L'aria odora di polvere, si
deposita su ricordi d'infanzia e sporca anche quei pochi buoni –
ne ha davvero? È tutto nero, buio, una gabbia troppo stretta e
lui da solo, in un silenzio a cui nemmeno gl'incubi s'accostano.
Non urla, Illya: chiede aiuto coi pugni – nocche scorticate, pareti
umide e pietra insanguinata.
Chiude gl'occhi, Illya: scaccia i pensieri – ma l'uomo nero è
già arrivato, è lì da sempre e sul collo gli respira. Le mani
tremano, l'animo pure.
Dove sei?
S'arrende, Illya: deglutisce bile, polvere e torture non
dimenticate. Poggia la fronte al muro, piano scompare.
«Peril, sei qui? Aspetta, ti tiro fuori.»
Finché la voce di Napoleon non diviene spiraglio di luce che dirada
la polvere. |