CAPITOLO
31. LA FLOTTA
“I
ricercatori e scienziati naveriani sono riusciti a localizzare il
pianeta natale dei Klingon. Alcune loro navi andranno in quella zona
accompagnati da altre navi vulcaniane, nel caso i Klingon riuscissero
a contattare la loro flotta. Le navi restanti, compreso quelle
comandate da lei e dal signor Scott, andranno sulla Terra per
attaccarli direttamente, sempre se alcuni Klingon sono lì,
potrebbero esserci solo androidi. Tuttavia, i nostri sensori
dovrebbero permetterci di localizzarli una volta raggiunta
l'orbita.”
spiegò Spock, mentre era chino con Jim su vari pezzi di
carta dove
raffigurarono le varie navi e le rispettive caratteristiche.
“In
due anni siamo riusciti a fare tutto questo, come avevi detto
tu.”
mormorò Jim, con una sottile malinconia, che non
sfuggì affatto a
Spock.
“Era
il nostro scopo, Jim, ma tu ne sembri illogicamente turbato. Posso
chiedere la ragione, sempre se c'è, dato che si parla di voi
terrestri.”
“Sono
contento di quello che abbiamo realizzato, Spock. E davvero in poco
tempo. E' solo che..”
“Cosa?”
Jim
voltò lo sguardo verso Sonak, che se ne stava qualche metro
da loro.
Erano tutti e tre in un meraviglioso prato di Naveria a godersi
l'ultimo giorno di spensieratezza. L'indomani sarebbero partiti con
la flotta e Sonak, che aveva da poco compiuto quattro anni, se ne
stava sdraiato a colorare un disegno sulla carta, ignaro di tutto.
“Ne
abbiamo già parlato, Jim. Pensavo fossi d'accordo. Naveria
è il
posto più sicuro per lui.”
“Lo
so.”
“Non
può venire con noi. Se venisse, le possibilità
che vada incontro
alla morte salirebbero esponenzialmente.”
“Lo
so.”
“E
allora qual'è il problema?”
“Questa
guerra potrebbe durare mesi, o addirittura anni. Potremmo perderci
tutto. Crescerebbe senza di noi. Da solo.”
“Non
è solo, Jim. Qui con lui ci sono tanti altri bambini e molte
persone
che baderanno a lui.”
“Ma
siamo noi i suoi genitori! Dovremmo farlo noi!”
“Vuoi
restare qui con lui, Jim?”
“No.
No, non posso. Devo partire. Dobbiamo partire. Non siamo gli unici
genitori, anche gli altri capitani lasceranno una famiglia e dei
figli. Non sarebbe giusto. Non ascoltare una parola di quello che
dico, Spock. Sto delirando.”
“Lo
facciamo per il suo bene. Per proteggerlo. Capirà.”
“Non
lo farà invece. E' troppo piccolo per capire certe cose. Se
non ci
vedrà più, penserà che lo abbiamo
abbandonato volontariamente. Che
non lo vogliamo più. Vedrà che non saremo
più lì con lui. Se
moriremo.. non lo vedremo mai più. Non lo vedremo crescere,
Spock.”
Quando
entrambi sentirono i piccoli passi del bambino avvicinarsi, Jim si
asciugò le lacrime che avevano iniziato a scendere e
cercò di
riprendersi.
Sonak
si avvicinò a loro con il pezzo di carta in cui c'era il suo
disegno, e si sdraiò in mezzo ai due genitori per mostrare
loro ciò
che aveva fatto: si trattava di qualche albero, il sole, una casetta
e.. loro. Il piccolo Sonak aveva disegnato sé stesso in
mezzo a Kirk
e Spock e nel disegno teneva le mani ad entrambi. Jim sorrise
emozionato, mentre Spock alzò un sopracciglio.
“E'
bellissimo, Sonak. Ci siamo anche noi. Spock guarda, non è
meraviglioso?”
Il
vulcaniano alzò nuovamente un sopracciglio.
“Le
proporzioni sono sbagliate così come la vicinanza del Sole
alla
casa, e anche le dimensioni delle mie orecchie.. tuttavia non
è
male.” mormorò Spock.
Avrebbe
aggiunto tante altre critiche, ma quando Jim gli lanciò
un'occhiataccia pensò fosse meglio chiuderla lì.
Tuttavia
il bambino non era affatto offeso, anzi, sorrideva contento.
“Sonak,
dobbiamo parlare.” disse Kirk ad un certo punto.
Non
potevano più aspettare. Non sapeva se il figlio avrebbe
capito tutto
per filo e per segno, ma doveva almeno provarci.
“Domani..
domani io e papà Spock andremo via per un po'. Tu resterai
qui con
Nyota e gli altri, che si prenderanno cura di te..”
mormorò Jim.
“Dove
andate?”
“Ricordi
che una volta ti dissi che siamo molto lontani da casa? Beh, andremo
a riprendercela, la nostra casa, così potremo mostrartela,
quando
tutto sarà finito.”
“Voglio
venire anch'io.” continuò Sonak, con quella voce
pura e limpida
tipica dei bambini, che faceva scaldare il cuore a Jim.
“E'
fuori discussione, Sonak.” mormorò freddamente
Spock.
“Farò
il bravo, lo prometto.”
Jim
non resistette e lo abbracciò forte.
“Lo
sappiamo tesoro, sei un ometto ormai.” gli
sussurrò Jim,
continuando a tenerlo abbracciato.
“Allora
perché non posso venire? Non vi darò
fastidio.”
“Sonak,
tu resterai qui. Discorso chiuso.” fece Spock, continuando ad
utilizzare un tono freddo e distante.
“Faremo
l'impossibile per tornare. Per tornare a prenderti. Ci rivedremo,
questa è una promessa. Ti fidi di me, Sonak?” fece
in tono
rassicurante Jim, ignorando quanto aveva detto Spock.
Il
bambino ci pensò un momento, ma poi rispose sicuro
“Sì.”, si
bloccò di nuovo, ma poi parlò ancora.
“Perché
andate via? Non mi volete più bene? Vi ho fatto arrabbiare?
Mi
dispiace.”
Quella
fu la goccia che fece traboccare il vaso: nel sentire quella parole,
Jim non fu più in grado di controllare le lacrime.
“Al
contrario. Ce ne andiamo proprio perché ti vogliamo tanto,
tantissimo bene. Andiamo.. a liberare la nostra casa dai cattivi,
prima che loro possano farti del male, a te e a tanti altri
bambini.”
Sonak
non aggiunse nulla, ma Jim ebbe l'impressione che il bambino avesse
capito ogni singola parola. Stette abbracciato a Jim ancora per un
po', come se, inconsciamente, pensasse che c'erano
possibilità che
non sarebbero più tornati.
o.O.o.O.o.O.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O
Mancavano
poche ore al decollo ufficiale della Flotta, e McCoy non era mai
stato così ansioso in vita sua. Girava avanti e indietro
come un
pazzo a controllare tutti i medicinali a bordo, e nel farlo era
così
frenetico che a momenti avrebbe avuto bisogno anche lui di un
dottore. Andare ancora una volta nello spazio, e in guerra tra
l'altro, non lo entusiasmava, ma c'era bisogno di lui. I Klingon non
se ne sarebbero andati dopo un solo avvertimento, avrebbero
attaccato. Gli attacchi avrebbero provocato feriti. Non poteva
permettersi di restare sulla superficie di Naveria: nessuno lo aveva
costretto, ma doveva farlo, dentro di sé sapeva che se non
l'avesse
fatto, se ne sarebbe pentito per tutta la vita.
I
suoi pensieri vennero interrotti da qualcuno che entrò
silenziosamente in infermeria. Era Jim, o meglio, ciò che ne
restava. Era evidentemente stanco e triste, sembrava quasi un
cadavere.
Dunque
il nostro capitano, colui che deve prendere le decisioni più
difficili e le cui scelte ricadranno sul nostro destino sembra
più
morto che vivo e dobbiamo ancora uscire dal pianeta.
Magnifico.
“Dannazione,
Jim! Che ti prende?!?”
“Avresti
uno stimolante o qualcosa che mi dia la carica? Non ho dormito molto
stanotte.”
“Alla
vigilia di un viaggio pericoloso che ci porterà ad una
battaglia?
Una scelta davvero saggia, Jim.”
“Chi
ha parlato di scelta?”
“Hai
affrontato pericoli più grandi.”
“Non
è per la guerra che ho paura..”
“Sonak
starà bene. E' un bambino intelligente. E poi ci
sarà Nyota con
lui.”
“Nyota
ha anche altri bambini a cui badare e ora è anche incinta.
Non può
stare dietro a Sonak ventiquattro ore su ventiquattro.”
“Neanche
tu e Spock gli stavate dietro ventiquattro ore su
ventiquattro.”
“Prima
era qui.”
“Nyota?”
“Era
con Sonak. Voleva che lo vedessi un'ultima volta. Io le ho chiesto di
buttare su di lui un'occhiata ogni tanto e ho detto a Sonak di fare
il bravo. Poi se ne sono andati. Nyota voleva salutare anche
Scott.”
“Conoscendoti
sarai scoppiato in lacrime.” borbottò McCoy,
mentre iniettava a
Kirk una sostanza nel braccio destro.
“No,
ma ci sono andato vicino. Che mi succede? Una volta non ero
così
emotivo.”
“E'
la paternità. Non è facile per un genitore
lasciare un figlio così
piccolo.”
“Ma
Spock..”
“Spock
non fa testo e lo sai.”
In
quel momento si sentì una comunicazione.
“Capitano
Kirk, qui Spock.”
“Parli
del diavolo.” borbottò burbero il medico.
“Mi
dica tutto, signor Spock.”
“Abbiamo
ricevuto messaggi audio e visivi degli altri capitani della Flotta.
Sono tutti pronti a lasciare l'orbita tra esattamente un'ora.”
“Dica
loro che va bene. Arrivo subito.”
Prima
che McCoy potesse rendersene conto, Jim lasciò l'infermeria
e
raggiunse la plancia il più velocemente possibile. Una volta
arrivato, salutò con un cenno il suo primo ufficiale e
passò in
tutte le postazioni per controllare il più piccolo
dettaglio.
Neanche si accorse che l'ora passò in fretta, fino a quando
non
ricevette una comunicazione dal capitano vulcaniano Vlok, in cui gli
ricordava che aspettavano lui.
Jim
venne colto alla sprovvista, ma si ricompose in fretta. A grandi
passi, raggiunse la poltrona e si gustò quel momento.
“Signor
Sulu..”
“Signore?”
“Molliamo
gli ormeggi e usciamo dall'orbita. Imposti una rotta verso.. verso la
Terra. Curvatura quattro.”
eccoci qua!
che dire.. Kirk è una mamma molto preoccupata e affettuosa.
Fortuna che c'è Spock con lui, a confortarlo e a fargli
notare quando si deve concentrare su altro.
E Sonak.. lo so è un amore.
Come i suoi papà del resto u.u
Ma veniamo a cose serie.. siamo alla resa dei conti, la battaglia
finale.. ce la faranno a riprendersi la Terra?
Spero apprezzerete questo capitolo e attendo i vostri commenti!
PS: ora che si avvicinano le feste sono piena di impegni e non ho il
tempo di scrivere :/ Quindi.. vi auguro Buon Natale e felice Anno
Nuovo, dato che quasi sicuramente il prossimo capitolo lo
posterò dopo le vacanze, a Gennaio! Nel frattempo godetevi
questo! :3
A presto :3
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