ReggaeFamily
V
Osservavo
l'oscurità di fronte a me.
Gli
accarezzavo i capelli, la schiena, le braccia, mentre lui stava
accoccolato con la testa sul mio petto.
Era
sudato sulla fronte e sul collo, ma dormiva così profondamente
che non se ne accorgeva.
Io
non riuscivo a fare altrettanto, non avevo sonno e combattevo contro
il caldo.
Lo
avevo sempre pensato: Daron sembrava un angelo quando dormiva; si
rilassava completamenti, il suo viso era completamente disteso. A
volte metteva su delle inconsapevoli smorfie, a seconda del sogno che
stava facendo.
Adoravo
il suo modo di essere così espressivo. Osservarlo mentre
riposava, ma in generale mentre faceva qualsiasi altra cosa, era come
contemplare un quadro: aveva mille sfaccettature, trasmetteva forti
emozioni attraverso i suoi colori, poteva assumere molteplici
significati.
Peccato
che non me la cavassi troppo bene con la pittura, altrimenti avrei
messo su tela ciò che Daron mi trasmetteva, lo avrei
rappresentato con pennello e colori.
Mi
accorsi che il chitarrista si stava agitando, forse in preda a un
incubo.
Con
cautela, lo strinsi un po' più forte a me e gli posai le
labbra sulla fronte. Volevo fargli capire, anche attraverso il sonno,
che io ero lì con lui e che poteva stare tranquillo.
Funzionò:
Daron dopo qualche secondo si rilassò nuovamente contro di me
e continuò a dormire indisturbato.
Io
afferrai una ciocca dei suoi capelli e presi ad arrotolarmela tra le
dita.
Mi
piaceva stare così, a vegliare sul suo sonno come un angelo
custode e coccolarlo un po'.
Mai
e poi mai avrei permesso che gli succedesse qualcosa di male. A
volte, quando stavamo lontani, entravo in apprensione e mi veniva
voglia di chiamarlo più spesso del solito per sapere come
stava, ma non volevo nemmeno sembrare troppo invadente.
Il
punto era che sapevo quanto Daron riuscisse a cacciarsi nei guai,
sapevo che a volte si trascurava, a volte gli si dovevano ripetere le
cose mille volte come una mamma farebbe con un bambino.
Cercai
di sistemarmi meglio nel letto senza svegliare Daron e ci riuscii.
Ripensai
alla cena di quella sera. Era andata alla grande, avevamo mangiato
molto bene e ci eravamo divertiti: come sempre, l'avevamo finita a
riportare fuori aneddoti del tour appena passato e di quelli
precedenti.
Io
e Daron eravamo finiti in due punti diversi del tavolo e la cosa non
ci aveva creato alcun problema: né io né lui eravamo
estremamente appiccicosi, anzi, quando stavamo tra amici ci
adattavamo alla situazione e ci comportavamo come tali.
Serj
e Shavo non avevano portato fuori l'argomento nemmeno quando eravamo
usciti per fumare, noi quattro dei System da soli. Non avevano
nemmeno modificato il loro comportamento nei nostri confronti, segno
che per loro non era cambiato proprio niente e ci avevano accettato
senza battere ciglio.
Una
volta a casa di Daron, dove avrei alloggiato quella notte, avevamo
fatto un sacco di cose: avevamo cercato qualcosa da guardare in tv
con scarsi risultati, ma ero arrivato a piangere dalle risate per i
commenti che Daron portava fuori a proposito di programmi e film che
trasmettevano. Poi lui aveva afferrato la sua chitarra, affermando di
volermi fare un concerto romantico, e l'aveva finita a distorcere i
testi delle canzoni col solo scopo di prendermi per il culo.
Infine
avevamo fatto l'amore, senza però riuscire a smettere di
ridere.
Certo
non eravamo la coppia più romantica del mondo, ma una cosa era
certa: sapevamo come divertirci.
Mentre
passavo con delicatezza le dita sulla tempia destra di Daron,
asciugandogli il sudore, mi venne in mente che quella sera era parso
più tranquillo e rilassato del solito. Forse la chiacchierata
al bar gli era servita davvero.
Volevo
che capisse che non stava facendo nulla di sbagliato, semplicemente
ci amavamo e se qualcuno non lo accettava non era un problema nostro.
Io
ero sicuro di ciò che facevo e provavo, ma capivo che Daron
necessitava di un po' di tempo: non riusciva ad assimilare subito le
sue emozioni, non gli era mai capitato di innamorarsi di un ragazzo e
doveva ancora capire se stesso in questo nuovo contesto.
Se
lui aveva bisogno di pazienza, io ne avevo da vendere.
Daron
cominciò a muoversi nel sonno e si rigirò, finendo con
il fianco contro il materasso, accanto a me.
Incredibile:
era sempre in movimento, pure nel sonno, come una trottola impazzita.
Subito
sentii la mancanza del suo corpo sul mio petto e tra le mie braccia.
Non volevo stargli lontano.
Stavolta
fui io ad accucciarmi accanto a lui, posando la testa contro il suo
petto.
Sorrisi
tra me, nell'oscurità.
Io
e lui in fondo eravamo come il mare: lui era la sabbia e io ero
l'acqua.
Di
qualsiasi demone o cattivo pensiero si fosse macchiata la sua anima,
io sarei sempre stato pronto a lavarlo via. Non avrei mai permesso
che qualcuno o qualcosa lo facesse stare male.
♣ ♣ ♣
Ragazzi!
Non
ci credo che siamo giunti alla fine anche di quest'avventura! Ormai
questa storia mi era entrata nel cuore e dover porre l'ultimo punto
mi fa quasi male! Ma la signora Ispirazione ha voluto che io
scrivessi questi cinque capitoli in questo modo, di questa lunghezza,
raccontando questa vicenda... e chi sono io per andarle contro?
Mi
mancheranno tanto Daron e John in questa veste, mi mancherà la
dolcezza che intercorre tra i due, mi mancherà la spontaneità
con cui ho buttato giù il racconto e che poi si è
riversato nel racconto stesso... ma non temete, nulla mi vieta di
scrivere un'altra Jarohn! Dovrò aspettare soltanto l'idea
giusta!
E
ovviamente mi mancheranno le recensioni dei miei adoratissimi
lettori, che riescono sempre a darmi quella botta di energia e
fiducia fondamentale! Grazie ad alessandroago_94. Kim
WinterNight e Selene1990 per aver recensito con entusiasmo
e sincerità tutta la storia, e grazie a StormyPhoenix
per aver fatto un salto da queste parti e avermi dato il suo parere!
Ragazzi, ma io dove sarei senza di voi? Se Soul esiste e continua a
scrivere, il merito è quasi tutto vostro :3
Un
abbraccio a tutti e vi do appuntamento alla prossima avventura, che
spero vi possa coinvolgere e appassionare quanto e più di
questa!!! ♥
...e
grazie, grazie, grazie anche ai fantastici John e Daron, perché
sono quel che sono e perché anche il solo pensare a loro mi fa
sorridere e stare bene *-*
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