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Autore: Katia R    22/04/2014    7 recensioni
Ci sono vite che si incrociano, vite che si vivono e vite che, inspiegabilmente, si dividono. Non si sa il perché. Un giorno ti alzi e la persona che percorreva i tuoi stessi passi non è più al tuo fianco e questo ti riduce a pezzi.
Ora loro sono davanti ad una strada nuova. Una strada parallela. Il destino, si sa, è sempre pronto a giocare con noi e con la nostre vite. Ma se due anime sono destinate a stare assieme, anche due linee parallele, grazie all'amore, si possono rincontrare di nuovo.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Stanathan - Fanny&Kat - Ti tengo io - CAP 7


- Capitolo 7 -
First steps

Un ritardo...
Nathan non riusciva a pensare ad altro. Stana aspettava il suo bambino? E cosa era successo dopo?
Quei pensieri si aggiunsero al resto del groviglio che aveva in testa. Buffo come una parola a volte potesse cambiare in un attimo la vita di una persona.
-Ero terrorizzata!- continuò lei -Non sapevo se eri pronto ad una cosa del genere. Poi tu mi hai cancellato dalla tua vita! Sei uscito da quella porta e tutto è finito! Il nostro mondo era crollato!- lacrime copiose continuarono a scendere durante il suo sfogo -Poi c'è stata quella maledetta scena della proposta che... mi ha distrutta! Quando ti sei messo in ginocchio con quell'anello ho subito pensato al nostro matrimonio su questo pontile... Alle nostre promesse- si morse il labbro così tanto da farsi male -Sai perché sono scomparsa subito dopo? Perché non ti ho risposto?- Nathan era ancora immobile a guardarla -Perché sono tornata nella mia roulotte e mi sono accovacciata in un angolo a piangere per ore! Non avevo più lacrime alla fine, Nate. Ero vuota. Ecco cosa mi hai lasciato dentro... il vuoto- disse deglutendo.
-Eri incinta?- chiese lui incredulo. E Stana si chiese se avesse sentito tutto il resto del discorso.
-No. Credevo di esserlo ma... Poi ho fatto il test. È risultato negativo...- Stana si passò una mano tra i capelli e tirò su col naso. Nathan si avvicinò e le sfiorò un braccio -Joy...- usò di nuovo il soprannome che le aveva dato.
-Non toccarmi! E smettila di chiamarmi in quel modo!- urlò scostandosi -Joy non esiste più!- esclamò -Capito!?- disse guardandolo negli occhi, mentre i suoi erano rossi e lacrimanti -Joy è morta quella sera insieme alla nostra storia!- e lo oltrepassò, cercando di andare via. Lui la bloccò per un braccio -Allora perché sei qui?- chiese Nathan in un sussurro.
-Ti ho detto di non toccarmi!- esclamò divincolandosi, e tentò ancora una volta di allontanarsi verso casa.
-Non è una risposta! Ieri sera hai detto di amarmi!- esclamò Nathan.
-Era l'alcool a parlare!-
-Maledizione, ti vuoi fermare!?- disse raggiungendola e bloccandola per un braccio, facendola voltare. La tenne per i polsi e la guardò negli occhi -Che cosa vuoi, Nathan!?- disse lei -Che cosa vuoi?- chiese con un tono stanco, disperato. Continuava a piangere e non riusciva a dare freno a quelle lacrime. Si sentiva debole, vulnerabile e odiava sentirsi in quel modo.
-Voglio solo te, Stana...- disse lui dolcemente, accarezzandole un braccio -Lo so che sembra una frase fatta ormai, ma...- fece risalire la mano, accarezzandole una guancia.
-Non mi toccare, ti prego- disse lei ormai singhiozzando, cercando di divincolarsi, ma Nathan l'attirò più vicina, stringendola in un abbraccio, mentre lei continuava ad opporsi -Lasciami. Ti prego, lasciami... finiremo per farci del male... ti prego...- ormai le frasi erano quasi un sussurro, fino a quando, senza più forze, le ginocchia le cedettero e si lasciò andare. Nathan la tenne stretta e le lasciò un bacio sulla testa -Sssh. Ti tengo io, ricordi!?- le sussurrò in un orecchio, chiudendo gli occhi, mentre la sentiva piangere ancora più forte. La tenne stretta a sé, come a volerla proteggere dal resto del mondo, mentre il sole del mattino fece capolino, come a voler sancire un nuovo inizio.
Le strofinò la schiena, dolcemente, e aspettò che si calmasse. Si erano fatti del male a vicenda per mesi, aspettando per tutto quel tempo di chiarirsi. Ma dagli errori si impara, e Nathan era intenzionato a non scappare più. C'erano ancora tante cose da chiarire, ma era sicuro che ce l'avrebbero fatta.
Aspettò che si calmasse, che i singhiozzi si attutissero. Stana continuò a stringere la sua camicia tra i pugni, senza allentare la presa, come a volerlo tenere legato a sé senza più lasciarlo andare. Lui continuò ad accarezzarle la schiena, fino a quando lei rialzò la testa e ritrovò i suoi occhi azzurri, con mille emozioni contrastanti. Lui accennò un sorriso e le accarezzò una guancia, mentre lei si appoggiò al suo tocco e chiuse gli occhi. Quando li riaprì, non si rese nemmeno conto di come, si ritrovarono a pochi centimetri, attirati come se fossero due calamite.
Le loro labbra si sfiorarono appena, e chiusero gli occhi,  mentre entrambi sentirono un brivido lungo la spina dorsale. Stana schiuse leggermente la bocca, e Nathan le accarezzò il labbro dolcemente con la lingua, per poi farla incontrare con la sua. Il contatto fece gemere entrambi, facendo capire che quel momento era mancato ad entrambi. Nathan passò le mani tra i capelli, adesso corti, di Stana, mentre lei non aveva ancora lasciato la presa sulla sua camicia. Le loro lingue si cercavano dolcemente, mentre le labbra si assaggiavano, affamate, senza voglia di staccarsi.
Ma il contatto terminò quando ebbero bisogno di ossigeno. Si staccarono, ansanti, entrambi con le labbra rosse e gonfie e gli occhi lucidi, carichi di un'emozione che non provavano da tempo. Stana gli guardò le labbra, per poi tornare a guardare gli occhi. Il solito trucchetto che faceva impazzire Nathan, che infatti si riappropriò nuovamente delle sue labbra, divorandole con una bramosia tale che fece nuovamente gemere Stana. Nathan dovette trovare tutto l'autocontrollo di cui aveva bisogno per fermarsi.
-Credo che sia meglio entrare...- disse lui accarezzandole le braccia, notando la pelle d'oca -Dobbiamo chiarire tante cose. Quindi adesso tu bevi il caffé- continuò facendo un cenno verso il bicchierone lì vicino -Mentre io preparo qualcosa per colazione. Poi prendi un'Advil e ci organizziamo. Va bene come programma?- chiese sorridente. Lei gli sorrise e annuì -Credo di si...-
-Bene- disse lui allontanandosi per prendere il caffé e la medicina. Poi ritornò accanto a lei e le mise una mano dietro la schiena porgendole il caffé -Andiamo- disse poi dolcemente, iniziando a camminare. Durante il breve tragitto dal pontile a casa camminarono vicini. Le loro braccia si sfiorarono e loro due continuarono a guardarsi di sottecchi.
Entrarono in casa, come avevano già fatto molte volte, e Nathan cominciò a frugare negli armadietti, mentre Stana si sedette su uno degli sgabelli, bevendo il suo bicchierone di caffé.
-Okay, ci sono i cereali che piacciono a te, e per fortuna non sono scaduti!- esclamò lui tirando fuori il sacchetto e una tazza.
-Ugh- disse lei facendo una smorfia -Credo che il mio stomaco non si sia del tutto ripreso ancora. Solo il pensiero di mangiare mi fa venire la nausea...-
Nathan mise al loro posto cereali e tazza e prese un pacchetto di cracker -Sono asciutti e li danno pure alle donne incinte per la loro nausea mattutina... Credo di aver letto così, almeno- disse lui poco sicuro della cosa. Stana accennò un sorriso e aprì il pacchettino, prendendo un cracker.
-Senti...- disse Nathan schiarendosi la voce -A proposito di gravidanza... io... ecco, c'è una cosa che mi ha scioccato più di tutti, prima...- Stana lo guardò e annuì -Riguarda il mio ritardo- disse lei masticando. Ma non era una domanda. Lui annuì e sospirò -Si. Voglio dire... l'hai scoperto davvero quella mattina? Perché non me ne hai parlato?- chiese.
-Quella mattina stavo sistemando delle cose e prendendo la mia applicazione mi sono accorta che avevo un ritardo. Lo sai che di norma sono puntuale, non salto mai un periodo, e quindi ho subito pensato ad una gravidanza. D'altronde diverse volte non abbiamo usato la protezione, e la pillola non è sicura al cento per cento...- disse mordendosi il labbro mentre lui annuì continuando a guardarla -Volevo parlartene quella sera...- abbassò lo sguardo -Non sapevo come avresti reagito ed avevo una paura tremenda. Non avevamo programmato di avere bambini. Non ne avevamo mai nemmeno parlato...- lei deglutì -Ma poi c'è stata la litigata quella sera e non ti ho detto nulla...-
-Hai detto di aver fatto il test dopo... quando esattamente? Dopo che sono andato via?- lei scosse la testa -No. Io sono rimasta qui quella sera. Ho pianto tutta la notte, sperando di vederti tornare...- abbassò lo sguardo -Ma non sei mai arrivato. Così la mattina sono tornata al mio appartamento e sono rimasta chiusa dentro tutto il giorno. Non ho avuto il coraggio di chiedere alla mia agente di andare a comprare un test di gravidanza. Poi il giorno dopo c'è stata la scena della proposta e... dopo aver versato tutte le mie lacrime, ho mandato la mia agente a comprare un test e... negativo. Ma quei cinque minuti di attesa, prima di conoscere la risposta... sono stati i più tremendi. Mi sentivo così sola e non sapevo cosa fare se fosse stato positivo. Ovviamente sai che sono contraria all'aborto... quindi sarebbe stato un problema, in un certo senso. Non volevo che tu ti sentissi in obbligo con me, per via del bambino. Non sapevo neanche come dirtelo. Cosa dovevo fare? Venire da te e dirti “ehi, Nate! Lo so che abbiamo litigato e non stiamo più insieme, ma volevo dirti che sono incinta. Aspettiamo un bambino”!? Beh, non era tra le opzioni, quindi quando ho letto il risultato ero sollevata. Certo, anche un po' dispiaciuta... insomma, lo sai che amo i bambini e averne uno mio sarebbe magnifico, ma in quel momento è stato meglio così...-
-Io ti sarei rimasto accanto. In realtà ho cercato di scusarmi in tutti i modi, quindi non sarebbe stato un obbligo. Le cose sarebbero state complicate inizialmente, ma insieme ce l'avremmo fatta...- disse Nathan allungando una mano, prendendo la sua e stringendogliela. Lei lo guardò negli occhi e poi abbassò lo sguardo sulle loro mani, mentre con il pollice gli accarezzava il dorso.
-Perché non prendi l'Advil e vai a riposare un altro po'?- chiese lui allontanandosi per prenderle un bicchiere d'acqua. Stana si morse il labbro e annuì, poco convinta. Prese l'Advil e poi si alzò. Ma prima di andare in camera si girò verso di lui -Io... ecco...- abbassò lo sguardo, non trovando le parole giuste da dire. Nathan corrucciò la fronte e attese -Ecco, volevo sapere...- si morse il labbro, per poi sospirare -Volevo sapere se hai portato qualcun'altra qui...- disse lei, mentre le guance le si coloravano leggermente per l'imbarazzo.
-Nessuna. L'ultima volta che sono entrato in questa casa è stato il giorno dopo della nostra litigata...- disse lui -Ogni cosa mi ricordava te, qualcosa che avevamo fatto insieme- sospirò -Io non sono riuscito a stare per più di mezz'ora, il tempo di prendere alcune cose... dovremmo sistemare e pulire, in effetti... c'è polvere ovunque. E quel lampadario ha...-
-Uhm... vieni... vieni a sdraiarti con me?- chiese lei all'improvviso, quasi in un sussurro, interrompendolo. Nathan la guardò per qualche istante, sorpreso, ma poi sorrise dolcemente -Con molto piacere...- e si avvicinò, prendendole la mano. Ed era una sensazione che era mancata ad entrambi. Le loro dita intrecciate, come se fossero legate da un filo invisibile che li faceva combaciare perfettamente. Lei guardò quell'intreccio e si morse il labbro, cercando di calmare i battiti del suo cuore. Rialzò lo sguardo su Nathan che le sorrise rassicurante, prima di iniziare ad incamminarsi verso la camera da letto.

Le loro mani si separarono una volta davanti al letto, mentre entrambi salivano sul proprio lato. All'improvviso Stana quasi si pentì di avergli chiesto di sdraiarsi con lei. Si adagiò sotto la coperta e deglutì sentendo il fruscio accanto a lei. Il cuore di Nathan non aveva ancora ripreso il suo normale ritmo. Se poco prima avesse accettato, felice della cosa, adesso si sentiva impacciato e non sapeva cosa fare. Si sdraiò accanto a lei e si guardarono per un attimo, incerti. E poi tutto successe in automatico, come quando stavano ancora insieme. Si ritrovarono l'uno di fronte l'altra, una mano sotto il viso, appoggiata al cuscino e l'altra al centro del letto. Le loro mani si cercarono di nuovo e loro si sorrisero. C'era ancora quella linea che non riuscivano ad oltrepassare. Una linea che era tornata nelle loro vite nel momento esatto in cui c'era stata la litigata. Quella linea su cui Nathan era in piedi mentre tendeva la mano verso di lei, aspettando che fosse pronta.
Si guardarono ancora per qualche istante, senza dire nulla, fino a quando le palpebre di Nathan si fecero sempre più pesanti per via della notte insonne e si chiusero lentamente. Stana sorrise dolcemente e li chiuse anche lei, abbandonandosi a quel calore familiare che da tempo le era mancato.


Il sole era già alto in cielo quando Stana riaprì gli occhi. Si stirò leggermente, e solo in quel momento si accorse che aveva cambiato posizione durante il sonno. Aveva la testa appoggiata sulla spalla di Nathan e una mano sul petto. Rialzò lo sguardo e trovò subito due iridi profondi a guardarla -Ehi...- disse lui dolcemente, accennando un sorriso. Stana rimase a guardarlo per qualche secondo, poi sorrise e iniziò a giochicchiare con un bottone della sua camicia -Ehi...- disse di rimando lei senza spezzare il contatto tra i loro occhi.
-Dormito bene?- chiese lui accarezzandole un braccio.
-Si. Molto bene- disse lei sorridente. Il suono del suo cellulare li ridestò per qualche istante, prima che lei rotolasse dal suo lato del letto e lo afferrasse. Guardò il mittente e deglutì, cercando di nasconderlo dalla vista di Nathan. Mise il silenzioso, in modo da non sentirlo anche se squillasse.
-Tutto okay?- chiese lui inarcando un sopracciglio, facendo finta di nulla, mentre un moto di rabbia si impossessò di lui. Di nuovo quel nome. Lei si girò e sorrise -Si. Si, tutto okay! Ma adesso...- si morse il labbro -Ho fame...- e sollevò una coscia sopra la gamba di Nathan.
-Oh, certo- disse lui cercando di alzarsi -Vuoi qualcosa in particolare? Non so cosa è rimasto di commestibile e non scaduto...- lei lo prese per il colletto e lo avvicinò al suo viso -Non era quello che intendevo...- disse lei prima di impossessarsi avidamente delle sue labbra. Nathan rimase scioccato per qualche secondo, ma durò poco. L'attimo dopo stava già rispondendo attivamente al bacio, iniziando a divorarsi le labbra a vicenda, mentre la passione iniziava a prendere il sopravvento. Lui si ritrovò improvvisamente sopra di lei, una mano sepolta nei capelli, dietro la nuca e l'altra appoggiata al cuscino mentre si teneva leggermente sollevato col gomito. Le loro lingue lottavano per il predominio e Stana si lasciò scappare un gemito che fece crollare anche l'ultimo pezzo di autocontrollo di Nathan. Si staccarono un attimo per riprendere fiato. Fronte contro fronte e i loro respiri affannati che si mischiavano gli uni con gli altri.
-Dio, Stana... cosa mi fai?- disse prima di riprendere ad assaggiare le sue labbra, approfondendo nuovamente il bacio. Stana divincolò le gambe da sotto il corpo di Nathan e gliele cinse intorno alla vita. Nathan le afferrò le mani che si muovevano audaci sul suo petto e lo stomaco, bloccandole sul cuscino, sopra la testa. Si staccò nuovamente e iniziò a lasciare una lunga scia di baci lungo il viso di Stana, fino ad arrivare fin sotto l'orecchio, facendola gemere -Quanto mi sei mancata...- disse lui in un sussurro -Dio, ti amo Stana- e si bloccò, sentendola irrigidirsi. Si allontanò di poco per guardarla in viso, lasciando la presa sulle sue mani. Stana trattenne il respiro per un attimo, poi un sorriso luminoso iniziò a farsi spazio sul suo viso e lo attirò nuovamente a sé, baciandolo. Si staccò quasi subito, iniziando a lasciargli baci sul collo e poi lungo la mascella, fino a tornare alle labbra per un altro bacio -Ti amo- sussurrò lei sulle sue labbra -Non ho mai smesso- confessò guardandolo negli occhi. Nathan le sorrise dolcemente mentre con una mano le accarezzava una guancia. Si abbassò lentamente, catturando nuovamente le sue labbra, adesso in modo più dolce, senza nessuna fretta. Infilò le mani sotto la maglia di Stana che rabbrividì subito al contatto. Dio, le erano mancate le sue mani. Il suo tocco delicato. Le mani di lei ripresero a muoversi, iniziando a sbottonare la camicia di Nathan. Tremavano leggermente, ma riuscirono a togliere i bottoni dall'asola.
-Stana- disse Nathan staccandosi dal bacio e afferrandole le mani. Lei lo guardò confusa -Forse... forse è meglio se vado a controllare cosa posso preparare per pranzo...- disse alzandosi, lasciandola completamente attonita. I jeans di Nathan erano diventati fin troppo stretti, ed era difficile nascondere la sua virilità agli occhi della donna. Nathan deglutì e guardò in basso.
-Nathan...-
-Vado...- disse accennando un sorriso, uscendo dalla stanza.
Stana rimase incredula per quel comportamento. Le aveva detto che l'amava, era pronta a fare l'amore con lui, ad oltrepassare quella linea, e lui... lui l'aveva fermata. Si sollevò lentamente e cercò di riordinare le idee, pronta a raggiungerlo. Ma il cellulare attirò di nuovo la sua attenzione e Stana sospirò, decidendo di rispondere.

Nathan risalì dalla cantina, con una bottiglia di vino in mano. Aveva trovato il preferito di Stana e sapeva che tra quello e le frittelle che le stava preparando sarebbe stata felice.
Si diresse verso la camera da letto e proprio in quel momento sentì Stana parlare con qualcuno. Attese qualche secondo e poi...
-Mark, ci sentiamo dopo, okay?- Nathan sentì una fitta al petto. Quel nome lo riportava indietro alla loro litigata, alla fine di tutto. Aveva visto bene poco fa, quando lei aveva cercato di nascondere il telefono. Era quello che lo aveva bloccato. Quel dannato nome che ancora una volta si era messo tra loro. Si domandò se sarebbe riuscito ad accettare questa situazione, se avrebbe vinto quella lotta contro sé stesso. Fece una smorfia e tornò in cucina, appoggiando la bottiglia di vino sopra il bancone, con una brutalità che gli sembrò strano che non si fosse rotta. Si sentiva ancora una volta ferito. Come se non fosse cambiato nulla. Cercò di concentrarsi sulle frittelle, ma con scarso risultato.
Sentì dei passi in avvicinamento ma non rialzò lo sguardo da ciò che stava facendo. Si avvicinò a lui e si sollevò sulla punta dei piedi per stampargli un bacio sulla guancia. E quando lo sentì irrigidirsi, capì che c'era davvero qualcosa che non andava. Corrucciò la fronte, chiedendosi il perché di quel cambiamento repentino, ma sapeva che quando Nathan sarebbe stato pronto, avrebbero parlato di qualsiasi cosa.
-Che cosa mi hai preparato di buono?- chiese -Sto morendo di fame! Ieri con tutto quell'alcool...- Nathan era di spalle e stava tagliuzzando gli ingredienti -Frittelle di verdure... spero che ti piacciano ancora- disse lui con voce piatta.
-Non le ho più mangiate da quando ci siamo lasciati...- ammise lei -Il solo pensiero mi nauseava...- Nathan strinse il coltello che aveva in mano e deglutì, chiudendo gli occhi e sospirando -Se preferisci ti preparo qualcos'altro...- disse con un tono privo di emozioni.
-Oh no, Nate!- esclamò Stana, allarmata, pensando di averlo ferito. Si avvicinò e gli prese la mano -Cosa c'è che non va, Nate? Parla...- disse dolcemente. Lui non disse nulla, rimase in silenzio e non ricambiò neanche la stretta. Continuò a guardare nel vuoto, incapace di guardarla negli occhi. Poi sospirò e si allontanò da lei, andando verso i fornelli.
-Ok, è evidente che qualcosa non va e che non vuoi parlare...- disse lei guardando la sua ampia schiena -Ma non è così che contavo di risolvere le cose tra di noi...- concluse deglutendo.
-Perdonami Stana... è solo...- si fermò, appoggiandosi al bancone con le mani e chiudendo gli occhi prima di deglutire e continuare -È solo che è presto. Non pensavo di dover affrontare subito questa cosa... avevo bisogno di più tempo per razionalizzare...- disse lui sospirando.
-Di che parli?- chiese lei stranita.
-Di questo e di quello che stavamo per fare e...- serra la mascella, digrignando i denti.
-E cosa?- chiese lei -Pensavo che fosse tutto okay, Nate! Mi hai detto che mi ami poco fa!- esclamò cercando di mantenere la calma.
-Ed è così infatti, maledizione! Ma...- sospirò -Ho bisogno di tempo. Non voglio venire a letto con te e fare finta che i problemi che c'erano prima adesso siano improvvisamente spariti...-
-Beh, allora parliamone! Hai detto che volevi riprovarci, poche ore fa. Adesso cosa è cambiato?- chiese perplessa -Se vogliamo far funzionare le cose tra di noi... dobbiamo parlare e chiarire tutto!-
-Stana...- sospirò -Non mi sto tirando indietro. Sto solo dicendo che mi sembrava prematuro venire a letto con te, nonostante la mia voglia sia abbastanza evidente...- disse alludendo alla sua visibile voglia poco prima -Che ne dici se ci mangiamo sopra e riprendiamo dopo l'argomento?- si voltò rivolgendole un sorriso tirato e porgendole le frittelle, con le verdure attorno che formavano un cuore. Stana guardò il piatto e cercò di trattenere il sorriso che voleva affiorare, con scarso risultato -Va bene...- disse prendendo le posate. Poi gli puntò una forchetta contro -Ma sappi che dopo non mi sfuggi!- esclamò guardandolo negli occhi.
-Okay, okay!- esclamò lui alzando le mani in segno di resa. Lei annuì e cominciò a mangiare, mentre lui si sedette sullo sgabello di fronte.
-Avevo dimenticato quanto fossero fantastiche!- esclamò gustandosi le frittelle ad occhi chiusi. Nathan sorrise e guardò il piatto, iniziando a mangiare pure lui. Di tanto in tanto lanciava un'occhiata a lei, completamente persa nel gustare le sue frittelle. Sorrise di nuovo, pensando a quando avevano provato a farle insieme.
-Cosa?- chiese Stana guardandolo perplessa.
-Nulla. Mi è venuto in mente quando abbiamo fatto la lotta con la farina...- disse ridacchiando. Lei si morse il labbro e sorrise -Lo ricordo molto bene...- disse -Ricordo anche la scivolata che hai preso per venirmi a rincorrere- disse divertita.
-Oh, certo! Vogliamo parlare della farina che avevi dentro la maglietta e di come ti si è appiccicata come colla mentre cercavi di toglierla via!?- disse ridendo -E aggiungerei che è solo grazie al sottoscritto se sei riuscita a pulire!- esclamò.
-Come se ti fosse dispiaciuto...- disse divertita e maliziosa allo stesso tempo. Lui la guardò intensamente -Ovvio che non mi è dispiaciuto. Ricordo perfettamente anche come non fosse dispiaciuto a te quello che è successo dopo...- le lanciò uno sguardo malizioso che la fece ridacchiare e arrossire leggermente. Nathan avvicinò la mano, accarezzandola e prendendola tra la sua. Lei lo guardò con uno sguardo eloquente, da sotto le ciglia, in un modo talmente sensuale che Nathan si ritrovò a deglutire e richiamare il suo autocontrollo. Stana gli accarezzò il dorso con il pollice, e rimase a guardarlo. Sembrarono passare minuti interminabili, mentre intrecciavano le loro dita insieme. Avrebbero potuto guardarsi negli occhi per ore, sapendo che era come se si dicessero tutto.
Il cellulare di Stana squillò e lei lo afferrò. Notò l'ID e lo rimise apposto. Nathan la guardò interrogativo e lei scosse la testa -Nulla di importante...- disse, mentre lui fece un cenno d'assenso con la testa e si incupì. Stana lo guardò non capendo, ma proprio mentre stava per chiedergli qualcosa, il cellulare di lui iniziò a suonare. Lui guardò chi era e prese il cellulare, alzandosi -Scusa, devo rispondere- disse avvicinandosi e stampandole un bacio sulla testa.
-Si, fai pure... Ne approfitto per fare una chiamata anche io- disse lei alzandosi.
Nathan si fermò, strinse il telefono in mano e digrignò i denti -Mark!?- disse con tono duro.
-Cosa?- chiese lei perplessa, girandosi verso di lui, non capendo.
-Mi hai sentito. E non hai risposto. Non hai mica detto che lo avresti richiamato, o sbaglio!?- le dava ancora le spalle.
-Nathan, io...- non sapeva cosa dirgli. Ogni volta che sarebbe venuto fuori quell'argomento, da quel momento in poi, sarebbe sempre rimasta con la paura che la lasciasse di nuovo da sola.
-Stana, siamo grandi e vaccinati. Se vuoi chiamarlo puoi farlo...- disse con voce piatta.
-Io non devo chiamarlo, Nate. Non ho nulla da dirgli...-
-Mi era sembrato di capire che dovevi richiamarlo, poco fa, mentre eri in camera...- disse stizzito, mentre lei chiuse gli occhi e abbassò la testa -Ripeto: sei libera di farlo- continuò lui -Ma ogni volta che sento il suo nome non posso fermare il sentimento di disgusto che provo verso di lui. Il pensiero che ti ha toccata, e che tu abbia toccato lui e che vi siete baciati, il suo essere così ossessionato... Lo odio! Odio quel pensiero, mi fa stare male!- Stana deglutì e cercò di dire qualcosa, ancora una volta interrotta -Ma... ce la metterò tutta per cercare di cambiare, di essere meno geloso. Giuro che ci proverò... ma ho bisogno di tempo- disse infine.
-Nathan, non voglio litigare ancora con te per colpa sua. Mark è un collega, è un amico. Se me ne fosse realmente importato qualcosa di lui, non avrei passato mesi infernali a piangere per te. A vederti con un'altra donna immaginandoti a toccarla, baciarla... Pensi che tu abbia sofferto di più in questa storia!? Pensi che non sono stata male a cercare di tenerti lontano mentre tu ti divertivi con un'altra!?- disse lei con le lacrime agli occhi. Nathan deglutì notando la voce leggermente incrinata -Non sono qui a quantificare chi è stato più male e chi meno...- disse lui -Ti sto solo dicendo che questa cosa mi è difficile da sopportare ma... ce la metterò tutta per te. Per noi. E per quello che ci riserverà il futuro, insieme- disse sospirando -Sentire il suo nome mi riporta a tutto il male che ci siamo fatti. E per questo lo sopporto ancora meno!- esclamò -Ma ci lavorerò su, promesso. Un passo alla volta servirà a darci questa seconda, e spero ultima, possibilità di felicità insieme. Perché, ora come ora, non desidero nient'altro che te nella mia vita, nonostante tutto e tutti...-
Stana si avvicinò, lo prese per mano e lo fece girare. Nathan aveva gli occhi lucidi, pieni di emozioni contrastanti. Lei si alzò sulle punte e lo abbracciò, avvolgendolo con le sue esili braccia. Lui ricambiò l'abbraccio, seppellendo il viso nel suo collo, tra i suoi capelli corti. Rimasero così per qualche secondo, inspirando il profumo dell'uno e dell'altra. Poi Stana si staccò e gli prese il viso tra le mani. Lo guardò ancora una volta negli occhi, tuffandosi in quell'oceano azzurro -Io non rinuncio più a te...- disse in un sussurro, prima di alzarsi nuovamente sulle punte e baciarlo. Nathan l'avvolse con le sue braccia, ricambiando il bacio con la stessa passione e la stessa voglia. La sollevò leggermente da terra e Stana gemette, avvolgendogli le gambe intorno alla vita mentre le loro lingue si intrecciarono ancora una volta.
Quel momento di beatitudine venne interrotto dal cellulare di Nathan che riprese a squillare...
-Non rispondere- mormorò Stana lamentandosi, passando a baciarlo sul collo e a mordicchiarlo sotto l'orecchio.
-Se continui così...- deglutì -Se continui così non sarò più in grado di fare nulla...- sussurrò al suo orecchio, inviandole brividi lungo la schiena. Poi prese il cellulare e rispose -Questa è la segreteria telefonica di Nathan Fillion. Al momento non sono disponibile, non per voi almeno,- e Stana ridacchiò -vi prometto che sarete richiamati il prima possibile. Grazie- riattaccò e lanciò il cellulare sul divano. Si girò verso di lei e infilò una mano tra i capelli, avvicinandola a lui e prendendo nuovamente possesso delle sue labbra mentre le loro lingue si accarezzarono dolcemente. Stana si staccò quando sentì Nathan muoversi. Non se ne era nemmeno accorta, ma erano già sulla strada per la camera da letto. Lui la osservò seriamente, quasi a chiederle il consenso di quello che stava per fare. Lei sorrise e riprese a baciarlo, mentre lui proseguì. Arrivato davanti alla porta della camera da letto, Nathan cercò di spalancare la porta, ma nel farlo urtò il piede -Ugh! Male!- esclamò con una smorfia di dolore, staccandosi dal bacio. Stana cercò di trattenersi dal ridere e lui la guardò storto -Non ti azzardare...- disse lui socchiudendo gli occhi, e proprio in quel momento lei scoppiò a ridere, contagiandolo immediatamente.
E dopo mesi quella casa sentì l'eco delle loro risate. Un eco di felicità che per troppo era mancato.


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Angolo autrici:

Katia: Ed ecco qua il penultimo capitolo! Stiamo per arrivare alla fine di questa avventura! Grazie al solito a tutti per continuare a seguirci! :)
Volevo ringraziare per gli abbracci virtuali ricevuti e il vostro affetto nelle recensioni del 5° cap! Grazie davvero, siete stati molto teneri! :') <3
Abbiamo pensato che per ricostruire questo rapporto bisogna fare piccoli passi. Pian piano, nessuna fretta. Quindi se avete ancora qualche dubbio circa qualche argomento non del tutto chiarito, scriveteci pure :) Che ci dite!?
Io dico solo una cosa: il disegno di Fanny è bellissimo :') ... forse sono di parte perché adoro lei e i suoi disegni... ma va beh! XD hahahah

Fanny: ringrazio tutti per i complimenti ai disegni e alla storia... e per continuare a seguirci con così tanto interesse!! :')

Al prossimo capitolo... l' ultimo! :D
A martedì!
   
 
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