Don't Tell Mum The Babysitter Is Draco Cap 2 - NUOVA
VERSIONE
Capitolo
2
Gli
incontri casuali continuarono
anche nelle due settimane successive. Sembrava che Hermione e Malfoy
fossero
destinati ad imbattersi l'uno nell'altra di continuo. Rose si era
affezionata a
Blasie, che stava facendo pratica per il suo piccolo in arrivo. Aveva
anche
preso Hugo dalle braccia di Hermione, quando si erano visti un giorno,
lasciandola quindi da sola in compagnia di Malfoy.
Le
loro conversazioni si erano
accresciute in qualcosa di più amichevole ed era rimasta
sorpresa di scoprire
quanto il ragazzo fosse interessante. Una volta oltrepassata la
superficie, era intelligente e spiritoso. Beh, in
realtà lo era sempre stato
ma di solito sputava orribili insulti rivolti a lei ed ai suoi amici.
Hermione
aveva anche scoperto che la sua attrazione verso di lui stava
aumentando.
Era
così diverso da Ron. Ciò che ne
era risultato, era stato il senso di colpa. Non sapeva
perchè, ma le sembrava
quasi di star radendo il suo matrimonio. Non che avesse continuato a
sperare di
salvare la relazione con l’ex marito. Per Dio, aveva
divorziato! Sapeva sarebbe
stato un bene andare avanti, ma non era sicura di essere già
pronta a farlo.
Provare dei sentimenti verso un altro uomo le pareva davvero sbagliato.
Hermione
approfittò di un sabato
pomeriggio, quando i bambini erano con Molly, per andare a comperare
del cibo
per la Puffola Pigmea di Rose, ormai senza, ai Tiri Vispi Weasley.
Sfrazzò
nella borsa alla ricerca del
portamonete, prima di poggiare il cibo per l'animale sul bancone.
Il
silenzio le fece alzare lo
sguardo verso l’ex cognato ma, invece, si trovò di
fronte il viso pallido e
leggermente sudato dell’ex marito. Hermione non seppe come
reagire ed
apparentemente nemmeno Ron, così rimasero a fissarsi negli
occhi.
"Perchè?",
sussurrò
finalmente Hermione.
Ron
scrollò le spalle. "Ero in
trappola".
"Allora
non potevi parlarmene?
Sei corso via!"
"Non
sapevo cosa dire".
"Avresti
potuto essere onesto,
Ronald".
"Non sei la persona più semplice con cui parlare. Mi hai
sempre fatto
sentire come se fossi un fallimento ed avessi deluso la famiglia".
"Ma come hai potuto andartene così, Ron? Rose ha pianto suo
padre per
settimane".
Un
attimo di irritazione e colpa gli
attraversò il viso, ma si accigliò appena. "Non
sei una bella persona con
cui vivere. Sei autoritaria, pretendi troppo e non so perchè
abbiamo pensato avrebbe
funzionato tra di noi".
Hermione guardò Ron in stato di shock. Aveva battuto il
proprio record nel dire
le cose senza tatto, cosa a maggior ragione dolorosa. Le lacrime
iniziarono a sgorgarle
dagli occhi e, visto che non voleva aggiungere come ciliegina sulla
torta anche
l'umiliazione di piangere di fronte al lui, si girò di
scatto, uscendo dal
negozio il più in fretta possibile. Mantenne la testa bassa,
camminando
velocemente per Diagon Alley. Così, non vide il mago uscire
da 'Oggetti di
Prima Qualità per il Quidditch' e gli andò a
sbattere contro, cadendo poi all’indietro.
Velocemente, due mani la fermarono. "Guarda dove stai andando,
Granger!", le disse in malo modo.
Hermione chiuse gli occhi. Tra tutte le persone da incontrare in quel
momento,
doveva proprio capitarle Draco Malfoy. Non voleva la vedesse
così sconvolta. Alzò
lo sguardo verso la sua espressione irritata ma accadde la peggior cosa
possibile: iniziò a piangere con rumorosi singhiozzi.
Draco
rimase sconcertato. Si guardò
intorno in cerca di aiuto e notò una piccola folla radunarsi
intorno a loro.
Agguantò il braccio della Granger, la spinse all'interno del
negozio da cui era
appena uscito e chiuse la porta in faccia alle rumorose persone
all'esterno.
"Cosa c'è che non va?".
La
Granger continuò a piangere.
Sembrava completamente incapace di smettere, ma, finalmente, si
calmò, ed i
singhiozzi iniziarono a diminuire. Cercò un fazzoletto nella
borsa, ma non ne
trovò, così Draco alzò gli occhi al
cielo e le diede il suo.
"Ron",
disse semplicemente.
"Cosa
ha fatto ora lo zotico
rossiccio?".
"E' tornato. Mi sono imbattuta in lui, che serviva in negozio".
Draco ascoltò la triste storia e, quando finì di
raccontargliela, cercò di comprendere
la sua rabbia. La personalità della Granger coincideva in
tutte le cose che
Weasley aveva detto: era autoritaria e pretendina, ma queste erano
anche le
qualità che la rendevano unica. Possedeva inoltre un
intelletto senza paragoni
ed era ferocemente leale alla sua famiglia ed ai suoi amici. Se lo
sapeva lui,
avrebbe dovuto saperlo anche Weasley.
"E la cosa irritante è che ho dimenticato quel maledetto
cibo per
Clarissa", disse la Granger.
"Clarissa?".
"La
Puffola Pigmea che Zabini
ha comprato per Rose. Ecco perchè ci sono entrata".
Draco
sapeva che la Granger non sarebbe
tornata indietro per nulla al mondo, era troppo nervosa.
Sospirò, non capendo perché
si stesse lasciando coinvolgere. Ormai ci provava da un mese e, per
qualche ragione,
si stava avventurando sempre di più nella vita della Granger.
"Vai
al Paiolo Magico ed ordina
da bere, mentre io vado a recuperare il cibo", le disse.
La Granger rimase sbalordita. "Cosa?" brontolò lui.
"Perchè dovresti? Sarebbe una cosa carina".
Draco si passò una mano tra i capelli. Stupida di una
Granger, che lo faceva
pensare alle sue azioni. Non poteva semplicemente accettarlo e dire
grazie,
doveva analizzare e probabilmente trovare la risposta giusta, come
aveva appena
fatto.
Era
nervoso al pensiero che potesse
comprendere come i suoi sentimenti si stessero trasformando in qualcosa
di poco
platonico. "Perchè è ovvio che tu non puoi
tornare", le rispose.
La Granger scrollò le spalle e gli sorrise timidamente a
Draco. "Grazie,
Malfoy. E' veramente decente da parte tua".
"Non dirmelo", mormorò lui, uscendo dal negozio di articoli
per il
Quidditch.
Draco entrò ai Tiri Vispi. Ron Weasley era ancora fermo
dietro al bancone che
fissava il contenitore di cibo per la Puffola Pigmea. Alzò
lo sguardo, mentre
Draco si avvicinò tranquillo.
Il
volto gli divenne di un
prevedibile rosso, quando si trovarono faccia a faccia. "Esci",
sputò.
Draco,
con calma, controllò il
presso del cibo e si prese un po’ di tempo in più
del necessario per piazzare sul
bancone l’importo esatto.
"Non
è per te", disse
bruscamente Weasley.
"Oh, mi spiace. Non ho visto un biglietto per riservarlo. Sono sicuro
che
la persona per cui è qui potrà prenderne un
altro".
"Lei tornerà in un minuto e vorrà il suo cibo".
Draco si sporse cospiratorio al di là del bancone. "Per chi
credi che lo
stia prendendo?", chiese compiaciuto.
"Cosa?".
Draco
alzò gli occhi al cielo. Ron
Weasley non era mai stato intelligente. "La Granger mi ha chiesto di
venire e prenderlo per lei", spiegò lentamente, come se
stesse parlando
con un idiota.
Il suddetto idiota divenne paonazzo. "Hermione ti ha chiesto questo?
Quando sei diventato amico di Hermione?".
"Le cose cambiano, Weasley, specialmente quando lasci tua moglie ed i
tuoi
bambini e non ritorni per sei mesi".
Weasley si ritrasse. La verità faceva male. Bene, meritava
di essere ferito per
ciò che aveva fatto passare alla Granger ed alla piccola
Rose. "Comunque,
da quando Hermione ha una Puffola Pigmea?", chiese petulante Ron.
"Appartiene a Rosie", disse Draco, usando deliberatamente il
soprannome della bambina. "Blasie Zabini l'ha comprata per lei",
continuò
poi con un ghigno e prendendo il sacchetto di cibo. Lasciò
Weasley che ancora balbettava
da dietro il bancone.
Quando
George tornò dalle commissioni,
Ron lo aggredì. "Cosa è successo esattamente a
mia moglie ed i miei figli
in mia assenza?", domandò.
George lo guardò confuso. "Cosa intendi?".
"Perchè quel maledetto Malfoy stava prendendo del cibo per
animali per
Rosie? E perchè diavolo lei ha un animale che le
è stato comperato da un
Serpeverde?".
"Oh, quello", disse George.
"Sì, quello. Spiega!", ordinò lui.
George decise di prendere la via più facile ed ignorare le
domande
inappropriate di Ron. "Ora Malfoy è un Auror. Quando tu te
ne sei andato,
Harry ha dovuto assumere qualcuno per riempire il posto vacante e
Malfoy se lo
è preso".
Ron fissò il fratello ma non disse niente, così
lui continuò. "Un paio di
mesi fa, Harry ha avuto bisogno di un babysitter ed ha obbligato Malfoy
a
farlo. Per riassumere brevemente, tua figlia sembra aver sviluppato
un'ossessione per lui e continua ad appiccicarglisi addosso ogni volta
che può.
Hermione ha dovuto farci amicizia".
Ron inorridì. "Non riesco a credere che Hermione abbia
permesso che accadesse.
Avrebbe dovuto riportarla con i piedi a terra, non dare ascolto a
Rose".
George lanciò a suo fratello uno sguardo di sufficienza.
"Non criticare
l'essere madre di Hermione. Te ne sei andato e sei scomparso,
lasciandola sola.
Se qualcuno ha bisogno di essere redarguito sulle sue
capacità di genitore,
allora quello sei tu".
Ron aprì la bocca per ribattere, ma ebbe nulla da dire.
Hermione
picchiettò nervosamente le
unghie sul tavolo del Paiolo Magico, aspettando Malfoy.
Inghiottì nervosamente
il suo vino elfico e fece una smorfia nel vedersi le mani tremare
ancora.
Sapeva
che ad un certo punto si
sarebbe dovuta imbattere in Ron, ma non avrebbe mai immaginato sarebbe
successo
così presto. Si era ritrovata completamente impreparata e
ferita da ciò che le
aveva detto. Aveva ragione lui? Era stata lei stessa il motivo per cui
il suo
matrimonio era fallito? Era stata così pessima da farlo
scappare?
"Qualsiasi cosa ti stia passando per la mente, fermala, ora", disse
Malfoy, facendosi scivolare nel posto di fronte a lei.
"Cosa?", chiese confusa Hermione.
"Hai
quella espressione quando
analizzi troppo le cose. Scommetto che lo stai facendo anche con
Weasley".
Hermione arrossì. Era così facile da leggere?
Alzò lo sguardo verso il viso
divertito di Malfoy. Apparentemente, sì.
"E' andato tutto bene?", chiese.
Lui
le allungò il cibo. "Certo.
Cosa ti aspettavi? Un duello in mezzo al negozio?".
"No",
mentì poco convincente
Hermione.
Due occhi grigi la guardarono divertiti. "Posso pagarti un altro
giro?", le chiese indicandole il bicchiere quasi vuoto.
"Oh, no, non posso. Rose ed Hugo sono con Molly. Probabilmente dovrei
tornare".
"Per
favore, rimani",
disse Malfoy ed Hermione si sorprese nel vederlo quasi supplicare.
Dopotutto,
male non le avrebbe fatto.
Molly adorava i bambini e non le sarebbe importato se fosse arrivata in
ritardo. Sarebbero rimasti comunque per cena e Malfoy le aveva appena
fatto un
grande favore. Avrebbe anche potuto fermarsi ancora un po’.
"Ok,
allora".
Inaspettatamente,
lui le sorrise ed
il respiro le si bloccò nella gola. Era davvero attraente
quando sorrideva
così. Le farfalle le fluttuarono nello stomaco quando lo
vide alzarsi ed
avvicinarsi al bancone per l’ordinazione.
Hermione
rise quanto sbattè contro
il campanello della porta di casa sua. Un unico drink si era
trasformato in
qualcosina in più ed ormai era ubriaca.
Neville
le aveva permesso di usare
la connessione con la Metropolvere per poter chiedere a Molly se le
fosse
dispiaciuto tenere i bambini ancora un po’ e la donna le
aveva consigliato di uscire
e divertirsi, che al resto si avrebbe pensato lei fino al sabato.
"Non
ti ho mai immaginata
ubriaca", le disse Malfoy in un orecchio.
"Ed io non ti avevo mai immaginato così carino",
replicò lei. Si girò
e gli mise una mano sul petto. "Grazie per avermi portato a casa".
Lui si portò la mano di Hermione alle labbra e la
baciò. "Nessun
problema".
Le farfalle nello stomaco tornarono a svolazzare ed il cuore a batterle
forte. "Sali
per un caffè?", chiese.
Gli occhi di Malfoy si spalancarono per un momento. La
guardò e lei sorrise,
invitandolo. I suoi occhi si bloccarono un secondo sui suoi fianchi,
prima di
annuire.
Hermione
si domandò se fosse sana o
meno. Entrambi sapevano che non si sarebbe trattato davvero di un
caffè. Stava
facendo la cosa giusta? Il suo mondo sarebbe andato tutto sottosopra.
Malfoy
si chiuse la porta alle
spalle e strine la strinse tra le braccia. "Sei sicura?", le
sussurrò
all'orecchio.
Hermione
non riuscì a spiegare il perchè,
ma lo era. Forse perché si sentiva sola e gli ormoni ormai
avevano preso il
sopravvento, anche se non lo credeva veramente possibile. Qualcosa in
Malfoy la
eccitava, le faceva ribollire il sangue e battere forte il cuore.
Sopraffatta
dall’intensità del bacio, seppe di aver preso la
decisione giusta.
Malfoy
iniziò a giocare con i suoi
capelli. Hermione gli baciò leggera il petto e lui strinse
la presa su di lei,
guadagnandosi un sorriso.
"Cosa?", le chiese tranquillamente.
"Non riesco a credere che lo abbiamo fatto".
"E' stato risanante".
Hermione rise. "Cosa ti sta passando per quella testa, ora?", le
chiese ancora.
"Non riesco a credere di avere Draco Malfoy nel mio letto".
"Hai dimenticato di aggiungere nudo".
Lei si nascose il viso. "Capisci che di solito non sono questo tipo di
ragazza?".
"Granger, sono più che a conoscenza del fatto che tu sia
stata una Weasley
sin dalla fine della guerra e dubito anche tu sia il tipo da
avventure".
Hermione si morse un labbro. Era nervosa ed avrebbe dovuto
chiederglielo subito.
E se la risposta fosse stata sì?
"Questa è un'avventura di una notte?".
Calò un silenzio che sembrò durare per sempre.
Hermione, non a suo agio, urlò e
si sedette, non volendo guardare Malfoy negli occhi. Lui
mormorò qualcosa di
indistinto, prima di girarle il viso ed affrontarla serio. "Ascolta,
Granger, non sono così stupido da vederti come un'avventura
di una notte. Ho
negato per anni la mia attrazione perchè non sei il tipo di
donna che fa
qualcosa per caso. Ho capito che sto cercando qualcosa di
più, ma riconosco che
sei appena uscita da una lunga relazione e potresti cercare una
storiella da
niente. Spero che questo non sia il caso, ma capirò se non
volesti immischiarti
in qualcosa di più duraturo".
" E se non fosse solo un'avventura?".
"Allora ne prenderei felicemente parte, ma, sappilo, farò
del mio meglio
per persuaderti di volere qualcosa di più con me. Ed io
gioco sempre per
vincere".
Un brivido caldo le attraversò il corpo e si rese conto
fosse felicità. Le mancava
ormai da troppo tempo e sembrava quasi una cosa aliena. Sorrise
timidamente a
Malfoy. "Allora credi di potermi chiamare Hermione? Davvero, non voglio
un
compagno che mi chiami per cognome”
"Non sono sicuro sia una buona idea. Penso andrò a casa e
basta".
"Andiamo, Draco! Hai detto che volevi qualcosa di serio con me e, se
è
vero, dovremo incontrarli prima o poi".
Il biondo la guardò trovo. “Li ho già
incontrati prima, in caso te ne sia dimenticata".
Hermione alzò gli occhi gli occhi. "Ghignare da dietro la
schiena di tuo
padre mentre lui lancia insulti a destra e a manca non conta come aver
incontrato Molly e Arthur".
"Non vedo comunque perchè debba essere oggi".
Hermione
sentì la delusione
arrivare. Era troppo da chiedere all'uomo che avrebbe avuto al suo
fianco di
fare qualcosa di significativo per lei? Ok, si erano decisi ad uscire
assieme
solo la notte prima, ma si conoscevano da metà vita ed i
bambini già lo
adoravano.
"Va bene", disse lei, determinata a non far trapelare dalla voce
quanto fosse triste. "Io... immagino ci vedremo fra un paio di giorni
allora".
"Perchè non sta sera?", chiese Draco.
"Ho di nuovo i bambini e non ero pensavo avresti voluto esserci dato
che è
tutto così nuovo. Probabilmente non è una buona
idea, sai, in caso le cose
vadano male, e loro ne rimarrebbero ancora più amareggiati.
Chiederò a Ginny di
fare da babysitter il prossimo fine settimana, così potremo
uscire".
Hermione iniziò ad affaccendarsi in cucina per tenersi
occupata, così che non
potesse accorgersi di quanto ci fosse rimasta male. Era tutto ancora
incredibilmente nuovo tra di loro e non aveva davvero alcuna ragione
per
chiedergli di accompagnarla a riprendere Rose ed Hugo dai Weasley.
Probabilmente sarebbe stato meglio se avessero preso le cose con calma,
dato
che lei aveva i bambini di cui preoccuparsi. Non avrebbero tratto alcun
vantaggio
nell'avere un uomo estraneo comparire all'improvviso nella loro vita,
data la
reale possibilità che si separassero presto.
Le
mani di lui le circondarono le
spalle, fermandola sul posto. La fece girare e le prese il viso,
forzandola a
guardarlo. "Apprezzo il tuo giudizio riguardo i tuoi figli e
ciò che è
meglio per loro ma, per la cronaca, io intendo diventare una famiglia,
nel vero
senso della parola".
"Cosa? Draco, abbiamo appena deciso di frequentarci. Non credo dovremmo
farci promesse del genere".
Lui sorrise. "Hai ragione e non sarei così frivolo nel dire
tali cose se
non fossi sicuro sia esattamente ciò che stavo aspettando".
"Che intendi?".
"Mi sono liberato di tutte le relazioni serie perchè nessuna
sembrava
avere ciò che volevo ma, negli ultimi mesi, ho capito che
quella persona sei
tu. Sono assolutamente sicuro che questo sia ciò che voglio".
Hermione percepì arrivare le lacrime. Quelle parole erano
state un balsamo per
la sua anima ferita. Ron aveva procurato molti danni alla sua autostima
ed era
bello sentirsi dire di essere desiderata, non solo tra le lenzuola ma
anche
come compagna. Ciò però non cambiava il fatto che
non sarebbe andato dai
Weasley.
"Allora perchè non vieni con me a prendere Rose e Hugo?".
Lui le prese una mano tra le sue. "Non sarebbe strano? Cioè,
tu eri
sposata con loro figlio ed ora arrivi mano nella mano con il figlio del
loro
nemico".
Hermione
lo guardò trova. "I
Weasley non ti vedono come un nemico. Possono non amare molto
la tua
famiglia, o ciò per cui ti immolavi una volta, ma non
portano rancore ed il
fatto che tu sia un Auror, alle dipendenze di loro genero, significa
sappiano sei
cambiato in meglio".
Lui la studiò ancora un attimo, come per cercare di
raccapezzarsi. "Per
favore, Draco", gli disse ancora. "Significherebbe tanto per
me".
"Ok, vengo con te", rispose cedendo. "Ma se mi affatturano
appena entrerò dalla porta, la colpa sarà tua".
Lei rise. "Non preoccuparti, Rose ti ha spianato la strada. Sono secoli
che ti elogia".
"Almeno non mi devo preoccupare di come reagirà alla mia
presenza. Il mese
scorso mi ha chiesto di sposare la sua mamma":
Hermione boccheggiò, portandosi con orrore una mano alla
bocca.
"Cosa?".
"Sì, mi ha chiesto di sposarti. Mi ha promesso che, se
l'avessi fatto,
avrei provato le tue lasagne, che mi assicura siano le migliori del
mondo".
Se non fosse stata così mortificata, avrebbe riso. Era una
cosa da dire tipica
di Rose, che adorava davvero le lasagne di sua madre.
Lui sorrise. "Perchè credi abbia accettato la tua offerta?
Ho un debole
per quelle". Hermione iniziò a guardarlo sconvolta e con gli
occhi spalancati.
"Hermione, non c'è bisogno di essere così
imbarazzati. Ormai credo di
conoscere Rosie ed è senza pudore quando vuole qualcosa.
Almeno non mi chiama
il suo - plincipe colaggioso -".
Hermione
seppellì il viso nel petto
di lui. "E' vero, ma solo lei può cercare di accasarmi in
questo
modo".
"E' adorabile e l'ha preso da sua madre", le rispose prima di
accarezzarle i capelli e baciarla.
Harry sospirò, analizzando il modo in cui Ron aveva
interagito con i suoi
figli. Era la prima volta che lo vedevano in più di un anno
e non era andata
troppo bene. Non aveva aiutato nemmeno il fatto che Rose fosse testarda
come
sua madre e si fosse rifiutata di perdonarlo. Tristemente, Hugo invece
non lo
aveva riconosciuto, avendo avuto solo sei mesi quando se n'era andato.
Alla fine,
Molly e Ginny li avevano salvati dall’imbarazzo prendendo i
bambini per farli
vestire.
Harry
batté
una mano sulla spalla del suo migliore amico. "Con il tempo si
sistemerà.
Hai solo tanta strada da fare".
"Perchè
faccio sempre casino?".
Harry
non seppe
come rispondere. Aveva davvero distrutto tutto lasciando Hermione con i
bambini
e non sarebbe stata una cosa semplice a cui rimediare, specialmente
perché poi
non aveva fatto alcuno sforzo per vedere i figli. Scappare dai problemi
era
sempre stata la sua debolezza. "Il divorzio non è mai
facile", disse
rimanendo sul vago.
“Ronald,
non
dovresti andare in negozio?", chiese Molly arrivando in cucina e
piazzando
Hugo nel seggiolone.
"Immagino
di sì. Fra un minuto".
Molly
sbuffò
e si mise le mani sui fianchi. "Non fra un minuto, ragazzo, ora! Sei
fortunato che tuo fratello ti abbia dato un lavoro, dopo il caos che
hai fatto.
Comunque, Hermione sarà presto qui e non sono sicura voglia
vederti. Non ho
nemmeno avuto occasione di dirle che vedi i bambini, in
realtà".
"Sono
anche i miei figli".
"Non
continuare con quel tono litigioso, Ronald Bilius Weasley, o potresti
sentire
delle verità che non sei pronto ad ascoltare".
Ron
diventò
di un rosso acceso e guardò sua madre. Alcune cose non
sarebbero mai cambiate e
Molly che riprendeva i suoi figli come se avessero avuto ancora dieci
anni era
una di quelle.
"Harry,
caro, vuoi ancora qualcos'altro da mangiare? Da quando sei diventato
Capo Auror
hai ricominciato a diventare pelle e ossa".
Ginny
la
guardò trova mentre entrava in cucina con Lily appesa ad un
fianco e James,
Albus e Rose dietro di lei. "Non lo diresti, se avessi visto lo
sviluppo
del suo stomaco. Lo nasconde solo al di sotto dei vestiti".
"Zio
Hally, domani posso venire al lavoro con te?", chiese Rose.
"Beh,
puoi Rosie, ma sarà davvero noioso e dovrai sederti nel mio
ufficio e stare
molto silenziosa".
Ginny
lanciò
alla nipote un'occhiata divertita. "Perchè vuoi andare al
lavoro con zio
Harry, tesoro?".
"Mi
manca Dlaco. Non lo vedo da anni e anni e anni".
Ron
sputacchiò nella tazza di caffè che stava
bevendo. "Dannato furetto",
mormorò.
Harry
lo
guardò in avvertimento. Non sarebbe entrato nelle grazie di
Rose insultando
Malfoy. Non che incolpasse il cognato per essere rimasto sconcertato
dell'attaccamento di Rose al biondino, comunque. "Devi chiederlo alla
mamma".
"Quando
arriva?", chiese Rose alla nonna.
"Sarà
presto qui, amore".
CI
fu un
leggero bussare alla porta della cucina, prima che questa si aprisse ed
Hermione infilasse la testa.
"Mamma!",
squittì Rose affrettandosi verso di lei, mentre Hugo
batté il cucchiaio di
legno con cui stava giocando sul bracciolo della sedia di plastica.
"Vi
dispiace
se entriamo?", chiese lei.
Entriamo?
Pensò Harry, e chiuse gli occhi mentre
Hermione entrava trascinandosi dietro l'Auror più irritante
del mondo.
"Dlaco!",
disse la voce acuta di Rose, che iniziò a battere sul
braccio di Malfoy finché
lui non la strinse in un abbraccio. Gli si arpionò al collo
e sorrise beata.
"Molly,
grazie per aver tenuto i bambini ieri sera".
"E'
un piacere,
Hermione. Sai quanto adori tenere i nipoti".
"Hai
fatto la brava con la nonna?" chiese Hermione a Rosie.
"Sì,
ci
ha fatto la torta".
"Rimanete
per colazione, vero?", chiese Molly.
Hermione
si
guardò intorno, annuendo, ma notò l'ex-marito e
sbiancò visibilmente.
"Ehm.. non credo sia una buona idea".
"Cavolate!
Sono sicura che tu e Draco abbiate fame. Prendete una sedia", disse in
tono che non ammetteva repliche.
"Grazie
Signora Weasley, sarebbe bello", disse Malfoy, parlando per la prima
volta.
Harry
rimase
a guardarli mentre Hermione iniziò a spingere Malfoy verso
il tavolo, dove si
sedette in imbarazzo sull'orlo di una sedia, il più lontano
possibile da Ron. Calò
un silenzio spiacevole, mentre Molly si affaccendava a cuocere
più uova e versare
caffè fresco, che venne disastrosamente rotto dalla voce
acuta di Rose. “Sposi
la mamma?", chiese convinta di sussurrare.
Il
silenzio
si intensificò per un breve secondo prima che Hermione
intervenisse.
"Rose! Non puoi fare domande del genere a Draco!".
"Perchè
no?", chiese la bambina.
"Perchè
non si fa".
"Perchè?".
La
ragazza
sospirò. "Perchè di no".
"Ma
io
voglio che Dlaco sia il mio papà".
Harry
grugnì
e guardò Ron, talmente pallido da far risaltare le
lentiggini, che sbattè la
tazza sul tavolo. "Non badate a me. Ovviamente non sono voluto, ora che
il
dannato Malfoy è in scena", sbottò, prima di
uscire come una furia dalla
stanza.
Tutti
gli
occhi si girarono vero Hermione, provata dalla situazione. "Rosie,
tesoro,
anche se io e Draco ci sposassimo, lui non sarebbe il tuo
papà perchè tu ne hai
già uno".
"Ma
se
papà se ne va di nuovo?".
Il
cuore di
Harry si spezzò. Avrebbe dovuto parlare con Ron e fargli
smettere di essere
così egoista, facendo in modo che lavorasse con la figlia e
le facesse capire che
non sarebbe vanito di nuovo.
"Papà
non va da nessuna parte, Rosie. Lavora al negozio con zio George, ora",
le
disse Hermione per rassicurarla.
Il
viso
della bambina in qualche modo si schiarì. "Allora ho
papà e Dlaco".
Malfoy
le
arruffò i capelli arancioni. "Sì, tesoro, hai
tutti e due".
La
bimba
appoggiò la testa sulla sua spalla e ricominciò a
guardarlo con occhi sognanti.
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