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Autore: queenjane    10/04/2019    1 recensioni
Riprendendo spunto da una mia vecchia storia, Beloved Immortal, ecco il ritorno di due amati personaggi, due sorelle, la loro storia, nella storia, sotto altre angolazioni. Le vicende sullo sfondo tormentato e sontuoso del regime zarista.. Dedicato alle assenze.. Dal prologo .." Il 15 novembre del 1895, la popolazione aspettava i 300 festosi scampanii previsti per la nascita dell’erede al trono, invece ve ne furono solo 101.. "
Era nata solo una bambina, ovvero te..
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin ..
La prima figlia dello zar.
Io discendeva da un audace bastardo, il figlio illegittimo di un marchese, Felipe de Moguer, nato in Spagna, che alla corte di Caterina II acquistò titoli e fama, diventando principe Rostov e Raulov. Io come lui combattei contro la sorte, diventando baro e spia, una principessa rovesciata. Sono Catherine e questa è la mia storia." Catherine dalle iridi cangianti, le sue guerre, l'appassionata storia con Andres dei Fuentes, principe, baro e spia, picador senza timore, gli eroi di un mondo al crepuscolo" .... non avevamo idea,,, Il plotone di esecuzione...
Occhi di onice.
Occhi di zaffiro."
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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1908,  dopo la mia ripresa dal morbillo, giunse il mio compleanno, addì 27 gennaio 1908.
Un tè con torta nella nursery dei principi imperiali, quindi scendemmo nei giardini, la neve cadeva sempre in gran copia e scivolammo sulla slitta, nella montagnola a ciò preposta.  Gli alberi, che di solito fremevano, carichi di foglie e brezze, erano immobili, incastonati nel gelo. Sotto, ci divertimmo a raccogliere rami, lanciandoli ai cani .. eravamo solo ragazzine, tutto il resto era rallentato, sospeso, immoto, la luce lattiginosa di fine pomeriggio pareva il preludio a una sorta di calma, ben di rado sperimentata.
“Guarda, Cat” mi disse Olga, mentre la prendevo sottobraccio, intanto che chiacchieravamo a piccoli tratti lungo i sentieri.
“I bucaneve” in estasi, un ben raro spettacolo, precoce ed inusitato. Mi chinai a sfiorare un glorioso petalo, domandomi oziosa se la neve avesse un suo specifico odore o meno.  “La zarina tua omonima, una volta, scorse un fiore alla base di una statua e vi pose una guardia per non farlo calpestare”
“Lo so” quindi fiorì una delle mie battute, una boutade “Ma chi faceva la guardia a cosa?” ebbi una risata il lampo candido dei denti che raccoglieva quella specie di paradosso “Dipende dai punti di vista”
“Ecco appunto” Una pausa “Ti ricordi di quando ero in Europa?” tre anni avanti, un’assenza durata molti mesi, nonostante le lettere e i luoghi affascinanti da vedere “Ci scrivevamo” il viso neutro.  Sul tempo, i monumenti, le piccole abitudini e manie, le lezioni
“Eh sì, mi mancavi”aggiunse.  Olga mi scriveva che studiava inglese e francese con Tatiana, andava a cavallo, talvolta accompagnava il padre a fare lunghe passeggiate, insieme alle sorelle. Che nelle belle giornate lo zarevic era condotto a spasso nei giardini, in una cesta sul dorso di un asino. Dei picnic, la tavola apparecchiata sotto gli alberi, ulteriori passeggiate nei prati, la stagione era quieta, bellissima, con tanti fiori da raccogliere. E  della crociera autunnale sul golfo di Finlandia a bordo dello yacht imperiale, dei bagni a riva, osservando le conchiglie, le alghe e nuotando, e tante altre minuzie, glissando l’aspetto di  maggior rilievo, ovvero quando sul ritorno, tanto da credere che quella data non avrebbe mai avuto luogo.

Ed io, Catherine, descrivevo Londra, Parigi, le città del Nord, Roma, la Spagna e quanto altro, senza accennare date precise di ritorno, per mia agonia ed ansia, i miei genitori non fornivano alcun preciso appiglio e omettevo. 
 “Sempre” calcando sulla parola.  Eravamo noi a creare il nostro mondo, come mia madre la primavera nelle sue stanze private, collezionando le ninfee di Monet, mancava il nero sullo sfondo, erano talmente intense che mi pareva quasi di sentirne il profumo.
“Anche tu”parole limpide, cristalline, per una volta non ci giravamo intorno, che dono magnifico.
“Il segreto, Alice, è circondarsi di persone che ti facciano sorridere il cuore.
È allora, solo allora che troverai il Paese delle Meraviglie.” Mi scrisse nel biglietto di auguri, citando “Alice nel Paese delle meraviglia”,  fissandoci allo specchio non eravamo affatto in disparte. Vivevamo, once and again...

I'm bleeding out..
The last gift.
For You. 

 
   
 
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