Capitolo 22 – Un piccolo
imprevisto
Harry si trovava nel proprio ufficio
alla OsCorp. Non stava facendo un
granché, a parte dondolarsi a destra e a sinistra sulla sua
sedia girevole.
Quella
mattina, avevano chiuso un contratto con una casa farmaceutica.
Forse, l’occasione di modificare la formula di Goblin si
stava avvicinando…
Harry
lo sperava. Voleva che da quel siero venisse qualcosa di buono.
Senza
smettere di far girare la sedia, si guardò attorno.
Quell’ufficio
era abbastanza spoglio, e non era molto ampio.
Quello che era stato di suo padre era grande almeno il doppio, ma Harry
aveva preferito trasferirsi. Certi ricordi dovevano rimanere sepolti.
Spostò
una pila di documenti, raddrizzò un paio
di penne… E improvvisamente gli parve di udire dei rumori
provenienti dal corridoio.
Ancorò
i piedi al pavimento, fermando di colpo la sedia.
Gli
sembrava di sentire i passi di qualcuno che correva. E delle urla,
forse?
Fece
appena in tempo ad alzarsi, quando la porta del suo ufficio venne
scardinata a forza e crollò sul pavimento con un botto
assordante.
Un
muso verde fece capolino, seguito da un torso squamoso.
Harry
incespicò all’indietro, e per poco non cadde
sulla sedia.
Gli
occhi piccoli e lucenti del gigantesco rettile che aveva davanti si
puntarono su di lui, ed una lingua biforcuta serpeggiò tra
le sue fauci. «Osssborn».
Peter
lo aveva informato che quel mostro era in grado di parlare, ma
udirlo in prima persona fu comunque uno shock. Forse avrebbe trovato
divertente il modo in cui strascicava le s, se solo non avesse avuto la
spiacevole sensazione che Lizard avrebbe potuto staccargli la testa con
un colpo di mascelle.
La
creatura avanzò, la coda che oscillava.
Harry
si chiese dove fossero finite le guardie di sicurezza della
OsCorp. Quel mostro le aveva già messe tutte K.O.?
«Osssborn»
sibilò nuovamente il
lucertolone, facendosi più vicino.
Harry
agì d’istinto, afferrando il tavolo e
ribaltandolo addosso a Lizard. Approfittando dell’istante di
confusione – forse di rabbia e dolore – della
creatura, cercò di guadagnare l’uscita…
La
coda di Lizard sembrò apparire dal nulla, e lo
colpì in pieno petto, scaraventandolo contro la parete
più vicina.
Harry
crollò a terra, boccheggiando.
Lizard
si girò verso di lui con un sibilo. Tirandosi
faticosamente a sedere, il giovane incontrò gli occhi neri
del rettile… Un momento dopo, un registro volò a
colpire la testa di Lizard.
Harry
si ritrasse contro il muro mentre il lucertolone si girava verso
la porta con un sibilo inferocito.
«Signor
Osborn» iniziò una voce
maschile, con un accento straniero,
«sta…?»
«Via!»
urlò Harry.
Troppo
tardi. Lizard si era già scagliato contro
l’uomo fuori dalla soglia.
Da
dove si trovava, Harry non riusciva a vedere cosa stesse succedendo
nel corridoio, ma era sicuro che gli scalpiccii frenetici ed il tonfo
che seguì non promettevano niente di buono.
Si
guardò freneticamente attorno. Un piano, un piano, gli
serviva un piano…
Un
istante dopo, un urlo gli fece rizzare i capelli sulla nuca.
Oh,
al diavolo.
Senza
aver messo insieme neanche il tre per cento di un piano, Harry
afferrò il registro dal pavimento e si precipitò
fuori dall’ufficio.
Le
urla provenivano dall’uomo che gli aveva probabilmente
salvato la vita – un tipo robusto, dalla pelle scura e la
testa rasata. Lizard lo aveva inchiodato sul pavimento, e torreggiava
minacciosamente su di lui.
Harry
sapeva che per certi versi ciò che si stava
apprestando a fare era una pessima idea, ma in mancanza di alternative
migliori scagliò il registro contro la testa del mostro.
Probabilmente
in passato lo avrebbe mancato, ma con tutte le cose
orribili che il siero di Goblin gli aveva causato aveva per lo meno
migliorato i suoi riflessi e la sua mira.
Lizard
si girò di scatto verso di lui, ed Harry mise in atto
la seconda e ultima parte del suo embrione di piano: si diede alla fuga.
Per
lo meno il lucertolone lo stava seguendo, segno del fatto che aveva
lasciato perdere l’altro uomo.
Harry
svoltò l’angolo e continuò a
correre. In fondo al corridoio, si trovava un’ampia vetrata,
e il cuore del giovane ebbe un balzo quando vide arrivare Spider-Man.
Non
era il genere di finestra che si potesse aprire, ma il supereroe
non parve trovarlo un problema: con un pugno ben assestato,
spaccò il vetro e passò dal buco con una mossa
sinuosa.
Harry
non era mai stato tanto felice di vedere il suo migliore amico.
Giungendogli
di fronte, rallentò e si girò:
Lizard stava arrivando, e sembrava che tutto l’edificio
traballasse al ritmo delle sue zampe che atterravano pesantemente sul
pavimento.
Peter
protese le braccia in avanti, lanciando delle ragnatele che
avvilupparono il lucertolone, dopodiché lo
scaraventò fuori dalla finestra.
Harry
si abbassò, portandosi le braccia sopra la testa per
proteggersi dalla pioggia di schegge di vetro.
Peter
era in piedi di fianco a lui, rivolto verso l’esterno.
Harry
si tirò su e guardò fuori, accorgendosi che
– anziché lasciare che il mostro si schiantasse al
suolo – l’amico utilizzò le ragnatele
per rallentarne la caduta… Una volta a terra, Lizard
riuscì a liberarsi e si rialzò, dandosi alla fuga.
Peter
lo osservò dall’alto col fiatone, quindi si
girò verso Harry. «Stai bene?»
Il
giovane annuì. «Sono ancora tutto
intero».
«Ho
sentito dell’attacco alla OsCorp sulla
frequenza della polizia. Ho fatto più in fretta che ho
potuto».
Harry
si girò verso il corridoio. «Sai per caso
che fine ha fatto la sicurezza?»
Peter
lo stava osservando come per assicurarsi che stesse bene per
davvero. «Li avrà stesi».
Dalla
strada, si udì in lontananza il suono delle sirene
della polizia.
«Come
mai Lizard è venuto qui?» chiese
Harry, accigliandosi.
Che
la OsCorp attirasse i mostri e gli psicopatici come il miele
attirava le mosche?
Peter
tacque un istante, e a causa della maschera Harry non
poté nemmeno cercare di decifrare la sua espressione.
«Credo che ce l’abbia con te».
A
quella notizia, il giovane sbatté le palpebre, preso in
contropiede. «Cosa? Ma… perché? Io non
l’ho mai visto prima d’ora! O… o
sì…?»
«Lo
hai visto» affermò Peter,
«e hai anche rifiutato di fornirgli dei fondi per le sue
ricerche».
Harry
fissò l’amico senza capire.
«Il
dottor Connors» spiegò allora Peter.
«Lizard è il dottor Connors».
«Che
cosa?!» esclamò Harry,
esterrefatto, mentre alcune auto della polizia si fermavano davanti
alla OsCorp con uno stridio di freni.
«Già»
confermò Peter,
«l’esperimento è finito male. Ora
però è meglio che io me la svigni, prima che uno
dei poliziotti mi veda e decida di arrestarmi. O di
spararmi». Fece una pausa. «Mi dispiace per il
vetro».
Harry
abbozzò un sorriso, scuotendo la testa, e
guardò l’amico che si slanciava fuori
dall’edificio.
Chinò
il capo e spostò alcuni frammenti di vetro
con la punta della scarpa. Poi sollevò il mento di scatto,
ricordando l’uomo che aveva lanciato il registro in testa a
Lizard.
Si
affrettò a correre verso il corridoio dove
l’aveva lasciato, e lo trovò seduto con la schiena
pesantemente poggiata contro il muro.
«Signor
Osborn» lo salutò
l’uomo, apparendo decisamente sollevato nel vederlo vivo.
Il
ragazzo gli si avvicinò, abbassandosi di fianco a lui.
«Sta bene?» chiese, aggrottando la fronte.
Aveva
notato, infatti, che l’uomo si teneva le mani sulla
gamba destra.
L’altro
fece una smorfia. «Credo che quel coso mi
abbia spaccato qualche osso».
Harry
si rimise in piedi. «Chiamo
un’ambulanza».
Mentre
entrava nel proprio ufficio e recuperava il cordless dal
pavimento, gli venne in mente che non aveva chiesto a Peter come si
poteva organizzare un piano su due piedi in una situazione di pericolo.
Forse,
se glielo avesse domandato, avrebbe scoperto che spesso neanche
il suo amico escogitava piani tanto elaborati, e talvolta non riusciva
a seguirli.
Quando
Peter aveva sentito dell’irruzione di Lizard alla
OsCorp e si era precipitato sul posto, aveva ben chiaro quello che
avrebbe dovuto fare. Salvare Harry era la sua priorità
assoluta, dopodiché avrebbe seguito Lizard per scoprire dove
si nascondeva.
Una
volta compiuto il primo passo, però, non era riuscito ad
allontanarsi dall’amico. Aveva voluto chiacchierare un
po’, osservarlo, assicurarsi che stesse davvero bene come
affermava.
Quando
alla fine se n’era andato dalla OsCorp, aveva percorso
la zona cercando tracce dell’enorme lucertolone, ma senza
successo. Lizard si era già volatilizzato.
Peter
trovava la cosa stressante. Com’era possibile che un
mostro simile riuscisse a sparire nel nulla in quel modo?!
Borbottando
tra i denti qualche insulto rivolto alla propria persona,
aveva interrotto la ricerca ed era tornato al proprio appartamento. Una
volta arrivato, si era cambiato d’abito, quindi aveva
telefonato ad Harry per assicurarsi che fosse arrivato a casa sano e
salvo. Bernard, però, gli aveva detto che il giovane non era
ancora rientrato.
Peter
per poco non aveva ceduto al panico, poi aveva provato a
contattare l’amico sul cellulare.
Grazie
al cielo, Harry gli aveva risposto, e gli aveva detto che si
trovava all’ospedale – a quanto pareva, aveva
accompagnato lì un suo dipendente che era rimasto ferito da
Lizard.
A
quel punto, Peter decise di far visita a Mary Jane.
La
ragazza sapeva già che Lizard era il dottor Connors, che
sua moglie aveva messo a disposizione di Peter i dati degli esperimenti
del marito, e che lui stava tentando di studiare la sostanza che aveva
trasformato il professore in un mostro.
Supponeva
fosse il caso di informarla anche dell’attacco alla
OsCorp – oltretutto, parlare con la sua fidanzata era sempre
un toccasana.
Quando
fu davanti alla porta del suo appartamento, trasse un respiro e
bussò. Mary Jane impiegò un po’ di
tempo in più del solito per venire ad aprire, e
sgranò gli occhi nel vederlo.
«Peter»
disse, sorpresa, facendosi istintivamente
da parte per lasciarlo passare.
Lui
entrò, affermando: «Devo sbrigarmi a trovare
un antidoto. Lizard ce l’ha con Harry,
e…»
Si
interruppe bruscamente, notando che Mary Jane gli stava facendo
furiosamente segno di no con la testa.
«Va
tutto bene?» le chiese, aggrottando la fronte.
Un
momento dopo, notò un movimento, e i suoi occhi
guizzarono verso la porta della camera da letto di Mary Jane. Liz ne
era appena uscita, e ora lo fissava, pallida come un lenzuolo.
«Chi è che ce l’ha con Harry?»
Note:
Prima di tutto, scusate l’attesa. Chiedo venia anche per
questo sputo di capitolo, spero che perlomeno sia stato piacevole da
leggere (tenterò di rifarmi con la lunghezza del
prossimo)…
Cercherò di aggiornare domenica 1 Marzo
(anche se,
considerato il fatto che ho ripreso le lezioni, potrei dover rimandare
alla settimana dopo… chiaramente spero di no, vedremo come
andranno le cose).
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