cucina spin-off
*Lezioni
di cucina - Special*
"Domani
cucino io"
"Padre?".
Abbasso lo sguardo,
infastidito,
senza però togliere le dita dalla tastiera del pc. Mio
figlio -
il ritratto vivente di suo madre - mi guarda, un dito poggiato sulle
labbra, in attesa, e gli occhi socchiusi. Sta di sicuro chiedendosi
come iniziare il discorso.
"Padre, volevo...
volevo domandarvi una cosa".
Mi compiaccio di
sentirmi dare del voi - sebbene sappia perfettamente che mia moglie non
è propriamente d'accordo
- e faccio un impercettibile cenno col capo, per indicare che
sì, può procedere.
Sorseggio il
thè - "Padre, qual'è stato il primo pranzo che vi
ha preparato la mamma?".
La bevanda inizia a
scorrere
lungo il mio mento, mentre le mie labbra si arricciano in
un'espressione di leggero sconcerto. Che domande mi pone?
Rin l'ha troppo
viziato, Taka non è venuto su come desideravo.
Dovrò mettermi d'impegno, e cambiare quest'indole ribelle.
"Non mi risulta che
sia un argomento di cui tu",
sottolineo il tu
con un lieve gesto della mano "possa interessarti".
"M-Ma...", balbetta,
lasciando
che i suoi grandi occhi dorati - unica mia chiazza in un volto
abbronzato e vivace - si inumidiscano. "Ve ne prego!".
Incrocio le dita
innanzi al mio volto, sigillando le mie pozze d'oro e rimembrando
immagini atroci del mio passato.
"E' successo tutto 8 anni fa,
piccolo. Quando conobbi tua madre, fu
come se un raggio di sole fosse penetrato nella mia vita."
"Come
siete poetico", esclama Taka, sedendosi sulla moquette e poggiando il
mento sul palmo della mano destra. Mai l'ho visto così
concentrato: neppure quando sua madre gli racconta di favole su
principi e principesse, e maestosi draghi dalla ali sgargianti. "Padre,
siete così bravo a raccontare!". Lo fulmino con una lieve
occhiata, prima di riprendere il mio racconto.
"Rin è sempre stata
solare e gentile con tutti, mio opposto.Forse fu questo a spingermi
nella nostra relazione.
In ogni caso, prima di convivere
mai lei cucinò una cena. E mai io glielo chiesi, ad esser
sinceri..."
"Padre, perchè
non le avete mai domandato di cucinarvi qualcosa?". Sorrisi, schernendomi di
me stesso - demone senza cuore, spietato, senza alcun rispetto del
genere umano. Io, io, io...
Io
che avevo sempre vissuto per me, m'ero lasciato irretire da una giovane
ningen dalla sguardo gentile. E non le avevo chiesto di cucinarmi nulla.
Ripresi a parlare.
La situazione, il
racconto... ispiegabilmente m'attraeva. Desideravo con tutto me stesso
terminare quel brano.
"In ogni caso, sua madre..."
"La nonna?".
"Si, la nonna".
"La nonna mi ripeteva di fare attenzione, che la sua bambina non era
come tutte le altre...
E non scherzava.
Non scherzava.
Fu solo dopo il fidanzamento ufficiale, che mi spiegò
ciò che intendeva: la cucina.
Sua figlia non era assolutamente capace di cucinare...
Fino al giorno in cui decidemmo di convivere, non pensai più
alle parole di tua nonna - ritenendole un semplice scherzo - e continuai a frequentare tua
madre, portandola nei locali più lussuosi, per esempio.
In ogni caso, non cucinò mai.
Il compito se lo sobbarcavano le numerose cameriere di casa Taisho,
oppure uscivamo e andavamo al ristorante, od in pizzeria."
"Non ti venne
mai lo scrupolo di chiederle di cucinare?".
Apro leggermente gli occhi, per intimargli il silenzio. Non capisco
perchè mai lui desideri così tanto incorrere
nelle mie
ire: in attimi come questi, mi ricorda mio fratello, Inu-Yasha.
Hanyou sciocco e senza intelletto. Solo per conquistare quella che poi
è divenuta sua moglie, c'ha messo molti mesi. Ed ora,
sposati,
continuano a litigare come due piccioncini...
Dio, come odio
mia cognata!
Ogni volta che mi incrocia - a quella stramaledettissime lezioni di
cucina in cui da tempo immemore insegna - il suo sorriso s'allarga. E
mi chiama Fratellone.
Fratellone.
Non sono suo Fratello.
Sono quello che vuole ucciderla - insieme al suo irritante marito,
naturalmente.
"Padre? La storia è già terminata?".
"No".
"Ero in ferie, Taka.
Io e tua madre avevamo deciso di non partire - dato che avevamo
prenotato in ritardo, e non desideravamo andare in una delle mie ville.
Decidemmo di restare a casa.
Mai mio errore fu più grande.
Al pari di uno tsunami, tua mamma si infilò in cucina, al
grido di *Cucino io!*.
Esattamente come un terremoto, tua mamma riuscì a
trasformare la stanza - dopo che il pasto fu pronto, dovetti chiamare una
ditta per riparare i danni - e un ospedale per le ustioni da lei riportate.
Quello che mi presentò, però, non era definibile cibo."
Un brivido mi
percorse la schiena, ed un'unica goccia di sudore mi
imperleò la fronte nivea. Il ricordo ancora
riusciva a scuotere.
Nonostante il tempo trascorso.
Sebbene ora un cerchio d'oro avvolga l'anulare della mia manca.
Nonostante questo, il colore
del cibo
mi aveva turbato.
Avevo finto che fosse tutto normale, ma penso che Rin avesse intuito il
mio turbamento perchè, mentre mi porgeva una polpetta color
panna aveva gli occhi da cane bastonato.
"Il pasto
era tutto all'italiana,
dato che tua madre aveva - e tuttora ha - una grande passione per quel
cibo.
Per primo, mi fu servita dell'amatriciana.
Non so se tu conosca il cibo di cui ti parlo.
Ti dico solo che non è assolutamente giapponese.
Il sapore - troppo
intenso persino per un piatto volutamente forte - mi bruciò
totalmente la lingua, redendola insensibile.
Forse fu proprio questo ad evitarmi una morte lenta e dolorosa.
Essendo la mia lingua oramai incapace di intendere e di volere, non
riuscii a distinguere in alcun modo i restanti sapori.
Le polpette pallide e bruciacchiate si mescolarono totalmente con gli
spinaci al formaggio,
senza però darmi alcun gusto.
Rin non mangiava.
Si era seduta, esattamente come te in questo momento, e mi osservava,
come se pendesse dalle mie labbra.
Per buttar giù il cibo, bevetti molto vino, fingendo
di degustarlo.
E annacquai il tutto con dell'acqua frizzante, che tutt'oggi ricordo
con sommo piacere: mi salvò la vita, quel liquido
effervescente."
"E'... E'
così?".
Mi volto di scatto, mentre Taka ridacchia.
Non mi ero neppure reso conto che mia moglie aveva preso posto al mio
fianco. E che ora
mi osserva con rabbia - "La mia cucina non ti piace? Eh?".
Incapace di proferire alcuna parola, mi limito a guardarla nelle iridi
nocciola, sperando che intuisca
che non era mio desiderio offenderla - stavo solo soddisfando un volere
del mio primogenito. In seguito sarei stato più attento,
chiudendo la porta alle nostre spalle.
Come si dice?
Occhio non vede,
cuore non duole.
Forse, se lei non mi avesse sentito, non avrebbe avuto modo di
infuriarsi così, e di predere questa colorazione scarlatta.
Le mani sono posate sui fianchi, e gli occhi si sono assottigliati,
fissandomi malevoli.
"Rin?", mormoro, tentando di attenuare la sua furia.
E lo fa.
Ora il suo sguardo non è più una maschera di
rabbia ed incredulità - non solo, almeno.
I suoi occhi si raddolciscono, riempendosi di stille trasparenti, che
iniziano a scivolarle lungo le gote arrossate. Si tortura le mani,
ferita da quel che mai
ho avuto il coraggio di dirle.
Le ho fatto male.
"Rin?", ripeto, continuando a sperare. Potrebbe sempre rivedere le sue
posizioni.
"Sesshomaru...". Respira profondamente, mentre lo sguardo di Taka
rimbalza dall'uno all'altra, quasi per non perdersi nulla dello show
- in ogni caso, anche lui sembra aver intuito che qualcosa di strano
nell'aria c'è, perchè freme. "Sesshino... Se la
mia
cucina non ti piace, potevi dirmelo prima!".
Strattona con furia il grembiule che indossa, graffiandosi con le
unghie lunghe e dipinte d'un rosso acceso. Singhiozza. Si sente presa
in giro, e non capisce perchè io - io, suo marito - le
abbia sempre taciuto una banalità come questa.
E' da lei sentirsi offesa per una nullità come questa, e poi
non
dire nulla per cose più grandi. Un lato del suo fascino, a
mio
modesto parere.
"Rin, te ne prego, non farne un dramma". Non ho idea di come contiuare
il discroso, così invento "Ho detto che il tuo primo pranzo mi
è stato indigesto.
Non che questi
mi fanno del male".
Si asciuga le lacrime con il grembiule - che riconosco essere il mio
grembiule rosa, usato tempo addietro per preparare un pasto per me,
Rin, Inu-Yasha e Kagome. Se mi fosse data occasione di ripetere il
gesto, non dubito che lascerei casualmente
scivolare una goccia di cianuro nel pasto di mio fratello e consorte.
"Sessho, sei sicuro che il mio cibo ti piace?".
Annuisco. Taka, dalla sua postazione, nota la riluttanza sul mio volto,
ma finge indifferenza - in certi attimi, riconosco che questo bambino
è una mia copia quasi
perfetta.
Silenziosa quanto deve, simile a sua mamma quanto può.
"Ah, mi fa piacere!". Rin saltella sul posto - quanto è
facile
riportare il buonumore sulle sue labbra -, per poi afferrarmi
gentilmente una mano artigliata "Perchè ho appena cucinato
il
pranzo".
Nessuna replica.
Mi alzo in piedi, la seguo e mangio.
In assoluto silenzio.
Alla fine, con voce roca sussurro "Domani cucino io".
*\* Salve, miei cari.
E così LdC è DEFINITIVAMENTE finita.
Non c'è special che tenga: la storia è conclusa,
carissimi.
Sinceramente, ho titubato un po' a postare questo capitolo,
perchè non volevo separarmi da questa storia (Che romantica,
eh? -.-). Dopotutto, mi ci ero affezionata, e mi dispiaceva mettere la
parola "Fine" a questo lavoro.
In ogni caso, spero vivamente che questo "bonus" sia stato per voi
divertente: almeno un sorriso ve l'ho strappato? *.*
Comunque, comunque, comunque...
Ci tengo a dedicare questo bonus a chi me l'ha richiesto, ovvero
Federica -.- Ika, se non avessi minacciato di farmi cadere dal motorino
mentre tornavamo da Sorrento, penso che questo spin-off non sarebbe mai
nato...
Altresì dedico il capitolo anche a KaDe: la mia sensei
merita tutti gli onori. E' quasi logico citarla in un'opera che mi ha
più volte esortato a continuare.
Ringrazio, per aver commentato l'ultimo capitolo della storia:
Connie91
Hizu
KAGOlove
inufan4ever
ChocolaKagome
mikamey
KaDe
ary22
luchia nanami
crilli
Isy_264
diamontpearlvoiceinu
sunsunset
Yunie88
Nancy95
kaggychan95
Niis
ryanforever
Roxy
kirarachan
7919
Davvero mille ringraziamenti a tutti voi: a chi mi ha
sempre seguito e anche a chi ha scoperto questa storia solo
quand'è finita. Grazie mille.
Per aver inserito la storia tra le preferite, ringrazio sentitamente:
E' stato
per me motivo di vanto essere sostenuta da persone splendide come voi.
Non so che avrei fatto senza avervi accanto.
Comunque, un po' per
la scuola, un po' per i sempre più pressanti impegni, non so
quando potremo risentirci. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e,
magari, vi abbia strappato un sorriso, sebbene la scuola sia alle porte.
Grazie di cuore a tutti.
Spero di risentirvi.
E spero commenterete questo bonus, perchè mi farebbe
davvero, davvero piacere - se me lo merito, ovvio. Non voglio obbligare
nessuno a commentare qualcosa che non reputa degno.
Grazie ancora.
Arrivederci. */*
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