Capitolo
10 – Il ritorno di Qui-Gon
Era un pomeriggio sereno.
Il
cielo di Coruscant, visibile tra le arcate e i grattacieli della
città, era azzurro, attraversato da file interminabili di
astronavi.
Il
sole entrava abbondante attraverso le vetrate della Torre del
Consiglio.
Nella
sala circolare erano presenti, oltre ad undici dei dodici
Consiglieri, due Maestri Jedi – Qui-Gon Jinn e Kal Tani.
Questi
ultimi erano in piedi al centro della stanza, impegnati a far
rapporto sul loro ultimo incarico.
Era
stata una missione abbastanza lunga – per un anno intero,
i due Jedi si erano spostati da un pianeta all’altro, al
seguito del vecchio informatore di Qui-Gon – ma se non altro
aveva avuto un esito positivo.
Pochi
giorni prima, infatti, erano finalmente riusciti a catturare
Daken.
L’uomo
era stato preso in consegna dalle autorità
di Coruscant, e i due Maestri erano tornati al Tempio.
Il
rapporto sulla missione richiese abbastanza tempo.
Sia
Qui-Gon che Kal Tani, tuttavia, furono precisi ed esaurienti, e se
non altro i membri del Consiglio non ebbero bisogno di fare altre
domande.
«Vorrei
rimarcare» ci tenne a sottolineare Kal
Tani, «la preziosità della presenza del Maestro
Jinn. È stato grazie a lui se, alla fin fine, siamo riusciti
a catturare Daken».
Qui-Gon
le rivolse un’occhiata in tralice, ma non disse
nulla.
In
realtà, non vedeva l’ora che
quell’incontro finisse… e non si
impegnò più di tanto a nasconderlo. A differenza
di molti altri Jedi, lui non si faceva tantissimi scrupoli a far sapere
ai membri del Consiglio ciò che pensava.
Finalmente,
dopo aver riassunto i pianeti percorsi da Daken –
che, come era stato preannunciato dal messaggio dell’uomo,
erano stati quelli in cui aveva lavorato con Qui-Gon –
ottenne quello che voleva.
Lui
e Kal Tani furono congedati.
Qui-Gon
si sentiva piuttosto stanco. Credeva che catturare Daken gli
avrebbe portato sollievo, ma non era stato così…
rivedere quell’uomo, che un tempo era suo amico, aveva
riaperto delle vecchie ferite… tra le quali quella mai
rimarginata del suo secondo allievo.
Prima
di partire per quella missione, Qui-Gon era quasi riuscito ad
accattonare il proprio passato. Ora, gli era stato nuovamente ricordato
che le sue azioni, anche se compiute anni e anni prima, continuavano ad
avere un’influenza sul suo presente.
Si
strofinò stancamente la fronte.
«Sei
tornato. Di nuovo».
Qui-Gon
si voltò, e Taren Kun lo raggiunse in pochi passi.
Il
primo scosse la testa. «Tu non vai mai in
missione?» chiese.
«Veramente»
rispose Taren, «sono stato su
Dantooine, qualche settimana fa… Una disputa trascurabile,
l’ho risolta in pochi giorni».
Qui-Gon
lo guardò con aria sfinita. «Sarai molto
riposato, allora».
«Ti
ricordo che, quando sono qui al Tempio, lavoro con gli
Iniziati» disse Taren. «Mi è impossibile
essere molto riposato».
Iniziati…
Immediatamente, la mente di Qui-Gon corse ad
Obi-Wan Kenobi.
Durante
l’ultimo anno, aveva spesso pensato a quel bambino.
Si era chiesto se la delusione per non essere diventato il suo Padawan
gli fosse passata, se stesse bene, se riuscisse a meditare…
Si
fermò, e Taren lo imitò, girandosi in modo da
essergli di fronte. «Che succede?»
Qui-Gon
decise di non porsi troppi problemi. Era inutile nascondere il
suo interesse per Obi-Wan, visto e considerato che Taren
l’aveva già notato.
«Obi-Wan…
Come sta l’Iniziato
Kenobi?»
A
quella domanda, l’espressione di Taren si
irrigidì. «Obi-Wan Kenobi?» chiese lui,
in modo strano.
Qui-Gon
si chiese il perché di quella reazione.
«Sì» rispose, inarcando un sopracciglio.
Taren
lo guardò dritto in faccia. «Devo
chiedertelo, Qui-Gon» affermò, con una
serietà che non gli si addiceva. «Che intenzioni
hai, riguardo quell’Iniziato?»
Qui-Gon
lo fissò. «Che vuoi dire?»
L’altro
trasse un respiro, ma il suo sguardo rimase
inflessibile. «Voglio dire che dovresti mantenere le
distanze, se non hai intenzione di prenderlo come Padawan».
Subito,
Qui-Gon pensò di aver capito male. Taren gli stava
intimando di star lontano da Obi-Wan Kenobi?
«Prego?»
Taren
si schiarì la gola. «Dopo che te ne sei
andato» disse, scandendo per bene le parole,
«l’Iniziato Kenobi ha avuto… alcune
difficoltà».
Qui-Gon
aggrottò la fronte. «Che genere di
difficoltà?»
Mentre
lo chiedeva, il suo stomaco si contrasse. Sapeva che per Obi-Wan
era stata dura, quando lui se n’era andato dopo essersi
offerto di prenderlo come Padawan… ma forse era stata
più dura di quanto avesse pensato.
«Soprattutto
incubi» rispose Taren, asciutto.
L’altro
Jedi si accigliò maggiormente.
«E credi che io ne sia la causa?»
«Oh,
non sono arrivato a questa conclusione da solo, se
è questo che pensi» rispose Taren. «La
prima a notarlo, ovviamente, è stata la Maestra
Yula… Non so se la conosci,
è…»
«È
una dei supervisori del Clan del Dragone. Lo
so».
Taren
gli scoccò un’occhiata e riprese:
«Esattamente. Si occupa spesso di controllare che gli
Iniziati dormano senza problemi, e non ha tardato ad accorgersi che
Kenobi, di problemi a dormire, ne aveva parecchi».
«E
con problemi intendi incubi?» dedusse Qui-Gon.
L’altro
annuì. «Degli incubi
tosti» sottolineò. «Spesso si svegliava
urlando, in un bagno di sudore…»
Qui-Gon
si trattenne dall’intervenire. Il pensiero di Obi-Wan
che gridava lo scombussolava, ma non riusciva a capire come mai Taren
ritenesse che lui fosse la causa di quegli incubi.
Obi-Wan
era forte nella Forza Unificante, giusto? Non era
più verosimile che a svegliarlo fossero stati dei
presentimenti, delle visioni?
«All’inizio,
la Maestra Yula non si è
preoccupata troppo. I bambini hanno
gli incubi, in fondo…
Poi, però, abbiamo iniziato ad accorgerci che aveva problemi
anche durante il giorno».
La
fronte di Qui-Gon, se possibile, si aggrottò ancora di
più.
«Certe
volte – parlo delle mie lezioni –
si distraeva senza nessun motivo apparente, come se
qualcos’altro attirasse di colpo la sua
attenzione… Ed era nervoso e stressato, e non era normale
che un bambino della sua età lo fosse. Alla fine, ci siamo
rivolti tanto al Guaritore Von Le quanto al Maestro Yoda».
Qui-Gon
lo guardò. «E…?»
«E
il vecchio troll, dopo un po’, è
risalito alla causa».
«Che
sarei io» disse Qui-Gon. Voleva essere sicuro
di aver capito bene.
Taren
annuì. «A quanto pare» disse,
«dev’essersi formato un legame nella Forza, tra te
e il bambino».
Qui-Gon
sussultò. Per due persone, se unite da un legame
simile, era possibile avvertire l’una le sensazioni
dell’altra anche ad anni luce di distanza.
I
suoi pensieri andarono subito alla missione. C’erano stati
dei momenti, in effetti, in cui gli era sembrato quasi di percepire la
presenza di Obi-Wan… Ma li aveva accattonati come ricordi
particolarmente vividi.
«Così»
concluse Taren, «ogni
volta che tu ti trovavi in pericolo, Kenobi passava una notte in
bianco, o perdeva la concentrazione durante una lezione».
Qui-Gon
serrò le labbra. Ogni volta che si trovava in
pericolo… Ossia un numero considerevole di volte.
Nel
corso della missione, Daken aveva provato continuamente ad
ucciderlo, e certamente non era stato piacevole.
Lui
era abituato a quel genere di pericolo… ma non
immaginava come avrebbe potuto recepirlo la mente di un bambino.
Si
portò una mano al viso, e chiuse per un istante gli
occhi. «Non me n’ero reso conto» disse,
in tono sommesso. «Per la Forza, come ho fatto a non
rendermene conto?»
Quando
guardò Taren, l’altro sembrava essersi un
po’ ammorbidito. «È naturale»
osservò. «Tu hai degli scudi mentali robusti,
allenati. Il vecchio troll ha detto che il legame non è
forte come quello tra un Padawan ed un Maestro, ma Obi-Wan non ha
ancora imparato del tutto come schermarsi… era
più vulnerabile alle tue emozioni».
Qui-Gon
annuì piano, assorbendo le parole
dell’amico. Aveva senso.
«E
allora?» chiese. «Adesso come si
procede?»
Se
poteva fare qualcosa, per aiutare Obi-Wan, l’avrebbe fatta
senza batter ciglio.
Taren
sospirò. «Secondo il Maestro Yoda, recidere
il legame potrebbe portare più danno che altro…
Dopotutto, per farlo, bisognerebbe andare accanto alla mente di Kenobi.
Così, la linea d’azione consigliata per voi due
è: schermatevi dal legame, e
s’indebolirà sino a svanire per conto
proprio…»
«Ma
hai detto che Obi-Wan non ha ancora imparato
come…» iniziò ad obiettare Qui-Gon.
«Il
Maestro Yoda gli ha dato delle lezioni al
riguardo» lo interruppe Taren.
L’uomo
annuì, inspirando profondamente.
«Oppure,
certo, potresti prendere Kenobi come
Padawan» aggiunse Taren. «Allora, quel legame
diventerebbe la base da cui partire per costruirne uno più
forte».
Qui-Gon
avrebbe voluto replicare, ma non sapeva cosa dire.
Una
parte di lui, a dire il vero, stava ancora assimilando
l’idea di Obi-Wan che aveva degli incubi, che sentiva
pericoli dai quali avrebbe dovuto essere protetto… per colpa
sua.
E
poi, come spiegare a Taren che cosa aveva fatto? Come dirgli che
aveva già proposto al bambino di diventare il suo Padawan, e
poi l’aveva deluso?
Gli
aveva dato ben più di una speranza. Gli aveva dato una
certezza, e poi gliel’aveva strappata senza riguardo.
Pensarci
lo addolorava, ma sapeva di aver danneggiato la fiducia di
Obi-Wan. Come avrebbe potuto essere altrimenti?
Adesso
non poteva semplicemente ripiombare dal bambino, e fargli
nuovamente quella proposta… Anche perché la
missione aveva riaperto vecchi dubbi. Sarebbe stato davvero in grado di
insegnare ad Obi-Wan Kenobi?
Aveva
davvero imparato dai propri errori?
«Comunque»
disse Taren, «tu hai una
faccia orrenda e io devo occuparmi dei miei adorabili Iniziati. Quindi
ti auguro un buon riposo».
Qui-Gon
lo fissò. «Che la Forza sia con
te» disse, mentre l’altro già si
allontanava.
Rimasto
solo, emise un sospiro molto profondo, e si diresse verso il
proprio alloggio.
Siccome
aveva molto su cui meditare, andò ad accomodarsi nel
suo posto prediletto, sotto la finestra.
Trasse
un respiro profondo, rilassandosi e chiudendo gli occhi.
Cautamente,
abbassò i propri scudi mentali, e
cercò il legame di cui aveva parlato Taren.
Era
simile ad un filo di luce, sottile e tenue, ma Qui-Gon non riusciva
a capacitarsi di non averlo notato prima.
Fu
tentato di saggiarlo… Alla fine, però,
lasciò stare. Come aveva detto Taren, era meglio che sia lui
che Obi-Wan si schermassero da quel legame.
Riaprì
gli occhi e sospirò, pensando
all’intimazione dell’amico di stare lontano
dall’Iniziato Kenobi.
Se
ripensava allo sguardo che Obi-Wan gli aveva rivolto
l’ultima volta che si erano visti, non poteva fare a meno di
pensare che mantenere le distanze fosse la scelta più saggia.
Allo
stesso tempo, sapendo che il bambino aveva avuto dei problemi a
causa sua, sentiva il bisogno di controllare che stesse bene.
Si
alzò in piedi, strofinandosi le tempie.
Ecco
perché alcuni Maestri preferivano prendere un Padawan
che avesse già undici, dodici anni…
Più giovani erano, più stimolavano un istinto di
protezione che era sì naturale, ma che per un Jedi poteva
rivelarsi anche pericoloso.
Alla
fine, Qui-Gon giunse ad una sorta di compromesso.
Decise
di scendere nel refettorio del Tempio. Non avrebbe parlato con
Obi-Wan, non gli si sarebbe avvicinato… ma almeno avrebbe
potuto dargli un’occhiata.
Tra
l’altro, aveva bisogno di mangiare qualcosa.
Quando
arrivò in mensa, si unì ai Jedi in fila
per il buffet, e lanciò uno sguardo verso le tavolate degli
Iniziati.
Lo
trovò quasi subito: Obi-Wan Kenobi non sedeva da solo
come la prima volta che Qui-Gon lo aveva visto, ma il suo viso ed i
suoi capelli arruffati erano quelli di sempre.
Continuando
ad osservarlo con la coda dell’occhio mentre
riempiva il proprio vassoio, Qui-Gon notò che sembrava
essere cresciuto, dal loro ultimo incontro.
Trasse
un respiro.
Un
anno. Non era passato più di un misero anno…
Ma i bambini crescono in fretta.
Troppo
in fretta, si ritrovò a pensare Qui-Gon, mentre la
sua mente veniva attraversata dall’immagine del suo secondo
apprendista.
Quando
qualcuno si fermò dietro di lui, Qui-Gon non ebbe
bisogno di girarsi a controllare. «Taren» disse,
con una punta di rassegnazione.
Si
voltò, e l’amico replicò:
«Mi raccomando, non suonare troppo entusiasta».
«Eri
tu a lamentarti del senso dell’umorismo di
Obi-Wan?» chiese Qui-Gon. «Anche il tuo mi sembra
alquanto deviato».
Taren
lo guardò, assottigliando appena gli occhi.
«A quanto pare non scordi una sola conversazione, quando si
tratta di Kenobi» commentò.
«Interessante». Poi, prima che l’amico
potesse replicare, aggiunse: «Lascia perdere. Ti siedi con
me?»
Qui-Gon
indugiò, poi fece un cenno affermativo.
Si
guardò attorno, e scelse i loro posti in base alla
posizione di Obi-Wan. In altre parole, optò per un tavolo
che il bambino avrebbe potuto vedere solo girando scomodamente il collo.
«Allora
stai seguendo la prima opzione»
commentò Taren, mentre si accomodavano l’uno di
fronte all’altro.
Qui-Gon
lo guardò. «Prego?»
«La
prima opzione» ripeté Taren.
«Tenere Kenobi a distanza e schermarti dal vostro
legame».
Gli
occhi dell’uomo guizzarono verso l’Iniziato.
Obi-Wan stava ascoltando qualcosa che gli stava dicendo il suo vicino
di posto.
«Credevo
ne saresti stato contento» disse Qui-Gon,
riportando gli occhi su Taren.
Quest’ultimo
replicò: «C’era
anche la seconda opzione, sai. Prenderlo come Padawan e fortificare il
legame».
«Lo
so» rispose l’uomo, asciutto.
«È solo che… è
complicato».
«Complicato?»
Taren aggrottò la fronte,
spezzando una pagnotta e usandola per raccogliere una zuppetta che
aveva nel piatto. «Solitamente non ti fai tutti questi
problemi».
«La
scelta di prendere un Padawan non va presa alla
leggera» disse Qui-Gon, seriamente, tralasciando di parlare
dell’addio che, un anno prima, c’era stato tra lui
e il bambino. «Specie se si hanno i miei trascorsi».
Taren
scosse la testa, masticando lentamente. «Credevo
bisognasse seguire l’istinto» osservò
poi. «Sai, ascoltare la Forza… Tu sei sempre stato
bravo, in questo».
Qui-Gon
si passò una mano sul viso. «Se avessi
avuto un buon istinto, non avrei sbagliato col mio secondo
apprendista».
«Credevo
fosse un argomento chiuso»
commentò Taren.
«Il
passato non
è mai chiuso. Sto iniziando ad
impararlo». Per qualche istante, Qui-Gon tenne lo sguardo
fisso sul proprio vassoio. «Sai che Daken mi aveva salvato la
vita, anni e anni fa? Lavoravamo bene, insieme».
Taren
sospirò. «Lo so».
Qui-Gon
sollevò gli occhi. «Adesso mi odia.
Durante questa missione, ha cercato di uccidermi così tante
volte… Ha anche coinvolto degli innocenti».
«Be’,
non è mai stato uno stinco di
santo» considerò Taren, cautamente.
«E
io ho pensato valesse comunque la pena di lavorare con
lui» rispose Qui-Gon. «Il mio istinto non
è buono quanto credevo».
Ma,
soprattutto, c’era il fatto che aveva ferito
l’Iniziato Kenobi.
Forse,
ora come ora, era quello a trattenerlo più del resto.
Se
lo avrebbe preso come apprendista… Doveva prima porre
rimedio al danno fatto un anno prima.
Taren
scosse la testa. «Lo sai» disse, guardando
verso Obi-Wan, «ieri ha sconfitto un ragazzino di dieci anni.
Un Umano robusto, e alto almeno due teste più di lui. Avevo
ragione: ha talento, nel combattimento con la spada laser».
Qui-Gon
inarcò un sopracciglio di fronte al brusco cambio
d’argomento. «Mi dici di stargli lontano, e poi mi
parli di ciò che ha fatto?»
«Temo»
replicò Taren, «che tu
non abbia riflettuto molto sulla seconda opzione… E
ciò mi fa pensare che è un bene, che tu abbia
deciso di tenerti a distanza».
Senza
aggiungere altro, si alzò in piedi e si
allontanò col proprio vassoio.
Rimasto
solo, Qui-Gon si portò una mano alla fronte e
sorrise amaramente. Sbagliava, il suo amico, a credere che lui non
avesse riflettuto sulla seconda opzione…
Gettò
un’altra occhiata verso Obi-Wan, e
notò che il bambino sembrava distratto ed irrequieto.
In
via del tutto eccezionale, l’uomo desiderò
poter parlare col Maestro Yoda.
Non
solo sembrava essere il più esperto di tutti, quando si
trattava di Obi-Wan… Secondo ciò che aveva detto
Taren, era stato proprio lui ad individuare la causa del malessere del
bambino.
Purtroppo
per Qui-Gon, il Gran Maestro era attualmente in missione con
Cin Drallig e il mentore di quest’ultimo…
In
pochi bocconi, l’uomo finì il proprio cibo.
Dopo aver bevuto un sorso d’acqua, fu pronto per uscire dal
refettorio.
Note:
Buondì!
Contenti che il nostro Maestro Jedi preferito sia tornato?
Vi dirò, il progetto iniziale comprendeva alcuni capitoli
sulla missione di Qui-Gon, ma poi mi sono accorta che stonavano troppo
col resto della trama.
Così, evviva i salti temporali, ed evviva il fatto che
questa dovrebbe essere la prima di una serie di
storie su Qui-Gon e
Obi-Wan (ma è autoconclusiva, don’t worry
:D)… Di Daken me ne occuperò meglio
più avanti.
Al prossimo capitolo, con (SPOILER), la
più o meno felice
riunione tra Qui-Gon e Obi-Wan.
A martedì 12 novembre!
|