“Accidenti, Eli…” Chiara la guardava con espressione stupita, ma
conoscendola c’era una pennellata di divertimento nei suoi occhi, quel
divertimento che sapeva di presa in giro, ma anche di scomoda verità che a
lei non sfuggiva mai. “Ma ti sei sentita mentre parlavi col Vanni?”
Elisa, posò il telefono sul tavolino della sala, vicino a Sofia che
disegnava, e riprese in mano la tazza di tè che aveva posato per rispondere
alla chiamata. Guardò Chiara con fare interrogativo. “Che vuoi dire?”
“Sembravate una coppia sposata!”
Elisa schioccò la lingua. Ecco dove voleva andare a parare. “No, sembriamo
una coppia che ha una figlia e che vive insieme da anni ormai.” E poi
indicò con lo sguardo Sofia, che sembrava concentrata sul disegno di un
pesce con le ali. Certo era ancora piccola e, sebbene sentisse, non capiva,
ma non era bello parlare di quelle cose davanti a lei.
“Non prendermi in giro, Eli.” Scosse la testa Chiara. “Ho solo una
domanda.”
Elisa sospirò. “Falla.”
“Perché con lui e non con l’altro?” i nomi erano volutamente taciuti.
“Perché io vivo con lui e non con l’altro. E dovremmo pur cenare, no?”
rispose con ovvietà.
“Ma prima o poi vivrai con l’altro, no?”
“Con chi vivi mamma?” si intromise Sofia, girandosi e guardandola. Era
incredibile come fosse sempre attenta a tutto quello che pareva non
ascoltare e che invece sentiva benissimo.
“No, amore, si parlava di un film.” Le rispose lei, carezzandola sui
capelli.
“Ah, ok!” e tornò al disegno.
“Ma almeno posso chiederti come vada con l’altro?”
“Tutto bene, quello.” Ed era sincera. In quegli ultimi giorni andava
veramente tutto bene. Quella sensazione di estasi si incrinava solo se
pensava a quello che era successo con Francesco, ma non voleva pensarci.
Tutto andava bene, ora, quindi non doveva pensarci. “Sembra che tutto stia
andando per il meglio. Sono contenta.”
“Se me lo dici con quella faccia da ebete posso solo pensare che sia vero.”
Sorrise Chiara.
“Sì, è proprio vero.”
“Bene, quindi a quando le nozze?” la stuzzicò l’amica.
“Chiara! Lo sai che non voglio parlare di queste cose!” sbuffò, sparendo
dietro la tazza di tè fumante. “Dimmi piuttosto di Roberto.”
“No, dài, non ho voglia. Non voglio parlare di Roberto.” Sembrò chiudersi.
“Eh? E perché?”
“Davvero, non ho voglia di parlarne, ti annoierei.” Era evasiva.
“Ah, ok, come vuoi, però sei strana, Chiara, posso dirtelo?” si fece
sospettosa Elisa, scrutandola da oltre la tazza che aveva in mano.
Chiara sospirò. Sembravano che le parti tra le due fossero state invertite:
ora era Chiara che non voleva parlare della sua vita privata ed Elisa
quella che faceva domande, però al contrario di Chiara, Elisa sapeva quando
era l’ora di smetterla e non insistere per non urtare la sensibilità
dell’altra.
“Ok,” sbottò. “Va bene, ti racconto di Roberto. Vuoi proprio sapere cosa
penso?” Elisa annuì, ma non era sicura di sapere cosa pensare della cosa.
Era raro vedere Chiara tentennante, insicura… E non era mai una buona cosa.
“Roberto è… Strano. Non lo capisco certe volte. Ti dissi che era
cambiato, mi aveva preparato la cena, no?”
“Sì.”
“Eh, e invece ogni tanto – non così frequentemente, eh! Pensa che proprio
una settimana fa era proprio quello di sempre ed abbiamo passato una notte
meravigliosa insieme, abbiamo fatto l’amore proprio come i primi tempi in
cui ci si frequentava! – però, ecco, ogni tanto cambia. Diventa freddo, non
mi risponde nemmeno quando gli faccio una domanda… Sembra arrabbiato,
insomma.” Fu una sensazione durata un istante, ma Elisa pensò che in realtà
Chiara avesse da dire molto più di quel semplice dubbio.
“Però, ecco, sarà successo, boh, tre, quattro volte e basta nell’ultimo
mese.”
“Vabbè, dài, le giornate no capitano a tutti. Magari è successo
qualcosa a lavoro.”
Chiara si ammutolì per qualche secondo. E per una persona come Chiara,
ammutolirsi non era una cosa normale.
“Che c’è?”
Chiara tentennò, ma finalmente parlò: “Oh, Eli, io non vorrei iniziare a
diventare paranoica, ma ho dei… dubbi.” Mormorò, quasi a disagio,
rigirandosi la sua tazza di tè tra le mani. Sembrava non trovasse pace con
la posizione della tazza.
“Dubbi?”
“No, dài, lascia perdere.” La liquidò.
“Come posso lasciar perdere, dopo quello che hai detto?” Elisa non voleva
essere insistente, ma si sentiva preoccupata per qualcosa che Chiara stava
palesemente nascondendo.
“Sì, davvero, non chiedermi più niente.” Si fece mogia, accasciandosi sul
divano e sospirando. Sembrava volesse rimangiarsi pure le poche parole
pronunciate, come se le fossero scappate senza che lei avesse voluto.
“Ok…” Elisa si ritrasse, prese la sua tazza di tè e bevve un sorso, per poi
girarsi verso Sofia, che stava colorando il disegno canticchiando una delle
canzoni dei programmi per bambini.
Vedere Chiara in quello stato la faceva sentire priva di certezze. Lei era
una persona determinata che non si faceva mai mettere i piedi in testa da
nessuno, al contrario di Elisa. Era raro vederla così abbattuta. Forse solo
un’altra volta l’aveva vista in quello stato, ma era successo così tanto
tempo fa che nemmeno si ricordava il motivo. O forse addirittura non
gliel’aveva mai confessato.
“Ho il sospetto che Roberto abbia un’altra.”
Le parole di Chiara, pronunciate tutte d’un fiato e con tono afflitto,
colsero Elisa del tutto impreparata. Si girò incredula verso l’amica e la
guardò come se avesse detto un’assurdità. Un tempo non sarebbe stato
nient’altro che una conferma di come fosse infedele Roberto, ma dacché
stava con Chiara era cambiato. O così aveva sempre pensato. Sì, certo non
le era mai andato a genio,
ed effettivamente spesso si era chiesta come due persone così differenti
potessero stare insieme. Magari avevano trovato un loro equilibrio. Chi era
lei per giudicare? Soprattutto vista la situazione che la circondava. E poi
lei era di parte: voleva bene a Chiara come se fosse sua sorella, per
questo non accettava il fatto di vederla in quello stato per colpa di un
uomo come Roberto. Però lei in più di un’occasione si era dimostrata capace
di tenerlo a bada, di farsi rispettare. Forse erano davvero fatti l’uno per
l’altra, chissà. Certe dinamiche lei non le aveva mai capite fino in fondo.
Il fatto che Elisa non lo tollerasse più di tanto non avrebbe dovuto
implicare giudizi sul marito della sua amica.
“Lo so che sono stupida a pensarlo, però lo penso. E non so come smettere
di pensarlo. Il Puccini dice che esagero, magari non è niente, ma io -”
“Il Puccini?” ripeté con aria sfuggente. Aveva già sentito quel
nome. “Lorenzo? L’urbanista degli Orlandi?”
“Sì, perché?”
“Erano secoli che non lo sentivo più nominare!” sorrise.
“Be’, continuando a lavorare per loro, ho dovuto trovare altre persone con
cui parlare.” Alzò le spalle, rispondendo con mezzo sorriso. “Da quando te
ne sei andata, sei diventata la sua eroina, sai?”
“E che dice lui di questa storia?”
“Che devo smetterla di darmi della stupida.”
“Oh, Chiara, non sei stupida… Se hai questi dubbi, sicuramente ti devono
essere venuti fuori da qualcosa. Cosa è successo?” Le mise una mano sulla
gamba.
“L’altro giorno non trovavo il mio cellulare e dovevo mandare un messaggio
a mio padre, sicché ho preso il suo, ho mandato il messaggio e quando mio
padre ha risposto, sono andata tra i messaggi ricevuti e ho trovato una
certa Eleonora M. che gli aveva scritto alle nove di sera: “ Ok, a dopo”. Capisci?” Si stava agitando, parlava velocemente e a
voce sempre più alta, distogliendo l’attenzione di Sofia dal disegno. Forse
l’aver finalmente confessato questa sua paura l’aveva portata ad aprirsi
ulteriormente, arrivando ad infervorarsi per l’accaduto.
“Zia Chiara, chi è Eleonora?”
“Una collega di Zio Roberto, tesoro.” L’anticipò Elisa, sapendo bene cosa
sarebbe potuto scappare dalla bocca di Chiara, in quello stato.
“Oddio…” Chiara tentennò, fissando il vuoto. “Ora che mi ci fai pensare,
c’è davvero una collega di Roberto che si chiama Eleonora!” si ricordò
Chiara. “È la marescialla – si dice marescialla?"
“Ma non sei nemmeno sicura che sia lei.” Cercò di farla ragionare.
“E chi vuoi che sia questa Eleonora M.?” Si agitò ancora. Poi
sembrò rendersi conto tutt'a un tratto della sua agitazione e sospirò.
"Scusa, Eli, ma non ragiono più quando penso a questa cosa.” Sospirò,
posando sul tavolo la tazza di tè. “Non so veramente come smettere di
pensarci. È come un tarlo…” Aveva gli occhi lucidi.
“Ma che ne sai che non sia stata una risposta ad una convocazione?
Dopotutto è qualche grado superiore a Roberto, questa tipa che dici, che ne
sai che non fosse per lavoro.”
“Alle nove di sera gli mandi un messaggio di convocazione?” replicò
scettica. “E Roberto quella sera stessa, dopo aver mangiato in assoluto
silenzio è uscito senza dirmi troppe spiegazioni.” Fece quasi per
aggiungere altro, ma si trattenne e sospirò.
Elisa non seppe che dirle. Non era mai stata brava a rincuorare le persone.
Ad ascoltarle sì, ma rincuorare era diverso: era necessario trovare le
parole giuste e non sempre lei le aveva. Poteva offrire conforto con un
abbraccio, ma le parole proprio no.
E tutte queste – poche – informazioni, se accostate alla figura di Roberto,
effettivamente non promettevano niente di buono.
“Io… Eli, io non saprei che fare se mi avesse tradita.” Era triste. “Io lo
amo, Eli, non voglio che lui se ne vada. Lo so che non hai mai avuto troppa
stima di lui per quel che successe tra noi per colpa sua, ma con me lui è
sempre stato diverso.” si appoggiò contro lo schienale del divano e si
coprì il viso con le mani, quasi per chiudere gli occhi e riprendere il
controllo.
“Chiara, mi dispiace… Provare a chiederglielo immagino sia inutile.”
Rifletté Elisa.
“Maddai! Chi è lo stupido che dopo aver tradito, alla domanda: “mi hai
tradito?” risponderebbe con un sì?” Rispose sarcastica.
“Per quel che ne so, potrebbero anche esistere persone del genere, ma
questo non dà una migliore immagine di sé per la sincerità della risposta.”
“Suvvia, Elisa. Lo sai anche tu che non mi confesserebbe mai una cosa del
genere!”
Elisa non volle commentare ulteriormente, ma sapeva quanto Roberto potesse
essere falso. Dopotutto, quando stava con lei – che poi, si frequentavano, non è che stessero proprio insieme come lei e Marco
ora! L’idea di aver avuto un passato con una persona come Roberto le fece
venir voglia di sottolineare a modo la distanza che separava una persona
come Roberto da una come il suo Marco – mica le disse che si vedeva pure
con Chiara. Furono loro due a scoprirlo, reciprocamente, parlandone e
riconoscendo nel loro reciproco partner la stessa persona. Non era
difficile immaginarsi che Roberto tradisse Chiara, purtroppo. Francesco da
sempre era stato convinto che il loro matrimonio non sarebbe durato e
spesso si era domandato perché si fossero addirittura sposati.
“Già, purtroppo, lo penso anch’io…”
Chiara guardò l’amica, sospirando. Non era delusa dalla sua risposta, era
delusa da tutta la situazione. Aveva gli occhi tristi.
“Eli, cosa dovrei fare? Che poi ci sono giorni in cui è irascibile per ogni
cosa – te l’ho detto – ed altri che invece è un tesoro, che è il mio Roberto…”
“Non lo so, l’unica cosa che ti direi è parlare con lui. Dopotutto siete
sposati, conterà pure qualcosa, no?”
Chiara soffiò una risata amara e la guardò come si può guardare una bimba
ancora troppo piccola per capire la vita. “Elisa, se il fatto di essere
sposati contasse qualcosa, non mi ritroverei in questa situazione.” Elisa
dovette ammettere che avesse ragione. “Io, guarda, proverò a parlargli, ma
non so come potrà finire questa storia. Secondo me non sarà un lieto fine.”
“Mi dispiace…” mormorò Elisa, bevendo un altro sorso di tè. Poi si accorse
che Chiara non aveva la sua tazza in mano. La indicò e le chiese se
l’avesse finito e ne volesse un altro po’.
“No, grazie, Eli. Nemmeno ho finito la tazza.” Rifiutò gentilmente. “Ma hai
cambiato tè?”
“No, è sempre il solito, perché?”
“Non so, questo mi sembrava avesse un sapore più amaro.” Storse il naso.
Anche Chiara, come Elisa, non amava i sapori troppo forti.
“Forse c’hai messo poco zucchero.”
“Due cucchiaini non sono poco zucchero. Sono i soliti.”
“Be’, io ce ne metto tre.”
“Allora sarà tutta questa situazione…” roteò gli occhi. Elisa sorseggiò
dell’altro tè, triste per l’amica. “Accidenti a lui! Riesce persino a farmi
odiare il tè.”
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Rieccomi! Salve a tutte! Scusate se sono stata via per così tanto tempo, purtroppo la realtà mi risucchia. E ho dovuto anche inventarmi un modo per pubblicare diverso dal solito perché non sono più in grado di utilizzare il vecchio programma (infatti si nota la differenza di layout, purtroppo...). Ad ogni modo, eccomi qua! Capitolo prevalentemente incentrato sulla nostra Chiara, ma spero vi sia piaciuto ugualmente!
E prima di svanire nuovamente, voglio ringraziare Brezza per aver lasciato un commento, come sempre, e spero che anche voi, oh lettori silenziosi, abbiate apprezzato!
Al prossimo capitolo!
Un bacio!
S.P. |