CAPITOLO 8: SOLAIRE
Ah…
L’altare
del Sole.
Quale
meraviglioso luogo per godere dei caldi raggi del sole, ammirando
il panorama che mi offre la terra sacra dei Lord. È la mia
sensazione o il
calore è più intenso? No, non credo.
Sono
i primi effetti di ciò che si è consumato
alla Fornace della Prima Fiamma, dove il dio che servo e che ho amato
tanto si
è definitivamente spento… Nonostante ero molto
restio dal voler combattere
contro Lord Gwyn, dovevo onorare la promessa fatta al mio caro amico
nonmorto:
avevo promesso di aiutarlo qual’ora ne avesse avuto bisogno e
così feci, anche perché
gli dovevo la vita; nel momento in cui quegli insetti a Lost Izalith
stavano
prendendo possesso di me, egli arrivò con la sua spada
scintillante ad
eliminarli tutti, uno per uno.
Per
un momento, ho creduto di vedere Lord Gwyn
in persona nella figura del mio amico.
La
vista del dio del Sole fu quasi
folgorante ai miei occhi: così vuoto eppure ancora
così glorioso nella sua
imponenza, provai un misto di amore e odio ingiustificato,
perché mai avrei
dovuto odiare qualcuno che ho amato così tanto? Non
riuscì a darmi risposte,
così diedi fondo alle mie capacità, seppur
limitate, per aiutare il mio amico a
sconfiggere il mio Lord: accidenti se era potente! Seppur vuoto e
consumato dal
suo sacrificio, la sua potenza rimaneva comunque superiore a quella del
più
valoroso dei cavalieri; combattemmo duramente, ma alla fine riuscimmo a
spuntarla: nel momento in cui la lama del mio amico trapassò
il guscio vuoto
del dio, una scarica elettrica intensa attraversò la mia
testa, come quando uno
scrigno sigillato viene finalmente aperto.
E
vidi tutto nella mia mente… io ero
il primogenito del Sole, ero un dio.
Gwyn
era mio padre, Gwynevere mia sorella,
Gwyndolin il mio fratellino.
Amavo
la guerra, oh la amavo quasi più della mia
famiglia: amavo la devastazione che portavo con i miei dardi infuocati,
amavo
le urla di pietà dei miei nemici, amavo sentirmi
invincibile. Se solo ci penso
io… come ho fatto ad essere così malvagio? Io che
ora a stento stringo la mia
spada nel pugno, stanco e triste. Fui cacciato da mio padre, persi il
mio
status di divinità e mi reincarnai in un neonato di Astora,
un bambino con una
macchia nera sul cuore. Ciò che per me è stata
una vita meravigliosa è la sua
punizione? Oppure lo è la maledizione? Come faccio a espiare
i miei peccati se
ciò che dovrebbe essere un purgatorio non lo percepisco come
tale?
Sono
ancora
macchiato della mia colpa… oh padre, mi dispiace
così tanto.
L’odio
che provai
nel vederlo derivava dalla mia vita divina precedente senza dubbio
alcuno, ma
non lo biasimo per quello che ha fatto, io me lo sono meritato. E ora
sono qui,
a godere dell’abbraccio di mio padre e fissando il volto
della statua distrutta
dell’altare coperto di muschio. Mi sono osservato per
parecchio tempo, non sono
cambiato poi tanto… chi lo avrebbe mai detto, ahahaha! Per
tanto tempo ho
pregato sulla mia stessa statua! Ha la sua ironia, lo devo ammettere.
Di ciò
che rimane la mia famiglia ho ben poco: il mio amico nonmorto ha ucciso
il mio
fratellino, mia nipote e mio padre, mentre mia sorella era via,
chissà dove. Sono
triste ma non sono certo arrabbiato con lui, doveva farlo per poter
continuare
la sua missione, e poi come poteva sapere di me e di tutti gli
altri?
Finita
la
battaglia ci sedemmo a riposare e gli parlai di quello che avevo
ricordato: non
disse nulla per molti minuti, poi rammaricato mi chiese perdono per le
mie
perdite. Quale grande cuore aveva quel ragazzo… Mi
raccontò dei suoi incontri
prima di recarsi nella Fornace, della scelta gravosa che doveva
prendere
proprio in quel momento, e di quanta paura avesse per questo.
Era
davvero
devastato, sia fuori che dentro: lasciare morire la fiamma come prima o
poi
sarebbe successo o immolarsi ad essa per regalare al mondo ancora un
po’ di
tempo?
Davanti
a noi, il falò primordiale aspettava una scelta.
Io
non dissi
nulla per non influenzare il suo giudizio, dopotutto non era compito
mio e
avrei accettato qualunque decisione egli avesse preso, per il rispetto
enorme
che provavo per quel cavaliere così virtuoso. Ma assistere
al suo dilemma
interiore mi faceva stare molto male, non lo posso negare. Dopo molti
minuti si
alzò e mi sorrise: disse che, se tanti erano morti per la
fiamma, doveva
davvero valere la pena regalare il fuoco al mondo. Io mi alzai di
scatto, quasi
a volerlo fermare mosso da puro affetto, lui mi fermò con la
mano e mi
abbracciò forte, dicendomi che se lui avesse lasciato morire
la fiamma, tutti se
la sarebbero presa con i nonmorti, perseguitandoli in modi ancora
più estremi
di quelli già conosciuti.
E
così, mi diede il suo addio.
Per
rispetto nei suoi
confronti me ne andai; nel momento in cui il mio piede
oltrepassò l’entrata
dell’enorme porta che teneva prigioniero mio padre, una
vampata enorme di fuoco
nuovo, energetico, si irradiò dalla Fornace investendo ogni
angolo di Lordran,
portando nuova vita e bellezza in questo mondo.
Non
potei far a meno di
inchinarmi al suo nobilissimo gesto.
E
ora che sono solo, ho deciso di espirare
le mie colpe a modo mio: io viaggerò in ogni antro di questa
terra raccontando
le gesta del mio valoroso amico, del suo sacrificio, in modo tale che
tutti
sappiano chi era, cosa ha fatto e cosa accadrà in futuro,
perché ahimè
purtroppo la storia si ripeterà. Ma così come
ora, anche in futuro avremo un
barlume di speranza al quale aggrapparci, e io mi impegnerò
al massimo per combattere quelle forze oscure che ci tentano in ogni
momento a porre fine all'Era del Fuoco. Finita la mia missione,
tornerò nel
luogo in cui dovrei essere… si, perché il mio
caro amico mi ha raccontato di
aver trovato un cadavere nella tomba di mio padre, possedeva
l’anello del
primogenito del Sole; prima di immolarsi al fuoco me lo ha restituito,
lo porto
al dito.
Ora
che ho appreso di essere io tale personaggio, il cerchio si
chiude: sono perfettamente al corrente di trovarmi in
un’epoca che non mi
appartiene, il tempo a Lordarn è distorto.
Con
molta probabilità, quel cadavere
sono proprio io.
Mi
siederò accanto al me stesso del passato e mi
immolerò con
la mia spada. Oh Lord Gwyn, oh padre mio, spero così di
riuscire ad espiare la
mia colpa e di tornare finalmente a te, dove dovrei essere... Tra le
tue
braccia.
Ehi
tu, nonmorto! Si, dico a te che sei venuto a pregare al mio
altare! Io sono Solaire di Astora, primogenito di Lord Gwyn!
Avvicinati, devo
raccontarti la storia del grande Lord nonmorto che ora risplende come
il Sole! Ahahahaha.
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