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Epilogo.
Le scarlet carson che
aveva fatto preparare a Spring erano perfette e, all'interno del vaso di
cristallo in cui le aveva messe, splendevano come rubini sotto il sole
marzaiolo che scintillava sulle loro teste.
Il marmo freddo e
grigio della tomba di Erin non sminuiva per nulla la loro bellezza e Kim, nel
poggiare il vaso dinanzi alla lapide, sorrise soddisfatta tra sé e annuì a
Malcolm, in piedi al suo fianco.
«Direi che dovrebbero
piacerle. Che ne pensi?»
«La mamma le adorava»
annuì il bambino, sorridendo nell'afferrare saldamente la mano della donna.
Un lieve venticello
batteva la collina del cimitero dove era stata tumulata la madre di Malcolm e,
nel cielo terso, rade nubi si rincorrevano tra loro come puledri lasciati
liberi di correre nella prateria.
Piccoli passerotti
ballonzolavano qua e là beccando il terreno erboso, e graziosi pettirossi
pigolavano sui rami dei frassini che adombravano quella porzione di cimitero,
allungando sul terreno sinuose ombre scure.
Nel complesso, la
giornata era splendida.
Winter si era recato
ad una riunione con le alte sfere del NOAA perciò, in occasione
dell'anniversario della morte di Erin, Kim si era presa l'impegno di
accompagnare Mal al cimitero al posto suo.
E, in fondo, era una
cosa che desiderava fare da tempo.
Era strano, visto che
potevano parlarsi ogni qualvolta c'era la nebbia, o se lei si recava nei pressi
di stagni o laghi, eppure sentiva che quella era la cosa giusta da fare.
Le sembrava che
renderle omaggio a quel modo fosse una maniera carina di far evolvere il loro
curioso rapporto.
«Kimmy...»
Riscuotendosi dai suoi
pensieri, la donna si volse per osservare il visino pensieroso del bambino e,
vagamente sorpresa, mormorò: «Cosa succede, Mal?»
«Tu e il papà state
insieme, vero?»
Levando un
sopracciglio con aria curiosa, replicò: «Sì, Mal. Siamo fidanzati. Sai cosa
significa, vero?»
Il bambino annuì,
ancora dubbioso, e le domandò ancora: «Un giorno vi sposerete?»
Cominciando a
subodorare qualcosa, Kim lo attirò verso una panchina di pietra posta nelle
vicinanze di un carpino bianco e, dopo averlo fatto accomodare, gli sistemò il
colletto della giacca.
«Un domani, sì.
Perché?»
Storcendo la bocca a
cuore, Mal mugugnò: «E la gente che si sposa vuole dei bambini, giusto?»
A quel punto Kim
sorrise, intuendo dove volesse andare a parare e, avvolte le spalle del bambino
con un braccio, lo attirò a sé e disse sinceramente: «Io e tuo padre non ne
abbiamo parlato. Per il momento, stiamo imparando a conoscere ciò che negli
anni, di noi, è cambiato e/o scomparso. Inoltre, è divertente uscire a cena, o
andare al cinema, e tenersi mano nella mano, come se fossimo due adolescenti.
Questa parte, noi non l'abbiamo mai vissuta.»
«Cosa c'è di
divertente?» borbottò dubbioso Malcolm, fissandola stranito.
Ridacchiando, Kim
replicò: «Lo capirai tra qualche anno. Comunque, visto che amo tuo padre, e
amo te, non me ne andrò da nessuna parte e sposerò Winter. Ma per quello
abbiamo tempo. Come abbiamo tempo per pensare a un figlio. Qualora lo
volessimo, però, tu rimarrai sempre il mio Mal, non temere. Nel mio
cuore c'è posto a sufficienza per te, per un fratellino o una sorellina, per
ciò che verrà. E, se non dovesse arrivare nessuno a tenerti compagnia, ci sarò
comunque io. E tuo padre. Siamo e saremo
una famiglia.»
Non ancora del tutto
convinto, Malcolm le domandò mogio: «Non è che, perché io ho ancora la mamma,
tu...»
«Oh, tesoro!» esalò
Kim, stringendolo a sé con forza per poi dargli un sonoro bacio sui neri
capelli. «Avrai sempre due mamme, credimi. Certo, ai tuoi amichetti non potrai
mai dire di poter parlare ancora con Erin, ma saprai sempre di poter contare su
me e lei, e penso sia una bella cosa, ti pare? Chi altri può dire di avere due
mamme?»
Malcolm ci pensò su un
momento prima di dire: «Peter. Ma la sua matrigna è insopportabile... e non fa
i biscotti.»
Kim scoppiò a ridere
e, nel tornare a levarsi in piedi, sollevò anche Malcolm per allontanarsi dalla
collinetta del cimitero.
A mezza voce, poi, commentò
ironica: «Allora, mettiamola così; chi può dire di avere due mamme che adorano
il proprio figlioletto?»
«Per te lo sono? Un
figlio, intendo» le domandò il bimbo, aprendosi in un sorriso speranzoso.
«Denoto in te la
stessa testardaggine di tuo padre, sai, Mal?» gli fece notare lei, levando un
sopracciglio con evidente sarcasmo.
Malcolm sghignazzò.
«Comunque, sì. Per
fugare ogni tuo dubbio, te lo ripeterò fino allo sfinimento... e ti
bacerò tutte le volte che ti lascerò davanti a scuola, prima di andare al
lavoro.»
A quel punto Malcolm
impallidì, sinceramente turbato e, scuotendo mani e testa con veemenza, esclamò
terrorizzato: «No, ti prego! Ci credo! Ma non farlo, ti supplico! Mi
prenderebbero in giro un casino!»
Kim ghignò serafica e
chiosò: «Sapevo che avresti capito.»
Malcolm tirò un
sospiro di sollievo e, nell'afferrare la mano di Kimberly, tornò a sorriderle
dicendo: «Quando siamo soli, però, non mi dispiace.»
«Speravo lo dicessi»
ridacchiò Kim, chinandosi per dargli un bacio sulla guancia.
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N.d.A:
e con questo capitolo ho concluso la storia di Winter. La settimana
prossima ripartirò con "Mille Petali Rossi", la storia dedicata
a Spring.
Vi
ringrazio per avermi seguita fino ad ora, e spero vorrete
proseguire questo viaggio con me e la famiglia Hamilton. Ci sono
ancora un sacco di avventure da vivere! :)
Spero che, come prima storia, vi abbia appassionato.
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