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Autore: 9Pepe4    13/12/2008    7 recensioni
In un eccesso di insofferenza nei riguardi della sorellina, Trunks compie uno sbaglio che rimpiangerà amaramente.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bra, Trunks
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4 – Silenzioso

Goten camminava fianco a fianco con Trunks. In quanto a quest’ultimo, era talmente silenzioso che dimenticarsi della sua presenza era tutt’altro che faticoso.
Con le settimane passate senza che nessuno trovasse la minima traccia di Bra, Trunks si era fatto sempre più introverso e taciturno, sempre più propenso ad evitare i contatti con le altre persone.
Finalmente, un giorno, aveva deciso di tornare a scuola, ma Goten sospettava lo facesse non tanto per tornare in mezzo alla gente, quanto per fuggire dallo sguardo della madre e da quello del padre.
Che Bulma soffrisse era facile vederlo. In quanto a Vegeta… Vegeta era meno trattabile che mai.
Quando Goten da bambino andava a casa Brief, il Principe dei Saiyan gli incuteva una sorta di timore istintivo, ma non ne aveva avuto mai davvero paura. Adesso era cresciuto, e da quando Bra era scomparsa si sentiva raggelare ogni volta che incrociava per caso Vegeta.
Era come se gli occhi dell’uomo fossero divenuti due voragini in grado di fagocitare qualsiasi cosa, e davanti ad uno sguardo simile il giovane non poteva che provare una punta di sgomento.
Quella mattina, si separò da Trunks con una certa ansietà, e fu assai sollevato nel ritrovarlo al suono della campanella. Lo affiancò in tutta fretta, ed erano sul punto di andarsene quando vennero raggiunti da un ragazzo che Goten conosceva solo di vista, Takei, di un anno più grande.
«Oh, guarda chi si vede!» esclamò questi, in tono ilare, rivolto al gruppo di amici che lo seguivano. «Son e Brief!»
«Sta’ zitto» sussurrò Trunks, senza guardarlo.
Il ragazzo rise, mentre Goten si ritrovava a pensare che avrebbe preferito continuare a non avere contatti di alcun tipo con lui. «Come? Non ho capito, Brief».
«Stai zitto!» urlò Trunks, girandosi di scatto sotto lo sguardo preoccupato di Goten.
Il giovane Son si augurava che Takei, capita l’antifona, lasciasse perdere e se ne andasse, ma quello non si mosse di un millimetro.
«Qualcuno è irritabile» constatò anzi. «Cosa c’è, Brief, ti manca la sorellina alla quale fare le coccole? Ti manca la stupida mocciosetta? È davvero un peccato che non possa crescere abbastanza per diventare una sgualdrinella».
A quelle parole, Goten sbiancò, mentre Trunks, furioso, scattava verso Takei e gli indirizzava un pugno, senza preoccuparsi di trattenere la propria forza. Se non usò la piena potenza fu solamente per abitudine.
Goten, per quanto fosse d’accordo sul fatto che l’altro ragazzo avesse bisogno di una bella strigliata, si allarmò di fronte all’ira del proprio migliora amico, e si pose subito davanti al terrestre che si stava rialzando con le mani premute sul volto sanguinante. «Trunks!» esclamò, nervoso, tentando di guardarlo dritto negli occhi. «Fermati!»
Il giovane sembrò riaversi e, con una certa fatica, fissò Goten. Dopodiché puntò gli occhi azzurri su Takei. «Prova a parlare ancora di mia sorella e sei morto» minacciò, gelido.
Un silenzio irreale pervase il corridoio. La scolaresca che un momento prima si accalcava verso l’uscita era ora bloccata, e gli alunni fissavano ammutoliti i ragazzi che avevano scatenato una rissa.
Takei, inorridito, fissò prima la propria mano e poi Trunks, il quale ricambiò con uno sguardo in cagnesco.
«Si può sapere cos’è successo qua?»
Goten alzò lo sguardo, con lo stesso raccapriccio che Takei aveva dedicato al danno procuratogli da Trunks. I suoi occhi neri, come previsto, incontrarono la figura austera di un professore, che si era appena fatto strada tra gli studenti.
Il Son imprecò tra i denti.
«Brief, Son, Takei!» li rimproverò l’uomo, facendo scorrere lo sguardo severo anche sugli amici dell’ultimo nominato. «Esigo che mi spiegate il motivo del vostro comportamento».
Trunks rimase in silenzio, continuando a fissare il ragazzo a terra con la stessa espressione feroce di un carnivoro che scruta la propria preda.
«Mi ha aggredito, professore!» piagnucolò Takei, additandolo.
Il figlio di Vegeta irrigidì la mascella e non distolse lo sguardo da lui.
«Ma l’ha provocato!» sbottò Goten.
L’insegnante fissò entrambi, poi fece vagare lo sguardo sul giovane immobile.
«Si è comportato come una furia scatenata!» esclamò un ragazzo appartenente alla schiera degli amici di Takei.
«E chi è che aveva paura di provocare Trunks senza una sfilza di compari?!» lo rimbeccò Goten, alzando la voce.
«Be’, ma se pensa che la violenza…»
«Insomma! Spiegatemi cosa è successo per…»
Goten, Takei e gli amici di quest’ultimo presero a parlare contemporaneamente, alcuni gesticolando con energia, sotto lo sguardo ugualmente severo e confuso del professore.
«Ha insultato Bra» disse improvvisamente Trunks, facendo trasalire e zittire all’istante tutti i presenti. «Quel verme ha parlato male di mia sorella».
Il docente scrutò preoccupato il ragazzo che non staccava gli occhi da Takei e la maniera minacciosa con la quale lo fissava. Era a conoscenza di ciò che era accaduto a casa Brief e non poté fare a meno di rimanere senza parole, disgustato.
«È così?» chiese infine.
La schiera di Takei non lo contraddisse, mentre Goten si affrettò ad affermare: «Esatto».
«Ma professore, mi ha aggredito!»
L’uomo sospirò, dopodiché spedì Takei in infermeria – Trunks lo seguì con sguardo torvo finché non fu scomparso dietro l’angolo – e si recò in segreteria, dove si fece dare il telefono su cui digitò il numero di casa Brief.
Rispose una donna che l’uomo suppose essere la madre di Trunks. Sembrava angosciata e molto, molto stanca.
«Sono professore alla scuola di suo figlio, signora» si presentò l’insegnante, con un moto di compassione nei confronti della donna. Aveva visto come doveva soffrire il fratello della bambina scomparsa, e non osava pensare a quel che doveva provare la madre della piccola Bra.
«Che cos’è successo?» domandò la voce della donna, ansiosa.
L’uomo tamburellò per un attimo le dita sulla scrivania lì vicino, nervoso, dopodiché rispose: «Ehm… In poche parole, ha fatto a pugni con un ragazzo e gli ha spaccato il naso».
Nel silenzio che seguì dall’altro capo della cornetta c’era più di una dolorosa rassegnazione. «Devo venire lì?» domandò poi.
Il professore percepì, oltre all’allarme, un’enorme stanchezza. «Mmm, no, non si preoccupi» replicò, di slancio. «Non è necessaria la sua presenza, volevo solo avvertirla che per questo Trunks potrebbe rincasare più tardi del consueto».
“Che diavolo ho detto?” si chiese un attimo dopo, sbigottito. Non era da lui – non era professionale – farsi condizionare dalla situazione privata di una famiglia. Non così tanto.
Ma gli mancò il coraggio per rimangiarsi quanto aveva appena affermato, e si limitò a salutare la madre di Trunks.
«Perfetto» mugugnò poi, una volta spento il telefono.
Appena fuori dalla stanza da dove aveva effettuato la chiamata, sentiva le voci concitate dei genitori di Takei.
Aggrottando la fronte, ripensò allo sguardo di Brief… la maniera in cui fissava l’altro… Con un brivido, allontanò quel ricordo.
Sfregò tra loro le mani ed uscì in corridoio, preparandosi all’ondata di lamentele che, ne era certo, lo avrebbero investito di lì a poco.
«Io pretendo che lei espella quel ragazzaccio che ha ferito il mio bambino!» lo aggredì da subito la madre di Takei.
«Be’, signora» replicò il professore, gettando un’occhiata fugace a Trunks. «Certamente non rimarrà impunito, ma dobbiamo considerare che è stato provocato. Piuttosto pesantemente, anche». Vide che la donna stava per protestare, e la prevenne, aggiungendo in tono ragionevole: «Lo hanno testimoniato quasi trenta ragazzi che hanno assistito alla scena».
Lei, allora, richiuse la bocca. «E cos’avrebbe detto di talmente brutto, il mio pulcino?» si informò dopo qualche momento.
Goten, presente perché si era rifiutato di lasciare solo Trunks, non poté fare a meno di storcere la bocca, disgustato.
«Ha insultato» rispose il professore, pazientemente «la sorella minore di Trunks». Fece una breve pausa. «E in maniera abbastanza pesante, come le ho già detto».
La donna rimase interdetta per qualche attimo, ma poi sbuffò con fare sprezzante. «Come se gliene importasse qualcosa, a quel delinquente. Ho sentito che è stato lui a lasciarla da sola, la sua preziosa sorellina».
Goten si voltò verso Trunks, e vide che l’amico aveva il viso nascosto tra le mani.
Il giovane Son sapeva che Bulma e Vegeta avevano preferito cercare di non diffondere quel dettaglio, che era stato comunque raccontato ai poliziotti. Se esso era giunto alle orecchie di quella donna, probabilmente era stato a causa di Trunks, che non aveva mai negato il ruolo avuto nella scomparsa della sorellina.
«Signora!» esclamò in quel momento il professore, che, nonostante cercasse di essere soggettivo, iniziava a seccarsi. «Non siamo ad un processo. Tolga pure il disturbo e sia certa che prenderò le giuste misure di punizione».
La madre di Takei storse il naso, offesissima. «E perché mi ha chiamata, se ora mi caccia via?»
«Per farle venire a prendere il suo pulcino» replicò il docente, imperturbabile.
Goten lo guardò stupito: non aveva mai pensato che un professore potesse prendere le sue difese, o quelle di Trunks.
La donna fece per ribattere, ma a quel punto fu suo marito ad intervenire: «Lascia stare, cara, l’importante è che ora nostro figlio stia bene».
«Ti sembra che stia bene?!» strepitò subito lei, ma alla fin fine si lasciò persuadere dall’uomo.
Quando si avviarono verso l’infermeria per passare a prendere Takei, lei lo fece borbottando accidenti a non finire.
«Wow, prof» esalò Goten, senza riuscire a trattenersi, non appena i due se ne furono andati. «E non è stato nemmeno maleducato!» esclamò, con sincera ammirazione.
L’uomo, sorpreso, si voltò per rivolgergli un sorriso un po’ tirato, e a quel punto Goten si ricordò di Trunks. Sussultò, andando ad avvicinarsi all’amico.
Quest’ultimo era ancora immobile con la testa tra le mani.

«Goten, grazie per aver accompagnato Trunks sino a casa» gli disse Bulma, realmente sollevata.
La telefonata del professore l’aveva davvero angustiata.
«Di nulla» replicò Goten, imbarazzato. «Semmai grazie a te: ormai è un bel po’ che mi ospitate».
«Scusami mamma» intervenne Trunks, mestamente. «Vado in camera mia».
Si voltò e si allontanò sotto gli sguardi della madre e dell’amico.
Goten non poté fare a meno di notare quant’erano cauti i suoi passi. Sembrava che Trunks avesse quasi paura di far rumore, come se sentisse di non avere più il diritto di occupare un posto nel mondo, di disturbare ciò che lo circondava con la propria presenza.
Silenzioso, il giovane scomparve dalla loro vista.






Ehm, forse mi sono fatta trascinare con 'sto simpaticissimo professore... Okay, basta esprimere pareri sulla mia storia... Lascio a voi questo compito U.ù

s_ara: in effetti Trunks non si è affatto comportato bene >_> Povera Bra… Ho cercato di sottolineare ancora l’amicizia tra Goten e Trunks, infatti gli amici veri si riconoscono nel momento del bisogno ^_- Grazie mille (a proposito di “Una persona speciale”, appena trovo un decente straccio di tempo leggo e recensisco, scusa per il ritardo!)

DarK_FirE: wow, bella la tua vena poetica. Ti cito: “purtroppo non si può tornare indietro,però si può cercare di rimediare al presente”. Graaaande! Lo so, sono cattiva (mwahahahahah). Prometto che cercherò di aggiornare al più presto, in modo da non farti soffrire troppo XD

Alla prossima!
  
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