ReggaeFamily
The
line I choose
Scars
On Broadway - They Say
♫
Serj ♫
Canticchiando,
aggiunsi un po' di sale nella padella e cominciai a muoverla in
maniera circolare.
Cucinare
mi piaceva, ma non avevo quasi mai il tempo per dedicarmi a
quell'attività. Quando ne avevo la possibilità, però,
non perdevo mai l'occasione di preparare il pranzo alla mia adorata
Angela.
“Serj,
che fai? Vuoi aiuto?” domandò improvvisamente lei,
facendo il suo ingresso in cucina e annusando l'aria con attenzione
per cercare di cogliere ogni ingrediente da me utilizzato.
“No
no, tranquilla! Mi fai sempre da cuoca, per una volta lascia fare a
me! Hai finito in giardino?” la tranquillizzai, dandole una
rapida occhiata.
I
suoi capelli erano leggermente scompigliati dal vento e il viso non
aveva traccia di trucco; indossava una leggera e consunta felpa
azzurra e dei pantaloni sportivi grigio scuro. Nella sua semplicità,
era talmente bella che mi veniva voglia di mollare i fornelli e
stringerla tra le mie braccia.
Angela
si sedette su una sedia, poggiò un gomito sul piano del tavolo
e cominciò a osservare con attenzione ogni mio movimento. “Ha
ricominciato a piovere. Non ho potuto finire nemmeno di sistemare le
rose!” spiegò.
“Proprio
oggi che avevamo una giornata libera c'è questo tempaccio”
commentai.
“Che
importa? Una casa ce l'abbiamo!” mi fece notare con il sorriso
nella voce.
Mi
voltai per sorriderle a mia volta, ma lei subito mi avvisò:
“Attento, l'olio sta schizzando! Ti bruci!”. Si mise
subito in piedi e mi raggiunse.
“Ah,
già! Potresti tagliare un'altra zucchina?” le chiesi,
rendendomi conto che forse quelle affettate da me non sarebbero
bastate.
Lei
sospirò e prima di mettersi all'opera mi diede leggermente di
gomito. “Gli uomini, tutti uguali: senza una donna non sanno
nemmeno scegliere le dosi per un pasto!”
“Angie,
se ti prendo...”
“Pensa
a cucinare, che senza pranzo non mi faccio prendere!” scherzò
con una risatina.
Il
cuore mi batteva a mille come se lei fosse con me per la prima volta,
come se non l'avessi mai avuta così vicina, come se ogni
attimo passato insieme fosse sempre nuovo.
Avevo
finito ciò che dovevo fare, avrei dovuto aspettare che lei
finisse con le zucchine. Spensi il fornello, misi un coperchio sulla
padella bollente e rimasi immobile, con gli occhi fissi su di lei.
Angela se ne accorse e, sentendosi osservata, sollevò lo
sguardo. “Che c'è?”
La
abbracciai delicatamente da dietro, in modo che avesse il tempo di
appoggiare il coltello che aveva in mano senza ferirsi. Lei poggiò
la testa sulla mia spalla e io, stanco di starle lontano, la attirai
ancora di più a me, lasciandole dei piccoli baci sui capelli.
“Tesoro,
ho le mani sporche...” protestò debolmente, cercando con
lo sguardo un canovaccio.
Sciolsi
la stretta e la feci roteare su se stessa, in modo da poterla
guardare negli occhi. “Visto che faccio se ti prendo?”
“Che
paura.” Avvicinò il viso al mio per un passionale bacio.
Io la strinsi nuovamente e ricambiai.
Fuori
la pioggia diventava più violenta e copiosa ogni secondo di
più, ma io lì avevo trovato il mio paradiso e non
m'importava di tutto ciò che accadeva intorno.
Ma
dopo qualche secondo, Angela si allontanò da me con una risata
e riprese in mano il coltello. “Dai, altrimenti non mangeremo
più! Dopo sarò tutta tua!”
Sospirai
e le passai le dita tra i capelli per l'ultima volta prima di
rimettermi al lavoro, mentre il desiderio si faceva strada in me; ma
in quel momento la vibrazione del mio cellulare, che avevo
abbandonato sul tavolo, mi distrasse.
Presi
in mano l'apparecchio e constatai che si trattava del mio bassista.
“Shavo,
ma anche durante le ferie?” risposi svogliatamente.
“Ehi
fratello, se stavi facendo qualcosa di importante avresti
potuto ignorarmi!” esordì lui in tono allegro e
malizioso.
“Coglione.”
“Comunque,
dato che mi hai risposto ne approfitto per comunicarti che ce la
stiamo facendo, praticamente i Souls sono quasi garantiti!”
“Cioè?”
“Oggi
ho parlato con Ellie; lei e Jo hanno capito che non possono perdersi
questa occasione, ma hanno due problemi. Il primo è la mamma
delle gemelle: a quanto pare è iperprotettiva e non si fida
tanto di noi. L'altro è Jacob, che non vuole partire se non
con i suoi soldi.”
Sbuffai.
“Daron gli ha già pagato tutto. A tutti in realtà,
non solo a lui.”
“Eh?
Ma che problemi ha? Non è nemmeno detto che riescano a
partire!” sbottò Shavo incredulo.
“Ha
detto che non gli interessa; almeno i ragazzi non si dovranno porre
quel problema.”
“Che
coglione! Poi lo chiamo! Comunque, rimane il problema della mamma:
che si fa?”
“Non
ne ho idea, ma noi non possiamo fare granché, non credi? Le
ragazze sono abbastanza grandi per vedersela da sole.”
“Però
mi dispiace che ci siano queste discussioni con i loro famigliari,
dovrebbe essere vista come una bella cosa...”
Sorrisi,
seppur consapevole che il mio interlocutore non mi potesse vedere.
“Sei sempre il solito! Parlo io con Ellie e cerco di
rassicurarla un po', tranquillo.”
“Perfetto!
Adesso chiamo Malakian, buon pranzo e buona Angela!”
“Buon
pranzo anche a te, sempre che tu abbia voglia di prepararlo!”
lo salutai.
“Ce
l'avete fatta? Porterete i Souls con voi?” volle subito sapere
la mia ragazza, che intanto si era messa ai fornelli al posto mio.
“Probabilmente
sì. Ehi, ma non è giusto, dovevo cucinare io!”
protestai.
“Va
bene, posso almeno apparecchiare la tavola? Comunque, sono
contentissima per voi! La prossima volta che hanno una data voglio
venire anch'io a sentirli!” affermò cedendomi il posto e
precipitandosi a cercare la tovaglia in un cassetto.
Rimasi
in silenzio, immerso nei miei pensieri.
Era
incredibile che una madre non riuscisse a lasciare le proprie figlie
libere nonostante la loro età, ma era anche comprensibile si
preoccupasse: noi eravamo comunque degli sconosciuti per lei.
Qualunque
sarebbe stato il risvolto di questo mini-tour, mi sarei assicurato
che tutti e quattro i Souls fossero sempre al sicuro. Per quanto
adulti e responsabili potessero essere, non avrei mai permesso che
capitasse loro qualcosa.
♫
Daron ♫
Ero
comodamente stravaccato sul mio divano nuovo, di pelle bianca. Non so
cosa mi avesse convinto a comprare i mobili nuovi e soprattutto di
colori chiari, ma all'improvviso mi era venuta voglia di una ventata
d'aria fresca e avevo buttato via quasi tutto il vecchio arredamento
– che, per intenderci, stava lentamente cadendo a pezzi.
Quel
giorno avevo voglia di guardare un po' di hockey, ma avevo trovato
solo una partita tra squadre poco più che principianti. Era
piuttosto noiosa in realtà e non avevo nessun motivo per fare
il tifo, gridando improperi irripetibili e lanciando ciabatte contro
il televisore come mio solito; ma non avevo voglia di cambiare canale
e probabilmente non avrei trovato nulla di mio gradimento.
Così
stavo semplicemente stravaccato, alternando la partita di hockey con
una a Snake sul cellulare.
All'improvviso
questo prese a squillare tra le mie mani, facendomi sobbalzare; avevo
una di quelle suonerie preimpostate della Samsung, e non potevo
impostare la vibrazione perché spesso e volentieri appoggiavo
l'apparecchio da qualche parte e non mi accorgevo delle chiamate.
Si
trattava di un numero sconosciuto. Generalmente non rispondevo, ma
quel giorno decisi di rischiare.
“Pronto?”
“Daron
Vartan Malakian, io ti uccido! Si può sapere perché
cazzo mi hai pagato il viaggio in Europa, quando sapevi benissimo che
non posso renderti i soldi?” tuonò una voce con fare
minaccioso.
Non
ebbi bisogno di delucidazioni per capire di chi si trattava. Eppure
ero sicuro che Jacob non avesse il mio numero; possibile che l'avesse
estrapolato a uno dei miei amici per potersi rivoltare contro di me?
“Fratello,
come stai? Che piacere sentirti!” lo salutai con estrema calma.
“E
che cazzo Daron, parliamone seriamente!” sbottò lui.
“Va
bene, parliamone: io non ho niente da dirti, se non che non
accetterei soldi da te in ogni caso” tagliai corto, stufo di
ribadire il solito concetto che da giorni cercavo di spiegare ai
Souls.
“Ma
ti sembra normale? Hai pagato per tutti! E non avevamo nemmeno dato
conferma!”
“Se
aspettassi voi, nel 2020 saremmo ancora qui.”
“E
se non riuscissimo a venire?”
Sbuffai
spazientito. “Ascoltami bene: io non vi sto obbligando a
venire, se non ce la farete pazienza, 'fanculo! Volevo solo eliminare
il limite economico, un limite che per noi non esisteva già
dall'inizio. Adesso avete l'opportunità tra le mani, fatene
ciò che volete!” spiegai, sperando di essere riuscito a
zittirlo una volta per tutte.
“Sono
sconvolto” fu la sua risposta.
“Io
no. Ah, a hockey stanno vincendo quelli con le magliette gialle.”
“Eh?”
“Niente,
devo farmi una canna.”
“Dobbiamo
parlare prima che voi partiate per il tour.”
“Sono
d'accordo. Domenica 8 maggio tutti a Echo Park alle dieci, pranziamo
insieme e di pomeriggio venite alle prove con noi” decisi.
“Hai
programmato la giornata a sette persone senza farglielo sapere”
commentò.
“A
sei, dato che tu sei il settimo e lo sai. In realtà ci saranno
anche tecnici, manager, fotografo e altra gente del tour alle prove,
almeno li conoscete.”
Dopo
averlo salutato mi alzai, mi preparai una magica sigaretta e dopo
aver fumato ripescai dalla dispensa un pacco gigante di patatine
piccanti.
Il
mio atto di generosità nell'offrire il viaggio ai componenti
dei Souls aveva sconvolto tutti, ma soprattutto i diretti
interessati. Chi non mi conosceva bene poteva vedermi come una
persona attaccata ai soldi, ma la verità era che non
m'importava. Quando mi andava di spendere per gli altri lo facevo e
non badavo a spese. Per me era una cosa normale, non capivo dove
stesse il problema.
♫
John ♫
Avevamo
espressamente chiesto che Lindsay fosse presente in sala prove quella
domenica. Sapevamo che adorava particolarmente alcune nostre canzoni
e che la mia batteria l'avrebbe fatta impazzire; volevamo farle
vivere un'esperienza pazzesca, anche se probabilmente in futuro
l'avrebbe ricordata a malapena.
Per
questo, quando vedemmo le gemelle raggiungerci al parco senza la
piccola, Daron domandò subito: “Ma come, non avete
portato il mostriciattolo?”
Johanna
ci spiegò che quel giorno non avrebbe dovuto farle da baby
sitter, ma in via del tutto eccezionale sarebbe andata a prenderla
direttamente nel pomeriggio. La trovai una mossa astuta: durante il
pranzo avremmo sicuramente parlato di argomenti seri, riguardanti il
tour, e Lindsay si sarebbe di sicuro annoiata.
“Vi
dobbiamo dare una gran bella notizia!” annunciò Ellie,
raggiante più che mai.
Quel
giorno le gemelle sembravano ancora più luminose del solito,
quasi non riuscivano a stare ferme tanto era il loro entusiasmo.
Io
ero sempre più curioso; lanciai un'occhiata a Jacob e Noah per
capire se loro già sapevano qualcosa, ma erano sorpresi quanto
me.
“Diteci!”
le incitai con un sorriso.
Tutti
puntarono lo sguardo su di loro. I loro sorrisi inondati dal sole del
mattino erano davvero dolci.
Io,
anche se non lo davo a vedere, ero parecchio emozionato. Supposi che
avessero una bella notizia da darci: poteva essere la loro risposta
definitiva?
Poteva
sembrare stupido, ma mi ero talmente affezionato a quei quattro
musicisti – in particolare a Ellie e Johanna – che l'idea
di averli al mio fianco durante quei concerti mi rendeva davvero
felice. Volevo che tutta Europa li vedesse e li amasse, volevo
stringerli in un abbraccio prima e dopo ogni live, volevo far provare
loro quel senso di vertigine che si impossessava di me quando
migliaia di persone mi osservavano suonare.
“Allora,
parlo io? Sì, dai parlo io!” iniziò Johanna,
posando lo sguardo su ognuno di noi. Quando arrivò a me, potei
leggere l'emozione e l'impazienza nei suoi occhi. “Ormai sono
passate due settimane da quando ci avete fatto la proposta e una
decina di giorni da quando noi due ne abbiamo parlato con i nostri
genitori. Come sapete, mamma è stata subito contraria. È
stato proprio quando lei ci è andata contro che ci siamo rese
conto di voler partire. In questo periodo non abbiamo discusso molto
con lei, ma sentivamo sempre una sorta di tensione in casa, come se
qualcosa non andasse; a volte ho sentito i miei parlare tra loro e mi
sono resa conto di quanto fosse difficile per lei. E in questi giorni
io e Ellie un po' di paura l'abbiamo avuta, non volevamo che tutto ci
crollasse addosso. Proprio quando per te tutto sta per cominciare,
gli altri cosa potrebbero dire? Che tutto sta per finire.”
Johanna fece una breve pausa e tenne lo sguardo fisso su Daron, dopo
aver citato una frase di They Say.
“Io
e Jo non ci siamo mai allontanate troppo di casa, non abbiamo mai
fatto lunghi viaggi da sole, o comunque lei conosceva i nostri
accompagnatori. Questa è una cosa nuova: le fa paura essere
così lontana da noi” aggiunse Ellie.
“Mamma
ha avuto tempo per pensare, per capire, per rendersi conto. E il
tempo leviga, si sa. Ieri ha parlato con noi: ci ha detto che non
siamo stupide, siamo perfettamente in grado di scegliere la compagnia
adatta a noi. Abbiamo ventun anni e non abbiamo bisogno di un baby
sitter, la sua ansia non può impedirci di vivere.”
“Inoltre
ha detto che con Noah e Jacob siamo in buone mani. Certo, sicuramente
l'ha detto perché non conosce bene Jacbb...” aggiunse la
sorella con ironia.
“Quindi?”
domandò Shavo, gli occhi che già brillavano.
“Il
nostro è un sì: se Jake e Noah vogliono, noi partiamo!”
concluse Ellie gettando le braccia al cielo con fare trionfante.
Il
mio cuore perse un battito. Ce l'avevamo fatta! I Souls avrebbero
aperto i nostri concerti come quel magico giorno al Troubadour,
avrebbero conosciuto i Dub Inc, sarebbero stati con noi!
Tutti
ci precipitammo ad abbracciarle e fu un tripudio di grida entusiaste,
risate e affetto. Serj sorrideva soddisfatto, Shavo era profondamente
commosso, Daron e Jacob cominciavano a immaginare cosa sarebbe potuto
accadere durante il viaggio e Noah non riusciva quasi a spiccicare
parola tanto era incredulo.
Io
pensavo che fosse assurdo: li avevamo conosciuti solo sei mesi prima
e a settembre avremmo avuto un tour insieme.
♫
Shavo ♫
I
piedini di Lindsay non arrivavano bene ai pedali della cassa e del
charleston, ma non importava.
John
le aveva insegnato come tenere le bacchette e lei le impugnava in
tutt'altro modo, ma non importava.
Da
quando aveva preso posto sul seggiolino non aveva fatto nulla di
sensato, ma non importava.
Una
cosa era certa: sarebbe stata un'impresa portarla via dalla batteria.
Non badava a coloro che la circondavano, non sapeva di star suonando
uno strumento di valore, non si rendeva conto di trovarsi davanti a
uno dei batteristi migliori che conoscessi. Se la stava spassando in
una maniera assoluta, aveva tra le mani il giocattolo più
bello mai visto.
“Jo,
ma non aveva mai provato neanche la tua?” s'informò John
mentre osservava con interesse la piccola.
“Non
la porto mai a casa mia” spiegò lei. “Lindy, non
pestare così forte, altrimenti si rovina!” la rimproverò
poi.
“Lasciale
fare ciò che vuole” ribatté il batterista con
un'alzata di spalle.
Io,
completamente in brodo di giuggiole, mi occupavo di scattare le foto
per immortalare quel momento stupendo.
“Piccoletta,
tra poco dovrai rendere la batteria a John: stiamo preparando una
sorpresa per te!” strillò Daron, accordando la sua
chitarra in un modo che solo lui riusciva a comprendere.
Lei
sollevò gli occhi dai tamburi. “Sorpresa?”
“Vedrai
un concerto molto speciale, fatto apposta per te!” confermò
lui.
Lei
non rispose e riprese come se niente fosse a suonare il rullante.
Dietro
di noi sentivo gli altri parlare tra loro.
“Shavo,
tu non prendi il basso?” mi apostrofò John.
Abbassai
il cellulare. “Ah già, devo suonare anch'io! Vado!”
Qualche
minuto dopo la sorpresa per Lindsay era pronta. Johanna la convinse a
cedere il posto a John.
La
bambina allora, in piedi tra le due sorelle, tese le orecchie per
cercare di carpire qualsiasi indizio della sua sorpresa. Bene, ero
proprio soddisfatto del mio pubblico.
E
la vidi letteralmente impazzire quando sentì il riff iniziale
di They Say. Cominciò a gridare, saltellare da tutte le
parti, avvicinarsi a noi e cantare tutta la canzone a memoria.
Johanna,
Ellie e gli altri non furono da meno: riuscirono addirittura a
trascinare Serj in mezzo al loro festoso casino, mentre cantavano e
gridavano.
“Questa
è per augurarvi buon tour e per festeggiare!” esclamò
Ellie mentre Jacob trascinava lei e Johanna in un folle girotondo.
“Grandi
Souls!” gridò il rosso.
“E
andremo anche dai Dub Inc!” si rese improvvisamente contro
Johanna, liberandosi dalla stretta del ragazzo e buttandosi quasi
addosso a Noah.
Concludemmo
la canzone, Lindsay saltò in braccio a Daron senza smettere di
strillare per la gioia e Beno, giungendo dall'angolino della stanza,
pose fine a quella raccapricciante ed epica scenetta: “Bene;
adesso, cari SOAD, vi ricordo che dopodomani avete la prima data
statunitense, quindi evitiamo una figura di merda e via alle prove
generali!”
♪ ♪ ♪
Ciaooooo
*-*
Vi
starete chiedendo: perché due canzoni di seguito degli Scars?
Semplice:
perché sì XD
Perché
ci stava bene, ma soprattutto avevo già in mente che i ragazzi
l'avrebbero suonata a Lindsay quando lei si sarebbe ritrovata in sala
prove con loro ^^ ecco, ho trovato il momento adatto in cui
inserirla!
Stavolta
con i pov ho voluto pasticciare: mi è saltato in mente che
sarebbe stato carino radunare tutti e quattro i componenti dei SOAD
in un capitolo, ed ecco il risultato! ;)
Altra
cosa: se finora la storia è stata incentrata sulla conoscenza,
la fiducia e questa grande novità del tour, dai prossimi
capitoli si cambia! Vedrete sviluppi tra i personaggi, li conosceremo
un po' meglio, ci saranno novità e... sì, racconterò
anche qualcosa del tour, perché mi piace vedere i System alle
prese con live, fans e quant'altro!!!
Allora,
che ne pensate? Vi è piaciuta la scena con Angela? Siete
contenti che i problemi siano stati superati? Io un sacco, chissà
come andrà questo viaggio :P
Sono
qui anche per raccontarvi una cosa curiosa e preoccupante che mi è
successa la scorsa settimana, che riguarda proprio questa storia!
Alloooora, in pratica mi è capitato di sognare i miei
personaggi: Jake, Jo, Ellie e Noah! Era come se stessi decidendo le
scene per un capitolo, ma allo stesso tempo ero all'interno delle
scene, mi immedesimavo nelle persone che in quel momento avevano il
pov. Sono stata Ellie e poi Jo (sono stata anche in compagnia del mio
adorato Jacob *-*)... e non so, la cosa mi inquieta un po'. Non mi
era mai capitato di sognare una delle mie storie, mi sento un po'
fuori di testa perché queste persone non esistono nella
realtà, è tutto frutto della mia fantasia! Ma questo
vuol dire che la storia mi prende tanto e ci penso spesso, e in
effetti è così *-*
Secondo
voi sono pazza???
Grazie
mille ancora a coloro che continuano a supportarmi con tanto affetto
e tanta costanza, siete pura forza :3
Alla
prossimaaaaa!! ♥
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