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Autore: Rumaan    12/08/2015    1 recensioni
Harry è nei guai. Avrebbe dovuto fare da nanysitter ai bambini, ma una riunione d'emergenza del Ministero lo costringerà a rivolgersi ad uno dei suoi Auror per avere aiuto. Come reagirà Hermione?
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Rose Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Dopo la II guerra magica/Pace
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Don't Tell Mum The Babysitter Is Draco Cap 2 - NUOVA VERSIONE

Capitolo 2



Gli incontri casuali continuarono anche nelle due settimane successive. Sembrava che Hermione e Malfoy fossero destinati ad imbattersi l'uno nell'altra di continuo. Rose si era affezionata a Blasie, che stava facendo pratica per il suo piccolo in arrivo. Aveva anche preso Hugo dalle braccia di Hermione, quando si erano visti un giorno, lasciandola quindi da sola in compagnia di Malfoy.

 

Le loro conversazioni si erano accresciute in qualcosa di più amichevole ed era rimasta sorpresa di scoprire quanto il ragazzo fosse interessante. Una volta oltrepassata la superficie, era intelligente e spiritoso. Beh, in realtà lo era sempre stato ma di solito sputava orribili insulti rivolti a lei ed ai suoi amici. Hermione aveva anche scoperto che la sua attrazione verso di lui stava aumentando.

 

Era così diverso da Ron. Ciò che ne era risultato, era stato il senso di colpa. Non sapeva perchè, ma le sembrava quasi di star radendo il suo matrimonio. Non che avesse continuato a sperare di salvare la relazione con l’ex marito. Per Dio, aveva divorziato! Sapeva sarebbe stato un bene andare avanti, ma non era sicura di essere già pronta a farlo. Provare dei sentimenti verso un altro uomo le pareva davvero sbagliato.


 

Hermione approfittò di un sabato pomeriggio, quando i bambini erano con Molly, per andare a comperare del cibo per la Puffola Pigmea di Rose, ormai senza, ai Tiri Vispi Weasley.

Sfrazzò nella borsa alla ricerca del portamonete, prima di poggiare il cibo per l'animale sul bancone.

 

Il silenzio le fece alzare lo sguardo verso l’ex cognato ma, invece, si trovò di fronte il viso pallido e leggermente sudato dell’ex marito. Hermione non seppe come reagire ed apparentemente nemmeno Ron, così rimasero a fissarsi negli occhi.

 

"Perchè?", sussurrò finalmente Hermione.

Ron scrollò le spalle. "Ero in trappola".

"Allora non potevi parlarmene? Sei corso via!"

"Non sapevo cosa dire".

"Avresti potuto essere onesto, Ronald".


"Non sei la persona più semplice con cui parlare. Mi hai sempre fatto sentire come se fossi un fallimento ed avessi deluso la famiglia".


"Ma come hai potuto andartene così, Ron? Rose ha pianto suo padre per settimane".

Un attimo di irritazione e colpa gli attraversò il viso, ma si accigliò appena. "Non sei una bella persona con cui vivere. Sei autoritaria, pretendi troppo e non so perchè abbiamo pensato avrebbe funzionato tra di noi".


Hermione guardò Ron in stato di shock. Aveva battuto il proprio record nel dire le cose senza tatto, cosa a maggior ragione dolorosa. Le lacrime iniziarono a sgorgarle dagli occhi e, visto che non voleva aggiungere come ciliegina sulla torta anche l'umiliazione di piangere di fronte al lui, si girò di scatto, uscendo dal negozio il più in fretta possibile. Mantenne la testa bassa, camminando velocemente per Diagon Alley. Così, non vide il mago uscire da 'Oggetti di Prima Qualità per il Quidditch' e gli andò a sbattere contro, cadendo poi all’indietro. Velocemente, due mani la fermarono. "Guarda dove stai andando, Granger!", le disse in malo modo.


Hermione chiuse gli occhi. Tra tutte le persone da incontrare in quel momento, doveva proprio capitarle Draco Malfoy. Non voleva la vedesse così sconvolta. Alzò lo sguardo verso la sua espressione irritata ma accadde la peggior cosa possibile: iniziò a piangere con rumorosi singhiozzi.


 

Draco rimase sconcertato. Si guardò intorno in cerca di aiuto e notò una piccola folla radunarsi intorno a loro. Agguantò il braccio della Granger, la spinse all'interno del negozio da cui era appena uscito e chiuse la porta in faccia alle rumorose persone all'esterno. "Cosa c'è che non va?".

La Granger continuò a piangere. Sembrava completamente incapace di smettere, ma, finalmente, si calmò, ed i singhiozzi iniziarono a diminuire. Cercò un fazzoletto nella borsa, ma non ne trovò, così Draco alzò gli occhi al cielo e le diede il suo.

 

"Ron", disse semplicemente.

"Cosa ha fatto ora lo zotico rossiccio?".


"E' tornato. Mi sono imbattuta in lui, che serviva in negozio".


Draco ascoltò la triste storia e, quando finì di raccontargliela, cercò di comprendere la sua rabbia. La personalità della Granger coincideva in tutte le cose che Weasley aveva detto: era autoritaria e pretendina, ma queste erano anche le qualità che la rendevano unica. Possedeva inoltre un intelletto senza paragoni ed era ferocemente leale alla sua famiglia ed ai suoi amici. Se lo sapeva lui, avrebbe dovuto saperlo anche Weasley.

 
"E la cosa irritante è che ho dimenticato quel maledetto cibo per Clarissa", disse la Granger.


"Clarissa?".

"La Puffola Pigmea che Zabini ha comprato per Rose. Ecco perchè ci sono entrata".

Draco sapeva che la Granger non sarebbe tornata indietro per nulla al mondo, era troppo nervosa. Sospirò, non capendo perché si stesse lasciando coinvolgere. Ormai ci provava da un mese e, per qualche ragione, si stava avventurando sempre di più nella vita della Granger.

 

"Vai al Paiolo Magico ed ordina da bere, mentre io vado a recuperare il cibo", le disse.


La Granger rimase sbalordita. "Cosa?" brontolò lui.


"Perchè dovresti? Sarebbe una cosa carina".


Draco si passò una mano tra i capelli. Stupida di una Granger, che lo faceva pensare alle sue azioni. Non poteva semplicemente accettarlo e dire grazie, doveva analizzare e probabilmente trovare la risposta giusta, come aveva appena fatto.

 

Era nervoso al pensiero che potesse comprendere come i suoi sentimenti si stessero trasformando in qualcosa di poco platonico. "Perchè è ovvio che tu non puoi tornare", le rispose.
La Granger scrollò le spalle e gli sorrise timidamente a Draco. "Grazie, Malfoy. E' veramente decente da parte tua". 


"Non dirmelo", mormorò lui, uscendo dal negozio di articoli per il Quidditch.


Draco entrò ai Tiri Vispi. Ron Weasley era ancora fermo dietro al bancone che fissava il contenitore di cibo per la Puffola Pigmea. Alzò lo sguardo, mentre Draco si avvicinò tranquillo.

 

Il volto gli divenne di un prevedibile rosso, quando si trovarono faccia a faccia. "Esci", sputò.

Draco, con calma, controllò il presso del cibo e si prese un po’ di tempo in più del necessario per piazzare sul bancone l’importo esatto.

 

"Non è per te", disse bruscamente Weasley.


"Oh, mi spiace. Non ho visto un biglietto per riservarlo. Sono sicuro che la persona per cui è qui potrà prenderne un altro".


"Lei tornerà in un minuto e vorrà il suo cibo".


Draco si sporse cospiratorio al di là del bancone. "Per chi credi che lo stia prendendo?", chiese compiaciuto.


"Cosa?".

Draco alzò gli occhi al cielo. Ron Weasley non era mai stato intelligente. "La Granger mi ha chiesto di venire e prenderlo per lei", spiegò lentamente, come se stesse parlando con un idiota.


Il suddetto idiota divenne paonazzo. "Hermione ti ha chiesto questo? Quando sei diventato amico di Hermione?".


"Le cose cambiano, Weasley, specialmente quando lasci tua moglie ed i tuoi bambini e non ritorni per sei mesi".


Weasley si ritrasse. La verità faceva male. Bene, meritava di essere ferito per ciò che aveva fatto passare alla Granger ed alla piccola Rose. "Comunque, da quando Hermione ha una Puffola Pigmea?", chiese petulante Ron.


"Appartiene a Rosie", disse Draco, usando deliberatamente il soprannome della bambina. "Blasie Zabini l'ha comprata per lei", continuò poi con un ghigno e prendendo il sacchetto di cibo. Lasciò Weasley che ancora balbettava da dietro il bancone.


Quando George tornò dalle commissioni, Ron lo aggredì. "Cosa è successo esattamente a mia moglie ed i miei figli in mia assenza?", domandò.


George lo guardò confuso. "Cosa intendi?".


"Perchè quel maledetto Malfoy stava prendendo del cibo per animali per Rosie? E perchè diavolo lei ha un animale che le è stato comperato da un Serpeverde?".


"Oh, quello", disse George.
"Sì, quello. Spiega!", ordinò lui.


George decise di prendere la via più facile ed ignorare le domande inappropriate di Ron. "Ora Malfoy è un Auror. Quando tu te ne sei andato, Harry ha dovuto assumere qualcuno per riempire il posto vacante e Malfoy se lo è preso".


Ron fissò il fratello ma non disse niente, così lui continuò. "Un paio di mesi fa, Harry ha avuto bisogno di un babysitter ed ha obbligato Malfoy a farlo. Per riassumere brevemente, tua figlia sembra aver sviluppato un'ossessione per lui e continua ad appiccicarglisi addosso ogni volta che può. Hermione ha dovuto farci amicizia".


Ron inorridì. "Non riesco a credere che Hermione abbia permesso che accadesse. Avrebbe dovuto riportarla con i piedi a terra, non dare ascolto a Rose".


George lanciò a suo fratello uno sguardo di sufficienza. "Non criticare l'essere madre di Hermione. Te ne sei andato e sei scomparso, lasciandola sola. Se qualcuno ha bisogno di essere redarguito sulle sue capacità di genitore, allora quello sei tu".


Ron aprì la bocca per ribattere, ma ebbe nulla da dire.


 

Hermione picchiettò nervosamente le unghie sul tavolo del Paiolo Magico, aspettando Malfoy. Inghiottì nervosamente il suo vino elfico e fece una smorfia nel vedersi le mani tremare ancora.

Sapeva che ad un certo punto si sarebbe dovuta imbattere in Ron, ma non avrebbe mai immaginato sarebbe successo così presto. Si era ritrovata completamente impreparata e ferita da ciò che le aveva detto. Aveva ragione lui? Era stata lei stessa il motivo per cui il suo matrimonio era fallito? Era stata così pessima da farlo scappare?


"Qualsiasi cosa ti stia passando per la mente, fermala, ora", disse Malfoy, facendosi scivolare nel posto di fronte a lei.


"Cosa?", chiese confusa Hermione.

"Hai quella espressione quando analizzi troppo le cose. Scommetto che lo stai facendo anche con Weasley".


Hermione arrossì. Era così facile da leggere? Alzò lo sguardo verso il viso divertito di Malfoy. Apparentemente, sì.


"E' andato tutto bene?", chiese.

Lui le allungò il cibo. "Certo. Cosa ti aspettavi? Un duello in mezzo al negozio?".

 

"No", mentì poco convincente Hermione.


Due occhi grigi la guardarono divertiti. "Posso pagarti un altro giro?", le chiese indicandole il bicchiere quasi vuoto.

 
"Oh, no, non posso. Rose ed Hugo sono con Molly. Probabilmente dovrei tornare".

"Per favore, rimani", disse Malfoy ed Hermione si sorprese nel vederlo quasi supplicare.

 

Dopotutto, male non le avrebbe fatto. Molly adorava i bambini e non le sarebbe importato se fosse arrivata in ritardo. Sarebbero rimasti comunque per cena e Malfoy le aveva appena fatto un grande favore. Avrebbe anche potuto fermarsi ancora un po’. "Ok, allora".

Inaspettatamente, lui le sorrise ed il respiro le si bloccò nella gola. Era davvero attraente quando sorrideva così. Le farfalle le fluttuarono nello stomaco quando lo vide alzarsi ed avvicinarsi al bancone per l’ordinazione.


 

Hermione rise quanto sbattè contro il campanello della porta di casa sua. Un unico drink si era trasformato in qualcosina in più ed ormai era ubriaca.

Neville le aveva permesso di usare la connessione con la Metropolvere per poter chiedere a Molly se le fosse dispiaciuto tenere i bambini ancora un po’ e la donna le aveva consigliato di uscire e divertirsi, che al resto si avrebbe pensato lei fino al sabato.

 

"Non ti ho mai immaginata ubriaca", le disse Malfoy in un orecchio. 


"Ed io non ti avevo mai immaginato così carino", replicò lei. Si girò e gli mise una mano sul petto. "Grazie per avermi portato a casa".


Lui si portò la mano di Hermione alle labbra e la baciò. "Nessun problema".


Le farfalle nello stomaco tornarono a svolazzare ed il cuore a batterle forte. "Sali per un caffè?", chiese.


Gli occhi di Malfoy si spalancarono per un momento. La guardò e lei sorrise, invitandolo. I suoi occhi si bloccarono un secondo sui suoi fianchi, prima di annuire.

 

Hermione si domandò se fosse sana o meno. Entrambi sapevano che non si sarebbe trattato davvero di un caffè. Stava facendo la cosa giusta? Il suo mondo sarebbe andato tutto sottosopra.  

Malfoy si chiuse la porta alle spalle e strine la strinse tra le braccia. "Sei sicura?", le sussurrò all'orecchio.

Hermione non riuscì a spiegare il perchè, ma lo era. Forse perché si sentiva sola e gli ormoni ormai avevano preso il sopravvento, anche se non lo credeva veramente possibile. Qualcosa in Malfoy la eccitava, le faceva ribollire il sangue e battere forte il cuore. Sopraffatta dall’intensità del bacio, seppe di aver preso la decisione giusta.  


 

Malfoy iniziò a giocare con i suoi capelli. Hermione gli baciò leggera il petto e lui strinse la presa su di lei, guadagnandosi un sorriso.


"Cosa?", le chiese tranquillamente.


"Non riesco a credere che lo abbiamo fatto".


"E' stato risanante".


Hermione rise. "Cosa ti sta passando per quella testa, ora?", le chiese ancora.


"Non riesco a credere di avere Draco Malfoy nel mio letto".


"Hai dimenticato di aggiungere nudo".


Lei si nascose il viso. "Capisci che di solito non sono questo tipo di ragazza?".


"Granger, sono più che a conoscenza del fatto che tu sia stata una Weasley sin dalla fine della guerra e dubito anche tu sia il tipo da avventure".


Hermione si morse un labbro. Era nervosa ed avrebbe dovuto chiederglielo subito. E se la risposta fosse stata sì?


"Questa è un'avventura di una notte?".


Calò un silenzio che sembrò durare per sempre. Hermione, non a suo agio, urlò e si sedette, non volendo guardare Malfoy negli occhi. Lui mormorò qualcosa di indistinto, prima di girarle il viso ed affrontarla serio. "Ascolta, Granger, non sono così stupido da vederti come un'avventura di una notte. Ho negato per anni la mia attrazione perchè non sei il tipo di donna che fa qualcosa per caso. Ho capito che sto cercando qualcosa di più, ma riconosco che sei appena uscita da una lunga relazione e potresti cercare una storiella da niente. Spero che questo non sia il caso, ma capirò se non volesti immischiarti in qualcosa di più duraturo".


" E se non fosse solo un'avventura?".


"Allora ne prenderei felicemente parte, ma, sappilo, farò del mio meglio per persuaderti di volere qualcosa di più con me. Ed io gioco sempre per vincere".


Un brivido caldo le attraversò il corpo e si rese conto fosse felicità. Le mancava ormai da troppo tempo e sembrava quasi una cosa aliena. Sorrise timidamente a Malfoy. "Allora credi di potermi chiamare Hermione? Davvero, non voglio un compagno che mi chiami per cognome”




"Non sono sicuro sia una buona idea. Penso andrò a casa e basta".


"Andiamo, Draco! Hai detto che volevi qualcosa di serio con me e, se è vero, dovremo incontrarli prima o poi".


Il biondo la guardò trovo. “Li ho già incontrati prima, in caso te ne sia dimenticata".


Hermione alzò gli occhi gli occhi. "Ghignare da dietro la schiena di tuo padre mentre lui lancia insulti a destra e a manca non conta come aver incontrato Molly e Arthur".


"Non vedo comunque perchè debba essere oggi".

Hermione sentì la delusione arrivare. Era troppo da chiedere all'uomo che avrebbe avuto al suo fianco di fare qualcosa di significativo per lei? Ok, si erano decisi ad uscire assieme solo la notte prima, ma si conoscevano da metà vita ed i bambini già lo adoravano.

 
"Va bene", disse lei, determinata a non far trapelare dalla voce quanto fosse triste. "Io... immagino ci vedremo fra un paio di giorni allora".


"Perchè non sta sera?", chiese Draco.


"Ho di nuovo i bambini e non ero pensavo avresti voluto esserci dato che è tutto così nuovo. Probabilmente non è una buona idea, sai, in caso le cose vadano male, e loro ne rimarrebbero ancora più amareggiati. Chiederò a Ginny di fare da babysitter il prossimo fine settimana, così potremo uscire".


Hermione iniziò ad affaccendarsi in cucina per tenersi occupata, così che non potesse accorgersi di quanto ci fosse rimasta male. Era tutto ancora incredibilmente nuovo tra di loro e non aveva davvero alcuna ragione per chiedergli di accompagnarla a riprendere Rose ed Hugo dai Weasley. Probabilmente sarebbe stato meglio se avessero preso le cose con calma, dato che lei aveva i bambini di cui preoccuparsi. Non avrebbero tratto alcun vantaggio nell'avere un uomo estraneo comparire all'improvviso nella loro vita, data la reale possibilità che si separassero presto.

Le mani di lui le circondarono le spalle, fermandola sul posto. La fece girare e le prese il viso, forzandola a guardarlo. "Apprezzo il tuo giudizio riguardo i tuoi figli e ciò che è meglio per loro ma, per la cronaca, io intendo diventare una famiglia, nel vero senso della parola".


"Cosa? Draco, abbiamo appena deciso di frequentarci. Non credo dovremmo farci promesse del genere".


Lui sorrise. "Hai ragione e non sarei così frivolo nel dire tali cose se non fossi sicuro sia esattamente ciò che stavo aspettando".


"Che intendi?".


"Mi sono liberato di tutte le relazioni serie perchè nessuna sembrava avere ciò che volevo ma, negli ultimi mesi, ho capito che quella persona sei tu. Sono assolutamente sicuro che questo sia ciò che voglio".


Hermione percepì arrivare le lacrime. Quelle parole erano state un balsamo per la sua anima ferita. Ron aveva procurato molti danni alla sua autostima ed era bello sentirsi dire di essere desiderata, non solo tra le lenzuola ma anche come compagna. Ciò però non cambiava il fatto che non sarebbe andato dai Weasley.


"Allora perchè non vieni con me a prendere Rose e Hugo?".


Lui le prese una mano tra le sue. "Non sarebbe strano? Cioè, tu eri sposata con loro figlio ed ora arrivi mano nella mano con il figlio del loro nemico".

 

Hermione lo guardò trova. "I Weasley non ti vedono come un nemico. Possono non amare molto la tua famiglia, o ciò per cui ti immolavi una volta, ma non portano rancore ed il fatto che tu sia un Auror, alle dipendenze di loro genero, significa sappiano sei cambiato in meglio".


Lui la studiò ancora un attimo, come per cercare di raccapezzarsi. "Per favore, Draco", gli disse ancora. "Significherebbe tanto per me".


"Ok, vengo con te", rispose cedendo. "Ma se mi affatturano appena entrerò dalla porta, la colpa sarà tua".


Lei rise. "Non preoccuparti, Rose ti ha spianato la strada. Sono secoli che ti elogia".


"Almeno non mi devo preoccupare di come reagirà alla mia presenza. Il mese scorso mi ha chiesto di sposare la sua mamma":


Hermione boccheggiò, portandosi con orrore una mano alla bocca. "Cosa?".


"Sì, mi ha chiesto di sposarti. Mi ha promesso che, se l'avessi fatto, avrei provato le tue lasagne, che mi assicura siano le migliori del mondo".


Se non fosse stata così mortificata, avrebbe riso. Era una cosa da dire tipica di Rose, che adorava davvero le lasagne di sua madre.


Lui sorrise. "Perchè credi abbia accettato la tua offerta? Ho un debole per quelle". Hermione iniziò a guardarlo sconvolta e con gli occhi spalancati.



"Hermione, non c'è bisogno di essere così imbarazzati. Ormai credo di conoscere Rosie ed è senza pudore quando vuole qualcosa. Almeno non mi chiama il suo - plincipe colaggioso -".

 

Hermione seppellì il viso nel petto di lui. "E' vero, ma solo lei può cercare di accasarmi in questo modo".


"E' adorabile e l'ha preso da sua madre", le rispose prima di accarezzarle i capelli e baciarla.



Harry sospirò, analizzando il modo in cui Ron aveva interagito con i suoi figli. Era la prima volta che lo vedevano in più di un anno e non era andata troppo bene. Non aveva aiutato nemmeno il fatto che Rose fosse testarda come sua madre e si fosse rifiutata di perdonarlo. Tristemente, Hugo invece non lo aveva riconosciuto, avendo avuto solo sei mesi quando se n'era andato. Alla fine, Molly e Ginny li avevano salvati dall’imbarazzo prendendo i bambini per farli vestire.

Harry batté una mano sulla spalla del suo migliore amico. "Con il tempo si sistemerà. Hai solo tanta strada da fare".

"Perchè faccio sempre casino?".

Harry non seppe come rispondere. Aveva davvero distrutto tutto lasciando Hermione con i bambini e non sarebbe stata una cosa semplice a cui rimediare, specialmente perché poi non aveva fatto alcuno sforzo per vedere i figli. Scappare dai problemi era sempre stata la sua debolezza. "Il divorzio non è mai facile", disse rimanendo sul vago.

“Ronald, non dovresti andare in negozio?", chiese Molly arrivando in cucina e piazzando Hugo nel seggiolone.

"Immagino di sì. Fra un minuto".

Molly sbuffò e si mise le mani sui fianchi. "Non fra un minuto, ragazzo, ora! Sei fortunato che tuo fratello ti abbia dato un lavoro, dopo il caos che hai fatto. Comunque, Hermione sarà presto qui e non sono sicura voglia vederti. Non ho nemmeno avuto occasione di dirle che vedi i bambini, in realtà".

"Sono anche i miei figli".

"Non continuare con quel tono litigioso, Ronald Bilius Weasley, o potresti sentire delle verità che non sei pronto ad ascoltare".

Ron diventò di un rosso acceso e guardò sua madre. Alcune cose non sarebbero mai cambiate e Molly che riprendeva i suoi figli come se avessero avuto ancora dieci anni era una di quelle.

"Harry, caro, vuoi ancora qualcos'altro da mangiare? Da quando sei diventato Capo Auror hai ricominciato a diventare pelle e ossa".

Ginny la guardò trova mentre entrava in cucina con Lily appesa ad un fianco e James, Albus e Rose dietro di lei. "Non lo diresti, se avessi visto lo sviluppo del suo stomaco. Lo nasconde solo al di sotto dei vestiti".

"Zio Hally, domani posso venire al lavoro con te?", chiese Rose.

"Beh, puoi Rosie, ma sarà davvero noioso e dovrai sederti nel mio ufficio e stare molto silenziosa".

Ginny lanciò alla nipote un'occhiata divertita. "Perchè vuoi andare al lavoro con zio Harry, tesoro?".

"Mi manca Dlaco. Non lo vedo da anni e anni e anni".

Ron sputacchiò nella tazza di caffè che stava bevendo. "Dannato furetto", mormorò.

Harry lo guardò in avvertimento. Non sarebbe entrato nelle grazie di Rose insultando Malfoy. Non che incolpasse il cognato per essere rimasto sconcertato dell'attaccamento di Rose al biondino, comunque. "Devi chiederlo alla mamma".

"Quando arriva?", chiese Rose alla nonna.

"Sarà presto qui, amore".

CI fu un leggero bussare alla porta della cucina, prima che questa si aprisse ed Hermione infilasse la testa.

"Mamma!", squittì Rose affrettandosi verso di lei, mentre Hugo batté il cucchiaio di legno con cui stava giocando sul bracciolo della sedia di plastica.

"Vi dispiace se entriamo?", chiese lei.

Entriamo? Pensò Harry, e chiuse gli occhi mentre Hermione entrava trascinandosi dietro l'Auror più irritante del mondo.

"Dlaco!", disse la voce acuta di Rose, che iniziò a battere sul braccio di Malfoy finché lui non la strinse in un abbraccio. Gli si arpionò al collo e sorrise beata.

"Molly, grazie per aver tenuto i bambini ieri sera".

"E' un piacere, Hermione. Sai quanto adori tenere i nipoti".

"Hai fatto la brava con la nonna?" chiese Hermione a Rosie.

"Sì, ci ha fatto la torta".

"Rimanete per colazione, vero?", chiese Molly.

Hermione si guardò intorno, annuendo, ma notò l'ex-marito e sbiancò visibilmente. "Ehm.. non credo sia una buona idea".

"Cavolate! Sono sicura che tu e Draco abbiate fame. Prendete una sedia", disse in tono che non ammetteva repliche.

"Grazie Signora Weasley, sarebbe bello", disse Malfoy, parlando per la prima volta.

Harry rimase a guardarli mentre Hermione iniziò a spingere Malfoy verso il tavolo, dove si sedette in imbarazzo sull'orlo di una sedia, il più lontano possibile da Ron. Calò un silenzio spiacevole, mentre Molly si affaccendava a cuocere più uova e versare caffè fresco, che venne disastrosamente rotto dalla voce acuta di Rose. “Sposi la mamma?", chiese convinta di sussurrare.

Il silenzio si intensificò per un breve secondo prima che Hermione intervenisse. "Rose! Non puoi fare domande del genere a Draco!".

"Perchè no?", chiese la bambina.

"Perchè non si fa".

"Perchè?".

La ragazza sospirò. "Perchè di no".

"Ma io voglio che Dlaco sia il mio papà".

Harry grugnì e guardò Ron, talmente pallido da far risaltare le lentiggini, che sbattè la tazza sul tavolo. "Non badate a me. Ovviamente non sono voluto, ora che il dannato Malfoy è in scena", sbottò, prima di uscire come una furia dalla stanza.

Tutti gli occhi si girarono vero Hermione, provata dalla situazione. "Rosie, tesoro, anche se io e Draco ci sposassimo, lui non sarebbe il tuo papà perchè tu ne hai già uno".

"Ma se papà se ne va di nuovo?".

Il cuore di Harry si spezzò. Avrebbe dovuto parlare con Ron e fargli smettere di essere così egoista, facendo in modo che lavorasse con la figlia e le facesse capire che non sarebbe vanito di nuovo.

"Papà non va da nessuna parte, Rosie. Lavora al negozio con zio George, ora", le disse Hermione per rassicurarla.

Il viso della bambina in qualche modo si schiarì. "Allora ho papà e Dlaco".

Malfoy le arruffò i capelli arancioni. "Sì, tesoro, hai tutti e due".

La bimba appoggiò la testa sulla sua spalla e ricominciò a guardarlo con occhi sognanti.

  
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