Stanathan - Fanny&Kat - Ti tengo io - CAP 7
- Capitolo 7 -
First steps
Un ritardo...
Nathan non riusciva a pensare ad
altro. Stana aspettava il suo bambino? E cosa era successo dopo?
Quei pensieri si aggiunsero al
resto del groviglio che aveva in testa. Buffo come una parola a volte
potesse cambiare in un attimo la vita di una persona.
-Ero terrorizzata!- continuò lei
-Non sapevo se eri pronto ad una cosa del genere. Poi tu mi hai
cancellato dalla tua vita! Sei uscito da quella porta e tutto è finito!
Il nostro mondo era crollato!- lacrime copiose continuarono a scendere
durante il suo sfogo -Poi c'è stata quella maledetta scena della
proposta che... mi ha distrutta! Quando ti sei messo in ginocchio con
quell'anello ho subito pensato al nostro matrimonio su questo
pontile... Alle nostre promesse- si morse il labbro così tanto da farsi
male -Sai perché sono scomparsa subito dopo? Perché non ti ho
risposto?- Nathan era ancora immobile a guardarla -Perché sono tornata
nella mia roulotte e mi sono accovacciata in un angolo a piangere per
ore! Non avevo più lacrime alla fine, Nate. Ero vuota. Ecco cosa mi hai
lasciato dentro... il vuoto- disse deglutendo.
-Eri incinta?- chiese lui
incredulo. E Stana si chiese se avesse sentito tutto il resto del
discorso.
-No. Credevo di esserlo ma... Poi
ho fatto il test. È risultato negativo...- Stana si passò una mano tra
i capelli e tirò su col naso. Nathan si avvicinò e le sfiorò un braccio
-Joy...- usò di nuovo il soprannome che le aveva dato.
-Non toccarmi! E smettila di
chiamarmi in quel modo!- urlò scostandosi -Joy non esiste più!- esclamò
-Capito!?- disse guardandolo negli occhi, mentre i suoi erano rossi e
lacrimanti -Joy è morta quella sera insieme alla nostra storia!- e lo
oltrepassò, cercando di andare via. Lui la bloccò per un braccio
-Allora perché sei qui?- chiese Nathan in un sussurro.
-Ti ho detto di non toccarmi!-
esclamò divincolandosi, e tentò ancora una volta di allontanarsi verso
casa.
-Non è una risposta! Ieri sera hai
detto di amarmi!- esclamò Nathan.
-Era l'alcool a parlare!-
-Maledizione, ti vuoi fermare!?-
disse raggiungendola e bloccandola per un braccio, facendola voltare.
La tenne per i polsi e la guardò negli occhi -Che cosa vuoi, Nathan!?-
disse lei -Che cosa vuoi?- chiese con un tono stanco, disperato.
Continuava a piangere e non riusciva a dare freno a quelle lacrime. Si
sentiva debole, vulnerabile e odiava sentirsi in quel modo.
-Voglio solo te, Stana...- disse
lui dolcemente, accarezzandole un braccio -Lo so che sembra una frase
fatta ormai, ma...- fece risalire la mano, accarezzandole una guancia.
-Non mi toccare, ti prego- disse
lei ormai singhiozzando, cercando di divincolarsi, ma Nathan l'attirò
più vicina, stringendola in un abbraccio, mentre lei continuava ad
opporsi -Lasciami. Ti prego, lasciami... finiremo per farci del male...
ti prego...- ormai le frasi erano quasi un sussurro, fino a quando,
senza più forze, le ginocchia le cedettero e si lasciò andare. Nathan
la tenne stretta e le lasciò un bacio sulla testa -Sssh. Ti tengo io,
ricordi!?- le sussurrò in un orecchio, chiudendo gli occhi, mentre la
sentiva piangere ancora più forte. La tenne stretta a sé, come a
volerla proteggere dal resto del mondo, mentre il sole del mattino fece
capolino, come a voler sancire un nuovo inizio.
Le strofinò la schiena, dolcemente,
e aspettò che si calmasse. Si erano fatti del male a vicenda per mesi,
aspettando per tutto quel tempo di chiarirsi. Ma dagli errori si
impara, e Nathan era intenzionato a non scappare più. C'erano ancora
tante cose da chiarire, ma era sicuro che ce l'avrebbero fatta.
Aspettò che si calmasse, che i
singhiozzi si attutissero. Stana continuò a stringere la sua camicia
tra i pugni, senza allentare la presa, come a volerlo tenere legato a
sé senza più lasciarlo andare. Lui continuò ad accarezzarle la schiena,
fino a quando lei rialzò la testa e ritrovò i suoi occhi azzurri, con
mille emozioni contrastanti. Lui accennò un sorriso e le accarezzò una
guancia, mentre lei si appoggiò al suo tocco e chiuse gli occhi. Quando
li riaprì, non si rese nemmeno conto di come, si ritrovarono a pochi
centimetri, attirati come se fossero due calamite.
Le loro labbra si sfiorarono
appena, e chiusero gli occhi, mentre entrambi sentirono un
brivido lungo la spina dorsale. Stana schiuse leggermente la bocca, e
Nathan le accarezzò il labbro dolcemente con la lingua, per poi farla
incontrare con la sua. Il contatto fece gemere entrambi, facendo capire
che quel momento era mancato ad entrambi. Nathan passò le mani tra i
capelli, adesso corti, di Stana, mentre lei non aveva ancora lasciato
la presa sulla sua camicia. Le loro lingue si cercavano dolcemente,
mentre le labbra si assaggiavano, affamate, senza voglia di staccarsi.
Ma il contatto terminò quando
ebbero bisogno di ossigeno. Si staccarono, ansanti, entrambi con le
labbra rosse e gonfie e gli occhi lucidi, carichi di un'emozione che
non provavano da tempo. Stana gli guardò le labbra, per poi tornare a
guardare gli occhi. Il solito trucchetto che faceva impazzire Nathan,
che infatti si riappropriò nuovamente delle sue labbra, divorandole con
una bramosia tale che fece nuovamente gemere Stana. Nathan dovette
trovare tutto l'autocontrollo di cui aveva bisogno per fermarsi.
-Credo che sia meglio entrare...-
disse lui accarezzandole le braccia, notando la pelle d'oca -Dobbiamo
chiarire tante cose. Quindi adesso tu bevi il caffé- continuò facendo
un cenno verso il bicchierone lì vicino -Mentre io preparo qualcosa per
colazione. Poi prendi un'Advil e ci organizziamo. Va bene come
programma?- chiese sorridente. Lei gli sorrise e annuì -Credo di si...-
-Bene- disse lui allontanandosi per
prendere il caffé e la medicina. Poi ritornò accanto a lei e le mise
una mano dietro la schiena porgendole il caffé -Andiamo- disse poi
dolcemente, iniziando a camminare. Durante il breve tragitto dal
pontile a casa camminarono vicini. Le loro braccia si sfiorarono e loro
due continuarono a guardarsi di sottecchi.
Entrarono in casa, come avevano già
fatto molte volte, e Nathan cominciò a frugare negli armadietti, mentre
Stana si sedette su uno degli sgabelli, bevendo il suo bicchierone di
caffé.
-Okay, ci sono i cereali che
piacciono a te, e per fortuna non sono scaduti!- esclamò lui tirando
fuori il sacchetto e una tazza.
-Ugh- disse lei facendo una smorfia
-Credo che il mio stomaco non si sia del tutto ripreso ancora. Solo il
pensiero di mangiare mi fa venire la nausea...-
Nathan mise al loro posto cereali e
tazza e prese un pacchetto di cracker -Sono asciutti e li danno pure
alle donne incinte per la loro nausea mattutina... Credo di aver letto
così, almeno- disse lui poco sicuro della cosa. Stana accennò un
sorriso e aprì il pacchettino, prendendo un cracker.
-Senti...- disse Nathan
schiarendosi la voce -A proposito di gravidanza... io... ecco, c'è una
cosa che mi ha scioccato più di tutti, prima...- Stana lo guardò e
annuì -Riguarda il mio ritardo- disse lei masticando. Ma non era una
domanda. Lui annuì e sospirò -Si. Voglio dire... l'hai scoperto davvero
quella mattina? Perché non me ne hai parlato?- chiese.
-Quella mattina stavo sistemando
delle cose e prendendo la mia applicazione mi sono accorta che avevo un
ritardo. Lo sai che di norma sono puntuale, non salto mai un periodo, e
quindi ho subito pensato ad una gravidanza. D'altronde diverse volte
non abbiamo usato la protezione, e la pillola non è sicura al cento per
cento...- disse mordendosi il labbro mentre lui annuì continuando a
guardarla -Volevo parlartene quella sera...- abbassò lo sguardo -Non
sapevo come avresti reagito ed avevo una paura tremenda. Non avevamo
programmato di avere bambini. Non ne avevamo mai nemmeno parlato...-
lei deglutì -Ma poi c'è stata la litigata quella sera e non ti ho detto
nulla...-
-Hai detto di aver fatto il test
dopo... quando esattamente? Dopo che sono andato via?- lei scosse la
testa -No. Io sono rimasta qui quella sera. Ho pianto tutta la notte,
sperando di vederti tornare...- abbassò lo sguardo -Ma non sei mai
arrivato. Così la mattina sono tornata al mio appartamento e sono
rimasta chiusa dentro tutto il giorno. Non ho avuto il coraggio di
chiedere alla mia agente di andare a comprare un test di gravidanza.
Poi il giorno dopo c'è stata la scena della proposta e... dopo aver
versato tutte le mie lacrime, ho mandato la mia agente a comprare un
test e... negativo. Ma quei cinque minuti di attesa, prima di conoscere
la risposta... sono stati i più tremendi. Mi sentivo così sola e non
sapevo cosa fare se fosse stato positivo. Ovviamente sai che sono
contraria all'aborto... quindi sarebbe stato un problema, in un certo
senso. Non volevo che tu ti sentissi in obbligo con me, per via del
bambino. Non sapevo neanche come dirtelo. Cosa dovevo fare? Venire da
te e dirti “ehi, Nate! Lo so che abbiamo litigato e non stiamo più
insieme, ma volevo dirti che sono incinta. Aspettiamo un bambino”!?
Beh, non era tra le opzioni, quindi quando ho letto il risultato ero
sollevata. Certo, anche un po' dispiaciuta... insomma, lo sai che amo i
bambini e averne uno mio sarebbe magnifico, ma in quel momento è stato
meglio così...-
-Io ti sarei rimasto accanto. In
realtà ho cercato di scusarmi in tutti i modi, quindi non sarebbe stato
un obbligo. Le cose sarebbero state complicate inizialmente, ma insieme
ce l'avremmo fatta...- disse Nathan allungando una mano, prendendo la
sua e stringendogliela. Lei lo guardò negli occhi e poi abbassò lo
sguardo sulle loro mani, mentre con il pollice gli accarezzava il dorso.
-Perché non prendi l'Advil e vai a
riposare un altro po'?- chiese lui allontanandosi per prenderle un
bicchiere d'acqua. Stana si morse il labbro e annuì, poco convinta.
Prese l'Advil e poi si alzò. Ma prima di andare in camera si girò verso
di lui -Io... ecco...- abbassò lo sguardo, non trovando le parole
giuste da dire. Nathan corrucciò la fronte e attese -Ecco, volevo
sapere...- si morse il labbro, per poi sospirare -Volevo sapere se hai
portato qualcun'altra qui...- disse lei, mentre le guance le si
coloravano leggermente per l'imbarazzo.
-Nessuna. L'ultima volta che sono
entrato in questa casa è stato il giorno dopo della nostra litigata...-
disse lui -Ogni cosa mi ricordava te, qualcosa che avevamo fatto
insieme- sospirò -Io non sono riuscito a stare per più di mezz'ora, il
tempo di prendere alcune cose... dovremmo sistemare e pulire, in
effetti... c'è polvere ovunque. E quel lampadario ha...-
-Uhm... vieni... vieni a sdraiarti
con me?- chiese lei all'improvviso, quasi in un sussurro,
interrompendolo. Nathan la guardò per qualche istante, sorpreso, ma poi
sorrise dolcemente -Con molto piacere...- e si avvicinò, prendendole la
mano. Ed era una sensazione che era mancata ad entrambi. Le loro dita
intrecciate, come se fossero legate da un filo invisibile che li faceva
combaciare perfettamente. Lei guardò quell'intreccio e si morse il
labbro, cercando di calmare i battiti del suo cuore. Rialzò lo sguardo
su Nathan che le sorrise rassicurante, prima di iniziare ad
incamminarsi verso la camera da letto.
Le loro mani si separarono una
volta davanti al letto, mentre entrambi salivano sul proprio lato.
All'improvviso Stana quasi si pentì di avergli chiesto di sdraiarsi con
lei. Si adagiò sotto la coperta e deglutì sentendo il fruscio accanto a
lei. Il cuore di Nathan non aveva ancora ripreso il suo normale ritmo.
Se poco prima avesse accettato, felice della cosa, adesso si sentiva
impacciato e non sapeva cosa fare. Si sdraiò accanto a lei e si
guardarono per un attimo, incerti. E poi tutto successe in automatico,
come quando stavano ancora insieme. Si ritrovarono l'uno di fronte
l'altra, una mano sotto il viso, appoggiata al cuscino e l'altra al
centro del letto. Le loro mani si cercarono di nuovo e loro si
sorrisero. C'era ancora quella linea che non riuscivano ad
oltrepassare. Una linea che era tornata nelle loro vite nel momento
esatto in cui c'era stata la litigata. Quella linea su cui Nathan era
in piedi mentre tendeva la mano verso di lei, aspettando che fosse
pronta.
Si guardarono ancora per qualche
istante, senza dire nulla, fino a quando le palpebre di Nathan si
fecero sempre più pesanti per via della notte insonne e si chiusero
lentamente. Stana sorrise dolcemente e li chiuse anche lei,
abbandonandosi a quel calore familiare che da tempo le era mancato.
…
Il sole era già alto in cielo
quando Stana riaprì gli occhi. Si stirò leggermente, e solo in quel
momento si accorse che aveva cambiato posizione durante il sonno. Aveva
la testa appoggiata sulla spalla di Nathan e una mano sul petto. Rialzò
lo sguardo e trovò subito due iridi profondi a guardarla -Ehi...- disse
lui dolcemente, accennando un sorriso. Stana rimase a guardarlo per
qualche secondo, poi sorrise e iniziò a giochicchiare con un bottone
della sua camicia -Ehi...- disse di rimando lei senza spezzare il
contatto tra i loro occhi.
-Dormito bene?- chiese lui
accarezzandole un braccio.
-Si. Molto bene- disse lei
sorridente. Il suono del suo cellulare li ridestò per qualche istante,
prima che lei rotolasse dal suo lato del letto e lo afferrasse. Guardò
il mittente e deglutì, cercando di nasconderlo dalla vista di Nathan.
Mise il silenzioso, in modo da non sentirlo anche se squillasse.
-Tutto okay?- chiese lui inarcando
un sopracciglio, facendo finta di nulla, mentre un moto di rabbia si
impossessò di lui. Di nuovo quel nome. Lei si girò e sorrise -Si. Si,
tutto okay! Ma adesso...- si morse il labbro -Ho fame...- e sollevò una
coscia sopra la gamba di Nathan.
-Oh, certo- disse lui cercando di
alzarsi -Vuoi qualcosa in particolare? Non so cosa è rimasto di
commestibile e non scaduto...- lei lo prese per il colletto e lo
avvicinò al suo viso -Non era quello che intendevo...- disse lei prima
di impossessarsi avidamente delle sue labbra. Nathan rimase scioccato
per qualche secondo, ma durò poco. L'attimo dopo stava già rispondendo
attivamente al bacio, iniziando a divorarsi le labbra a vicenda, mentre
la passione iniziava a prendere il sopravvento. Lui si ritrovò
improvvisamente sopra di lei, una mano sepolta nei capelli, dietro la
nuca e l'altra appoggiata al cuscino mentre si teneva leggermente
sollevato col gomito. Le loro lingue lottavano per il predominio e
Stana si lasciò scappare un gemito che fece crollare anche l'ultimo
pezzo di autocontrollo di Nathan. Si staccarono un attimo per
riprendere fiato. Fronte contro fronte e i loro respiri affannati che
si mischiavano gli uni con gli altri.
-Dio, Stana... cosa mi fai?- disse
prima di riprendere ad assaggiare le sue labbra, approfondendo
nuovamente il bacio. Stana divincolò le gambe da sotto il corpo di
Nathan e gliele cinse intorno alla vita. Nathan le afferrò le mani che
si muovevano audaci sul suo petto e lo stomaco, bloccandole sul
cuscino, sopra la testa. Si staccò nuovamente e iniziò a lasciare una
lunga scia di baci lungo il viso di Stana, fino ad arrivare fin sotto
l'orecchio, facendola gemere -Quanto mi sei mancata...- disse lui in un
sussurro -Dio, ti amo Stana- e si bloccò, sentendola irrigidirsi. Si
allontanò di poco per guardarla in viso, lasciando la presa sulle sue
mani. Stana trattenne il respiro per un attimo, poi un sorriso luminoso
iniziò a farsi spazio sul suo viso e lo attirò nuovamente a sé,
baciandolo. Si staccò quasi subito, iniziando a lasciargli baci sul
collo e poi lungo la mascella, fino a tornare alle labbra per un altro
bacio -Ti amo- sussurrò lei sulle sue labbra -Non ho mai smesso-
confessò guardandolo negli occhi. Nathan le sorrise dolcemente mentre
con una mano le accarezzava una guancia. Si abbassò lentamente,
catturando nuovamente le sue labbra, adesso in modo più dolce, senza
nessuna fretta. Infilò le mani sotto la maglia di Stana che rabbrividì
subito al contatto. Dio, le erano mancate le sue mani. Il suo tocco
delicato. Le mani di lei ripresero a muoversi, iniziando a sbottonare
la camicia di Nathan. Tremavano leggermente, ma riuscirono a togliere i
bottoni dall'asola.
-Stana- disse Nathan staccandosi
dal bacio e afferrandole le mani. Lei lo guardò confusa -Forse... forse
è meglio se vado a controllare cosa posso preparare per pranzo...-
disse alzandosi, lasciandola completamente attonita. I jeans di Nathan
erano diventati fin troppo stretti, ed era difficile nascondere la sua
virilità agli occhi della donna. Nathan deglutì e guardò in basso.
-Nathan...-
-Vado...- disse accennando un
sorriso, uscendo dalla stanza.
Stana rimase incredula per quel
comportamento. Le aveva detto che l'amava, era pronta a fare l'amore
con lui, ad oltrepassare quella linea, e lui... lui l'aveva fermata. Si
sollevò lentamente e cercò di riordinare le idee, pronta a
raggiungerlo. Ma il cellulare attirò di nuovo la sua attenzione e Stana
sospirò, decidendo di rispondere.
Nathan risalì dalla cantina, con
una bottiglia di vino in mano. Aveva trovato il preferito di Stana e
sapeva che tra quello e le frittelle che le stava preparando sarebbe
stata felice.
Si diresse verso la camera da letto
e proprio in quel momento sentì Stana parlare con qualcuno. Attese
qualche secondo e poi...
-Mark, ci sentiamo dopo, okay?-
Nathan sentì una fitta al petto. Quel nome lo riportava indietro alla
loro litigata, alla fine di tutto. Aveva visto bene poco fa, quando lei
aveva cercato di nascondere il telefono. Era quello che lo aveva
bloccato. Quel dannato nome che ancora una volta si era messo tra loro.
Si domandò se sarebbe riuscito ad accettare questa situazione, se
avrebbe vinto quella lotta contro sé stesso. Fece una smorfia e tornò
in cucina, appoggiando la bottiglia di vino sopra il bancone, con una
brutalità che gli sembrò strano che non si fosse rotta. Si sentiva
ancora una volta ferito. Come se non fosse cambiato nulla. Cercò di
concentrarsi sulle frittelle, ma con scarso risultato.
Sentì dei passi in avvicinamento ma
non rialzò lo sguardo da ciò che stava facendo. Si avvicinò a lui e si
sollevò sulla punta dei piedi per stampargli un bacio sulla guancia. E
quando lo sentì irrigidirsi, capì che c'era davvero qualcosa che non
andava. Corrucciò la fronte, chiedendosi il perché di quel cambiamento
repentino, ma sapeva che quando Nathan sarebbe stato pronto, avrebbero
parlato di qualsiasi cosa.
-Che cosa mi hai preparato di
buono?- chiese -Sto morendo di fame! Ieri con tutto quell'alcool...-
Nathan era di spalle e stava tagliuzzando gli ingredienti -Frittelle di
verdure... spero che ti piacciano ancora- disse lui con voce piatta.
-Non le ho più mangiate da quando
ci siamo lasciati...- ammise lei -Il solo pensiero mi nauseava...-
Nathan strinse il coltello che aveva in mano e deglutì, chiudendo gli
occhi e sospirando -Se preferisci ti preparo qualcos'altro...- disse
con un tono privo di emozioni.
-Oh no, Nate!- esclamò Stana,
allarmata, pensando di averlo ferito. Si avvicinò e gli prese la mano
-Cosa c'è che non va, Nate? Parla...- disse dolcemente. Lui non disse
nulla, rimase in silenzio e non ricambiò neanche la stretta. Continuò a
guardare nel vuoto, incapace di guardarla negli occhi. Poi sospirò e si
allontanò da lei, andando verso i fornelli.
-Ok, è evidente che qualcosa non va
e che non vuoi parlare...- disse lei guardando la sua ampia schiena -Ma
non è così che contavo di risolvere le cose tra di noi...- concluse
deglutendo.
-Perdonami Stana... è solo...- si
fermò, appoggiandosi al bancone con le mani e chiudendo gli occhi prima
di deglutire e continuare -È solo che è presto. Non pensavo di dover
affrontare subito questa cosa... avevo bisogno di più tempo per
razionalizzare...- disse lui sospirando.
-Di che parli?- chiese lei stranita.
-Di questo e di quello che stavamo
per fare e...- serra la mascella, digrignando i denti.
-E cosa?- chiese lei -Pensavo che
fosse tutto okay, Nate! Mi hai detto che mi ami poco fa!- esclamò
cercando di mantenere la calma.
-Ed è così infatti, maledizione!
Ma...- sospirò -Ho bisogno di tempo. Non voglio venire a letto con te e
fare finta che i problemi che c'erano prima adesso siano
improvvisamente spariti...-
-Beh, allora parliamone! Hai detto
che volevi riprovarci, poche ore fa. Adesso cosa è cambiato?- chiese
perplessa -Se vogliamo far funzionare le cose tra di noi... dobbiamo
parlare e chiarire tutto!-
-Stana...- sospirò -Non mi sto
tirando indietro. Sto solo dicendo che mi sembrava prematuro venire a
letto con te, nonostante la mia voglia sia abbastanza evidente...-
disse alludendo alla sua visibile voglia poco prima -Che ne dici se ci
mangiamo sopra e riprendiamo dopo l'argomento?- si voltò rivolgendole
un sorriso tirato e porgendole le frittelle, con le verdure attorno che
formavano un cuore. Stana guardò il piatto e cercò di trattenere il
sorriso che voleva affiorare, con scarso risultato -Va bene...- disse
prendendo le posate. Poi gli puntò una forchetta contro -Ma sappi che
dopo non mi sfuggi!- esclamò guardandolo negli occhi.
-Okay, okay!- esclamò lui alzando
le mani in segno di resa. Lei annuì e cominciò a mangiare, mentre lui
si sedette sullo sgabello di fronte.
-Avevo dimenticato quanto fossero
fantastiche!- esclamò gustandosi le frittelle ad occhi chiusi. Nathan
sorrise e guardò il piatto, iniziando a mangiare pure lui. Di tanto in
tanto lanciava un'occhiata a lei, completamente persa nel gustare le
sue frittelle. Sorrise di nuovo, pensando a quando avevano provato a
farle insieme.
-Cosa?- chiese Stana guardandolo
perplessa.
-Nulla. Mi è venuto in mente quando
abbiamo fatto la lotta con la farina...- disse ridacchiando. Lei si
morse il labbro e sorrise -Lo ricordo molto bene...- disse -Ricordo
anche la scivolata che hai preso per venirmi a rincorrere- disse
divertita.
-Oh, certo! Vogliamo parlare della
farina che avevi dentro la maglietta e di come ti si è appiccicata come
colla mentre cercavi di toglierla via!?- disse ridendo -E aggiungerei
che è solo grazie al sottoscritto se sei riuscita a pulire!- esclamò.
-Come se ti fosse dispiaciuto...-
disse divertita e maliziosa allo stesso tempo. Lui la guardò
intensamente -Ovvio che non mi è dispiaciuto. Ricordo perfettamente
anche come non fosse dispiaciuto a te quello che è successo dopo...- le
lanciò uno sguardo malizioso che la fece ridacchiare e arrossire
leggermente. Nathan avvicinò la mano, accarezzandola e prendendola tra
la sua. Lei lo guardò con uno sguardo eloquente, da sotto le ciglia, in
un modo talmente sensuale che Nathan si ritrovò a deglutire e
richiamare il suo autocontrollo. Stana gli accarezzò il dorso con il
pollice, e rimase a guardarlo. Sembrarono passare minuti interminabili,
mentre intrecciavano le loro dita insieme. Avrebbero potuto guardarsi
negli occhi per ore, sapendo che era come se si dicessero tutto.
Il cellulare di Stana squillò e lei
lo afferrò. Notò l'ID e lo rimise apposto. Nathan la guardò
interrogativo e lei scosse la testa -Nulla di importante...- disse,
mentre lui fece un cenno d'assenso con la testa e si incupì. Stana lo
guardò non capendo, ma proprio mentre stava per chiedergli qualcosa, il
cellulare di lui iniziò a suonare. Lui guardò chi era e prese il
cellulare, alzandosi -Scusa, devo rispondere- disse avvicinandosi e
stampandole un bacio sulla testa.
-Si, fai pure... Ne approfitto per
fare una chiamata anche io- disse lei alzandosi.
Nathan si fermò, strinse il
telefono in mano e digrignò i denti -Mark!?- disse con tono duro.
-Cosa?- chiese lei perplessa,
girandosi verso di lui, non capendo.
-Mi hai sentito. E non hai
risposto. Non hai mica detto che lo avresti richiamato, o sbaglio!?- le
dava ancora le spalle.
-Nathan, io...- non sapeva cosa
dirgli. Ogni volta che sarebbe venuto fuori quell'argomento, da quel
momento in poi, sarebbe sempre rimasta con la paura che la lasciasse di
nuovo da sola.
-Stana, siamo grandi e vaccinati.
Se vuoi chiamarlo puoi farlo...- disse con voce piatta.
-Io non devo chiamarlo, Nate. Non
ho nulla da dirgli...-
-Mi era sembrato di capire che
dovevi richiamarlo, poco fa, mentre eri in camera...- disse stizzito,
mentre lei chiuse gli occhi e abbassò la testa -Ripeto: sei libera di
farlo- continuò lui -Ma ogni volta che sento il suo nome non posso
fermare il sentimento di disgusto che provo verso di lui. Il pensiero
che ti ha toccata, e che tu abbia toccato lui e che vi siete baciati,
il suo essere così ossessionato... Lo odio! Odio quel pensiero, mi fa
stare male!- Stana deglutì e cercò di dire qualcosa, ancora una volta
interrotta -Ma... ce la metterò tutta per cercare di cambiare, di
essere meno geloso. Giuro che ci proverò... ma ho bisogno di tempo-
disse infine.
-Nathan, non voglio litigare ancora
con te per colpa sua. Mark è un collega, è un amico. Se me ne fosse
realmente importato qualcosa di lui, non avrei passato mesi infernali a
piangere per te. A vederti con un'altra donna immaginandoti a toccarla,
baciarla... Pensi che tu abbia sofferto di più in questa storia!? Pensi
che non sono stata male a cercare di tenerti lontano mentre tu ti
divertivi con un'altra!?- disse lei con le lacrime agli occhi. Nathan
deglutì notando la voce leggermente incrinata -Non sono qui a
quantificare chi è stato più male e chi meno...- disse lui -Ti sto solo
dicendo che questa cosa mi è difficile da sopportare ma... ce la
metterò tutta per te. Per noi. E per quello che ci riserverà il futuro,
insieme- disse sospirando -Sentire il suo nome mi riporta a tutto il
male che ci siamo fatti. E per questo lo sopporto ancora meno!- esclamò
-Ma ci lavorerò su, promesso. Un passo alla volta servirà a darci
questa seconda, e spero ultima, possibilità di felicità insieme.
Perché, ora come ora, non desidero nient'altro che te nella mia vita,
nonostante tutto e tutti...-
Stana si avvicinò, lo prese per
mano e lo fece girare. Nathan aveva gli occhi lucidi, pieni di emozioni
contrastanti. Lei si alzò sulle punte e lo abbracciò, avvolgendolo con
le sue esili braccia. Lui ricambiò l'abbraccio, seppellendo il viso nel
suo collo, tra i suoi capelli corti. Rimasero così per qualche secondo,
inspirando il profumo dell'uno e dell'altra. Poi Stana si staccò e gli
prese il viso tra le mani. Lo guardò ancora una volta negli occhi,
tuffandosi in quell'oceano azzurro -Io non rinuncio più a te...- disse
in un sussurro, prima di alzarsi nuovamente sulle punte e baciarlo.
Nathan l'avvolse con le sue braccia, ricambiando il bacio con la stessa
passione e la stessa voglia. La sollevò leggermente da terra e Stana
gemette, avvolgendogli le gambe intorno alla vita mentre le loro lingue
si intrecciarono ancora una volta.
Quel momento di beatitudine venne
interrotto dal cellulare di Nathan che riprese a squillare...
-Non rispondere- mormorò Stana
lamentandosi, passando a baciarlo sul collo e a mordicchiarlo sotto
l'orecchio.
-Se continui così...- deglutì -Se
continui così non sarò più in grado di fare nulla...- sussurrò al suo
orecchio, inviandole brividi lungo la schiena. Poi prese il cellulare e
rispose -Questa è la segreteria telefonica di Nathan Fillion. Al
momento non sono disponibile, non per voi almeno,- e Stana ridacchiò
-vi prometto che sarete richiamati il prima possibile. Grazie-
riattaccò e lanciò il cellulare sul divano. Si girò verso di lei e
infilò una mano tra i capelli, avvicinandola a lui e prendendo
nuovamente possesso delle sue labbra mentre le loro lingue si
accarezzarono dolcemente. Stana si staccò quando sentì Nathan muoversi.
Non se ne era nemmeno accorta, ma erano già sulla strada per la camera
da letto. Lui la osservò seriamente, quasi a chiederle il consenso di
quello che stava per fare. Lei sorrise e riprese a baciarlo, mentre lui
proseguì. Arrivato davanti alla porta della camera da letto, Nathan
cercò di spalancare la porta, ma nel farlo urtò il piede -Ugh! Male!-
esclamò con una smorfia di dolore, staccandosi dal bacio. Stana cercò
di trattenersi dal ridere e lui la guardò storto -Non ti azzardare...-
disse lui socchiudendo gli occhi, e proprio in quel momento lei scoppiò
a ridere, contagiandolo immediatamente.
E dopo mesi quella casa sentì l'eco
delle loro risate. Un eco di felicità che per troppo era mancato.
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Angolo autrici:
Katia: Ed ecco qua il penultimo
capitolo! Stiamo per arrivare alla fine di questa avventura! Grazie al
solito a tutti per continuare a seguirci! :)
Volevo ringraziare per gli abbracci virtuali ricevuti e il vostro
affetto nelle recensioni del 5° cap! Grazie davvero, siete stati molto
teneri! :') <3
Abbiamo pensato che per ricostruire questo rapporto bisogna fare
piccoli passi. Pian piano, nessuna fretta. Quindi se avete ancora
qualche dubbio circa qualche argomento non del tutto chiarito,
scriveteci pure :) Che ci dite!?
Io dico solo una cosa: il disegno di Fanny è bellissimo :') ... forse
sono di parte perché adoro lei e i suoi disegni... ma va beh! XD hahahah
Fanny: ringrazio tutti per
i complimenti ai disegni e alla storia... e per continuare a seguirci
con così tanto interesse!! :')
Al prossimo capitolo... l' ultimo! :D
A martedì!
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