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Autore: 9Pepe4    05/11/2013    5 recensioni
Il Maestro Qui-Gon Jinn non ha nessuna intenzione di prendere un nuovo apprendista… Ma l’incontro con Obi-Wan Kenobi, un Iniziato di sette anni, potrebbe cambiare le cose.
Peccato che il passato, in un modo o nell’altro, trovi sempre la maniera di fare lo sgambetto al presente.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Obi-Wan Kenobi, Qui-Gon Jinn, Yoda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10 – Il ritorno di Qui-Gon

Era un pomeriggio sereno.
Il cielo di Coruscant, visibile tra le arcate e i grattacieli della città, era azzurro, attraversato da file interminabili di astronavi.
Il sole entrava abbondante attraverso le vetrate della Torre del Consiglio.
Nella sala circolare erano presenti, oltre ad undici dei dodici Consiglieri, due Maestri Jedi – Qui-Gon Jinn e Kal Tani.
Questi ultimi erano in piedi al centro della stanza, impegnati a far rapporto sul loro ultimo incarico.
Era stata una missione abbastanza lunga – per un anno intero, i due Jedi si erano spostati da un pianeta all’altro, al seguito del vecchio informatore di Qui-Gon – ma se non altro aveva avuto un esito positivo.
Pochi giorni prima, infatti, erano finalmente riusciti a catturare Daken.
L’uomo era stato preso in consegna dalle autorità di Coruscant, e i due Maestri erano tornati al Tempio.
Il rapporto sulla missione richiese abbastanza tempo.
Sia Qui-Gon che Kal Tani, tuttavia, furono precisi ed esaurienti, e se non altro i membri del Consiglio non ebbero bisogno di fare altre domande.
«Vorrei rimarcare» ci tenne a sottolineare Kal Tani, «la preziosità della presenza del Maestro Jinn. È stato grazie a lui se, alla fin fine, siamo riusciti a catturare Daken».
Qui-Gon le rivolse un’occhiata in tralice, ma non disse nulla.
In realtà, non vedeva l’ora che quell’incontro finisse… e non si impegnò più di tanto a nasconderlo. A differenza di molti altri Jedi, lui non si faceva tantissimi scrupoli a far sapere ai membri del Consiglio ciò che pensava.
Finalmente, dopo aver riassunto i pianeti percorsi da Daken – che, come era stato preannunciato dal messaggio dell’uomo, erano stati quelli in cui aveva lavorato con Qui-Gon – ottenne quello che voleva.
Lui e Kal Tani furono congedati.
Qui-Gon si sentiva piuttosto stanco. Credeva che catturare Daken gli avrebbe portato sollievo, ma non era stato così… rivedere quell’uomo, che un tempo era suo amico, aveva riaperto delle vecchie ferite… tra le quali quella mai rimarginata del suo secondo allievo.
Prima di partire per quella missione, Qui-Gon era quasi riuscito ad accattonare il proprio passato. Ora, gli era stato nuovamente ricordato che le sue azioni, anche se compiute anni e anni prima, continuavano ad avere un’influenza sul suo presente.
Si strofinò stancamente la fronte.
«Sei tornato. Di nuovo».
Qui-Gon si voltò, e Taren Kun lo raggiunse in pochi passi.
Il primo scosse la testa. «Tu non vai mai in missione?» chiese.
«Veramente» rispose Taren, «sono stato su Dantooine, qualche settimana fa… Una disputa trascurabile, l’ho risolta in pochi giorni».
Qui-Gon lo guardò con aria sfinita. «Sarai molto riposato, allora».
«Ti ricordo che, quando sono qui al Tempio, lavoro con gli Iniziati» disse Taren. «Mi è impossibile essere molto riposato».
Iniziati… Immediatamente, la mente di Qui-Gon corse ad Obi-Wan Kenobi.
Durante l’ultimo anno, aveva spesso pensato a quel bambino. Si era chiesto se la delusione per non essere diventato il suo Padawan gli fosse passata, se stesse bene, se riuscisse a meditare…
Si fermò, e Taren lo imitò, girandosi in modo da essergli di fronte. «Che succede?»
Qui-Gon decise di non porsi troppi problemi. Era inutile nascondere il suo interesse per Obi-Wan, visto e considerato che Taren l’aveva già notato.
«Obi-Wan… Come sta l’Iniziato Kenobi?»
A quella domanda, l’espressione di Taren si irrigidì. «Obi-Wan Kenobi?» chiese lui, in modo strano.
Qui-Gon si chiese il perché di quella reazione. «Sì» rispose, inarcando un sopracciglio.
Taren lo guardò dritto in faccia. «Devo chiedertelo, Qui-Gon» affermò, con una serietà che non gli si addiceva. «Che intenzioni hai, riguardo quell’Iniziato?»
Qui-Gon lo fissò. «Che vuoi dire?»
L’altro trasse un respiro, ma il suo sguardo rimase inflessibile. «Voglio dire che dovresti mantenere le distanze, se non hai intenzione di prenderlo come Padawan».
Subito, Qui-Gon pensò di aver capito male. Taren gli stava intimando di star lontano da Obi-Wan Kenobi?
«Prego?»
Taren si schiarì la gola. «Dopo che te ne sei andato» disse, scandendo per bene le parole, «l’Iniziato Kenobi ha avuto… alcune difficoltà».
Qui-Gon aggrottò la fronte. «Che genere di difficoltà?»
Mentre lo chiedeva, il suo stomaco si contrasse. Sapeva che per Obi-Wan era stata dura, quando lui se n’era andato dopo essersi offerto di prenderlo come Padawan… ma forse era stata più dura di quanto avesse pensato.
«Soprattutto incubi» rispose Taren, asciutto.
L’altro Jedi si accigliò maggiormente. «E credi che io ne sia la causa?»
«Oh, non sono arrivato a questa conclusione da solo, se è questo che pensi» rispose Taren. «La prima a notarlo, ovviamente, è stata la Maestra Yula… Non so se la conosci, è…»
«È una dei supervisori del Clan del Dragone. Lo so».
Taren gli scoccò un’occhiata e riprese: «Esattamente. Si occupa spesso di controllare che gli Iniziati dormano senza problemi, e non ha tardato ad accorgersi che Kenobi, di problemi a dormire, ne aveva parecchi».
«E con problemi intendi incubi?» dedusse Qui-Gon.
L’altro annuì. «Degli incubi tosti» sottolineò. «Spesso si svegliava urlando, in un bagno di sudore…»
Qui-Gon si trattenne dall’intervenire. Il pensiero di Obi-Wan che gridava lo scombussolava, ma non riusciva a capire come mai Taren ritenesse che lui fosse la causa di quegli incubi.
Obi-Wan era forte nella Forza Unificante, giusto? Non era più verosimile che a svegliarlo fossero stati dei presentimenti, delle visioni?
«All’inizio, la Maestra Yula non si è preoccupata troppo. I bambini hanno gli incubi, in fondo… Poi, però, abbiamo iniziato ad accorgerci che aveva problemi anche durante il giorno».
La fronte di Qui-Gon, se possibile, si aggrottò ancora di più.
«Certe volte – parlo delle mie lezioni – si distraeva senza nessun motivo apparente, come se qualcos’altro attirasse di colpo la sua attenzione… Ed era nervoso e stressato, e non era normale che un bambino della sua età lo fosse. Alla fine, ci siamo rivolti tanto al Guaritore Von Le quanto al Maestro Yoda».
Qui-Gon lo guardò. «E…?»
«E il vecchio troll, dopo un po’, è risalito alla causa».
«Che sarei io» disse Qui-Gon. Voleva essere sicuro di aver capito bene.
Taren annuì. «A quanto pare» disse, «dev’essersi formato un legame nella Forza, tra te e il bambino».
Qui-Gon sussultò. Per due persone, se unite da un legame simile, era possibile avvertire l’una le sensazioni dell’altra anche ad anni luce di distanza.
I suoi pensieri andarono subito alla missione. C’erano stati dei momenti, in effetti, in cui gli era sembrato quasi di percepire la presenza di Obi-Wan… Ma li aveva accattonati come ricordi particolarmente vividi.
«Così» concluse Taren, «ogni volta che tu ti trovavi in pericolo, Kenobi passava una notte in bianco, o perdeva la concentrazione durante una lezione».
Qui-Gon serrò le labbra. Ogni volta che si trovava in pericolo… Ossia un numero considerevole di volte.
Nel corso della missione, Daken aveva provato continuamente ad ucciderlo, e certamente non era stato piacevole.
Lui era abituato a quel genere di pericolo… ma non immaginava come avrebbe potuto recepirlo la mente di un bambino.
Si portò una mano al viso, e chiuse per un istante gli occhi. «Non me n’ero reso conto» disse, in tono sommesso. «Per la Forza, come ho fatto a non rendermene conto?»
Quando guardò Taren, l’altro sembrava essersi un po’ ammorbidito. «È naturale» osservò. «Tu hai degli scudi mentali robusti, allenati. Il vecchio troll ha detto che il legame non è forte come quello tra un Padawan ed un Maestro, ma Obi-Wan non ha ancora imparato del tutto come schermarsi… era più vulnerabile alle tue emozioni».
Qui-Gon annuì piano, assorbendo le parole dell’amico. Aveva senso.
«E allora?» chiese. «Adesso come si procede?»
Se poteva fare qualcosa, per aiutare Obi-Wan, l’avrebbe fatta senza batter ciglio.
Taren sospirò. «Secondo il Maestro Yoda, recidere il legame potrebbe portare più danno che altro… Dopotutto, per farlo, bisognerebbe andare accanto alla mente di Kenobi. Così, la linea d’azione consigliata per voi due è: schermatevi dal legame, e s’indebolirà sino a svanire per conto proprio…»
«Ma hai detto che Obi-Wan non ha ancora imparato come…» iniziò ad obiettare Qui-Gon.
«Il Maestro Yoda gli ha dato delle lezioni al riguardo» lo interruppe Taren.
L’uomo annuì, inspirando profondamente.
«Oppure, certo, potresti prendere Kenobi come Padawan» aggiunse Taren. «Allora, quel legame diventerebbe la base da cui partire per costruirne uno più forte».
Qui-Gon avrebbe voluto replicare, ma non sapeva cosa dire.
Una parte di lui, a dire il vero, stava ancora assimilando l’idea di Obi-Wan che aveva degli incubi, che sentiva pericoli dai quali avrebbe dovuto essere protetto… per colpa sua.
E poi, come spiegare a Taren che cosa aveva fatto? Come dirgli che aveva già proposto al bambino di diventare il suo Padawan, e poi l’aveva deluso?
Gli aveva dato ben più di una speranza. Gli aveva dato una certezza, e poi gliel’aveva strappata senza riguardo.
Pensarci lo addolorava, ma sapeva di aver danneggiato la fiducia di Obi-Wan. Come avrebbe potuto essere altrimenti?
Adesso non poteva semplicemente ripiombare dal bambino, e fargli nuovamente quella proposta… Anche perché la missione aveva riaperto vecchi dubbi. Sarebbe stato davvero in grado di insegnare ad Obi-Wan Kenobi?
Aveva davvero imparato dai propri errori?
«Comunque» disse Taren, «tu hai una faccia orrenda e io devo occuparmi dei miei adorabili Iniziati. Quindi ti auguro un buon riposo».
Qui-Gon lo fissò. «Che la Forza sia con te» disse, mentre l’altro già si allontanava.
Rimasto solo, emise un sospiro molto profondo, e si diresse verso il proprio alloggio.
Siccome aveva molto su cui meditare, andò ad accomodarsi nel suo posto prediletto, sotto la finestra.
Trasse un respiro profondo, rilassandosi e chiudendo gli occhi.
Cautamente, abbassò i propri scudi mentali, e cercò il legame di cui aveva parlato Taren.
Era simile ad un filo di luce, sottile e tenue, ma Qui-Gon non riusciva a capacitarsi di non averlo notato prima.
Fu tentato di saggiarlo… Alla fine, però, lasciò stare. Come aveva detto Taren, era meglio che sia lui che Obi-Wan si schermassero da quel legame.
Riaprì gli occhi e sospirò, pensando all’intimazione dell’amico di stare lontano dall’Iniziato Kenobi.
Se ripensava allo sguardo che Obi-Wan gli aveva rivolto l’ultima volta che si erano visti, non poteva fare a meno di pensare che mantenere le distanze fosse la scelta più saggia.
Allo stesso tempo, sapendo che il bambino aveva avuto dei problemi a causa sua, sentiva il bisogno di controllare che stesse bene.
Si alzò in piedi, strofinandosi le tempie.
Ecco perché alcuni Maestri preferivano prendere un Padawan che avesse già undici, dodici anni… Più giovani erano, più stimolavano un istinto di protezione che era sì naturale, ma che per un Jedi poteva rivelarsi anche pericoloso.
Alla fine, Qui-Gon giunse ad una sorta di compromesso.
Decise di scendere nel refettorio del Tempio. Non avrebbe parlato con Obi-Wan, non gli si sarebbe avvicinato… ma almeno avrebbe potuto dargli un’occhiata.
Tra l’altro, aveva bisogno di mangiare qualcosa.
Quando arrivò in mensa, si unì ai Jedi in fila per il buffet, e lanciò uno sguardo verso le tavolate degli Iniziati.
Lo trovò quasi subito: Obi-Wan Kenobi non sedeva da solo come la prima volta che Qui-Gon lo aveva visto, ma il suo viso ed i suoi capelli arruffati erano quelli di sempre.
Continuando ad osservarlo con la coda dell’occhio mentre riempiva il proprio vassoio, Qui-Gon notò che sembrava essere cresciuto, dal loro ultimo incontro.
Trasse un respiro.
Un anno. Non era passato più di un misero anno… Ma i bambini crescono in fretta.
Troppo in fretta, si ritrovò a pensare Qui-Gon, mentre la sua mente veniva attraversata dall’immagine del suo secondo apprendista.
Quando qualcuno si fermò dietro di lui, Qui-Gon non ebbe bisogno di girarsi a controllare. «Taren» disse, con una punta di rassegnazione.
Si voltò, e l’amico replicò: «Mi raccomando, non suonare troppo entusiasta».
«Eri tu a lamentarti del senso dell’umorismo di Obi-Wan?» chiese Qui-Gon. «Anche il tuo mi sembra alquanto deviato».
Taren lo guardò, assottigliando appena gli occhi. «A quanto pare non scordi una sola conversazione, quando si tratta di Kenobi» commentò. «Interessante». Poi, prima che l’amico potesse replicare, aggiunse: «Lascia perdere. Ti siedi con me?»
Qui-Gon indugiò, poi fece un cenno affermativo.
Si guardò attorno, e scelse i loro posti in base alla posizione di Obi-Wan. In altre parole, optò per un tavolo che il bambino avrebbe potuto vedere solo girando scomodamente il collo.
«Allora stai seguendo la prima opzione» commentò Taren, mentre si accomodavano l’uno di fronte all’altro.
Qui-Gon lo guardò. «Prego?»
«La prima opzione» ripeté Taren. «Tenere Kenobi a distanza e schermarti dal vostro legame».
Gli occhi dell’uomo guizzarono verso l’Iniziato. Obi-Wan stava ascoltando qualcosa che gli stava dicendo il suo vicino di posto.
«Credevo ne saresti stato contento» disse Qui-Gon, riportando gli occhi su Taren.
Quest’ultimo replicò: «C’era anche la seconda opzione, sai. Prenderlo come Padawan e fortificare il legame».
«Lo so» rispose l’uomo, asciutto. «È solo che… è complicato».
«Complicato?» Taren aggrottò la fronte, spezzando una pagnotta e usandola per raccogliere una zuppetta che aveva nel piatto. «Solitamente non ti fai tutti questi problemi».
«La scelta di prendere un Padawan non va presa alla leggera» disse Qui-Gon, seriamente, tralasciando di parlare dell’addio che, un anno prima, c’era stato tra lui e il bambino. «Specie se si hanno i miei trascorsi».
Taren scosse la testa, masticando lentamente. «Credevo bisognasse seguire l’istinto» osservò poi. «Sai, ascoltare la Forza… Tu sei sempre stato bravo, in questo».
Qui-Gon si passò una mano sul viso. «Se avessi avuto un buon istinto, non avrei sbagliato col mio secondo apprendista».
«Credevo fosse un argomento chiuso» commentò Taren.
«Il passato non è mai chiuso. Sto iniziando ad impararlo». Per qualche istante, Qui-Gon tenne lo sguardo fisso sul proprio vassoio. «Sai che Daken mi aveva salvato la vita, anni e anni fa? Lavoravamo bene, insieme».
Taren sospirò. «Lo so».
Qui-Gon sollevò gli occhi. «Adesso mi odia. Durante questa missione, ha cercato di uccidermi così tante volte… Ha anche coinvolto degli innocenti».
«Be’, non è mai stato uno stinco di santo» considerò Taren, cautamente.
«E io ho pensato valesse comunque la pena di lavorare con lui» rispose Qui-Gon. «Il mio istinto non è buono quanto credevo».
Ma, soprattutto, c’era il fatto che aveva ferito l’Iniziato Kenobi.
Forse, ora come ora, era quello a trattenerlo più del resto.
Se lo avrebbe preso come apprendista… Doveva prima porre rimedio al danno fatto un anno prima.
Taren scosse la testa. «Lo sai» disse, guardando verso Obi-Wan, «ieri ha sconfitto un ragazzino di dieci anni. Un Umano robusto, e alto almeno due teste più di lui. Avevo ragione: ha talento, nel combattimento con la spada laser».
Qui-Gon inarcò un sopracciglio di fronte al brusco cambio d’argomento. «Mi dici di stargli lontano, e poi mi parli di ciò che ha fatto?»
«Temo» replicò Taren, «che tu non abbia riflettuto molto sulla seconda opzione… E ciò mi fa pensare che è un bene, che tu abbia deciso di tenerti a distanza».
Senza aggiungere altro, si alzò in piedi e si allontanò col proprio vassoio.
Rimasto solo, Qui-Gon si portò una mano alla fronte e sorrise amaramente. Sbagliava, il suo amico, a credere che lui non avesse riflettuto sulla seconda opzione…
Gettò un’altra occhiata verso Obi-Wan, e notò che il bambino sembrava distratto ed irrequieto.
In via del tutto eccezionale, l’uomo desiderò poter parlare col Maestro Yoda.
Non solo sembrava essere il più esperto di tutti, quando si trattava di Obi-Wan… Secondo ciò che aveva detto Taren, era stato proprio lui ad individuare la causa del malessere del bambino.
Purtroppo per Qui-Gon, il Gran Maestro era attualmente in missione con Cin Drallig e il mentore di quest’ultimo…
In pochi bocconi, l’uomo finì il proprio cibo. Dopo aver bevuto un sorso d’acqua, fu pronto per uscire dal refettorio.
























Note:
Buondì!
Contenti che il nostro Maestro Jedi preferito sia tornato?
Vi dirò, il progetto iniziale comprendeva alcuni capitoli sulla missione di Qui-Gon, ma poi mi sono accorta che stonavano troppo col resto della trama.
Così, evviva i salti temporali, ed evviva il fatto che questa dovrebbe essere la prima di una serie di storie su Qui-Gon e Obi-Wan (ma è autoconclusiva, don’t worry :D)… Di Daken me ne occuperò meglio più avanti.
Al prossimo capitolo, con (SPOILER), la più o meno felice riunione tra Qui-Gon e Obi-Wan.
A martedì 12 novembre!
  
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