Eternamente
(para
siempre)
Se
non cambiasse mai nulla, non ci sarebbero le farfalle.
Anonimo.
Il
giorno di festa che tutti aspettavano, arrivò sfoggiando un
tiepido sole d'inizio autunno.
Olivia
Herrero ridiscese il portico dalla tenuta di Legno di Quercia, come
se fosse un cigno sul pelo d'acqua, fluttuando in un vestito leggero
di chiffon neutro, come si vedeva nello stile più attuale e
ricercato delle ragazze di campagna; incrociato sul busto come
un'avvolgente abbraccio e imprezziosito sotto seno da un gioco di
ricami a crochet, a evidenziare la cascata di chiffon che scendeva
poi morbida lungo tutta la figura.
Era
perfetta, un misto di eleganza e semplicità, una madre ma
anche una sposa.
Il
velo, dono del nipote Riccardo che da bravo pagetto stendeva petali
di rosa al suo passaggio, era l'unico vezzo che si era concessa; una
lunga distesa di tre metri che partiva alla sommità del capo e
fermato in cima da una fascia di cristalli che le cingeva la fronte,
voluto come da tradizione per proteggersi dagli spiriti maligni.
Aveva
scelto suo cugino Alfredo, come mentore e uomo che l'avrebbe
introdotta nella vita coniugale e del resto non poteva che essere
così; l'aveva accompagnata e seguita nel corso degli anni come
se fosse davvero compito suo, con l'amore di un fratello o di un
padre e vederlo camminare al suo fianco impettito e orgoglioso,
scortandola quasi fosse una creatura ultraterrena, la riempiva di
ammirazione e gioia.
Dietro
di loro, a chiudere la processione ma non meno importante, la donna
che l'aveva aiutata a rendere concreto tutto ciò, Morena in
veste di damigella, che sfilava con altrattanta grazia, con il
cuscino delle fedi appoggiato sui palmi della mano.
Si
respirava un aria serena, distesa, sebbene le circostanze avessero
messo a dura prova i suoi nervi.
Non
era tutto rose e fiori, purtroppo; Morena e Alfredo erano
inevitabilmente ai ferri corti e la reticenza con cui cercavano di
proteggerla per non metterla in ansia, non l'aiutava a capire cosa
realmente stesse accadendo. La cugina e amica tornata da Salamanca
appariva schiva e nervosa, più della sua incline natura
caratteriale, e cosa assai più palpabile era la tristezza che
le offuscava lo sguardo, la stessa che leggeva nelle pupille di
Alfredo. Tutto ciò la rendeva molto triste e preoccupata;
presto, avrebbe imboccato la via per Madrid, dove i genitori di
Lorenzo molto entusiasti all'idea dello sposalizio, li attendevano
per una seconda funzione nella chiesa di San Isidro come la
tradizione familiare dei Navarro richiedeva e c'era davvero così
poco tempo fino ad allora, senza contare la sempre più rada
presenza in quel di Fuentesauco.
Li
avrebbe costretti ad essere sinceri anche con la forza, se
necessaria, perchè non si sarebbe perdonata salutarli a quella
maniera.
I
tormenti cessarono quando i suoi occhi trovarono quelli un pò
lucidi di Lorenzo, in piedi sotto il grando arco dove Don Pedro, li
avrebbe uniti per l'eternità; era impeccabile nel suo tight di
tre pezzi color ghiaccio, il volto ancora abbronzato dal sole caldo
dell'estate passata, le mani nervose sul grembo in contrasto con il
sorriso aperto, nel vederla avanzare verso di lui. Tutti si alzarono
dalle panche, applaudendo in festa.
Morena,
Alfredo e Riccardo defilarono ai loro posti sulla sinistra degli
sposi, Olivia abbracciò il giovane che soavemente le innalzò
il velo dal volto, scoprendo la commozione dei suoi occhi; ci furono
sorrisi beati e sguardi carichi di promesse.
Poi
l'euforia cessò e un leggero brusio si levò dal fondo.
Ai
piedi dell'altare avanzò Javier La Fuente, testimone dello
sposo, al braccio di una graziosa fanciulla di un secondo ramo di
parentela dei Navarro, ramo fra l'altro di maggiore esponenti
familiari del giovane, che appariva però molto tranquillo per
i grandi assenti e soddisfatto della sua scelta al punto che accolse
l'amico con un vigoroso abbraccio.
Per
un breve istante, i due gruppi separati chiamati ai compiti, si
guardarono fra di loro in leggero imbarazzo.
Morena
volse immediatamente il capo verso i due giovani sposi, Alfredo prese
il bambino sulle ginocchia guardando con insistenza La Fuente.
Gli
invitati s'accomodarono, Don Pedro giunse le mani al petto e il
brusio d'eccitazione cessò.
«Miei
cari giungo oggi nelle mie vesti di umile servitore di Dio,
a contrarre in matrimonio due giovani anime sul camino verso Cristo.»
Recentemente
Alfredo si era recato al clero, esortando il prete con maniere non
troppo delicate, di omettere qualsiasi predica durante la
celebrazione sulla fornicazione al di fuori del matrimonio, se non
avesse voluto che altri racconti piccanti che lo vedevano
protagonista, venissero messi in luce; Morena lo aveva pregato di non
farlo, che un uomo con il marchio del peccato già sulla pelle
come lui si sarebbe tenuto lontano da solo da evidenti prediche
morali, ma lui aveva insistito quanto fosse necessario ribadire il
concetto e questo aveva causato un ulteriore tensione che aveva
gelato del tutto i contatti fra di loro. Morena sorrideva solo se
necessario, Alfredo parlava solo se interpellato.
«Lorenzo
Ruiz Navarro. Olivia Vargas Herrero. Siete chiamati ad unire la
vostra vita l'un l'altro di fronte all'Altissimo. Siete giunti quì
di vostra spontanea volontà?»
I
due giovani pronunciarono insieme. «Si»
«Siete
disposti a educare con amore i vostri figli, secondo la legge
di Cristo
e della sua Chiesa?»
«Si.»
«Se
è dunque vostra intenzione unirvi
in matrimonio, datevi la mano destra ed esprimete davanti a Dio
il vostro consenso.»
Con
ardore la donna si portò alla mano destra del compagno e
guardandolo amorevolmente cominciò a parlare.
«Io
Olivia Vargas Herrero accolgo te Lorenzo, come mio legittimo sposo.
Con
la grazia di Cristo
prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella
salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della
mia vita.»
L'uomo
imitò il rituale ringraziando sottovoce il cugino che gli
aveva conferito il suo benvolere e pronunciò a gran voce le
sue promesse. «Io Lorenzo Ruiz Navarro accolgo te Olivia, come
mia legittima sposa. Con la grazia di Cristo
prometto
di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e
nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia
vita.»
Il
sarcedote annuì vigorosamente. «I testimoni per favore.»
Alfredo e Javier si mossero ognuno per il fianco del prediletto.
«Voi
siete chiamati al compito più arduo. Istituzionale al fine di
attestare la validità del rito e sentimentale, l'aspetto forse
più delicato, morigerando e offrendo supporto agli sposi nel
loro cammino di vita insieme.» Don Pedro li guardò
entrambi. «Alfredo Herrero Roquez. Javier Garcia La Fuente. Vi
recate quì in piena coscienza dei vostri compiti?»
«Si.»
Esordì Alfredo squillante.
«Si.»
Gli fece eco Javier.
«Sia
fatta la volontà di Dio.»
Aggiunse infine il sarcedote e sciorinò la sua predica per
buona pace degli ospiti che sprofondarono sui cuscini di seta, certi
di una buona ora di parole dense, officiose e inevitabilmente noiose.
«L’uomo
non osi separare, ciò che Dio
unisce. E benedica questi anelli che vi donate scambievolmente
in segno di amore e di fedeltà. Per Cristo nostro Signore.»
Il
prato gremito di persone rinsavì. «Amen.»
Dichiararono tutti.
Morena
avanzò al capezzale di Alfredo offrendogli i due anelli legati
al cuscino; l'uomo li porse alla sposa, che con delicatezza slegò
quello corrispondente al suo sposo. «Lorenzo, ricevi
questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà. Nel
nome del Padre,
del Figlio
e dello Spirito
Santo.»
La fede scivolò al suo dito e brillò del riflesso del
sole.
«Olivia
ricevi questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo.» Vi depositò
un bacio e lasciò che prendesse la via dell'eterno sulla sua
mano.
Don
Pedro rivolgendosinpoi alla comunità, esultò. «Cari!
Sono lieto di presentarvi il Signore e la Signora Navarro.»
Poi ridendo colpì affettuosamente la spalla del
giovane. «Puoi baciare la tua sposa
ragazzo!»
Il
riso volò il cielo, tutti festeggiarono la nuova coppia con
cori festanti e di buon'auspicio.
Olivia
guardò Lorenzo e finalmente sospirò di gioia,
lasciandosi andare ad un pianto liberatorio che commosse tutti.
*
«Lo
dicevo a tua madre che ci sarebbero stati dei gemelli!»
«Ma
no sono da parte di padre. Me li ricordo, quei parenti del
trisavolo..»
Due
vecchie carampane, zie di Lorenzo da un non meglio specificato ceppo
familiare, avevano smesso di mangiare per congratularsi della lieta
novella con i due giovani. Olivia guardava annoiata suo marito da
sotto le ciglie chiare, tanto che l'uomo intenerito lasciò che
si divincolasse dalla morsa e prendesse il respiro.
«Se
non mi vedi in giro per la proprietà.. dichiarami pure morto.»
Sussurrò il ragazzo divertito.
Olivia
lo baciò teneramente. «Spero tu abbia
fatto testamento.» Blaterò con gli occhi all'insù
prima di mettersi a ridere e scappare letteralmente verso casa.
«Accidenti!» Si tolse i sandali sfinita ed afferrò
un flute di champagne che un gentile cameriere stava portando fuori
per gli ospiti.
«Quello
dovresti metterlo giù.» Morena
era in cucina che coordinava le sporte di cibo.
«E'
il primo e l'ultimo. Giuro. Sono già stanca.»
«Tutto
bene?» Disse la donna corrucciando la fronte preoccupata.
«Parenti
noiosi. Vorrei fosse già sera.» Rispose l'altra
arricciandosi una ciocca bionda fra le mani. «Tu che ci fai
quì? Hai chiesto dieci inservienti per un manipolo di ospiti,
dovresti goderti la festa e me, lo sai?»
Morena
rise di gusto. «Nella buona e nella cattiva sorte, cosa credi
che intendeva il sacerdote?» Poi guardò per un secondo
il prato al di fuori del finestrone e si rabbuiò. «Vuoi
che ti sistemi i capelli?» Chiese gentilmente.
Olivia
annuì e si voltò dandogli le spalle. «Delle
promesse tue e di Alfredo invece che mi dici?» Chiese a
bruciapelo.
Le
dita affusolate s'arrestarono fra le ciocche. La donna sospirò
prima di rispondere. «Olivia.. è il tuo giorno di festa.
Non devi pensare ad altro se non essere felice.» Modellò
le ciocche intorno alla fascia, stringendo le forcine come
sapientemente aveva fatto alle prime luci dell'alba e si portò
davanti al suo viso. «Schifosamente felice.» Sorrise
spostandosi verso la cucina. Olivia le prese la mano; erano
perfettamente allineate, la più giovane alzò il viso
guardandola con dolci occhi verdi. «Sei proprio tediante quando
ti ci metti, eh?» Morena rise nervosamente.
«E
tu, quando smetterai di proteggermi come se fossi una bambina? Pensi
che non mi sia accorta che fra di voi non va per niente bene?»
Le lasciò la mano e proseguì. «Non ho molto tempo
a mia disposizione, presto sarò a Madrid e poi solo il buon
Dio sa dove. Il mio cuore è in frantumi sapendo che non potrò
appoggiarvi e andare via voltando le spalle.. non ci riesco. Ho
provato a parlare con Alfredo, ma figuriamoci per lui sono come una
figlia.. mi ha detto che è tormentato dai pensieri sul futuro
dei campi. Lo sapevi che La Fuente gli ha proposto di cedergli la sua
parte.. in nome della riconoscenza?» Morena aprì gli
occhi stupita. «Lo sapevo! E sono quasi sicura che lui sappia
della vera paternità di Riccardo, altrimenti l'unica
spiegazione che mi do per un gesto come questo è follia.»
Morena
abbassò lo sguardo, le spalle rilassate. «Vorrei
ucciderlo per questo. Ma in realtà mi sono resa conto di
amarlo ancora.»
«Questo
era abbastanza chiaro per tutti, credo anche per lo stesso Alfredo,
querida.» Non c'era giudizio nel tono della sua voce,
era piuttosto addolcita, come la voce di una mamma che coccola il
figliolo che si è sbucciato le ginocchia correndo incontro
alla vita. «E scommetto hai detto a tuo marito quello che
provi.»
«Sa
tutta la verità, Olivia.» Il labbro superiore di Morena
tremava sotto il peso della sua stessa ammissione. «Sa di
Riccardo, del matrimonio combinato alle sue spalle per proteggere il
segreto e sa che sarei rimasta con Javier se lo avessero permesso. Sa
che non avrei mai voluto mentirgli e che a mio modo lo ho amato
molto, ma da uomo ferito vuole soltanto ciò per cui ci
siamo legati e niente altro. Quando tutto sarà terminato, io e
Riccardo ci sposteremo in paese, a patto che lo mantenga un Roquez
e lo cresca come tale.»
Olivia
scosse il capo interdetta. «Perchè questa distinzione?
Parla come se potessi portarglielo via, senza contare che aspettate
un figlio.»
Morena
si morse il labbro. «Credo che infondo temi questo, non si fida
più di me e non posso biasimarlo. Per contro ce l'ha a morte
con Javier che tutto ad un tratto si è messo a far confessioni
come un moribondo!» Scosse il capo stizzita e si toccò
le tempie con una mano, visibilmente preoccupata. «Vuole
punirci in qualche modo, ma sta rovinando tutto ciò di buono
abbiamo crato; i nostri figli.»
«Gli
parlerò.» Sbottò Olivia. «Riccardo è
piccolo e l'altro deve ancora vedere la luce del mondo, c'è
tempo perchè rinsavisca!»
«I
miei tentavi sono stati vani, ti avviso. E' pieno di collera e
tormento, anche se al di fuori sembra incrollabile.» La donna
sorvolò sulla spiacevole condizione che aveva messo Alfredo
sull'altro figlio convinta forse che quello scricciolo di ragazza
potesse davvero rabbonire il suo animo ferito. «Promettimi solo
che non discuterai con lui per colpa mia. Sono io che l'ho spezzato,
non sopporterei essere l'artefice di una vostra rottura.»
«Deve
essere davvero distrutto se mi metti in guardia.» Puntualizzò
Olivia. «Ma cercherò di essere buona.»
«Ti
prego.» Sussurrò Morena. «In poche ore ha visto
crollare ogni certezza.»
La
ragazza si tirò su e le accarezzò affettuosamente la
spalla. «Tutti commettiamo degli errori, Morena. A tuo modo
adesso sei stata sincera e credo fermamente che sappia, quanto
amorevole tu sia stata con lui. Io vi ho osservato e ho
sognato molto, guardandovi.» Calzò nuovamente i sandali
e scrollando le spalle, sospirò. «E' ora che io torni ai
miei ospiti, ma gradirei averti al mio fianco, damigella.»
«Sempre.»
Replicò l'altra dolcemente e insieme, al braccio, uscirono
dalla tenuta.
Le
note rock&roll di "Johnny B. Goode", a quanto si
vociferava pezzo del cuore dei novelli sposi, spargevano nell'aria
allegria e coloravano il prato di una grande festa; le donne
volteggiavano nei loro abiti a ruota esagerati, sempre più
esagerati sulla finire della decade, gli uomini in panciotto e le
giacche abbandonate ormai alla rinfusa in terra, le facevano
scatenare improvvisando passi e movenze da provetti ballerini.
«Chuck
Berry?» Disse Morena sorridendo in una smorfia buffa.
«Chi
meglio di lui per far festa?» Poi la prese per mano e la
condusse verso il centro del prato dove Lorenzo e un gruppo di cugini
si stavano dimenando. «Ti faccio vedere.» Ammiccò
poi verso il suo sposo e quello appena gli si avvicinò la
prese in braccio, passandola da un fianco all'altro senza pausa, ma
con molta delicatezza. «Avremo dei figli rock!» Esultò
Olivia.
«Puoi
ben dirlo!» Replicò Lorenzo, facendola volteggiare per
poi accorglierla fra le sue braccia, dopo la piroetta, con un bacio.
«Lasciati
andare!» Le disse Olivia alzando le mani al cielo e ruotandole
fino in basso. «Ti assicuro che è prodigioso l'effetto
che fa.»
Morena
alzò le spalle, si guardò attorno e poi chiuse gli
occhi. Cominciò a scuotere i fianchi e poi le braccia quasi
simultaneamente, finirono al cielo; la musica si insinuò nel
suo corpo e il ritmo fu facile da raggiungere, d'improvviso.. stava
ballando. Era una bella sensazione tutto sommato, si sentiva libera e
scatenata, incapace di pensare; Olivia aveva ragione, ma constatò
che era meglio tenere gli occhi aperti.
Anche
Javier pensò la stessa cosa, perchè le si parò
davanti non appena li riaprì.
La
donna sussultò, arretrando di qualche passo. «Non volevo
spaventarti!» Gracidò Javier sorpreso dalla sua
reazione.
La
sua giunonica accompagnatrice però sbucò alle sue
spalle e lo reclamò a se offesa, scorrendo lo sguardo
sull'incantevole vestito color malva di Morena. «Mi avevi
promesso un altro ballo!» Parlò piccata al di sopra
della musica; il ragazzo alzò gli occhi al cielo, Morena li
guardò sorridendo sotto ai baffi, coinvolgendo la cugina per
cercarsi una via di fuga.
«Perchè
invece non mi aspetti all'angolo bar.» Soffiò mieloso
Javier, baciandole il dorso della mano. «Li potremmo ballare..
indisturbati.» Proseguì con uno sguardo intenso e
affascinante a cui la giovane rispose annuendo, imbambolata, con il
capo.
Rimasti
soli sospirò. «Tutto il rispetto per la parentela, amico
mio, ma è petulante come una suocera!»
Lorenzo
lo guardò sorridendo sghembo. «Sei incontentabile!»
Olivia lo fulminò con lo sguardo, Morena rise. «E' la
verità.» Continuò non capendo perchè sua
moglie fosse tanto adirata. «Mia cugina lo ha piantato, senza
offesa amico mio, più di un mese fa e lui sembra stia sempre
in attesa di qualcosa.. la vita va avanti e sopratutto bisogna
cogliere al volo le occasioni!»
Olivia
guardò disperata Morena che guardò Lorenzo ancora più
divertita; l'unico che non sembrava cogliere l'ironia della
situazione era proprio Javier che guardava quest'ultima come se fosse
un miraggio nel deserto. «E' che sono un uomo romantico.»
Blaterò senza inflessione nella voce.
«E
noi siamo assetati!» Convenne Olivia trascinando con se il suo
sposo prima che potesse aggiungere altri dettagli non richiesti.
«Non
mi sembra d'essere stato indelicato!» Sentirono Lorenzo
blaterare, prima di guardarsi e scoppiare a ridere.
Javier
fu il primo che parlò. «Sono una bella coppia. Credo che
Oliva sia una benedizione per lui.»
«Fa
che lo sia, o sentirai le urla di Alfredo fino a Madrid.»
«Oh..
ma io non tornerò a Madrid, lo sai.»
Morena
si trovò a sorridere di gioia, ma si costrinse a morsicarsi la
guancia. «So molte altre cose che avrei preferito discutere
insieme.» Scosse il capo e lo fissò negli occhi verdi
smeraldo, gli occhi di Milagros; la musica scemò e divenne un
lento, una ballata per coppie di innamorati. Javier allungò la
mano, grande e coriacea e la donna sentì un sussulto in fondo
alla pancia, un richiamo primordiale.
Accettò,
avvicinandosi cauta per poi trovarsi completamente soprafatta dalle
braccia di Javier.
«So
che avrei dovuto rispettare le tue scelte, ma sei fuggita via e
quella fuga era per me una grande risposta. Tu mi ami Morena, volevi
solo esserne sicura. Beh, un pò ti aiutato lo ammetto, ma non
riesco a guardare il tempo sfuggirmi ancora di mano. Io ti voglio.»
Il suo corpo tremò, ma non fuggì via, si strinse a lui
ancora più forte. Al suo silenzio Javier si scostò un
poco per guardarla in viso; le sue guancie erano paonazze, la sua
pelle ambrata scottava. I loro occhi si trovarono. «E' così.»
Una domanda smorzata dall'emozione, si posò sulle labbra
dell'uomo. L'abbracciò ancora, desiderando che quel lento non
finisse mai. «Ho grandi progetti per la testa e voglio
condividerli con te. Voglio averti vicina a me, voglio svegliarmi
tutte le mattine guardando il tuo viso e prima di tutto ancora,
voglio essere tuo,
Morena, finalmente.»
«Sei
stato avventato.» Sospirò lei. «Cedere le terre ad
Alfredo.. c'è chi ti crede folle.»
«Gli
ho detto che ti amo e lui racconta solo questa parte della storia?»
Morena
rise. «Sei un'arrogante come se ne vedono pochi, La
Fuente.
Sarà questo che mi ha spinto a dire a mio marito tutta la
verità e ciò che non posso più nascondere,
nemmeno al mio cuore?» Si guardarono ancora, Javier trepidante
d'emozione. Il tono di voce della donna si fece più greve.
«Dopo il matrimonio di Olivia sarò al pensionato di
donna Flora con Riccardo.. a tempo indefinito. Ma dovremmo parlare di
molte cose, purtroppo ciò che sembra essere risolto non lo è
affatto e forse dovrai accettare qualche conseguenza.»
«Credi
che mi interessino quante altre sfide avremmo poste dalla vita?»
«No,
non credo.» Ammise certa.
Javier
si fermò. La musica cessò. «Visto che lo sai, ora
tocca a te dirmi se vuoi essere mia.»
Gli
occhi di Morena brillarono d'amore.. ma nel cercare le parole,
finirono alle spalle di Javier, dove incontrarono un Alfredo con la
faccia scura.
Ebbe
paura. L'uomo si mosse, lasciò che il bambino sulle sue spalle
scendesse e strinse forte i pugni ai fianchi.
«Vattene.»
Esalò Morena in un fil di voce. «Vattene, ti prego.»
Javier si voltò e vide Alfredo Roquez torreggiare verso di
loro molto lentamente, quasi defilato; sorrise arreso a ciò
che la sua mente da uomo aveva già elaborato. «Ascolta!»
La donna lo girò di prepotenza. «Gli ho promesso che
oggi ti avrei tenuto lontano da noi, per amore di Olivia. Ti prego,
vattene via da quì.»
Javier
strinse i pugni e la guardò a lungo prima di rispondere.
«Prima o poi ce la daremo di santa ragione e tu non potrai
tenerci lontano in eterno.»
«Quel
giorno non è oggi.» Replicò fra i denti la donna.
La
fronte dell'uomo si corrugò, gli occhi si strinsero come due
fessure. Era combattuto, il suo corpo vacillò. «Se non
ti amassi così tanto..» Lasciò correre le parole
sulle labbra disegnate e in un silenzio che valeva più di
mille parole, le passò accanto senza guardarla e se ne andò.
Dall'altra
parte del prato Alfredo fu intercettato, se non braccato, da una
piccola Olivia di cui si scorgeva il solo profilo prospero.
Morena
inspirò e rimase immobile al centro del prato, sola, con una
musica strimpellante a martorizzarle il cuore.
*
Il
giorno delle partenze, era arrivato.
Ma
se per la prima era la normale conseguenza di un atto chiamato amore,
per l'altra era la conseguenza di un posto che non aveva più
quel nome.
Morena
preparò la colazione come se nulla fosse cambiato,
apparecchiando anche il posto di Alfredo che sempre più
raramente si era alzato con il sole, per andare ai suoi amati campi
ormai arsi. Lucio Soler lo tirava giù dal letto di tanto in
tanto con degli intrugli -che per suo conto- prima o poi sarebbero
stati la giusta cura per far tornare fertile la terra e lui ci
credeva, aveva il disperato bisogno di credere e quella mattina così
buia e triste nella sua vita, ancora di più; sua moglie e suo
figlio, quello che lui aveva creduto tale, avrebbero lasciato la
tenuta.
Gli
accordi erano assai semplici e Morena non aveva battuto ciglio;
Riccardo restava un Roquez e avrebbero cercato le soluzioni possibili
e meno traumatiche per vedere il bambino entrambi alla stessa
frequenza. Non lo avrebbe mai strappato alla sua mamma, tutto quello
che chiedeva era continuare a crescerlo come fosse suo, perchè
infondo al cuore, era ciò che sentiva e non voleva
separarsene.
«Signora..
» Agueda fissava la ragazza con un intensità d'occhi che
credeva fosse sul punto di scoppiare.
«Agueda
per l'amor del cielo, Riccardo è qui.» La rabbonì
con dolcezza, accarezzandole il braccio. «Dovrai essere molto
forte per prenderti cura di Alfredo. Me lo prometti?»
«Ma
si certo. E' che mi sembra così triste questa storia..»
«Ciò
che oggi sembra triste, domani con la luce del sole apparirà
giusto.» Le passò una tazza di caffè nero e la
invitò al tavolo. «E poi saremo in paese, non dall'altra
parte del continente. Vero amore mio?» Riccardo addentò
la focaccia e annuì buffamente. «Il bambino resterà
con Alfredo tutte le volte che lui lo desidererà.»
Proseguì a voce bassa. «Non ti libererai di questa
piccola peste.»
«Oh
signora!» Agueda le strinse la mano. «Voi mancherete alla
stessa maniera.»
«Sarai
mia gradita ospite
per una tazza di the nella mia nuova casa, quando sarà pronta.
Così ci mancheremo un pò meno.»
«Così
dunque quei costruttori di Madrid hanno accettato il suo incarico?»
«Stanno
vagliando una serie di dettagli della quale francamente non ho idea
ma si, c'è una grande probabilità che avrò la
mia casa sullo studio.»
«Sono
certa che sarà così.» Pulì la bocca del
bambino e ritirò le stoviglie prima di guardarli entrambi con
tenerezza. «Vi meritate il meglio. E con il tempo chi lo sà,
quel vecchio orso brontolone si rabbonirà.»
Morena
alzò le spalle e lasciò correre. «Sarà
meglio sbrigarci. La giornata è ancora lunga.» Prese il
bambino per mano e lo vestì del suo soprabito beige; sembrava
proprio un nobile ometto mentre calzava il suo berretto marrone. «Hai
preso tutto?»
«Si.
Quando vedrò papà?» Chiese innocentemente il
bambino.
La
donna accarezzò la sua piccola mano. «Stasera ti porterà
a mangiare il chorizo
che ti piace tanto, amore mio.» Poi gli sorrise amorevolmente
proseguendo. «E potrai vederlo tutte le volte che vorrai, anche
se non saremo più quì, mi hai capita bene?»
Il
piccolo annuì abbozzando un piccolo sorriso. «Tu verrai
con noi?»
«Ho
tante cose da fare per la nostra
nuova casa e per stasera farete a meno di me. Ma saremo tutti insieme
molto presto, te lo prometto.»
Olivia
era sul prato che l'aspettava con un ombrello per ripararsi dal sole;
la salutò vigorosamente e sorrise.
«Sei
già tremendamente snob.» Le sussurrò Morena
sorridendo, lasciando che Riccardo si tufasse in una corsa verso
Lorenzo e la carrozza.
«Sono
grassa e sto per sposarmi una seconda volta. Non puoi essere gentile
con me?»
«Se
la metti così..» Alzò le spalle. «Allora,
sei pronta?»
«Mio
marito ha mandato avanti tre facchini con la diligenza dell'alba e..»
controllò l'orologio sul polso e alzò gli occhi al
cielo «..la prossima sta per partire in questo momento, solo
per rassicurarmi che i bagagli arrivino prima di me -non senza
blaterare sull'acquisto di un armadio più grande- ma a parte
questo.. direi di si, sono pronta. E tu?»
«Non
mi spaventa più nulla, Olivia. E' una strana sensazione, mi
sento libera ma allo stesso tempo non provo nulla.»
«Il
tempo rimetterà a posto le cose, ne sono sicura.» Le
massaggiò la spalla affettuosamente prima di guardare intorno
come se cercasse qualcosa o meglio cercasse di trattenerla. «Sto
per dire qualcosa che suonerà strano ma.. questo posto ha
qualcosa di magico.»
Si
girarono entrambe verso il pendio della collina e il sentiero che
ridiscendeva verso il paese, con un aria nostalgica; Morena abbozzò
un sorriso ricordando una ragazzina vestita come fosse un costoso
regalo da scartare, con i suoi diciasette anni che pesavano come un
macigno e un segreto da custodire. Quella ragazzina era lei.
«Avrei
detto la stessa cosa.» Sussurrò con voce rotta
dall'emozione.
Olivia
la prese per mano. «Dobbiamo dirle arrivederci.»
«Oh
no. Il mio capitolo si chiude quì. E' stato davvero molto
bello, ma devo dare il benvenuto ad un'altra storia.»
La
ragazza annuì. «Lui
lo sa?»
«Non
lo vedo dal giorno del tuo matrimonio.» Ammise con un sorriso
sarcastico pensando alle ultime parole di Javier. «Sarà
trincerato dietro la sua coltre d'orgoglio di uomo ferito.»
Scosse il capo ma proseguì con piglio deciso. «La
dissiperò.»
«Ben
detto!» Olivia sollevò in aria le loro mani intrecciate
e la invitò a precederla nel passo. «Sei sicura che vuoi
ti accompagnamo allo studio? Non sarà il caso prendersi un
giorno per riposare?»
«Prima
si comincia e prima avrò la sensazione di muovermi verso una
direzione, cugina. Perciò si, allo studio grazie.»
Lorenzo
aiutò entrambe le donne a salire a bordo, prima di dare la
comanda al cocchiere di partire.
«Dovrai
assolutamente aggiornarmi sull'andamento dei lavori.. e non solo.»
La redarguì benevolmente.
Lorenzo
scosse il capo guardando al piccolo Riccardo. «Donne.. chi le
capisce è fortunato.»
Olivia
e Morena si guardarono arrossendo. «Sarai la prima a conoscere
gli sviluppi della situazione.»
Ammiccò la seconda. «Spero solo la casa sia pronta in
tempi brevi, donna Flora non mi mollerà un minuto.»
«Non
ti preoccupare per questo.» Rispose Lorenzo. «I
costruttori arrivati da Madrid sono una mia conoscenza e disposizioni
di direttive dettagliate.»
«Non
finirò mai di ringraziarti, caro cugino.»
«Non
devi ringraziare me, Javier si è fatto carico della
richiesta.»
«Se
sapessi dove si è cacciato..»
«A
me ha detto solo che sarebbe stato impegnato con dei sopralluoghi nel
bosco di querce.» Alzò gli occhi al cielo. «Ultimamente
è parecchio visionario.»
Morena
si morse il labbro capendo immediatamente perchè Javier fosse
sparito.
La
carrozza si mosse lentamente mentre si calava giù per la
collina; Legno di Quercia da laggiù era tornata ad essere un
puntino e per un ultima volta, la donna con il suo bambino, la
guardarono chiamandola casa.
*
La
zappa affondava nel terreno sempre più violentemente.
Ormai
non distingueva più le lacrime o il sudore, il dolore o la
fatica; stava torturando un povero terreno morto e anche i suoi
nervi, per non ammettere che stava soffrendo come un cane. Poche
spanne più in là, Lucio Soler di spalle ammonticchiava
cumuli di brace e humus risevandogli la maggiore intimità
possibile; probabilmente se non ci fosse stato lui avrebbe
disseminato buche nel terreno senza alcun senso, avrebbe stappato una
bottiglia di porto
e quando il sole sarebbe stato alto nel cielo, sarebbe crollato in
terra ubriaco fradicio.
Quello
era il suo modo per tenerlo impegnato, perchè non avevano
ancora parlato apertamente della situazione che si era venuta a
creare con sua figlia, ma glielo leggeva chiaro in faccia, nelle
rughe increspate agli angoli della bocca per la tristezza, che aveva
capito tutto senza chiedere.
Per
un pò aveva persino accarezzato l'idea che Lucio fosse uno dei
complici del suo falso
matrimonio, ma era un pensiero così devastante che lo aveva
abbandonato subito; spargere il seme del dubbio e dell'odio altrove
non sarebbe bastato a guarirgli il cuore, doveva perdonare se stesso
e andare avanti, rimboccandosi le maniche come aveva sempre fatto.
Una
carrozza si fermò lungo sterrato che costeggiava il campo, la
testa bionda di Olivia vi fece capolino; Lorenzo l'aiutò a
ridiscendere e insieme attesero che li raggiungesse. Abbandonò
la vanga e li raggiunse nel suo passo fermo e dritto.
«Cugino!
Strepitò. Puoi nasconderti da Fuentesauco, ma non dalla
sottoscritta.
Alfredo
rise. «Non ne avevo alcuna intenzione.» Il sorriso smorzò
in un'espressione corrucciata. «Ti facevo già in
partenza per la Capitale.»
«Una
parola ancora.» E si voltò verso Lorenzo che abbandonò
il suo posto passeggiando lung'argine del fiume in solitaria. «Lo
so che ci siamo già salutati.» Proseguì Olivia
dolcemente. «Ma sono quì per Morena e immagino tu sappia
perchè.»
I
muscoli del volto di Alfredo s'irrigidirono. «Non c'è
niente altro che si possa dire, cugina.»
«Oh,
si che c'è. So tutto, ha avuto l'accortezza di dirmi la verità
e sai una cosa? Per quanto io ti ami come un padre Alfredo, non ho
potuto fare altro che constatare il coraggio e l'amore che ha messo
anche
nei tuoi confronti, scegliendo di rinunciare alla sua vita
confortevole per amare un uomo che non conosce, infondo. Questa è
la donna che hai sposato, cugino. E che porta in grembo un figlio
tuo,
del sangue dei Roquez, quale
altra prova cerchi?» Inspirò velocemente, fissandolo nei
castani occhi cangianti. «E' una tale scelleratezza non tenere
in considerazione questo fatto, solo perchè odi l'uomo che ama
e che suo malgrado, non ha avuto l'opportunità quanto te, di
dire la sua in tutta questa faccenda. Siete tutti e tre
irrimediabilmente legati dal destino, ma potete convivere con questi
lacci nel miglior modo possibile per i vostri
figli. Promettimi che ci pensarai, quando il dolore sarà
cessato.»
«Non
so se cesserà mai.»
«Quando
è morta Francisca hai detto la stessa cosa e guarda cosa hai
costruito, invece. Il rammarico c'è, il dolore si dimentica,
resta la vita.»
Gli
occhi di Alfredo si velarono. «Ho fatto un buon lavoro con te.»
«Si
chiama amore, cugino e me lo hai insegnato proprio tu.»
Si
abbracciarono, Olivia respirò forte l'odore dei suoi capelli e
rievocò tutti i ricordi di bambina quando la sua ombra
protettiva era sempre accanto; pregò che tutto si aggiustasse
e sussurrò preghiere di buona sorte al suo orecchio. «Ricorda
sempre che le vigne degli Herrero, per quanto modeste, sono anche
tue. Mia madre ha bisogno di qualcuno l'aiuti.»
«Mi
rimetterò in piedi, sta tranquilla.» La rassicurò,
asciugandosi gli occhi, prima di slegare l'abbraccio. «Fa buon
viaggio e in bocca al lupo per la tua nuova vita.»
«Prenditi
cura di te e dei tuoi figli.» Replicò la donna,
commossa. Lorenzo tornò loro vicino, stringendola per un
fianco. «Va tutto bene.»
I
due uomini si strinsero la mano con vigore e rispetto, poi Alfredo
indietreggiò tornando ai campi.
I
cavalli nitrirono e la carrozza fu lanciata verso una destizione
chiamata futuro.
*
«Buongiorno
dottoressa Soler!»
«Buongiorno
Ottavia.»
La
dinoccolata segretaria che Javier aveva assunto come aiuto, le porse
una tazza di caffè nero bollente; l'accolse con gioia prima di
guardare intorno, nel silenzio assordante. «Il dottor La Fuente
non è in visita neanche oggi?»
«Non
lo ha detto.» Rispose quella incerta. «Passa di sera a
chiudere i conti e mi lascia disposizioni per il mattino.»
«E
lascia a me i suoi pazienti..» Aggiunse ridendo la donna bruna.
L'altra
sorrise intimidita. «Fortuna che non ci si ammala spesso, mi
sento ancora impacciata.»
Morena
le sorrise dolcemente, aveva si e no la maggiore età e un viso
paffuto molto tenero. «Ma so che lui è molto contento
del tuo lavoro.»
«Davvero?»
Chiese entusiasta. «La medicina mi interessa parecchio,
difatti.»
«L'università
di Salamanca offre un eccellente piano studi. La mia formazione è
avvenuta lì, se ti servono chiarimenti sono a tua
disposizione.»
Alla
ragazzina brillarono gli occhi. «Ci penserò dottoressa,
la ringrazio.»
«Bene.»
Posò la tazzina sul tavolo, sorridendole. «Sarà
opportuno scoprire dove si è cacciato il dottor La Fuente.
Arrivederci Ottavia.»
«Dottoressa..»
La ragazza la fermò, arrossendo. «E' molto bello che fra
di voi non ci sia rivalità. Si evince il profondo rispetto che
nutrite l'uno per l'altra e questo è commovente.»
Morena
sospirò. Era innamorata di lui, mai come adesso, attraverso le
parole di quella giovane ragazza, si sentì investita dalla
potenza del suo stesso sentimento. Rise, raggiante. «Grazie
Ottavia, grazie davvero!» Strepitò, improvvisamente di
fretta.
Si
portò fuori dallo studio a passo spedito verso Vecchia
Quercia, al limitare del bosco, sperando di trovare la fonte di tanto
ardire.
Gli
alberi erano lì che sembravano attenderla, oscillati da una
leggera brezza.
Non
aveva chiara una direzione, camminava fin dove i suoi sensi la
conducessero.
Il
pensiero della grotta della strega la fece tremare, ma come era già
capitato in passato, quel posto camuffava nei suoi meandri tutti
uguali ogni temibile segreto; si trovò fuori la foresta, così
d'improvviso che la delusione la fece gridare di rabbia.
«Dove
sei Javier..» Sussurrò.
Meditò
di andare a Villa Ortensia che adesso sembrava lontana anni luce.
Cosa
le stava succendo? Perchè sentiva le gambe molli e la testa
che girava?
Si
fermò ad ascoltare i battiti del suo cuore e la voce dei
ricordi.
«Non
voglio sentirti parlare così, mi hai capito? Nulla ci terrà
divisi per sempre.»
Le
sembrò di rivedere quei due ragazzini, uno accanto all'altra;
lei con un sorriso debole e sterile e lui con la fronte corrucciata
per il dolore di vederla così fragile e incapace di dichiarare
i suoi sentimenti. Aveva sempre avuto ragione per entrambi.
«Sei
così infantile Javier, credi ancora nelle favole. [..] Tuo
padre sborserà milioni di pesetas pur di tenerti lontano da
Fuentesauco.. lontano da me.»
Era successo. Ma lui aveva avuto
il coraggio di tornare.
Poi soffermò il suo
sguardo a quel campo, quel campo così familiare, intatto,
bellissimo scampato allo scempio del fuoco.
«Javier!»
Strepitò, riconoscendo nei suoi ricordi il posto dove tutto
era iniziato.
Corse a perdifiato scostando le
erbacce, fremendo, piangendo.
Quando lo scrosciare dell'acqua
del Rio Cochino si fece chiaro, rallentò, chiamandolo ancora.
«Javier?!»
La sua voce spaventò uno
stormo di uccelli che si librò nell'aria. Nessuno rispose, si
lasciò cadere a terra stravolta.
Riaprì gli occhi dopo un
tempo indefinito, un'ombra copriva la vista del cielo; urlò
terrorizzata.
«Morena
sono io!» Gli occhi cristallini di Javier, spantati e
spalancati la riportarono al presente; si tirò a sedere
allacciandosi al suo collo, piangendo e singhiozzando. «Calma,
respira, sono qui.» Le sussurrava quieto, accarezzandole la
schiena con dolcezza.
«Sei
qui.» Ripetè lei anelante. «Ti ho cercato tanto,
ti ho trovato quì.»
Javier
rise. «Sono giorni che vengo a pescare, non credevo dovessi
preoccuparmi. Mi credevate morto?»
Morena
slegò l'abbraccio e lo fissò torva. «Tu peschi,
qui? Queste sono le tue idee illuminanti riguardo al futuro?»
Javier
si mise seduto. «E' una pratica molto rilassante. E dovranno
trovare un altro nome a questo fiume; sembra che grazie ad alcuni
apparecchi che filtrano l'acqua alla fonte e non solo al momento
dell'irrigazione, il fiume sia meno inquinato. Ma comunque no, non
sono queste le mie idee illuminanti.» Cambiò registro,
fissandola serio. «Mi cercavi.»
«Voglio
essere tua, Javier La Fuente.» Disse con impeto. «Hai
ragione tu, non c'è più tempo da spendere separati.»
L'uomo chiuse gli occhi e inspirò. «Anche se non so come
inizieremo questa vita insieme, solo da oggi ne comincio una io
insieme a Riccardo.»
Javier
rinsavì. «Voglio stare con voi.»
Le prese le mani, baciandole.
«Lo
so.» Morena si liberò, accarezzandogli il viso, i
capelli scuri e folti. L'uomo la prese a se, sollevandola da terra
per tenerla stretta sulle sue gambe. I loro volti erano perfettamente
vicini e Javier non esitò, baciandola con dolcezza. La donna,
rise divertita. «Fuentesauco parlerà di questa storia
per lunghi anni.»
«Non
ci faranno caso invece. Noi siamo nati per stare insieme, lo sai?»
«Lo
fai sembrare vero, Javier. E' questo il punto, tu hai sempre creduto
in noi. Ma dobbiamo essere realistici, sarà dura.» Passò
un indice sul profilo della sua bocca sulla quale impresse un bacio
passionale. «Alfredo vuole la patria podestà su
Riccardo, mentre per contro se potesse decidere di far sparire il
figlio che porto in grembo, lo farebbe.»
Javier
si mosse nervoso. «Dovevi lasciare che ci picchiassimo.»
«Ti
prego, sii serio adesso.»
«Vuole
mio
figlio e tratta con te come fossi una prostituta. Se mi lasci il
tempo di riflettere, sai da sola che non sto scherzando affatto.»
«Non
ti lascerò fare una cosa tanto stupida.» Berciò
Morena scansandosi infastidita.
Javier
le girò il volto. «Vuoi davvero questo?»
«Non
posso impedirgli di crescerlo come se non fosse il suo. Anche tu hai
visto toglierti un figlio dalle braccia, dovresti capirlo.»
«Sono
due, i figli che vedo andare via.» Replicò in tono
sciutto. «Ho il destino segnato a quanto pare.»
«Stiamo
già litigando, Javier.»
«Non
litighiamo affatto. Discutiamo del nostro futuro piuttosto. E di
quanto sia meschino Roquez.»
«Forse.»
Ammise Morena dispiaciuta. «Ma credo anche che Riccardo sia un
bambino fortunato, dopotutto ha l'amore incondizionato di tre adulti
che farebbero di tutto per crescerlo sereno. So che è
difficile e se non te la senti ti capirei, ma desidero ardentemente
la pace Javier.»
«Il
bambino vivrebbe con noi, giusto?»
«Certamente.»
Rispose di getto.
Vide
la sua fronte corrugarsi dai dubbi e dalle domande alla quale rispose
dopo un lungo silenzio.
«Non
mi chiamerà papà,
ma non sarà questo che mi esulerà da essere un
padre.»
«Esattamente.»
Rispose la donna addolcendo lo sguardo. «E faremo si che anche
le cose con la tua bambina si sistemino.»
«Spero
che un giorno Camila mi perdoni.»
«Certo
che ti perdonerà, i bambini sono puri Javier, loro non
giudicano.»
«Fino
a stamattina non avevo nulla se non me stesso. Adesso vedo una
famiglia e la vedo grazie a te.»
«Devi
avere fede. Tua madre andandosene ci ha insegnato che certi legami
sono indissolubili; il tempo, lo spazio, sono solo dettagli.»
Javier
annuì. «Abbiamo superato indenni molte prove, supereremo
anche questa.»
«Quindi
tu ci sarai?» Chiese Morena speranzosa.
«E'
l'unica certezza che posso darti.»
«Eternamente?»
«Para
siempre,
mio
amor.»
Fine.
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