Epilogo: l’atterraggio del Canadair
-È dentro?- domandò sottovoce Marco ad una delle infermiere.
-Se non l'avessimo fatto entrare avrebbe fatto solo schiamazzi! Lo
sai com’è fatto.- sospirò la donna. -Si è messo lì quieto, finché non tenta di
svegliarla o di muovere i tubi può rimanere.-
Le crocerossine di Barbabianca erano riuscite a sgombrare un
ripostiglio per assicurare alla ragazza una saletta vicino all’infermeria ma
separata dai rumorosi uomini che si lamentavano e raccontavano le proprie
gesta, e lei dormiva anestetizzata, protetta da un paravento bianco. La porta era
lasciata socchiusa, e qualcuno avrebbe giurato di aver scorto persino Crocodile
gettare un occhio per sincerarsi delle condizioni del moscerino, come diceva
lui sprezzante, ma erano sicuramente calunnie.
Se tenere Pugno di Fuoco fuori dalle operazioni chirurgiche
era stato un puro miracolo ed era dovuto intervenire Jaws, sperare che
rimanesse anche fuori dalla stanzetta dove Lilian dormiva stordita dagli
anestetici e intubata da far paura, era una follia.
Ormai erano passati due giorni dagli scontri ad Athenry
Valley, e le donne dall’uniforme cipria avevano finalmente decretato per la
ragazza il fuori pericolo, facendola uscire dalla terapia intensiva, con grande
sollievo di tutti ma soprattutto di Ace, che alla notizia si era praticamente
lasciato andare contro una delle paratie della nave ed era scivolato fino a
terra, sedendosi con la testa tra le mani con un gran sospiro.
-E poi è meglio se al risveglio avrà vicino qualcuno di
familiare.- continuò seria la donna guardando il pirata moro seduto su uno
sgabellino accanto al letto bianco, con una mano della ragazza tra le sue. -Non
le piacerà il catetere sulla succlavia. E nemmeno il sondino naso-gastrico.-
Marco apparve pensoso. La sua interlocutrice continuò il suo discorso:
-Poco prima di anestetizzarla le abbiamo detto di tenere duro…-
raccontò esitante l’infermiera. -E lei ci ha mandate a quel paese… anche se in
altre parole.- abbassò la voce lievemente piccata.
Marco ghignò; decisamente la testardissima Yaeger aveva ancora qualche asso nella manica, e non si sarebbe dichiarata sconfitta per qualche proiettile in corpo.
~
Il suo respiro, lento e faticoso. Gabbiani, gabbiani nel
cielo rosa. Sua madre. Aerei che esplodevano, amici che sparivano per sempre.
Paul chino su di lei che le tagliava la pancia con un coltello, estraeva un
pallone lasciandola vuota, e la buttava via.
Odore di disinfettante. Clavulanico augmentin, formule
magiche? un due tre stella, io me ne vado a Samarcanda e tu rimani qui. Amosillicina.
Amo… Amossicina. Sillamocina?
Odore di sigaro e di dopobarba. Una grande mano sulla sua
fronte. Crocodile che le metteva il cappotto addosso, Caro che le portava il
caffè dopo una ricognizione, il cigolio del legno di una nave, la realtà che
tornava sottoforma di lunghe linee di sole che filtravano dalle tende accostate
della sua cabina. Dolore! Dolore! Il ventre in fiamme! Socchiuse le labbra, la
lingua accarezzò qualcosa di freddo che le scendeva giù, giù in gola, le ferite
la fecero gemere sommessamente. La sillamocina, era di sicuro colpa sua.
Tentò di respirare più forte, ma una fitta al grembo le
arrestò i movimenti. Era viva. Cercò di portarsi una mano al capo, dove
qualcosa le stringeva la fronte e i capelli, ma trovò il suo braccio
immobilizzato da un ago all’incavo del gomito.
-Calma, calma. È tutto a posto, non ti muovere.- la voce del
Primo Comandante la fermò, una mano salda ma lieve si posò sulla sua spalla
tenendola al letto.
Lilian aprì appena gli occhi appiccicati di mascara messo
ormai un giorno prima, forse anche più. Forse anni prima. C’era qualcosa che
faceva rumore, ritmicamente, come un orologio, ma andava troppo piano… ecco,
ora accelerava un pochino… che strani secondi.
-Tranquilla, sei sulla Phoenix ed è tutto finito.- le disse
subito la Fenice. Poi negli occhi di Lilian dovette dipingersi il panico,
perché immediatamente la macchina che monitorava la frequenza cardiaca partì al
trotto, allora Marco si avvicinò ancora di più, le sfiorò i capelli cercando di
essere meno spiccio che poteva e disse basso: -Sei fuori pericolo. In bocca hai
un sondino, ti sta aiutando a non vomitare altrimenti si riapre la ferita.- le
sfiorò il catetere poco sotto la clavicola. -Questo andrà via tra un paio di
giorni, non puoi ancora mangiare.-
Lilian guardava Marco e sentiva la sua voce fluire nell’aria.
Chissà cosa le stava dicendo. Era così spedito!
-Pure lui è vivo, anche se non sembra.- e l’uomo guardò
accanto a lui, verso i piedi del letto. Seguendo il suo sguardo Lilian mise a
fuoco, più o meno all’altezza del proprio fianco, la testa di Ace sprofondata
nel materasso, il suo russare tranquillo soffocato appena dal lenzuolo.
-Alzati, idiota.- fece il fratello maggiore dando un colpo
leggero a di Pugno di Fuoco che grugnì senza destarsi. -Voleva rimanere sveglio
finché non avresti riaperto gli occhi.- spiegò alla ragazza.
-Quanto tempo…?- sussurrò Lilian impacciata dal sondino,
facendo uno sforzo sovrumano per riuscire ad articolare quelle parole.
Marco alzò le spalle, riflettendo. -Stai dormendo da almeno
due giorni.- disse. -E lui è crollato più di un’ora fa.-
-Amelia…?-
-Sta bene, è sulla nave.
Lilian sospirò, e con sguardo sollevato allungò le mani verso
Marco, davanti a sé. Per qualche istante l’uomo non capì. Poi si chinò su di
lei e si lasciò abbracciare, sorpreso.
~
Dieci giorni dopo Ace e Lilian erano insieme sul ponte della
Seagreen, era un tramonto rosso e oro, guardavano il sole che si inabissava
piano nel mare lucente, mentre ad est era già notte, su quel vasto mare che
loro, dall’alto della nave, sembravano dominare. Lei era seduta sul parapetto,
al riparo da un possibile tuffo dietro al sartiame che si arrampicava verso
l’alto. Indossava una maglietta da uomo e una lunga e ariosa gonna bianca che
ondeggiava nel vento e profumava di detersivo. Il pirata la reggeva contro di
sé, stringendola cercando di fare più piano che poteva: Josephine non le aveva
ancora tolto i punti e le fasce, e quella era la prima volta che le permetteva
di allontanarsi dalla cabina, seppur solamente in braccio a qualcuno.
Ace la fece appoggiare con delicatezza contro di lui; aveva
paura di aver commesso un’imprudenza, a farla uscire dal letto. Si fosse
trattato di lui, non avrebbe esitato a mettersi nei guai, fasce o non fasce, ma
era in gioco Lilì, così piccola e indifesa in quel momento da risvegliare un
istinto di protezione che raramente gli era capitato di provare. Insomma,
l’ultimo con cui l’aveva provato era stato Rufy, ma la situazione era
completamente diversa!
«Non metterle pressione, nel chiederglielo.» gli aveva
suggerito Marco. «Se vuole rimanere con noi, dovrà arrivarci da sola. Forzarla
non solo sarebbe ingiusto, ma per quel poco che la conosco potrebbe produrre
l’effetto opposto. Lasciala libera.»
Libera.
Ed Ace, che su quella parola aveva costruito l’intera sua esistenza,
decise di aspettare, anche se a malincuore. Fretta? No, niente fretta. Nel suo
caso si trattava di foga, ma la mise a tacere.
I piedi nudi di Rea ondeggiavano nel vuoto, vicino alle ginocchia
di Ace, e lei si strinse piano al pirata che l’abbracciò a sua volta,
sfiorandole i capelli con le labbra e posandovi un bacio. Rea sollevò la testa
per baciarlo a sua volta, ma un forte dolore la fece fermare subito, e si portò
una mano all’addome.
-Ehi! Ti ho fatto male?- mormorò preoccupato Ace, allentando
un po’ la presa. -Vuoi tornare a letto?-
-No... no, sto bene, tranquillo.- lo rassicurò la ragazza.
-Mi sono mossa io.- sospirò.
-Cazzo, lo sapevo che era presto per strapazzarti così.-
-Ha parlato quello che se ne andava in giro con un ago da
sutura appeso al braccio.- lo punzecchiò Lilian. Gli sfilò giocosa la collana
di perle rosse e l’indossò, anche se per lei era decisamente troppo grande.
Portuguese mormorò una risata, la sua mano cercò quella che
Lilian teneva in grembo, quasi a difenderlo, e le loro dita si intrecciarono
sulle fasce bianche che cingevano il ventre della ragazza. Lei chiuse gli occhi,
stanca ma serena.
-Lilì…- mormorò il ragazzo passandosi indeciso una mano sulla
nuca. -Cosa farai adesso? Voglio dire, dove andrai?-
Lei sospirò debolmente, guardò in basso. -Non lo so.- ammise.
-Prenderò la Castle e forse tornerò verso il Sud. O magari in Oriente, pare che
siano zone più tranquille.-
-Oh…- borbottò Pugno di Fuoco. -Hai già fatto il tuo piano,
vedo.- e si sforzò di sorridere.
-Un piano chiaro e ben ponderato.- ribattè Lilian. -A Sud. A
Oriente. Mete precise, non c’è che dire.-
Riuscì a strappare un riso sarcastico al pirata, che però chiese
ancora: -Perché non rimani con noi, invece?
Ciao consigli di Marco, ciao.
La prima volta che lui gliel’aveva chiesto, lei aveva praticamente
rifiutato perché non avrebbe riconosciuto Barbabianca come suo padre, purtroppo
però le cose erano cambiate.
Lilian si voltò speranzosa verso di lui, ma poi un pensiero
sembrò riportarla con i piedi per terra. -Sarebbe bellissimo.- disse. -Ma tu conosci
i tuoi fratelli, e conosci me: non ne sono all’altezza, lo sai. Posso fare la
sbruffona su un aereo, ma non ho più nemmeno quello. Non preoccuparti per me… sopravvivrò
in qualche modo.- sorrise amara.
-Lilì.- la pregò prendendole il volto fra le mani. -Smettila
di scappare, sono mesi che corri e voli per mezzo mondo per salvarmi il culo! Vuoi
rimanere qui?
-Sono troppo debole…
-Infatti non ti ho chiesto quanto sei forte. Ti ho chiesto se
vuoi rimanere.-
Lilian sospirò. Guardò il mare e poi le vele della Phoenix.
Seguì con lo sguardo i filibustieri che, lontani da loro, sbrigavano le proprie
faccende. -Sì. Sarebbe bello.-
Poi guardò com’era conciata. -Ma sono troppo debole. Il problema
poi è che… sono ricercata, non ho nessun posto dove andare e… ma non ti
preoccupare, sono problemi miei, sbarcherò alla prima occasione, troverò…-
-Lilì. Basta sparire.- la rimproverò dolcemente il pirata. La
fissò negli occhi scuri e ancora lucidi e le domandò: -Sono problemi nostri. Tuoi, miei, di Marco, di Jaws,
di Vista e di tutti gli altri. Va bene, i tuoi tentativi di aiutarci sono stati
un disastro. Però ci hai provato, e questo lo sanno tutti. Secondo te, ci vuole
più coraggio a lanciarsi in battaglia con un potere come il mio.- lingue di
fuoco saettarono attorno ai due. -O con due pistole, come te?-
-E un fucile. E un coltello. E la Contro-Ambizione.- completò
Lilian.
-Allora lo vedi che non sei così indifesa?- la prese in
contropiede Ace con un ghigno strappando un’espressione indispettita
all’aviatrice. -Ma devi esserne convinta. Non farlo perché te lo sto chiedendo.
Non farlo perché ti senti in obbligo. Se vorrai, ti faremo sbarcare su una
delle nostre isole, sarai al sicuro, nessun Marine verrebbe mai a cercarti.
Potrai ricominciare tutto daccapo.-
Ad Ace pesava dirle quelle parole. Ma era un’alternativa
reale, e lui non voleva costringere nessuno a far parte della flotta, men che
meno Lilì.
-Non mi chiudo in un’isola per il resto della mia vita!- si
voltò verso di lui, lasciando che il vento le portasse sul volto i capelli mori
che le ricrescevano disordinati. Sospirò e si prese qualche attimo prima di
continuare. Poi puntò lo sguardo negli occhi ardenti del pirata e
assottigliando gli occhi affermò grave: -Credo proprio che verrò con te,
Portuguese D. Ace.-
Il figlio di Roger sospirò, sfiorò una guancia della ragazza
e con le dita le accarezzò i capelli dietro la nuca. -Non farlo solo per me…
sono un mezzo demonio, potrei farti del male.
-Oh beh.- alzò le spalle Lilian. -In quel caso, signor
demonio, andrò a spiattellare tutto a Fossa. Lui ti troverà. E ti ucciderà.-
concluse serissima e un po’ inquietante.
No, farle prendere sul serio le proprie origini era
impossibile, pensò Ace, però Lilì riusciva in qualche strano modo a farle
prendere meno gravemente anche a lui, almeno per un po’.
-Volevo dire…- si spiegò meglio. -Non rimanere solo per me.
Siamo pirati, lo sai; tocchiamo terra quando capita, rapiniamo e uccidiamo. Devi
giurare fedeltà alla bandiera e al nome del babbo.
-Non “del babbo”.- lo corresse. -Di “Edward Newgate”.-
-Edward Newgate.- ripetè Ace paziente. In fondo, se lei aveva
un padre, era ingiusto chiederle di considerare tale Barbabianca. E adesso,
purtroppo, anche inutile.
-Sei sicura?- insistette però il ragazzo.
Lilian lo guardò dritto negli occhi e sussurrò: -Secondo te,
con la mia faccia che ha fatto il giro del mondo sopra la scritta “novantanove
milioni”, a terra da sola quanto duro?-
-Ma tu guarda.- ghignò il ragazzo. -C’è un nuovo pericoloso filibustiere
qui!- la abbracciò più delicatamente che poteva e le stampò un gran bacio in
piena bocca mentre la ragazza ridacchiava. Poi si lasciò andare anche lei a
quel bacio, chiuse gli occhi e accarezzò le labbra di Ace con le sue, godendosi
quel momento che si negava da ormai troppo. Immerse le mani fra i capelli mori
del ragazzo e lo solleticò con la lingua. Il pirata sorrise e rispose a quel
gioco, poi aprì lievemente gli occhi per guardarla. Lilì gli restituì lo stesso
sguardo. Eccola. Stanca ma sorridente, ferita ma felice. E profumata di marsiglia,
grazie alle infermiere. -Benvenuta a bordo, Yaeger.- ghignò.
Lo sguardo della ragazza si velò di paura. -Reggimi!- lo
pregò.
-Shhh, sono qui.- mormorò Portuguese stringendola con
trasporto. Un giramento di testa, ormai ci era abituato. Erano dieci giorni che
le stava vicino, come un cagnolone da guardia, baciandola nonostante il sondino
e coccolandola facendo lo slalom tra i tubicini che la circondavano, stupendosi
della tranquillità con cui si faceva somministrare l’antibiotico direttamente
in vena. «Ma le ragazze non hanno paura del sangue?» si era chiesto
guadagnandosi un’occhiataccia di sdegno da parte di infermiere e dottoresse: «E
noi cosa siamo, capre!?»
-Torniamo dentro?-
propose scacciando la visione delle crocerossine sul piede di guerra.
-No!- rispose capricciosa Lilì, facendolo ridere. Lei si
abbandonò fra le sue braccia atletiche, lasciando che il calore del torace del
ragazzo la avvolgesse. Chiuse gli occhi, assaporando l’odore di brace del compagno
e accarezzandogli i capelli neri.
-Sicuro che non sono troppo… troppo fragile per rimanere?
- Ho deciso. Sei nella mia divisione!- le mormorò il
Comandante ignorando del tutto la mozione. -Stasera ne parliamo agli altri!-
~
-Nella tua divisione? E perché?- sorrise furbo Marco a cena.
-Non ha mai funzionato così con i novellini.-
Ace era interdetto. Accidenti, non ci aveva pensato!
-Se tutti decidessero dove andare, la divisione di Izou
conterebbe un solo membro.- disse Rakuyou, guadagnandosi una pallottola del
fratello ad appena un millimetro dai preziosissimi baffi.
Ace ci rimase male, ma era un comandante anche lui e non
poteva non comprendere la situazione.
-Hanno ragione.- ammise Lilian, presente a quella riunione
che la riguardava nonostante le proteste delle infermiere superstiti, che
avrebbero voluto tenerla tranquilla nel suo letto e prima o poi ce l’avrebbero
inchiodata, per sicurezza. -Ma davvero mi date il permesso di entrare?-
bisbigliò a Fossa, che era vicino a lei. -Siete tutti mostruosamente forti, io sono
una frana.
-E infatti noi siamo i Sedici Comandanti, tu no.- tuonò
l’uomo senza scomporsi. -Forza signori! Chi appoggia la candidatura?- si levò
in piedi, che di iniziazioni di nuovi membri ne aveva viste tante e sapeva a
memoria come dovevano svolgersi le cose. Tolse il cilindro di testa al fratello
Vista e declamò: -Chi se la prende? Lilian Rea Yaeger, cecchino e aviatore!-
Di solito era Barbabianca a far entrare nuovi membri, ma
spesso succedeva che fossero i figli a chiedere che questa o quella persona
entrasse nella famiglia. In questi casi, in assenza dell’Imperatore, c’era un
Comandante che proponeva il nuovo acquisto, e perché questi fosse accettato
bisognava che la candidatura fosse appoggiata almeno dalla metà dei Capitani;
se veniva raggiunto il numero minimo, poi tra questi Capitani veniva estratta a
sorte la divisione di appartenenza.
-Sembra selettivo, ma è necessario.- spiegò Halta alla
ragazza. -Te lo dico come Comandante… non prendertela, ma una nuova recluta è
anche una grossa responsabilità.- disse.
Lilian guardò gli uomini che parlottavano tra loro.
-Ogni pirata deve sì lavorare e giurare fedeltà, però un
Comandante ha il dovere di difenderlo, e se questa recluta combina qualche
guaio, la colpa ricade sul capitano.
-Ecco perché Ace ha voluto a tutti i costi giustiziare
Teach.- capì Lilian. Era una questione di onore per lui, ma anche una forma di
dovere, di fedeltà a quanto giurato entrando nella flotta di Barbabianca.
-Esatto.- sussurrò la Comandante. -Purtroppo non posso
appoggiarti, Lilian.- si scusò la donna. -La mia divisione è stata decimata,
non ce la sentiamo di far entrare nessuno, al momento. Se però arrivi solo fino
a sei voti, ti aiuterò.- promise.
La situazione sul Lancelot era diventata incandescente:
troppi lutti tra quegli uomini che avevano sofferto particolarmente a
Marineford e a Foodvalten, troppo dolore su quella nave che proprio non sarebbe
riuscita ad accettare un nuovo arrivato.
Oltre ad Halta, alcuni non appoggiarono la candidatura: la
colpa diretta non era di Lilian, ma lei rimaneva la causa per la quale il Babbo
era morto. Accogliere la ragazza nella propria ciurma avrebbe significato
renderle la vita un inferno, e la questione non riguardava solo il capitano ma
anche la ciurma sotto di lui. Senza contare il fatto che con le sue azioni
spesso impulsive Rea aveva dimostrato di essere molto recalcitrante ad
accettare ordini, e questo per un suo futuro capitano poteva diventare un
problema.
Rea si sentì un po’ mortificata, ma bastò un sorriso di Vista
e un pollice alzato di Rakuyou a rassicurarla, senza contare la presenza di Ace
al suo fianco.
Serviva il favore di almeno sette comandanti salvo colui che
aveva avanzato la proposta. Il primo nome a finire nel cilindro di Vista per il
sorteggio fu come promesso quello di Fossa, seguito quasi subito dal fratello
Rakuyou. La Fenice sospirò, scrisse il proprio nome su un foglietto e
sorridendo in direzione di Lilian lo tuffò nel cappello.
Poi toccò a Jaws, che sebbene non fosse del tutto convinto lo
faceva per Amelia: la ragazza gli aveva chiesto di fare di tutto per prendersi
cura dell’amica.
-Ah già, serve anche il mio per il sorteggio.- si ricordò
Pugno di Fuoco, e Vista gli passò carta, penna e calamaio.
-Scrivi decentemente, analfabeta!- lo punzecchiò Vista
vergando con precisione il suo nome su un foglietto. -L’ultima volta per capire
che era il tuo cartiglio abbiamo dovuto tirare fuori tutti gli altri!
E anche i nomi di Ace e Vista andarono a far compagnia agli
altri.
Altri due. Lilian guardò preoccupata Halta, che rispose con
un impercettibile cenno del capo; voleva dire “tranquilla, se si candida almeno
un altro, mi faccio avanti anche io”.
-Un tiratore, uhm? Può servire.- tuonò il gigantesco
Blenheim, il più anziano dei capitani, dall’angolo della stanza. -Ma
t’insegnerò a colpirli dal davanti, i nemici.- promise severo.
-Grazie.- sussurrò Rea intimorita.
Silenzio.
Ace si guardava attorno deluso… certo, anche a lui era
capitato di non appoggiare una qualche candidatura ma… andiamo! Era Lilì! Aveva
combattuto con loro, per loro, era stata coraggiosa e forte fino a rischiare la
morte! Certo, a braccio di ferro avrebbe perso contro chiunque, e non aveva
fatto altro che prendersi batoste da Teach, Doflamingo, Borsalino a Marineford,
Lafitte, Blackwood, ma era caparbia ed era sempre andata avanti come un panzer!
Oh, se ci fosse stato Satch! Il buon vecchio Satch l’avrebbe quotata
all’istante, ne era sicuro!
Halta aprì la bocca per parlare. -Appog…-
-L’appoggio io.- disse un uomo.
Speed Jill si era alzato e sorrideva pacifico. -Va bene,
piccola Lilian.- proferì. -Benvenuta in famiglia… mostraci cosa sai fare.-
~
A Lilian tremavano le mani, i capitani la guardavano curiosi.
Ace avrebbe tanto voluto sentire il suo nome e vedere i suoi occhi cercarlo, ma
le probabilità erano basse, lo sapeva. Non era preoccupato però: sapeva che in
qualsiasi divisione fosse andata, i suoi fratelli l’avrebbero protetta come
avrebbe fatto lui, si fidava di loro completamente.
La ragazza tuffò la mano magra e abbronzata nel cilindro di
Vista e rovistò un pochino fra i bigliettini che le solleticavano le dita. “Prendi me, prendi me!” sembravano
bisbigliare frenetici.
-Cinque sacchi che rimarrà delusissima. - puntò Speed Jill
aggiustandosi il fez.
-Sei che scoppia a piangere.- ribatté Izou chiudendo il
ventaglio con uno scatto stizzito. -Lo sanno tutti che avrebbe voluto entrare
nella Seconda Divisione.
-Quattro che viene da me.- tuonò Jaws.
Lilian srotolò il cartiglio con dita tremanti, poi guardò verso
uno dei Capitani.
-…Vista.-
FINE
Bene signori, stavolta è finita davvero!
I personaggi di questa storia appartengono ad Eiichiro Oda, eccezion
fatta per Lilian Rea Yaeger, Paul Blackwood, Amelia Lehired, Charles Lehired e
Caro Vegapunk.
Un grazie particolare a Legasy (tra l’altro) per il personaggio di Paul
Blackwood.
Grazie a Sherry21 per tutte le spiegazioni su operatorio e
post-operatorio!! Purtroppo non ho potuto mettere tutto, scusami!! Spero di non
aver fatto gaffe!
Grazie a tutti voi che avete sostenuto questa storia!
Un ringraziamento speciale a tutti coloro che hanno speso un minuto per
recensire i capitoli, grazie, grazie davvero!
...
Mia cara Rani,
ho quasi finito. Ormai la Contro-Ambizione è quasi pronta. Con essa potrò
liberarti e cancellare per sempre la tua presenza. Ti porterò via da
quell’inferno e farò in modo che nessuno si ricordi nemmeno della tua esistenza.
Solo così, Rani, sarai libera.
Niente più dolore. Niente più Impel Down. Potrai iniziare la nuova vita
che hai sempre sognato. Non più schiava del tuo potere. Non più isolata dalla
Marina.
Sorella mia, resisti ancora per un po’. Ancora pochi giorni.
Sto venendo a prenderti.
Paul Blackwood
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