedere Marzio. Il tuo gesto è comprensibile. – gli andò incontro Harry, non prima di essersi assicurato che quel testone di Draco collaborasse.

- Ma rimane una grave infrazione. Se i ricordi sono spiacevoli, almeno si è preparati al peggio, ma così, costringendolo, non ho fatto che spaventarlo. –

- Ma cos’è accaduto? -

 

l’Iceno provò ad intercettare lo sguardo del suo gemello, ma dovette arrendersi al suo broncio ostinato, e proseguire lui il racconto.

 

- Una notte. – cominciò, reclinandosi contro Marzio come se il ricordare lo stancasse molto. – Dillon mi sorprese mentre uscivo di nascosto da Venta. Sapeva che sarei venuto ad incontrare te, e cercò in ogni modo di trattenermi, e di convincermi a dimenticarti. Disse cose orribili su di te e sul tuo popolo, ma dovete capirla, povera sorella mia, era solo spaventata dalla guerra, e temeva che potesse accadermi qualcosa. Purtroppo, i miei sentimenti si sono riversati su Draco, e quando lei mi ha afferrato per le vesti, disposta a lottare con me pur di fermarmi, lui si è sentito male, e il sogno è svanito. -

- Non credevo fosse tua sorella. -

- Non lo è, di sangue. Ma siamo cresciuti insieme, e per me lo è sempre stata. Purtroppo Draco ha dovuto assistere a quella scena a causa mia, non avrei mai voluto che capitasse. -

- Povero cerbiatto, non ti è mai riuscito di trattare male le persone. – lo canzonò Marzio, soffiandogli sulla nuca. – Proprio mai. -

 

Derevan gli rivolse uno sguardo brusco e addolorato, ma Harry non vi prestò molta attenzione, occupato com’era a mettere a posto alcuni tasselli del suo personale mosaico.

 

- Una ragazza che voleva fermare Derevan. – ragionò. – E tu hai provato i suoi sentimenti, come io sentivo quelli di Marzio. Perciò il tuo istinto è stato quello di reagire. -

 

Finalmente annuì, guardandolo risolutamente negli occhi.

- Hermione. -

 

Draco schizzò via precipitosamente da quel contatto visivo così indagatore. Arrossì violentemente, ma cercò in ogni modo di non curarsene, preferendo dedicarsi all’erba, alle nuvole, ai cavalli, a qualsiasi cosa che non fosse Harry.

 

- Hai aggredito Hermione senza motivo, quella mattina. Lo hai fatto per questo, vero? Perché questa Dillon è Hermione. -

- Harry. – cercò di intervenire Marzio, per soffocare sul nascere un tono di voce che minacciava di incrinarsi sempre più ad ogni sillaba.

- E’ così? – insistette lui. – Tu hai fatto del male a Hermione perché non sei riuscito a distinguere il sogno dalla realtà? -

- Oh, falla finita! – esplose Draco, nero di rabbia. – Che diavolo ne sai, tu, eh? Che diavolo ne sai! -

- Ne so quanto te, idiota. Credi che non abbia provato anche io quello che hai provato tu? Chi ti ha dato il diritto di puntare la bacchetta contro di lei, soltanto per una somiglianza, brutto incosciente! -

- Harry, non arrabbiarti. – disse Derevan, accorato. – È stata tutta colpa mia, sono davvero mortificato. Ti prego, non prendertela con lui. -

- Lo ha fatto in preda a sentimenti che non conosceva. – aggiunse Marzio. – Li hai provati anche tu, lo sai cosa vuol dire. -

- Io non ho mai aggredito nessuno, però.  – ringhiò Harry.

- Perché non ne hai avuto l’occasione. -

 

Tre contro uno. Harry si sentì incredibilmente amareggiato dal tradimento di Marzio. Draco aveva agito istintivamente, furioso per i sentimenti terribili che il sogno gli aveva suscitato.

E allora?

Non era una giustificazione plausibile, quella. Altrimenti, lui avrebbe già dovuto baciarlo da un pezzo, con la scusa di essere mosso dai sentimenti di Marzio. Perché l’unico che doveva soffocare ciò che sentiva era lui?

 

- E va bene. – acconsentì. – Ho capito, lasciamo perdere. -

- Dite a Dillon… cioè, alla vostra amica, che mi scuso tanto. – li pregò Derevan, con quella sua sincerità disarmante che, se l’amore possiede un motivo, doveva per forza essere il primo dell’amore di Marzio.

- La Granger non è mia amica. – sputacchiò Draco.

- No, ma mia sì. – ribatté Harry. – Non ti preoccupare, le spiegherò tutto io. Ma vorrei comunque che Draco le facesse le sue scuse. Pretendo che lo faccia. -

- Te lo puoi scordare. -

- Draco. – gemette Derevan, esausto, mentre Marzio se la rideva di nascosto. – Non potresti fare uno sforzo? -

- Non con la Granger. Vacci tu a scusarti. -

- Lo farei, ma non mi è possibile. Non lo faresti tu, in mia vece? -

- Nemmeno morto. -

 

Dal ridacchiare, Marzio passò ad una risata a singulti. – Somiglia in modo impressionante al tuo puledro. – esclamò, per nulla toccato dall’importanza della discussione. – Per Giove saettatore, non mi stupirei se gli spuntasse un corno sulla fronte proprio davanti ai miei occhi. -

- Shay non è un puledro. E l’ostinazione non è un difetto, ma un pregio. Se la si modera un poco. -

- Lo dici solo perché i destrieri assomigliano ai padroni. -

 

Marzio si avvicinò cautamente all’Iceno, e gli premette un dito sul naso. – Non è vero, piccolo mulo? -

 

Proprio in quel momento, un vociare allegro li sorprese alle spalle.

 

Marzio e Derevan stavano tornando dalla riva del mare rincorrendosi, madidi d’acqua, e avvolti alla bene e meglio dai vestiti indossati frettolosamente.

 

- Non prendi me, non prendi me! -

- Vieni qui, impertinente! -

 

Shay si animò, rivedendo il suo padrone. Cominciò a trottare impaziente tutt’attorno a Fulgor, che invece aspettava pacifico il ritorno di Marzio. Ad un tratto, la sua lunga coda nera frusciò con forza, finendo dritta in faccia all’unicorno che si ostinava a correre qua e là. Nessuno ci avrebbe mai creduto, ma quel gesto era stato così palesemente volontario, da farli sembrare umani. Shay diede un nitrito furibondo, e come a volersi vendicare gli si parò di fronte e scrollò la sua criniera cangiante.

 

Mentre i due destrieri si scrutavano biechi, i loro padroni arrivarono a pochi passi di distanza da loro, investendoli dell’odore frizzante e particolare della salsedine. Si lasciarono cadere sull’erba fresca, ansimando per la corsa, e sorridendo al sole, che li illuminava e li asciugava assieme ai soffi di vento. Marzio fu subito sopra Derevan, per torturarlo con baci e morsi che non lasciavano segni sulla sua pelle chiara, arrossata dall’acqua e dalla luce pura dell’estate.

 

– Ho aspettato per sempre di rivedere quel tuo sorriso, vivendo di ricordi come questi. – mormorò Marzio. – Quel modo che hai tu, che ti brillano gli occhi, e tutta l’aria attorno a te. –

- Era bello. – annuì Derevan, emozionato. – In quei momenti non c’eravamo che noi. Avrei tanto voluto restare su quel prato per sempre. -

- Il tuo desiderio è stato esaudito, allora, perché siamo ancora qui. -

- Lo abbiamo esaudito insieme. Però… - Derevan si voltò verso il suo amante all’improvviso, serio. – Ci è costato molto. In tutti questi anni ho tanto desiderato poter sapere se… -

- Non parlare. Non chiederlo nemmeno. Se tu svanissi in questo stesso istante dalle mie braccia, io aspetterei altri duemila anni, per poterti stringere di nuovo, anche solo una volta. E così sempre, per l’eternità, vivrei per quell’unico momento da trascorrere insieme. E non avrei un solo dubbio. –

Derevan si acquietò, protetto dal suo abbraccio saldo. – In tutto questo tempo, la mia più grande paura è stata quella di non ritrovarti. Temevo che tu potessi aver scelto la pace, invece dell’attesa. –

- Quale pace? – rispose Marzio, animoso. – Quale pace, senza di te? Ridotto per sempre ad un’ombra solitaria nell’Averno, quale pace avrei potuto trovare? Fossero stati anche i Campi Elisi, avrei vagato per sempre fra le distese sconfinate dei loro giardini senza mai trovare il mio posto. No, Derevan, non ho pensato nemmeno per un istante di andarmene senza di te. Sarebbe stato come morire una seconda volta. -

- Lo so. Perdonami, per la mia paura. Ho atteso così tanto che anche io ho creduto di morire molte altre volte, ma adesso che sei qui mi sembra sia stata solo una lunghissima notte di incubi. Nient’altro che uno scherzo della luna. -

- Sei un ingenuo. Il tuo sorriso è uno scherzo della luna. -

 

Il Derevan sdraiato a terra sorrise, in un gioco di specchi mozzafiato.

 

- Mea spes. Ut ego caelum, astraque. –

- Io… non… -

- Non capisci, vero? –

- No. –

- Res nullius momenti. Non ha importanza. -  

 

*          *          *

 

Harry aprì gli occhi che il sole era già alto. Stiracchiando le braccia, urtò inavvertitamente qualcosa che subito lo fece ritirare.

- Scusa. – biascicò a quello che, dopo un’analisi più attenta, si rivelò essere un cuscino.

 

Un tantinello stordito, si tirò su a sedere, e finalmente mise a fuoco lo sciabordio dell’acqua che scorreva, una porta più in là.

 

Draco doveva essersi alzato prima, e lo aveva preceduto nella doccia. E ciò equivaleva ad arrivare con un ritardo micidiale a colazione.

 

Strano, comunque. Che sua maestà Draco Malfoy si fosse svegliato prima di lui.

 

 

 

 

 

 

ANGOLINO!

 

Comincio subito con lo scusarmi per il ritardo.

 

Sono un po’ in difficoltà con gli aggiornamenti, principalmente perché questo non è proprio un momento d’oro, ma vorrei comunque riuscire a mantenere un livello di resa decente per la storia.

 

Intanto, abbiamo finalmente compreso il perché Draco abbia aggredito Hermione. Particolare che, direi, rivela molto circa il suo stato d’animo. Ci tenevo inoltre a dedicare qualche riga alla spiegazione dei nomi di Marzio e Derevan. Lo so che non è importante ai fini della storia in sé, ma mi sembrava bello farlo. Inoltre, abbiamo aggiunto un altro piccolo tassello al meccanismo dei ricordi: in teoria, ed infrangendo le regole, è possibile forzare, ma come avete visto, non è stata un’idea felice, considerando la reazione di Draco.

 

Nota: “Mea spes. Caelum, astraque ut ego” significa: mia speranza/amore mio, per me sei il cielo, e le stelle.  La frase seguente, invece, è una locuzione, letteralmente sarebbe “è una cosa di nessuna importanza”.

 

Detto questo, passiamo alle risposte, che è troppo che mi tocca trascurarle, ma questa volta non ci sono scuse!

 

Risposta pubblica per Hokori: tesoro, ti sono immensamente grata per tutti complimenti e le osservazioni che hai fatto, tutte azzeccatissime. Rispondo alla domanda riguardo l’ambientazione: perché si incontrano nella macchia boschiva che ospita Marzio? Beh, in realtà, in fase di progettazione, mi sono detta che avrei dovuto creare un terzo ambiente, diverso dal bosco e dal salice, per l’incontro. Ma poi ho pensato che la storia è già abbastanza complessa per sé, senza gravarvi con la descrizione di un nuovo luogo dove ambientarsi. E ho scelto il bosco perché più evocativo, perché è il luogo dove Marzio ha curato la mano di Derevan, e dove è rimasto ad aspettarlo per sempre. Tutto qui, quindi, è stata una scelta estranea ai meccanismi della trama.

 

 

Little Star: hihihi, mi piace l’idea del libro. Vedrai che per la legge del contrappasso… Ehm, Draco ha un lato dolce? Esattamente, dove? No, no, ok, non voglio saperlo… lo lascio scoprire a Harry. ^^

 

Francesca Akira: ehm, non ho colto la similitudine… Adesso mi do da fare con Google per venire a capo del mistero! Oh mamma, tante parole complicate ç__ç

 

Ginny W: hehe, ci vuole un po’ di pazienza. Sai com’è, quando si ha a che fare con due tali ottusi…

 

The Fly: che ci vuoi fare, Harry è portato per questi filmini mentali sul futuro. Meno male che Draco non si smentisce mai!

 

Dark: ma guarda te questa che si dà al latino! D’ora in poi, marzio dirà oh cribbius (che secondo me, al vocativo fa proprio cribbio), ad ogni piè sospinto. Beh consolati, se tu vedi cuoricini, io vedo avatar yaoi ovunque…

 

Puciu: ma nooo, non ti angosciare! Che poi buaaah, mi sento in colpa, mi faccio mille problemi, e non ne veniamo più fuori! Tanto poi fai la modesta, ma scrivi delle recensioni da lacrime, accidenti! Guarda, non hai tutti i torti riguardo alla situazione da dilemma: io l’ho risolta con un paio di regole base, ovvero aderenza ai due caratteri che avevo creato, e evitare barocchismi e eccessive fanfare. Io penso che due che si trovano in una situazione del genere, alla fine rimangano a guardarsi lì, attoniti, senza dire niente per ore, troppo sconvolti dall’essersi ritrovati. Ehm, visto che questa via non era percorribile, ho optato per una via di mezzo, dolce ma sobria. Waaa, neuroni teneri, un giorno scriverò una storia su di voi. E per il seguito beh… non ti sei persa nulla, ancora tutto è avvolto nell’ombra…

 

Koorime: tesoro, ho investito volentieri mezz’ora della mia vita per leggere la recensione! XD dai scherzi a parte, sono queste le cose che mi piacciono, quando uno mi costringe a tornare ai punti della fic per seguire i suoi ragionamenti e le sue considerazioni. Partiamo subito da Hermione: diciamo che mi sono attenuta all’Hermione dei primi anni, e soprattutto ad una semplice regola che avevo deciso fin dall’inizio: lei non ha nulla contro Marzio, ma Harry è Harry, è lui il suo amico, perciò lui la priorità. Comunque, la cosa avrà modo di evolversi, vedrai. Harry, come dire, galleggia attorno a Draco in modo piuttosto confuso, questo lo abbiamo capito. Marzio invece è una patata lessa, e ci piace così XD. Dunque, alle tue domande si troverà qualche risposta in seguito. Per il momento, rispondo con un’altra domanda: tu cosa diresti nell’orecchio all’uomo che ami, e che non vedi da duemila anni? XD

 

Smemo: tesoro, non dirlo nemmeno. Figurati se sono offesa o arrabbiata, non mi devi alcun tipo di scuse! Schiettamente, qui i casi sono due: o non hai apprezzato la mia scelta di assoluta sobrietà, perciò la scena ti è sembrata un po’ spoglia, oppure, semplicemente, potevo fare meglio. E in entrambi i casi non sei tu a doverti scusare, ma io. Se c’entri in qualche modo la faccenda di NA, ovviamente non lo so. Posso dirti che ha lasciato sconcertata anche me. Do piena ragione alle amministratrici, è evidente, ma in generale si è esagerato. Per me, la storia andrebbe cancellata, e l’autrice contattata, e aiutata a scriverne una migliore, sempre ammesso che non sia un flame. Le urla, le polemiche, le parolacce, sono di troppo, anche se comprensibili come moto di rabbia. Sarà che anche io sono una mozzarella, e se devo criticare ti coccolo da morire, cercando il più possibile di dare dei consigli e di incoraggiare.

 

T Jill: grazie tesoro! Anche io non vedevo l’ora di scrivere di questo momento. Non sono del tutto soddisfatta, perché un momento del genere meriterebbe Dante, altro che Stat.

 

Draco Malfoy: hihi, auguri che quei due si capiscano, ottusi come sono…

 

Layla: hihihi, piuttosto inquietante come immagine, eh? Abbiamo già fatto dei progressi, dai, ma Draco è duro di comprendonio, perciò attendiamo speranzosi.

 

Blaise: grazie mille! Sono contenta che ti sia commossa, ma mi raccomando non allagare la tastiera, che poi sono guai!

 

Rodelinda: figurati, anche io sono di una lentezza folgorante. Mi trovo d’accordo con ciò che dici, ma ti dirò, in qualche modo credo che delle persone del genere possano esistere. Sono pochissime, probabilmente due in tutto il mondo, però ho talmente tanta fiducia nella forza dell’essere umano, e probabilmente sono suggestionata dal mio stesso racconto, che mi dico “però, forse è una cosa meno astratta di quanto sembri”. Lo so, lo so, sono una bambina! XD

 

Far: Ehm,. Ok, tutto chiaro! Ho afferrato in pieno cosa volevi dirmi, posso dire che sei una “tagliaincollatrice” terribilmente efficace? PS ho visto che ti sei iscritta a F&B, benvenuta!

  
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