Ser
Tor non aveva ben compreso cosa stesse succedendo fino a quando non
assistette
al Gran Consiglio. Forsanche perché lui stesso, ora, ne
faceva parte.
Il
Gran Consiglio era la riunione più solenne a cui un
cavaliere di Camelot poteva
partecipare.
I
più grandi guerrieri del regno sedevano al centro della
sala, attorno a una
grande tavola rotonda, grande abbastanza per ospitarne una sessantina.
Ser
Tor si guardò attorno. I grandi Cavalieri stavano arrivando
da giorni e stavano
divenendo così tanti che non poté che chiedersi
quanti erano in realtà.
Il
re salutò tutti con un sorriso magnanimo e carico di affetto.
Ser
Gawain gli fece segno di seguirlo, prima di entrare in una stanza
laterale.
Il
giovane cavaliere lo seguì con calma, assieme a Agravaine,
Yvain e Carradoc.
<<
Allora. >> disse Gawain una volta chiusa la porta alle
loro spalle <<
Non avete mai partecipato al Gran Consiglio, prima d’ora
quindi vediamo di
chiarire un paio di cose. Non tutti
hanno il diritto di voto, ma tutti hanno quello di parola.
Tra gli aventi diritto di voto non tutti si siedono al
tavolo e ci sono delle regole per avere questo privilegio. Il primo
è essere un
Signore con dei Vassalli e che è Vassallo solo del nostro
re, poi ci sono i rappresentanti
di questi sovrani che, qualora il re non è potuto venire,
prendono il uso
posto. Poi ci sono i cavalieri di vecchio corso e che appartengono alla
cerchia
più vicina al re, come me o Ser Agloval - Agr, sta zitto
– oppure Cador
che è il parente del Re e che appena divenuto cavaliere
è divenuto degno della
sua massima fiducia, anche se ha pochi anni in più di
voi… Poi ci sono… Agr,
fai metà delle cose che
ha fatto
Cador e allora meriterai di essere lì. Dicevo? Ah,
sì, poi ci sono i grandi guerrieri,
come Bendivere o Ser Lucano.
E… quelli che hanno superato in bravura –
soprattutto morale – gli altri
cavalieri, distinguendosi sopra ogni altra cosa. Quest’ultimo
è dato dal fatto
che il re vuole che ci si impegni al massimo per gli ideali di Camelot,
se
volete saperlo.
>>
<<
Ok, ma… perché siamo qui? >>
<<
Perché non voglio né che vi sorprendiate,
né che ci rimaniate male. Il re
chiamerà i cavalieri che siederanno alla tavola. Io sono a
pieno titolo
nominato per ovvi motivi e, sì, Agravaine, nostro padre
è appena tornato a casa
e non verrà: tu rappresenterai le Orcadi. >>
Ser
Tor vide Agravaine trattenere il respiro per un momento.
<<
Ser Carradoc, stamattina all’alba è arrivato
vostro padre, quindi non dovrete
sostituirlo. Spero non vi dispiaccia. >>
<<
Affatto! >> rispose lui sicuramente entusiasta di poter
rivedere il
genitore.
<<
Ser Tor, >> disse poi Ser Gawain volgendo lo sguardo
verso il suo giovane
commilitone << voi rappresenterete le Terre Senza Re,
vostra sorella ha
mandato un dispaccio al re che vi nomina come tale. >>
<<
Io… >>
<<
Se avete delle rimostranze, mandatele un dispaccio. Vedete, voi due, di
non
creare imbarazzo ai vostri regni: >> disse tornando a
guardare il
fratello con gli occhi fiammeggianti << mi
preoccuperò personalmente di
informare delle vostre azioni ai vostri sovrani durante questa
assemblea.
>>
Detto
questo, Ser Gawain uscì, lasciandoli soli.
In
silenzio, i suoi due compagni che non si sarebbero seduti al tavolo gli
misero
una mano sulla spalla.
Ser
Tor guardò solo di sfuggita Ser Agravaine e in quel momento,
avrebbe potuto
giurarlo sulla sua spada e la corona di sua sorella, gli era sembrato
un uomo
diverso.
Ser
Yvain aprì la porta e i quattro giovani cavalieri entrarono.
Il
re e altri cavalieri erano in piedi nel salone e discutevano
amabilmente come
dei fratelli di latte. Poi il re salì i pochi gradini che
rialzavano la grande
tavola rotonda e con un gesto della mano zittì
l’intera sala.
<<
Amici miei! Vi ho convocato per un motivo estremamente importante. Sono
notizie
gravi che mi impongono di chiedere il vostro consiglio, il vostro
sostegno ed
il vostro voto. >>
Il
re girò attorno all’immenso tavolo circolare
toccandone il bordo con la mano,
arrivando al posto diametralmente opposto all’entrata
principale del salone. Il
re ne prese la possente sedia tra le mani quasi con bramosia prima di
lasciarla
andare, spostandosi in quella affianco. Alzò lo sguardo.
<<
Ser Gawain, di Lothian! Vieni vecchio mio. >> disse il re
con un sorriso
allungando la mano verso di lui.
Il
cavaliere sorrise e andò verso di lui a passo svelto,
tendendo la mano a sua
volta.
<<
Ser Mark di Cornovaglia! >>
Un
uomo dall’aria triste si avvicinò e si
inchinò al re che rispose con una pacca
sulla spalla.
<<
Ser Urien di Rheged! >> con un salto un uomo dalla folta
capigliatura
bionda si avvicinò e salutò il re con un inchino.
Il
re disse qualcosa indicando qualcuno nella folla e i due risero.
<<
Ser Tor delle Terre Senza Re! >>
Ser
Tor sussultò un momento, ma si mosse con decisione verso il
suo sovrano. Quando
gli arrivò vicino, il re gli mise una mano sulla spalla.
<<
Coraggio ragazzo. Andrà tutto bene. >> gli
disse con un sorriso paterno.
<<
Ser Safir! >>
Al
fianco di Ser Tor si avvicinò un uomo che lo fece rimanere
letteralmente a
bocca aperta. Dalla pelle scura e grandi occhi neri, Ser Safir non era
nativo
di queste parti. Anche la sua tunica era diversa dalle solite vesti di
cavaliere, risultando più morbide e sgargianti. Per un
momento, Ser Tor pensò
che a sua sorella starebbe stato bene. Notando che lo stava fissando,
Ser Safir
gli fece l’occhiolino. Lui non poté non sorridere.
<<
Ser Bendivere, di Gwynllwg! Vecchio mio, vieni a cuccia qui!
>> disse con
una risata cercando con gli occhi l’anziano guerriero che,
agile come un
fanciullo, raggiunse il suo sovrano.
<<
Sei stato appena nominato cavaliere? >> gli disse con un
sussurro Ser Urien.
Lui
si girò a guardarlo.
<<
Sì, signore. >>
<<
E cosa hai fatto per meritarti questo posto? >> chiese
con sincero
interesse.
<<
Ser Urien… non importunare il ragazzo. >>
disse con un leggero rimproverò
Ser Mark.
<<
Avrà fatto sicuramente qualcosa di
degno.
Ciò dovrebbe bastarti. >> rispose il cavaliere
chiamato Safir.
<<
Rappresento le Terre Senza Re. Non c’è cosa
più degna. >> disse Ser Tir
cercando di rimanere calmo.
<<
Ah… >> disse Ser Urien con un sorriso
<< Sono passato per quelle
terre! Ora avete una Regina! Quella bagascia di Ars l’ha
fatta proprio bene! Bella
e capace! Ha migliorato gli affari di tutta la regione! >>
Il
re rise così forte da far girare verso di loro molti
cavalieri. Solo il re e
pochi altri erano rimasti imperterriti a seguire la cerimonia.
Ser
Tor decise di sorridere e tornare ad ascoltare il re che, passo dopo
passo,
tornava nella posizione iniziale.
<<
In ultimo ma non per ultimo, >> disse il re con un lieve
inchino <<
Ser Artù Pendragon di Camelot. E a voi signori che non vi ho
chiamato, vi
chiedo scusa. Siete cari al mio cuore e alla Tavola Rotonda quanto
quelli che
qui siedono e la vostra opinione è molto importante.
>>
Il
Re fece un cenno con la mano e, uno dopo l’altro, entrarono
dei valletti dalle
porte laterali che cominciarono pian piano a disporre in fila delle
comode
sedie, facendo uno ad uno sedere le decine di cavalieri che aspettavano
in
piedi.
Solo
quando tutti furono seduti, il re si sedette a sua volta.
<<
Vi ho mandato a chiamare perché in questi giorni ho ricevuto
notizie dalle
terre che un tempo furono di Re Ban, sovrano del Benwick, fratello di
Re Bors,
alleato di Camelot da ormai fino a una decina d’anni fa e con
cui avevamo
stretti legami di amicizia oltre che di commercio. >>
Molti
scossero la testa.
<<
Per chi di voi non lo sapesse, >> disse il re guardandosi
attorno <<
il nostro compianto amico fu ucciso in battaglia da Claudas di Bourges,
costringendo la famiglia alla fuga dal fratello, re Bors, che
è stato sconfitto
due anni dopo. Ora le loro famiglie sono da Lady Nimue, Signora della
terra dei
laghi e crescono forti e fieri, a quanto mi dicono. >>
Artù
si alzò in silenzio, voltando la testa verso una nicchia
laterale.
Ser
Tor seguì lo sguardo del sovrano, intravedendo la silenziosa
figura del figlio
del re.
<<
Fonti sicure dicono che Ser Claudas vuole invadere la nostra Grande
Isola.
>> disse in fine secco.
Fu
allora che Ser Gawain alzò la mano.
<<
Ser Gawain? >>
Il
cavaliere si alzò e chiese con voce tonante:
<<
Dichiarazioni di guerra? >>
<<
No, non ancora, ma stanno radunando molti uomini sulla costa e la loro
flotta è
stata raddoppiata. >>
<<
E sappiamo bene che re Claudas non è uno che si preoccupa
delle dichiarazioni
di guerra. Invade e basta. >> commentò un
altro cavaliere alzandosi,
agitando le braccia nervoso. << Io c’ero quando
ha assaltato il regno del
vecchio Bors, eravamo amici. Ci ho
perso tre dita e un figlio e non
è
servito a niente. Claudas è un
male da
estirpare alla radice. >>
Un
altro cavaliere, tra la folla, alzò a sua volta la mano.
<<
Sì, Ser Damas? >>
<<
E noi? La nostra flotta come è messa? >>
Il
re fece per rispondere, ma guardò Ser Safir che si
alzò a sua volta.
<<
Non molto attrezzata, a onor del vero. Siamo rimasti fermi a cinque
anni fa.
Abbiamo una decina di Triere e le due Drakkar che la Regina Morgana ha
regalato
al Re quando è nato il principe Mordred. Le altre sono tutte
navi commerciali:
sono attrezzate per la difesa, ma non sono molto pericolose.
>>
<<
E i re della Costa? Loro non hanno altre navi? >>
Ser
Mark alzò la mano e si alzò mestamente quando il
re gli diede il permesso di
parlare.
<<
Non ho navi da guerra da ormai sette anni. I mari tra la Cornovaglia e
l’Irlanda sono sotto il controllo di re Gormond e il rattato
di pace che noi delle
terre dell’Ovest abbiamo stipulato con ui ci permette di
pescare, ma non
combattere nei nostri mari. >>
Ser
Agravaine alzò la mano a sua volta.
<<
Noi delle Orcadi, >> disse una volta che il re gli diede
il consenso <<
non abbiamo un vero e proprio porto. Non ci sono gli spazi per navi da
guerra e
di questo si può dire di quasi tutta la Scozia.
>>
Ser
Tor non poté non invidiare la calma con cui parlò
il figlio delle Orcadi.
Sembrava nato per affrontare le platee.
Un
altro uomo, grande e grosso, si alzò dopo aver chiesto il
permesso di parlare.
Ser Tor poteva vedere i fili bianchi schiarirgli la barba rossa.
<<
Come sapete che siamo davvero noi ad essere nelle sue mire, Sire?
>>
<<
Una persona che gode della mia piena fiducia era alla corte del re
e… >>
<<
E chi sarebbe? >> lo interruppe l’anziano
guerriero.
<<
Io. >> disse alzandosi un cavaliere dalla pelle scura e
le vesti
sgargianti come Ser Safir.
Ser
Tor poté vedere che negli occhi di molti dei suoi
commilitoni l’ombra del
dubbio scomparve.
<<
Non so i dettagli, ma ho avuto conferma che vogliono partire per
Camelot e
tentare un’invasione. Hanno visto le perle del Nord e pensano
che le Orcadi non
siano così lontane. >>
<<
Scherzate? >>
<<
Purtroppo no. Questo e l’astio per l’ultimo
confronto con il nostro esercito
sovrano che gli ha impedito di prendere i figli di Ban e Bors, pace
all’anima
di quei saltimbanchi, che lo ha battuto in duello, ma lo ha disonorato
risparmiandolo. >>
Molti
cavalieri scossero la testa, prima che uno di loro,
nell’angolo opposto della
stanza chiese la parola.
<<
Quando è prevista? >>
<<
Pochi mesi, temo. >> rispose con aria pensosa il Re.
In
brusio si alzò dalla folla fino a quando il re non
lasciò la parola a un
cavaliere della tavola rotonda.
<<
Maestà, posso chiedere quali sono le opportunità?
>>
Il
re tacque un momento prima di guardare tutti i suoi compagni
d’arme.
<<
Con la premessa che temo che la guerra sia inevitabile, possiamo
provare con
delle ambasciate, ma… Ser Balan ha ragione: re Claudas non
è un uomo da
ambasciate. Vi ricordo che quando gli abbiamo chiesto di lasciare figli
di Bors
da Lady Nime, prima di prenderceli con la forza, questi ha ucciso e
tagliato la
lingua al nostro ambasciatore, rimandandocelo con una risposa
poco…
cavalleresca. Non ascolta e non rispetta le leggi della cavalleria, non
come la
intendiamo noi. >>
Il
re sembrava sinceramente infastidito dalla stessa esistenza di un uomo
del
genere. Lui aveva consacrato la sua vita a quelle leggi e, per quanto
potesse
comprendere che non tutti le seguivano, non poteva accettare che
venissero
ignorate così palesemente.
<<
Non ha alcuna legge se non la sua. E la sua è fatta di
sangue e crudeltà.
>> sibilò ancora Ser Balan toccandosi la mano
destra, probabilmente
quella organa delle dita.
<<
Ci sono due strade da percorrere. La prima è armarci e
partire prima di lui e,
in quel caso, riprenderci dunque le terre di Ban e Bors per restituirle
ai
legittimi eredi. La strategia che abbiamo ideato è buona:
non guarda
l’attrezzatura navale, ma piuttosto avvicinarci pian piano
nelle terre del Benwick
dove ancora in molti sono fedeli alla vecchia casa reale e avremo
ospitalità e
assaltare dall’interno una volta entrati nella capitale che
poi useremo come
avamposto, con le nostre navi che, in caso di assedio, potrebbero
fornirci il
vitto necessario alla sopravvivenza. >>
Ser
Tor si sentì sussultare. Un assalto e un assedio, dove
strategia e anonimato
erano importanti quanto la forza bruta e la resistenza fisica. Quello
sì che
avrebbe dimostrato il valore di un cavaliere!
<<
E l’altra è armarci ed aspettare, magari mandare
dei sabotatori per rallentare
o indebolire l’arsenale di re Claudas. Organizzare le navi da
guerra, magari
chiedendo aiuto a Morgana che ha soldati di marina più
esperti di quanto noi
non saremo mai, e prepararci soprattutto alla battaglia su terra.
>>
Un
cavaliere seduto alla grande tavola si alzò.
<<
State dicendo che dobbiamo aspettarci che Londinium e le sue terre
siano un terreno di battaglia?
>> chiese
esterrefatto, con tutto il suo possente corpo appoggiato al tavolo
tramite dei
grossi pugni ben serrati.
<<
Non solo Londinium. >> rispose placido il re per nulla
intimorito <<
Ci prepareremo a combattere per tutte
le terre del sud. Saremo divisi in guarnigioni da Garrianonum a ovest
fino a Isca
Dumnoniorum ad Est. Le città di Verulamium,
Venta Belgarum, Noviomagus
Regnorum,
Lindinis, Isca Dumnoniorum, Durovernum Cantiacorum, Durolitum,
Durolipons,
Durnovaria, Dubris, Caeseromagus, e Calleva Atrebatum dovranno essere
pronte ad
accoglierci. Bisognerà preparare granai e magazzini, mettere
al sicuro più
gente possibile. Non sappiamo dove vogliono attaccare. Di certo, siamo
sicuri
che Londinium è una delle mete più ambite, visto
lo stango della regione e il
suo status di porta del Tamĕsis. Tutte
le Province di Camelot dovranno preoccuparsi di dare almeno un decimo
deli loro
raccolti a disposizione delle città assediate. Il vantaggio
di questa scelta è
che combatteremo nella nostra terra. Nessuno
la conosce meglio di noi ed è fedele a Camelot
più di quanto terre del Benwick
non saranno mai a re Claudas. Londinium, comunque, con ogni
probabilità sarà la
nostra base per le navi, essendo comunque già lì
la nostra prima flotta e i
suoi operai sono già abituati a quel cantiere.
>>
<< E se
vinciamo? In
questo caso cosa succede? >> disse allora alzandosi un
vecchio cavaliere
seduto al tavolo.
Ser Tor non potò
non
ammirarne la splendida pelliccia di Cervo che usava come mantello. Era
così
grande che persino un gigante come re Loth si sarebbe potuto coprire
senza problemi.
<< Avremo la
possibilità di negoziare ancora per i figli dei nostri
vecchi amici, prendendo
almeno parte del loro patrimonio, sicuramente li costringeremo a
diminuire il
dazio sulle merci e ci impossesseremo del loro tratto di mare, oltre
che delle
loro navi. >>
<< E se
perdiamo?
>> chiese Ser Kay seduto alla sinistra del re.
Il re lo guardò
sorpreso. Ser Tor
notò che tutti erano sorpresi di
quella domanda.
<< Non
perderemo.
Allungheremo i tempi della guerra, tutto qui. >> rispose
fermamente il
re. << Il popolo dovrà stringere la cinghia,
ma alla fine Camelot vincerà.
>>
<< E se
veniamo
sconfitti a Benwick? Se tu verrai
sconfitto a Benwick? >>
Il re scrollò le
spalle
con noncuranza.
<< Camelot
avrà un
nuovo re e voi mi vendicherete. Morgana
mi vendicherà. Sarò ben vendicato da tutti coloro
che provano un po’ di affetto
per me, come del resto succederà se cadrà ognuno
di voi. >>
Lo sguardo di Ser Tor
andò
dritto verso Mordred che, pallido in volto, abbassò lo
sguardo e si allontanò.
Per un momento, Ser Tor si sentì dispiaciuto per il principe
Mordred. Troppo
piccolo per diventare cavaliere, non sarebbe potuto partire per
combattere al
fianco del re suo padre.
<< Hai fatto
i conti
di quanto verranno a costarci? >>
<< No.
>>
<< Quanti
cavalieri
ha Claudas? >>
<< Un
centinaio.
>> rispose Ser Safir.
<< Quanti
Arieti?
>>
<< Credo un
paio.
>>
<< Baliste?
>>
<< Una
cinquantina
come minimo. >>
Un brusio si
alzò tra i
presenti.
<< Catapulte?
>>
<< Cinque.
Forse
sei. Non di più. Forse un Trabucco, o una Petriera, ma non
ne ho la certezza.
>>
<< Elepoli?
>>
<< Sospetto
ne
abbiano almeno uno. >>
<< Bene. Noi
abbiamo
duecento Baliste e spossiamo costruirne almeno un altro centinaio nei
prossimi
due mesi. Di Elepoli non ne abbiamo neanche uno e così come
non abbiamo Catapulte
e roba simile. Per lo meno, non ne abbiamo più di
utilizzabili da almeno…
quanti? Tredici anni? La nostra flotta è da raddoppiare con
o senza l’aiuto
della Regina Morgana. O qualcuno di voi ha ancora delle armi da assedio
pronte
all’uso? Ditelo subito e non ci saranno conseguenze.
>>
Ser Tor si
guardò attorno.
Molti i cavalieri scuotevano la testa. I più anziani
sembravano quasi
intimoriti dalla velata minaccia del Siniscalco reale, solo un paio
rimasero
impassibili. Ser Agravain e l’uomo con la pelliccia di renna
si scambiarono un
tacito sguardo carico di sospetto reciproco.
<< Quindi
dobbiamo
costruirne di nuovi. >>
<< Non
possiamo
rendere funzionanti quelli che già abbiamo? >>
chiese allora Gawain.
<< Qui a
Camelot
abbiamo consumato del tutto quella legna ormai piena di tarli durante
l’inverno
di sei anni fa. Credo sinceramente che, se sono stati furbi, in
quell’anno
infernale tutte le nostre genti ne hanno usato più di un
pezzo. E anche se non
lo avessero fatto, ormai sono marciti. >>
<< E quanto
tempo ci
vuole? >>
<< Non
saprei. Devo
chiedere al carpentiere e al fabbro reale. Dovremmo comunque
considerare di
crearne i pezzi e poi trasportarli e montarli. Serviranno quindi delle
navi per
quel genere di trasporto: è impossibile pensare di farne la
costruzione mentre Claudas
e si suoi uomini ci assediano a Benwick. Ma sono indispensabili:
perché vincere
Benwick imporrà sicuramente seguire la ritirata di Claudas e
impedire un suo
ritorno in tempi brevi che vanifichi la perdita ingente che subiremmo.
Di
catapulte pure, noi non ne abbiamo neanche l’ombra e dovremmo
procurarcene alla
svelta. La pace ha portato bene agli affari del commercio, molto meno
al
commercio. >>
<< Io ho ancora delle catapulte.
>>
disse il cavaliere con il mantello di renna mentre Agravaine muoveva il
mento
in un segno di stizza consapevole << Sono rimaste dopo
l’ultima guerra
con quelli di Lothian. Sono ancora ferme nell’arsenale delle
mie terre. Pensavo
di usarle come dote per una delle mie figlie. >>
<< Oh, e
bravo il
nostro Leodegance. Lungimirante e avaro come sempre. E quante figlie
hai?
>> chiese un cavaliere al suo fianco.
<< Quattro,
scemo di
un gallese, ma non ho intenzione di far accasare uno dei tuoi marmocchi
puerili
nel letto di una delle mie splendide figlie. >>
<< Sicuro? So
che le
scozzesi hanno il fuoco nelle vene tanto quanto freddo nelle loro
terre. Un
gallese potrebbe aiutarle a trovare un po’ di pace. Anzi,
è stato confermato
che… >>
Il re alzò la
mano e fece
morire sul nascere il battibecco tra i due anziani guerrieri.
<< Molto
arsenale
potremmo rubarlo a Claudas quando batte in ritirata. >>
commentò il re di
Camelot.
<<
Perché tu
lasceresti alla mercé del tuo nemico delle catapulte
utilizzabili, immagino.
>> lo zittì il siniscalco di Camelot.
<< Poi ci dobbiamo comunque
procurare della materia prima per la difesa. Dall’olio alla
pece. Abbiamo delle
cartine delle nostre città e delle vie sotterranee? Intendo
quelle aggiornate,
non la robaccia che abbiamo qui a Camelot. >>
<< Possiamo
fare in
modo che ci siano nel giro di un mese. >> disse un
cavaliere seduto in
prima fila.
<< E ci
servirebbe
qualcosa sulle terre del Benwick, ma se si vuole attaccare prima che
Claudas
attacchi noi, non avremo di certo il tempo di una ricognizione. Al
castello
poi, i fedeli del nuovo regno faranno in modo di eliminare ogni aiuto
che
potrebbe esserci possibile prima di una definitiva sconfitta. E lo dico
come
Siniscalco. Io non lascerò mai nessuna carta su Camelot a
disposizione di un
mio nemico. Dovessi darmi fuoco assieme a quegli inutili fogli!
>>
Molti cavalieri
concordarono con il Siniscalco.
Uno dei cavalieri si
alzò
dal centro della sala.
<< Il
commercio?
Intanto come faremo a commerciare? >>
<< Apriremo
un varco
ad ovest e manderò io stesso una missiva al re
d’Irlanda per chiedergli il
consenso di usare la sua tratta, magari anche di usare la sua bandiera.
>> disse il sovrano << Pagheremo un dazio,
ma non è da considerare
come qualcosa di duraturo e, visto loro flotta, re Claudas sa che
è meglio non
farseli nemici. >>
<< Non
potremmo
chiedergli aiuto? >> chiese allora Agravaine alzandosi.
<< Il re
d’Irlanda è un uomo pratico, potremmo convincerlo
ad attaccare le navi di Claudas.
Non sarebbero né i primi, né gli ultimi atti di
pirateria della loro flotta.
>>
<< No.
>>
disse allora alzandosi Ser Mark con gli occhi fiammeggianti
<< Gormond è
sanguinoso come Claudas se non di più. Dobbiamo ancora
pagare il tributo di
guerra che lascia la Cornovaglia priva di quasi ogni sussistenza.
Assalirebbe
indiscriminatamente le navi di chiunque e intanto prenderebbe le misure
per
assaltare le nostre coste a sud. >>
<< Concordo
con Ser Mark.
Con re Gormond è meglio non avere a che fare. Non
più del necessario.
Affrontiamo un vicino alla volta. >> disse Ser Bendivere.
<< Anche
chiedergli
la possibilità di usare quelle acque per le tratte
commerciali è pericoloso.
>> continuò Ser Mark << Non
è stupido e capirebbe che, con i nostri
uomini che combattono dall’altra parte del Regno, le nostre
terre sono libere
di essere saccheggiate. Ho un solo nipote, non voglio perdere anche
lui.
>>
Qualcuno urlò
conferme
all’interno delle file dei presenti.
La seduta
continuò per
tutta la giornata, fino a quando la moglie di Ser Kay non
entrò per avvisare
che il banchetto per la cena era pronto.
Ser Tor mangiò
poco e andò
a fare il suo turno di ronda.
Era una serata calda,
rispetto alle precedenti. L’equinozio di primavera era ormai
vicino.
Delle urla attirarono la
sua attenzione. Guardò in basso. Ser Kay e Ser Gawain
discutevano animatamente,
seguiti da Mordred che, viste le dinamiche, sembrava parteggiare per il
fratello adottivo del re.
<< Giuro su Dio, Gawain, >>
urlò
infine congedandosi il siniscalco reale << Che preferisco un re storpio con entrambe le
gambe inutilizzabili,
piuttosto che Camelot in disgrazia. E lo farò, sai che lo farò.
>>
Gawain fece per replicare
avvicinandosi, ma Mordred si mise in mezzo e disse qualcosa con la sua
solita
calma placida. Solo allora Gawain perse ogni forza combattiva.
Si stava ancora chiedendo
quale fosse il motivo di tanta rabbia quando sentì dei passi
felpati dietro di
se.
<< Agravaine?
Siete
voi? >> chiese voltandosi.
Il figlio di Re Loth
uscì
dall’ombra con un sorriso e una coppa di vino per
l’amico. Ser Tor accettò con
un sorriso.
<< Pronto per
la
votazione? >>
<< No.
Ovviamente.
Sto sinceramente pensando di mandare una missiva di protesta a mia
sorella.
>>
Ser Agravaine sorrise
all’idea.
<< Se volete
gliela
porto io. >>
<< Mai.
>>
<< Che
guardavi di
bello? >>
<< Ser Kay e
Ser Gawain
che litigavano. >>
<< Ah,
sì. >>
disse lui placidamente. << Se si sceglie per
l’assedio Gawain vuole
andare assieme al re in prima fila, ma Ser Kay lo vuole a Camelot. Non
può
fermare il nostro sovrano, ma mio fratello sì.
>>
<< Scherzi? E
perché? Lui è uno dei migliori cavalieri di
Camelot. >>
<<
Sì, ma è anche l’erede
legittimo. >> disse lui
con noncuranza. << Se succede qualcosa al re,
è Gawain che diventerà il
sovrano di Camelot. Non che Camelot ci possa fare un affare: mio
fratello è del
tutto inadatto a regnare su una latrina, figuriamoci
sull’intera Isola.
>>
<< Ma
Mordred…
>>
<< Mordred
è il
figlio illegittimo del re e,
soprattutto, è il figlio della
regina di
Avalon, sono in molti che tradirebbero Camelot, piuttosto che
inchinarsi
davanti a lui. Non lo considerano un essere umano, quanto un mezzo demone. Mordred stesso si dice
disinteressato alle sorti del Regno dopo suo la dipartita padre e che
tornerà
nelle terre materne quando il nostro sovrano morirà. In
fondo lo capisco: per
quale motivo dovrebbe rimanere in un posto dove non è bene
accetto? >>
Ser Tor non rispose,
sorseggiando in silenzio il vino che il commilitone gli aveva portato.
<< Sai
già cosa
voterai? >>
<<
Sì. Non è
difficile per me. So cosa farebbe
mio
padre. Lo ha fatto capire andandosene. Tu? >>
<< Non lo so.
Credo
di sì. Spero di non sbagliare. >>
<< Non
c’è una
risposta sbagliata. Ci vuole una maggioranza abbondante
perché venga approvata l’una
o l’altra scelta. Siamo più di un centinaio a
doverci esprimere. >>
<< Quando
voteremo?
>>
<< Sette
giorni. Ser
Kay deve informarsi sui costi e i tempi, noi dobbiamo consultare con i
nostri
cavalieri e… l’hai fatto? >>
<< Ci sono
solo io
come cavaliere delle terre di mia sorella. >>
<< Ah. E hai
qualcuno con cui parlarne? >>
Ser Tor asserì
con la
testa. Sapeva a chi chiedere un’opinione. Ser Yvain e Ser
Carradoc in primis.
Le loro speranze e i loro timori erano i suoi e si sarebbe potuto
confrontare
con qualcuno che sapeva non lo avrebbe usato. Poi, Ser Tor lo sapeva,
avrebbe
chiesto l’opinione di qualcuno che era esterno alla cerchia
dei Cavalieri di
Camelot, ma comunque né era uno dei più degni.
<< Quando ci
si
consulta con gli altri cavalieri? >>
<< La
mattina. Il
pomeriggio si discuterà in consiglio. E così per
tutti i giorni del consiglio.
>>
<< Tu sai
già cosa
ti diranno i tuoi cavalieri? >>
<<
Sì: fa quello che farebbe tuo
padre stupido
mentecatto. >> disse Ser Agravaine con una
smorfia divertita <<
È quello che ha detto mio cugino mentre andavamo a cena.
Qualunque cosa scelga,
la riferiranno al vecchio gigante e se la sbaglio manderà
una lettera che mi
allontana dalla possibilità di votare per lui in eterno. >>
<< Scherzi?
>>
<< No. Forse
dovrei
votare sbagliato, giusto per farlo imprecare e dannare la notte in cui
mi ha
concepito con mia madre. >> disse Agravaine con un
sorriso divertito,
alzando la testa verso il cielo.
Ser Tor notò uno
strano
velo nello sguardo del compagno, ma decise di non indagare.
Se c’era una cosa
che
aveva capito, era non indagare troppo sulla famiglia delle Orcadi,
soprattutto
se c’era di mezzo Agravaine. Tanto vanesio e caro, quanto
vendicativo.
***
Era l’alba quando
Ser Tor
si alzò e, uscito dalle sue stanze, si diresse verso il
campo per gli
allenamenti del castello. Là, lo sapeva, Mordred si stava
allenando.
Ser Tor lo trovò
infatti
con arco e frecce in mano intento ad allenarsi nell’antica
arte dei boschi.
Consapevole della sua
presenza, Mordred si voltò verso di lui, sorridendogli.
Ser Tor si
avvicinò dunque
senza esitare.
<< Posso
allenarmi
con voi? >> chiese.
Mordred accettò
con un
sorriso sincero.
Fu solo dopo qualche tiro,
seguito da consigli pratici del figlio del re, che Ser Tor
cominciò a parlare.
<< Vi ho
visto
andare via durante la riunione di ieri. >> disse
prendendo la mira.
<<
È vero. Ricordate
di calcolare la distanza e l’aria, Ser Tor. >>
Ser Tor lanciò
la freccia
che cadde rovinosamente lontano dal tronco a cui mirava.
Passò l’arco
all’altro.
<< Cosa
pensate
della questione? >>
<< La guerra,
dite?
>>
<<
Sì. >>
<<
Sarà inevitabile.
>>
<< Voi cosa
fareste?
Aspettereste o andreste a prendere le terre del Benwick?
>>
Mordred si voltò
a
guardarlo.
<< Volete
sapere la
mia opinione? >>
<<
Sì. >>
<<
Perché? >>
<< Vi stimo.
>>
Mordred sembrò
non credergli
e scoccò la freccia. Nonostante il suo turbamento,
colpì appieno il tronco
degli allenamenti.
<< Conoscete
meglio
di me la situazione del regno. >> continuò Ser
Tor prendendo una freccia
e l’arco al suo interlocutore << Sapete lo
stato delle finanze e della
giustizia. Siete cresciuto in mezzo a queste cose e sono sicuro che
sapete di
strategie e tattiche militari più di molti altri cavalier,
sicuramente più di
quanto le conosca io. Ho ascoltato i punti di vista di Ser Yvain e Ser
Carradoc
e non credo che Ser Agravaine mi possa davvero essere d’aiuto
così concentrato
a pensare a cosa farebbe suo padre, ma voi sì. Io non
conosco tutto quello che
conoscete voi, Mordred, ma conosco voi. So che non mi consiglierete per
il
tornaconto di nessuno se non quello del regno. >>
Mordred trattenne il
respiro e Ser Tor comprese di averlo fatto imbarazzare. Il figlio del
re
abbassò lo sguardo e rimase in silenzio per molto tempo,
prima di parlare.
<< Nessuna
delle due
scelte è scevra da rischi per Camelot. >>
disse infine << Un
assalto a Benwick poterà una guerra che, se non vinta
subito, non solo ci vedrebbe
come aggressori, ma anche come possibili vittime di una rappresaglia
pericolosa. Re Claudas ha un vasto numero di terre da cui attingere
risorse e,
forte dell’essere la vittima, potrebbe richiamare anche i
regni franchi
confinanti al suo in una lega contro di noi. Se poi non la vinciamo e
riescono
a riprenderei quelle terre, tutti i cavalieri che saranno presenti
verranno
sicuramente trucidati. Il trasporto degli stessi viveri sarà
pericoloso.
>>
Mordred scoccò
la sua
freccia e passò l’arma a Ser Tor.
<< Aspettare
l’attacco ci permetterà di armarci, ma essere il
campo di battaglia condurrà
molte terre alla rovina. Rischiamo pestilenze, carestie e, soprattutto,
di
ritrovarci la morte in casa. Giocando su un territorio più
vasto, è più
difficile sapere da dove ci attaccheranno e la popolazione rimarrebbe
vittima
delle smanie dei conquistatori. Anche questa possibilità
è difficile da
accettare perché se si protrae a lungo, rischia di mettere
in ginocchio
l’intero regno. >>
<< E vostra
madre?
Verrà al nostro fianco? >>
<< No.
Durante
l’ultima sua visita è rimasta incinta e non si
muoverà da Avalon. Mio padre
deve solo pregare che sia una femmina o tra i suoi nemici ci
sarà lei. >>
A quell’idea, Ser
Tor
sorrise. Allora anche il principe illegittimo sapeva fare battute.
Strane e contorte,
ma divertenti se si sapeva come prenderle.
Fu allora che
ricordò.
<<
Mordred? Tra poco sarà il vostro compleanno, vero?
>>
Lui
lo guardò per un lungo istante.
<< Io sono
nato a
Beltane. Ci vogliono ancora più di due mesi. >>
<< Avresti
l’età
minima per poter diventare cavaliere. >>
<<
Probabilmente
sarete già partiti e comunque mio padre non mi farebbe mai
cavaliere prima di
una guerra, piuttosto accelererà i preparativi. Lo
farà al suo ritorno.
>> disse dopo un momento di silenzio, prima di tornare a
guardarlo <<
Nella migliore delle ipotesi, Se Tor, ci saranno due guerre. Almeno due
anni di
battaglie, se non di più. Se riuscirete in poco tempo a
cacciare re Claudas,
questo si preoccuperà di vendicarsi. Solo allora potrete
davvero sconfiggerlo.
>>
<< Potremo,
vorrai
dire. Tra due anni combatteremo l’uno in fianco
all’altro. >>
Mordred sorrise.
<< Mio padre
si
inventerà qualcos’altro, pur di non mandarmi in
battaglia. Venite a fare
colazione con me? >>
<<
Sì, volentieri.
>>
***
Ser Tor ripensò
moto alle
parole di tutti i suoi consiglieri. Yvain proponeva di prendere in
contropiede
re Claudas, mentre il Carradoc optava per l’attesa. Yvain
immaginava quali
potessero essere le ripercussioni per i commerci se le loro terre
fossero state
il campo di battaglia, mentre Carradoc temeva le perdite se non fossero
riusciti ad espugnare subito Benwick. Mordred poi aveva avvalorato
tutte le
tesi ed era andato più in là. Un minimo di due
anni di guerra. Un’eternità.
Bisognava che fosse il più breve possibile.
Sì,
più il tempo passava.
Più Ser Tor comprendeva che il tempo doveva essere
ristretto. Dovevano
contenere i danni per il popolo. Era con questo pensiero che Ser Tor
votò.
Votò per
riprendersi le terre
del Benwick. Così come fecero molti altri suoi compagni.
Non abbastanza,
però.
Vinsero quelli che, come Ser Agravaine, avevano invece optato per
l’attesa.
Si sentiva sicuro, in
fondo. La mattina presto si era allenato con Mordred al tiro con
l’arco e a
tecniche di combattimento corpo a corpo che non aveva mai conosciuto,
dopo
colazione si allenava con Ser Agravaine, Ser Yvain, Ser Carradoc e
altri
cavalieri più esperti con l’arte della spada e
della giostra. Il pomeriggio si
preoccupava di imparare tattica e strategie mentre la sera, scriveva
lettere a
tutta la famiglia, sperando che non si preoccupassero troppo per lui.
La giovane Rivalem, figlia
di Fedor il fabbro venne da lui e gli donò una scure.
<< La
settimana
scorsa è arrivata una parte del pagamento del risarcimento
voluto dal re per
me. >> le disse con un sorriso triste <<
Non conosco modo migliore
di usarlo se non per assicurare protezione al mio protettore.
>>
Lui la ringraziò
commosso
e accettò l’invito del fabbro suo padre di
aiutarlo con l’armatura a un prezzo
vantaggioso.
Meno di un mese dopo,
assieme ai suoi quattro compagni, Ser Safir e si suoi due fratelli e
qualche
altro commilitone, Ser Tor partì per la guerra.
Aislin la cuoca, piangendo,
gli aveva consegnato una forma di formaggio e l’aveva baciato
come un figlio,
pregandolo di tornare indenne.
Stava prendendo il suo
cavallo nelle scuderie quando il figlio del re andò a
trovarlo.
<< Volevo
augurarvi
buona fortuna. >> disse semplicemente Mordred.
<< Siete
gentile,
Mordred. Ma la fortuna non mi serve. >>
<< A un
cavaliere
serve sempre la fortuna. >> disse lui sorridendo sincero.
<< Saremmo
stati
fortunati se non ci fosse stata guerra. >>
<< Ma se non
c’è la
guerra, a che servono i cavalieri? >>
Senza aspettare una
risposta, Mordred gli strinse la mano e se ne andò.
Con questa domanda nelle
orecchie, Ser Tor uscì dalla città di Camelot e
si diresse verso est, mentre la
sua ombra si allungava già davanti a lui.
|