Capitolo 8 – Aura
Goten era esterrefatto. In poche settimane, Trunks
sembrava essere
tornato quello di prima. Rispondeva al cellulare, parlava senza dare la
sensazione di essere da tutta altra parte col pensiero, a volte persino
un sorriso gli sfiorava il viso. Un’espressione di gioia che
non accendeva mai del tutto i suoi lineamenti, ma che gli restituiva un
po’ di umanità.
Eppure non
era del tutto tornato il suo amico di un tempo. A volte gli
diceva (con poche e concise parole) di avere incubi su Bra, ma mentre
ne parlava sembrava quasi esaltato, non solo spaventato. A tratti
tornava ancora torvo e introverso, escludeva il mondo e rimaneva solo
con se stesso. Ma accettava di uscire con lui e non rivolgeva
più occhiate furiose a chi si lamentava dei propri fratelli
minori.
Nonostante
tutti i miglioramenti, gli mancava qualcosa.
Gli mancava
Bra.
Trunks era
chino ad allacciarsi una scarpa. Goten lo osservò
per qualche momento, poi azzardò a proporre:
«Trunks... stasera ti andrebbe di venire a casa
mia?»
Il Brief si
rialzò. Parve riflettere per un attimo, poi
domandò: «Dopo cena?»
«Sì,
pensavo di sì» rispose
cautamente il figlio di Goku.
«Allora
no» replicò deciso Trunks,
«devo andare a letto presto...»
Goten non
ribatté, mordendosi il labbro. Poi chiese, temendo
la risposta: «Perché devi andare a letto
presto?»
Una strana
luce passò negli occhi di Trunks, e Goten la
riconobbe. Quello era lo sguardo del Trunks che era stato profondamente
cambiato dalla scomparsa della sorellina. Poi il lilla fissò
l’amico come se avesse fatto la domanda più idiota
del mondo. Infine rispose: «Devo sapere
dov’è lei».
Goten si
trattenne dal replicare alcunché e si incamminarono
in silenzio.
Trunks era
immerso nei propri pensieri. I sogni lo angosciavano e lo
facevano sentire vittorioso allo stesso tempo. Quando era sveglio non
anelava ad altro che a immergersi nei propri incubi. Per ogni risveglio
che lo trovava sudato e urlante, la sicurezza che Bra fosse ancora viva
diventava più tangibile. Quegli incubi lo rassicuravano, gli
toglievano la paura che Bra potesse essersene andata definitivamente.
Sua madre
era in cucina. Da quando era scomparsa Bra, non apparecchiava
più la tavola, ma lasciava che tale compito venisse svolto
da una domestica. Troppo, per Bulma, dover accorgersi ogni volta di
aver calcolato quattro posti, quando erano solo in tre. Lei, Trunks e
Vegeta. Bra non c’era più, non occorreva
più il piatto e la forchetta e il cucchiaio e il bicchiere
che le sarebbero spettati.
«Cosa
si mangia, mamma?» chiese Trunks,
indifferente.
Lei gli
rivolse un sorriso tirato e una risposta incerta.
«Buono»
commentò il ragazzo, senza
mutare il proprio tono piatto.
Fu il primo
ad alzarsi dalla tavola. Diede una frettolosa buonanotte ai
genitori e si ritirò nella propria stanza.
Indossò svelto il pigiama, si coricò impaziente.
Esitò
un solo momento prima di chiudere le palpebre, turbato
dall’aspettativa di vivere nuovamente quell’incubo,
poi serrò gli occhi.
Rimase
immobile per un tempo indefinito, poi sbadigliò e
scivolò nel sonno.
Un pianeta,
un pianeta rosso. Il ragazzo non capisce dove si trova,
né da quale prospettiva vede quel pianeta. Dopo qualche
istante capisce: è così che si immaginava il
mondo di origine dei saiyan.
Una lieve
insoddisfazione gli suggerisce che non è quello
che voleva vedere, ma, dal momento che si trova lì, decide
di stare a guardare.
Compaiono
delle linee frastagliate sulla superficie del pianeta, si
allargano sempre più ed infine esso esplode, scomparendo per
sempre dalla Galassia.
Il ragazzo
non sa come sentirsi.
Non capisce
cosa c’entri.
Prima che
possa riflettere, il paesaggio cambia, e si ritrova in un
prato enorme. Muove qualche passo smarrito, sentendosi confuso e
incerto. Poi la vede.
Una bella
bambina, dalle guance paffute e i ciuffi azzurri. Allora il
suo passo si fa più deciso, gli sembra che i pensieri gli si
schiariscano all’improvviso.
Va da lei.
È
seduta sul prato e piange. Gli occhi celesti sono pieni di
lacrime.
Lui
vorrebbe consolarla, ma ha paura dell’aria triste della
bambina. Quando non ce la fa più muove un passo verso di
lei. Il momento dopo si ritrae.
La bimba
irradia disperazione, un’angoscia totale che per lui
è come più di una ferita fisica.
Il ragazzo
si siede, non riesce a proseguire oltre. Ascolta i
singhiozzi della piccola farsi più laceranti. Sa, senza
bisogno di parole, che se la abbracciasse la spaventerebbe ancora di
più.
Ma si sente
inutile, e stupido.
Inutile
perché non può fare nulla, stupido
perché, nonostante tutto, si sente lui quello senza via di
uscita, si sente lui quello che desidera un po’ di calore
umano.
La bambina
piange, e lui si sente un verme. È tutta colpa
sua, lo sa. Lui le ha preso i suoi genitori, la sua vita fatta di
piccole cose. Lui l’ha abbandonata.
«Bra,
io...» sussurra.
La piccola
alza lo sguardo smarrito, pervaso di solitudine.
Trunks si
irrigidisce, ha la gola secca. «Bra, io ti voglio
bene». La sua sorellina ora piange il pianto di chi si sente
tradito dopo una bugia troppo grande per essere perdonata.
«Io
ti voglio ritrovare. Dove sei?»
All’improvviso
si sente un caldo intenso, che mozza il fiato
a Trunks. Bra non sembra accorgersene.
«Dove
sei?» ripete Trunks, ma si sente soffocare.
Indietreggia, quasi d’istinto. Scivola su qualcosa, poggia la
mano su una pietra bollente. Ritrae il palmo arso.
«Dove
sei?»
La bambina
scompare.
Lui rimane
solo.
La mano gli
bruciava. Trunks inspirò pesantemente, convinto
di essere ancora nel sogno, deciso a svegliarsi, a tentare di
cancellare dalla propria mente l’immagine di sua sorella in
lacrime.
«Era
solo un sogno» disse a voce alta, per la prima
volta sperando che fosse davvero così.
Il dolore
alla mano divenne insopportabile. Il ragazzo si
alzò di scatto e corse in bagno, dove sottopose il palmo ad
un getto di acqua fredda.
Una volta
che il bruciore si fece meno intenso, il giovane
alzò la mano e la osservò. Non c’era
alcun segno di ustione, se non una piccola macchia scura che scottava.
Assorto, vi premette sopra il polpastrello del dito indice della mano
destra. Combaciava perfettamente. Non aveva coperto l’ustione
con il dito, l’aveva fatta coincidere in modo esatto con esso.
Era assurdo
e strano.
Ed era il
modo per trovare Bra, si disse subito.
Tornò
nella propria stanza, rovistando tra le cose che
possedeva. Si fermò al guanto della sorella. E a quel punto
avvertì qualcosa che lo fece cadere in ginocchio con le
braccia strette al petto.
L’aura
di Bra.
Una
percezione debole, timida, incerta, ma reale.
Trunks
sentì una lacrima bagnargli la guancia.
Si
alzò in piedi, spalancò la finestra con una
spinta decisa. Inspirò l’aria fredda della notte,
e improvvisamente fu preso da un capogiro. La vista gli si
annebbiò per un attimo, e in quel nero scorse nella propria
mente lo scintillio di una lama.
La vista
gli si schiarì. Lui tese i sensi. Percepiva ancora
la lieve forza spirituale della sorellina.
Seguendo
quell’aura così speciale, si
alzò in volo.
Continua...
Eccomi qua,
stranamente non ad un ritardo catastrofico (ebbene
sì, i miracoli esistono! xD). Grazie a quelli che leggono e
naturalmente ai recensitori!!! <-- Parola inesistente, con ogni
probabilità, ma vabbe’...
DarK_FirE:
bene Gemy!!! Hai espresso esattamente quel che volevo
comunicare con lo scorso capitolo U_U A me onestamente metteva molta
inquietudine la parola euforia pensando a Trunks che si sente
vittorioso dopo gli incubi XD Ci si avvicina al mistero ^__^ Kiss (io
msn me lo sto dimenticando ç__ç è il
periodo delle verifiche/interrogazioni, grr!)
babypunk90:
infatti lo scorso capitolo era più che altro un
passaggio, per far appunto capire i sentimenti di Trunks ^-^ Mentre
scrivevo questo avevo anche più ispirazione... credo si
capisca, fammi sapere ^_- Baci
giusiemo291:
non preoccuparti, la tua recensione è stata
molto gradita! ^-^ Posso dire che ha fatto male alla mia modestia, ma
in compenso un gran bene all’autostima... Mi ha fatto piacere
sapere che hai seguito così tanto questa ff e altre
nonostante non fossi ancora in grado di recensire^^ Un grazie enorme^^
Spero di risentirti presto!
Al prossimo
capitolo, allora!
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