Phoenix - The Secret Tzar's Daughter The dragon

di queenjane
(/viewuser.php?uid=758690)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


1908,  dopo la mia ripresa dal morbillo, giunse il mio compleanno, addì 27 gennaio 1908.
Un tè con torta nella nursery dei principi imperiali, quindi scendemmo nei giardini, la neve cadeva sempre in gran copia e scivolammo sulla slitta, nella montagnola a ciò preposta.  Gli alberi, che di solito fremevano, carichi di foglie e brezze, erano immobili, incastonati nel gelo. Sotto, ci divertimmo a raccogliere rami, lanciandoli ai cani .. eravamo solo ragazzine, tutto il resto era rallentato, sospeso, immoto, la luce lattiginosa di fine pomeriggio pareva il preludio a una sorta di calma, ben di rado sperimentata.
“Guarda, Cat” mi disse Olga, mentre la prendevo sottobraccio, intanto che chiacchieravamo a piccoli tratti lungo i sentieri.
“I bucaneve” in estasi, un ben raro spettacolo, precoce ed inusitato. Mi chinai a sfiorare un glorioso petalo, domandomi oziosa se la neve avesse un suo specifico odore o meno.  “La zarina tua omonima, una volta, scorse un fiore alla base di una statua e vi pose una guardia per non farlo calpestare”
“Lo so” quindi fiorì una delle mie battute, una boutade “Ma chi faceva la guardia a cosa?” ebbi una risata il lampo candido dei denti che raccoglieva quella specie di paradosso “Dipende dai punti di vista”
“Ecco appunto” Una pausa “Ti ricordi di quando ero in Europa?” tre anni avanti, un’assenza durata molti mesi, nonostante le lettere e i luoghi affascinanti da vedere “Ci scrivevamo” il viso neutro.  Sul tempo, i monumenti, le piccole abitudini e manie, le lezioni
“Eh sì, mi mancavi”aggiunse.  Olga mi scriveva che studiava inglese e francese con Tatiana, andava a cavallo, talvolta accompagnava il padre a fare lunghe passeggiate, insieme alle sorelle. Che nelle belle giornate lo zarevic era condotto a spasso nei giardini, in una cesta sul dorso di un asino. Dei picnic, la tavola apparecchiata sotto gli alberi, ulteriori passeggiate nei prati, la stagione era quieta, bellissima, con tanti fiori da raccogliere. E  della crociera autunnale sul golfo di Finlandia a bordo dello yacht imperiale, dei bagni a riva, osservando le conchiglie, le alghe e nuotando, e tante altre minuzie, glissando l’aspetto di  maggior rilievo, ovvero quando sul ritorno, tanto da credere che quella data non avrebbe mai avuto luogo.

Ed io, Catherine, descrivevo Londra, Parigi, le città del Nord, Roma, la Spagna e quanto altro, senza accennare date precise di ritorno, per mia agonia ed ansia, i miei genitori non fornivano alcun preciso appiglio e omettevo. 
 “Sempre” calcando sulla parola.  Eravamo noi a creare il nostro mondo, come mia madre la primavera nelle sue stanze private, collezionando le ninfee di Monet, mancava il nero sullo sfondo, erano talmente intense che mi pareva quasi di sentirne il profumo.
“Anche tu”parole limpide, cristalline, per una volta non ci giravamo intorno, che dono magnifico.
“Il segreto, Alice, è circondarsi di persone che ti facciano sorridere il cuore.
È allora, solo allora che troverai il Paese delle Meraviglie.” Mi scrisse nel biglietto di auguri, citando “Alice nel Paese delle meraviglia”,  fissandoci allo specchio non eravamo affatto in disparte. Vivevamo, once and again...

I'm bleeding out..
The last gift.
For You. 

 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3832835