festa
Festa d'Estate
Il crepuscolo dell'eucalipto sta lì a verdeggiare nel buio
e dai finestrini scossi il profumo violento della savana
si sprigiona dalla spianata – non dorme mai.
Il borgo fa finta: finge le sue luminarie a ridosso degli architravi,
erra emergendo dalle viscere ascose della campagna come Atlantide,
sbaglia, inganna, giacché lui non è lì.
Ma sta nelle pietre. Sussurrano sulfuree quelle che mettono
alle case dei vecchi, con le loro facciate chiuse, le ringhiere disossate
(un tempo ci andava a giocare qualche bambino), le corti vacanti;
serpeggia nel reticolo di quelle vie pregno di storia estranea,
fino al castello, trionfo superbo della muratura.
Oh, di giorno si ritufferà nel Mediterraneo, nella caligine
da massacro, per ricordarmi quanto non sono in grado,
farà agguati dietro gli angoli torridi, di quelli che strozzano le spose in Agosto -
sempre, sempre arrivare il tramonto!e il bel manto
di un solo solitario nella vallata del cielo, che affusoli le dune
e la fatal quiete, e le parole; e riesca a non dire più niente,
fuorché pace.
Note
Poesia di più complessa gestazione della precedente, che era
già bell'e pronta da prima che la trascrivessi (e no, non scrivo
tutto a mano, per niente), e che risente di due indubbi fattori: 1)
scrivere una raccolta senza un vero sviluppo narrativo - com'era quella
di due Estati fa - che non annoi con insulse propaggini di sensazioni,
e non perda mordente, non è semplice; 2) la poesia viene sempre
diversa da come uno se la immaginava, a prescindere dagli schemi, e
riesce sempre nel dire/non dire qualcosa di estraneo, fuori dal nostro
controllo. Avevo infatti raccolto molte frasi gettate qua e là
prima di descrivere questa esperienza (in effetti lo è), questa psiconarrazione un
po' allucinata - ma mi auguro non troppo - , e ringrazio un amico per
avermi 'prestato' l'immagine della casa della sua infanzia. Il resto
è venuto da sè, in questa sera neanche troppo celatamente
foscoliana (ma lo è diventata di sua sponte, giuro) che stavolta
si oppone alla purezza del giorno, troppo accecante, troppo ossessivo,
e si limita a respirare se stessa, sempre ammettendo che ci riesca,
sempre sospesa al di fuori della storia che è estranea. Insomma,
vi ho già detto fin troppo. Un ordine c'è, e non mi
è sembrata neanche tanto simmetricamente (o anteticamente)
distante da Giardino, al mattino. Unica nota veramente utile: fingere,
errare, sbagliare, immaginateli in un climax di comune matrice
etimologica sotto il segno del latino fallere, che è appunto sbagliare, (e quindi errare nel senso di divergere dalla retta via) , ma anche tradire, ingannare (Falsus è colui che dice e si comporta falsamente, e quindi inganna).
Ringrazio tutti quelli che leggono, comprese due gentili colleghe della cui presenza sono ben conscia. A presto.
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