Capitolo 4 – Silenzioso
Goten camminava fianco a fianco con Trunks. In
quanto a
quest’ultimo, era talmente silenzioso che dimenticarsi della
sua presenza era tutt’altro che faticoso.
Con le
settimane passate senza che nessuno trovasse la minima traccia
di Bra, Trunks si era fatto sempre più introverso e
taciturno, sempre più propenso ad evitare i contatti con le
altre persone.
Finalmente,
un giorno, aveva deciso di tornare a scuola, ma Goten
sospettava lo facesse non tanto per tornare in mezzo alla gente, quanto
per fuggire dallo sguardo della madre e da quello del padre.
Che Bulma
soffrisse era facile vederlo. In quanto a Vegeta…
Vegeta era meno trattabile che mai.
Quando
Goten da bambino andava a casa Brief, il Principe dei Saiyan gli
incuteva una sorta di timore istintivo, ma non ne aveva avuto mai
davvero paura. Adesso era cresciuto, e da quando Bra era scomparsa si
sentiva raggelare ogni volta che incrociava per caso Vegeta.
Era come se
gli occhi dell’uomo fossero divenuti due voragini
in grado di fagocitare qualsiasi cosa, e davanti ad uno sguardo simile
il giovane non poteva che provare una punta di sgomento.
Quella
mattina, si separò da Trunks con una certa
ansietà, e fu assai sollevato nel ritrovarlo al suono della
campanella. Lo affiancò in tutta fretta, ed erano sul punto
di andarsene quando vennero raggiunti da un ragazzo che Goten conosceva
solo di vista, Takei, di un anno più grande.
«Oh,
guarda chi si vede!» esclamò
questi, in tono ilare, rivolto al gruppo di amici che lo seguivano.
«Son e Brief!»
«Sta’
zitto» sussurrò Trunks,
senza guardarlo.
Il ragazzo
rise, mentre Goten si ritrovava a pensare che avrebbe
preferito continuare a non avere contatti di alcun tipo con lui.
«Come? Non ho capito, Brief».
«Stai
zitto!» urlò Trunks, girandosi di
scatto sotto lo sguardo preoccupato di Goten.
Il giovane
Son si augurava che Takei, capita l’antifona,
lasciasse perdere e se ne andasse, ma quello non si mosse di un
millimetro.
«Qualcuno
è irritabile»
constatò anzi. «Cosa c’è,
Brief, ti manca la sorellina alla quale fare le coccole? Ti manca la
stupida mocciosetta? È davvero un peccato che non possa
crescere abbastanza per diventare una sgualdrinella».
A quelle
parole, Goten sbiancò, mentre Trunks, furioso,
scattava verso Takei e gli indirizzava un pugno, senza preoccuparsi di
trattenere la propria forza. Se non usò la piena potenza fu
solamente per abitudine.
Goten, per
quanto fosse d’accordo sul fatto che
l’altro ragazzo avesse bisogno di una bella strigliata, si
allarmò di fronte all’ira del proprio migliora
amico, e si pose subito davanti al terrestre che si stava rialzando con
le mani premute sul volto sanguinante. «Trunks!»
esclamò, nervoso, tentando di guardarlo dritto negli occhi.
«Fermati!»
Il giovane
sembrò riaversi e, con una certa fatica,
fissò Goten. Dopodiché puntò gli occhi
azzurri su Takei. «Prova a parlare ancora di mia sorella e
sei morto» minacciò, gelido.
Un silenzio
irreale pervase il corridoio. La scolaresca che un momento
prima si accalcava verso l’uscita era ora bloccata, e gli
alunni fissavano ammutoliti i ragazzi che avevano scatenato una rissa.
Takei,
inorridito, fissò prima la propria mano e poi Trunks,
il quale ricambiò con uno sguardo in cagnesco.
«Si
può sapere cos’è successo
qua?»
Goten
alzò lo sguardo, con lo stesso raccapriccio che Takei
aveva dedicato al danno procuratogli da Trunks. I suoi occhi neri, come
previsto, incontrarono la figura austera di un professore, che si era
appena fatto strada tra gli studenti.
Il Son
imprecò tra i denti.
«Brief,
Son, Takei!» li rimproverò
l’uomo, facendo scorrere lo sguardo severo anche sugli amici
dell’ultimo nominato. «Esigo che mi spiegate il
motivo del vostro comportamento».
Trunks
rimase in silenzio, continuando a fissare il ragazzo a terra con
la stessa espressione feroce di un carnivoro che scruta la propria
preda.
«Mi
ha aggredito, professore!»
piagnucolò Takei, additandolo.
Il figlio
di Vegeta irrigidì la mascella e non distolse lo
sguardo da lui.
«Ma
l’ha provocato!» sbottò
Goten.
L’insegnante
fissò entrambi, poi fece vagare lo
sguardo sul giovane immobile.
«Si
è comportato come una furia
scatenata!» esclamò un ragazzo appartenente alla
schiera degli amici di Takei.
«E
chi è che aveva paura di provocare Trunks senza
una sfilza di compari?!» lo rimbeccò Goten,
alzando la voce.
«Be’,
ma se pensa che la
violenza…»
«Insomma!
Spiegatemi cosa è successo
per…»
Goten,
Takei e gli amici di quest’ultimo presero a parlare
contemporaneamente, alcuni gesticolando con energia, sotto lo sguardo
ugualmente severo e confuso del professore.
«Ha
insultato Bra» disse improvvisamente Trunks,
facendo trasalire e zittire all’istante tutti i presenti.
«Quel verme ha parlato male di mia sorella».
Il docente
scrutò preoccupato il ragazzo che non staccava
gli occhi da Takei e la maniera minacciosa con la quale lo fissava. Era
a conoscenza di ciò che era accaduto a casa Brief e non
poté fare a meno di rimanere senza parole, disgustato.
«È
così?» chiese infine.
La schiera
di Takei non lo contraddisse, mentre Goten si
affrettò ad affermare: «Esatto».
«Ma
professore, mi ha aggredito!»
L’uomo
sospirò, dopodiché
spedì Takei in infermeria – Trunks lo
seguì con sguardo torvo finché non fu scomparso
dietro l’angolo – e si recò in
segreteria, dove si fece dare il telefono su cui digitò il
numero di casa Brief.
Rispose una
donna che l’uomo suppose essere la madre di
Trunks. Sembrava angosciata e molto, molto stanca.
«Sono
professore alla scuola di suo figlio,
signora» si presentò l’insegnante, con
un moto di compassione nei confronti della donna. Aveva visto come
doveva soffrire il fratello della bambina scomparsa, e non osava
pensare a quel che doveva provare la madre della piccola Bra.
«Che
cos’è successo?»
domandò la voce della donna, ansiosa.
L’uomo
tamburellò per un attimo le dita sulla
scrivania lì vicino, nervoso, dopodiché rispose:
«Ehm… In poche parole, ha fatto a pugni con un
ragazzo e gli ha spaccato il naso».
Nel
silenzio che seguì dall’altro capo della
cornetta c’era più di una dolorosa rassegnazione.
«Devo venire lì?» domandò poi.
Il
professore percepì, oltre all’allarme,
un’enorme stanchezza. «Mmm, no, non si
preoccupi» replicò, di slancio. «Non
è necessaria la sua presenza, volevo solo avvertirla che per
questo Trunks potrebbe rincasare più tardi del
consueto».
“Che
diavolo ho detto?” si chiese un attimo dopo,
sbigottito. Non era da lui – non era professionale
– farsi condizionare dalla situazione privata di una
famiglia. Non così tanto.
Ma gli
mancò il coraggio per rimangiarsi quanto aveva appena
affermato, e si limitò a salutare la madre di Trunks.
«Perfetto»
mugugnò poi, una volta spento
il telefono.
Appena
fuori dalla stanza da dove aveva effettuato la chiamata, sentiva
le voci concitate dei genitori di Takei.
Aggrottando
la fronte, ripensò allo sguardo di
Brief… la maniera in cui fissava
l’altro… Con un brivido, allontanò quel
ricordo.
Sfregò
tra loro le mani ed uscì in corridoio,
preparandosi all’ondata di lamentele che, ne era certo, lo
avrebbero investito di lì a poco.
«Io
pretendo che lei espella quel ragazzaccio che ha ferito
il mio bambino!» lo aggredì da subito la madre di
Takei.
«Be’,
signora» replicò il
professore, gettando un’occhiata fugace a Trunks.
«Certamente non rimarrà impunito, ma dobbiamo
considerare che è stato provocato. Piuttosto pesantemente,
anche». Vide che la donna stava per protestare, e la
prevenne, aggiungendo in tono ragionevole: «Lo hanno
testimoniato quasi trenta ragazzi che hanno assistito alla
scena».
Lei,
allora, richiuse la bocca. «E cos’avrebbe
detto di talmente brutto, il mio pulcino?» si
informò dopo qualche momento.
Goten,
presente perché si era rifiutato di lasciare solo
Trunks, non poté fare a meno di storcere la bocca,
disgustato.
«Ha
insultato» rispose il professore, pazientemente
«la sorella minore di Trunks». Fece una breve
pausa. «E in maniera abbastanza pesante, come le ho
già detto».
La donna
rimase interdetta per qualche attimo, ma poi sbuffò
con fare sprezzante. «Come se gliene importasse qualcosa, a
quel delinquente. Ho sentito che è stato lui a lasciarla da
sola, la sua preziosa sorellina».
Goten si
voltò verso Trunks, e vide che l’amico
aveva il viso nascosto tra le mani.
Il giovane
Son sapeva che Bulma e Vegeta avevano preferito cercare di
non diffondere quel dettaglio, che era stato comunque raccontato ai
poliziotti. Se esso era giunto alle orecchie di quella donna,
probabilmente era stato a causa di Trunks, che non aveva mai negato il
ruolo avuto nella scomparsa della sorellina.
«Signora!»
esclamò in quel momento il
professore, che, nonostante cercasse di essere soggettivo, iniziava a
seccarsi. «Non siamo ad un processo. Tolga pure il disturbo e
sia certa che prenderò le giuste misure di
punizione».
La madre di
Takei storse il naso, offesissima. «E
perché mi ha chiamata, se ora mi caccia via?»
«Per
farle venire a prendere il suo pulcino»
replicò il docente, imperturbabile.
Goten lo
guardò stupito: non aveva mai pensato che un
professore potesse prendere le sue difese, o quelle di Trunks.
La donna
fece per ribattere, ma a quel punto fu suo marito ad
intervenire: «Lascia stare, cara, l’importante
è che ora nostro figlio stia bene».
«Ti
sembra che stia bene?!» strepitò
subito lei, ma alla fin fine si lasciò persuadere
dall’uomo.
Quando si
avviarono verso l’infermeria per passare a prendere
Takei, lei lo fece borbottando accidenti a non finire.
«Wow,
prof» esalò Goten, senza riuscire
a trattenersi, non appena i due se ne furono andati. «E non
è stato nemmeno maleducato!» esclamò,
con sincera ammirazione.
L’uomo,
sorpreso, si voltò per rivolgergli un
sorriso un po’ tirato, e a quel punto Goten si
ricordò di Trunks. Sussultò, andando ad
avvicinarsi all’amico.
Quest’ultimo
era ancora immobile con la testa tra le mani.
«Goten,
grazie per aver accompagnato Trunks sino a
casa» gli disse Bulma, realmente sollevata.
La
telefonata del professore l’aveva davvero angustiata.
«Di
nulla» replicò Goten, imbarazzato.
«Semmai grazie a te: ormai è un bel po’
che mi ospitate».
«Scusami
mamma» intervenne Trunks, mestamente.
«Vado in camera mia».
Si
voltò e si allontanò sotto gli sguardi della
madre e dell’amico.
Goten non
poté fare a meno di notare quant’erano
cauti i suoi passi. Sembrava che Trunks avesse quasi paura di far
rumore, come se sentisse di non avere più il diritto di
occupare un posto nel mondo, di disturbare ciò che lo
circondava con la propria presenza.
Silenzioso,
il giovane scomparve dalla loro vista.
Ehm, forse mi sono fatta trascinare
con 'sto simpaticissimo
professore... Okay, basta esprimere pareri sulla mia storia... Lascio a
voi questo compito U.ù
s_ara: in effetti Trunks non si è affatto comportato bene
>_> Povera Bra… Ho cercato di sottolineare
ancora l’amicizia tra Goten e Trunks, infatti gli amici veri
si riconoscono nel momento del bisogno ^_- Grazie mille (a proposito di
“Una persona speciale”, appena trovo un decente
straccio di tempo leggo e recensisco, scusa per il ritardo!)
DarK_FirE: wow, bella la tua vena poetica. Ti cito:
“purtroppo non si può tornare
indietro,però si può cercare di rimediare al
presente”. Graaaande! Lo so, sono cattiva (mwahahahahah).
Prometto che cercherò di aggiornare al più
presto, in modo da non farti soffrire troppo XD
Alla prossima!
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