Capitolo 7 –
Seppellire i ricordi
Un suono metallico, un tintinnio che riecheggiava in modo
impressionante nella stanza.
Non vi badai.
In fondo era solo caduto un temperino, cosa me ne importava?
Accigliato, compilai il documento che avevo davanti. Era da poco finita
la mia settimana di ferie, ma tornare al lavoro era stato duro,
pensando al fatto che Valese era sola a casa.
“Son!”
Mi voltai, trovandomi a guardare il viso di un mio collega.
“Che è successo?” borbottai, torvo.
Lui mi strinse la spalla. “Nulla... Volevo solo... Ho saputo
di tuo figlio... mi spiace”. Sembrava imbarazzato ma sincero.
Notai appena che mi aveva dato del ‘tu’, mentre di
solito ci rivolgevamo usando un formale ‘lei’.
Accennai un ringraziamento.
Ultimamente essere chiamato ‘Son’ mi seccava.
Sapevo il perché. Era il suo cognome, il cognome di un padre
che di punto in bianco se ne va di casa, lasciando la moglie, i figli,
la nipote... Tutti.
Mi dissi che ero infantile. Dopotutto era anche il cognome di mio
fratello, e dell’uomo che aveva adottato mio padre, non solo
di Son Goku.
Lo odiavo, lo odiavo perché mi mancava terribilmente,
perché ora più che mai desideravo sentire la sua
spensieratezza...
Sempre più accigliato, tentai di lasciare da parte quei
pensieri per concentrarmi sul lavoro. Quando tornai a casa, trovai
Valese seduta davanti alla televisione.
Era lampante che non fosse minimamente interessata al programma. Nella
mano sinistra reggeva il telecomando, nell’altra una
tavoletta di cioccolata mangiata a metà.
“Ciao, amore” la salutai cautamente.
“Ciao” rispose mesta lei.
Posai la borsa e andai a sedermi a mia volta sul divano. Valese mi fece
posto con un gesto automatico.
Sapevo che i suoi genitori non avevano mai saputo nulla del bambino.
Erano in vacanza quando la gravidanza era iniziata, e Valese aveva
preferito non avvertirli subito. ‘Mia madre’, aveva
detto con un sorriso (allora sorrideva), ‘sarebbe capace di
mollare la vacanza e correre a casa...’
Fissai il programma che la ragazza osservava con aria assente.
“Fa schifo” dissi ad un certo punto. Valese
sobbalzò, poi scrutò lo schermo appena
più attenta. “Oh” borbottò,
imbarazzata, “hai ragione…”
Le presi il telecomando e spensi la televisione.
Valese addentò la cioccolata.
Parve riflettere su qualcosa, infine, di punto in bianco, disse:
“Credo dovremmo fare una tomba. Al bambino, intendo. Poi, che
so, dire qualcosa…”
Trasalii, non me lo aspettavo. Poi ci pensai su. “In effetti
potremmo farlo…” risposi, cauto.
Lei si passò una mano sugli occhi. “Sì,
Goten” sussurrò.
“Sì”.
Partimmo subito. Lei mi chiese di portarla in un posto speciale. Avevo
la mezza idea di condurla in un prato vicino ai Paoz dove ero solito
giocare da piccolo, ma poi ricordai che era stato Son Goku a
mostrarmelo per la prima volta.
Così virai un po’ più a nord.
Lì vi era un campo che si estendeva a vista
d’occhio, con ciliegi e salici che lo circondavano. Posai con
leggerezza i piedi sul manto erboso, poi mi chinai lievemente,
lasciando Valese.
La ragazza si guardò attorno, poi mosse qualche passo,
assorta. La seguii con gli occhi. Infine lei si fermò
davanti ad un salice piangente le cui foglie rilucevano argentate alla
luce pallida del sole. Fissò intensamente i rami flessibili
che tendevano verso il basso, quasi fossero lacrime, le foglie sottili
e infine la terra brulla ai piedi dell’albero.
“Qui, Goten” disse, “facciamolo
qui”.
Mi avvicinai, poi mi chinai ad assaporare l’odore umido di
terriccio del punto scelto da Valese.
Lei esitò, poi infilò la mano in tasca e ne
estrasse un oggetto che mi mise in mano. Lo guardai. Era una spilla da
balia. “Cosa?” chiesi in un sussurro.
“Era mia quando ero piccola” rispose Valese. Volse
lo sguardo per non fissarmi negli occhi, poi continuò,
abbassando la voce ad un bisbiglio roco: “Avevo pensato che
poi sarebbe stata… per il nostro
bambino…”
Le carezzai la guancia, poi mi abbassai a smuovere delicatamente un
po’ di terra. Creai una piccola buca e vi infilai la spilla
fredda. La ricoprii con il terriccio e mi rialzai.
Valese si appoggiò a me.
“Ciao, cucciolo mio, addio” la sentii a malapena
esalare.
Prima che potessi dire qualcosa, si voltò e corse via,
lasciandomi spiazzato.
“Valese!” la richiamai, non appena mi ripresi dallo
stupore.
Mi voltai. Gettai un ultimo sguardo alla terra che avevo smosso, poi mi
lanciai all’inseguimento della ragazza.
La raggiunsi senza fatica, e lei si fermò.
“Che stupida sono stata…”
sussurrò. “Scappare via così”.
“No, amore” la rassicurai, attirandola per farle
posare la testa sul mio petto. “Hai fatto
benissimo”. La cullai dolcemente, come lei avrebbe fatto con
nostro figlio se non se ne fosse andato così.
Poi lei pianse, singhiozzando a lungo per la buca nella quale aveva
cercato di seppellire i propri ricordi.
Continua...
DarK_FirE: ciao, Gemy... je like la your recensione (miscuglio
illeggibile XD)
s_ara: per le madri secondo me deve essere più difficile
andare avanti... dopo tutto è Valese che teneva in grembo il
bimbo, non Goten (vorrei vedere xD)
cri92: ehi, ciao^^ neanche per me la Goten-Valese è il
meglio. Cioè, direi che mi è indifferente u.U
già, Trunks è stupendo *-* comunque
sì, sono sposati (credo <-figura della stupida XD).
Un abbraccio^^
nightwish4ever: non preoccuparti, ti capisco fin troppo bene
ç__ç anche io posso stare al computer solo per
poco ç__ç Ora sono andati nel
pratuccio-uccio-uccio a fare la tombuccia-uccia-uccia (perdonami, mi
sono fatta trascinare XD).
Sììììì, fra poco
ci sono le vacanze di Natale ^0^
Un bacione a tutti e un grazie di cuore, alla prossima! |