7
(“Se
lei
è nulla, tu cosa credi di
essere?”)
Spectra aveva
riconosciuto l’ F16 appena, sentito il rumore,
aveva dato un’occhiata a cosa c’era in cielo. Nello
stesso istante si era resa
conto di essere stata riconosciuta a propria volta e, soprattutto, che
Starscream si stava rapidamente abbassando di quota.
“Oh
no…”
Accelerò
più che poteva con l’idea di
cercare di nascondersi
in mezzo agli alberi, pur immaginando che non fosse possibile
perché si
trattava di un bosco piuttosto rado e anche perché, come
sapeva bene,
Starscream conosceva quel posto quanto e più di lei; tutte
ragioni per cui
inviò a Dreadwing le coordinate promesse, sebbene non fosse
un posto sicuro.
Nel rivedere
il seeker i ricordi di tutto quello che era
accaduto tra loro tornarono a galla nel suo processore, come il momento
in cui
Starscream le aveva regalato dei fiori, per esempio, quelli in cui
l’aveva
fatta ridere, quelli in cui l’aveva sostenuta nella
riabilitazione.
Assieme a
tutto ciò però giunse anche
l’altra faccia della
medaglia, molto più importante e che pesava molto di
più: lui aveva ucciso la
sua famiglia e facendo questo aveva sicuramente contribuito a rendere
Spectrus
il mostro che era diventato, lui l’aveva resa invalida, lui
aveva usato il
rapporto che si era creato tra loro per far soffrire Soundwave -verso
il quale
lei, allora, non provava gli attuali sentimenti contrastanti- lui
l’aveva
sbattuta contro una parete, le aveva strappato la placca pelvica e
aveva
cercato di violentarla, e pensare di aver condiviso la cuccetta con
lui, con quasi tutto quel che di
solito
comportava, le stava facendo provare ondate di disgusto verso di lui e
verso se
stessa fin quasi alla nausea.
Strillò
quando un colpo laser di indubbia provenienza
esplose davanti a lei facendola finire fuori strada a schiantarsi
contro un
albero. L’urto per fortuna non fu troppo forte, non perse
conoscenza e restò
confusa solo per qualche secondo, dopo i quali riacquisì
velocemente la sua
forma base e riuscì ad alzarsi in piedi.
«Una
volta eravamo piuttosto vicini, ora invece ho dovuto
spararti perché ti fermassi a salutarmi».
Non
velocemente quanto Starscream era atterrato a poca
distanza da lei e la guardava col sorriso soddisfatto di chi aveva in
pugno la
situazione.
«Stando
con Dreadwing hai disimparato le buone
maniere?»
continuò il Decepticon, avvicinandosi.
«Non
so cosa vuoi e non mi interessa, Starscream, non ti
avvicinare nemmeno. Vai via».
Non voleva
vederlo, non voleva parlare con lui, farlo le
dava l’impressione di avere ancora le sue mani addosso e,
soprattutto, la
faceva sentire come se dentro di lei ci fosse stato qualcosa che
mordeva e
dilaniava con furia sempre maggiore i suoi tessuti tecnorganici pur di
uscire
allo scoperto. Avrebbe voluto solo che sparisse, possibilmente assieme
a
Starscream.
«Non
ho intenzione di farlo» replicò il
seeker, sempre più
vicino «Non dopo averti cercata in tutto questo lasso di
tempo e averti trovata
oggi qui, sola, mentre ero in giro per tutt’altro. Direi
quasi che fosse
destino e non è una novità, vero? Quando siamo in
ballo noi due, ecco che il
tempismo diventa sempre perfetto».
«Vai
via… per favore».
Lui
continuò ad avvicinarsi.
«Tu
pensi davvero che “per favore” possa
aiutarti in questo
momento? Dopo aver capito che sei una delle mie principali fonti di
disgrazia?
Dopo che tu, con tutto quel che ho fatto per te, mi hai messo in
ridicolo?»
“Con
tutto quel che ho
fatto per te”.
L’ego
e l’orgoglio sconfinati del seeker facevano
sì che
probabilmente credesse davvero in quelle parole, e ciò
peggiorava la sensazione
di Spectra riguardo il fatto che presto, molto presto, quella
sensazione
strisciante che faceva battere forte la sua Scintilla sarebbe arrivata
al punto
di rottura.
«Tu
forse sei davvero convinto di quel che stai dicendo ma
se anche fosse così non mi interessa. Voglio che tu vada via
e non voglio vederti
più, Starscream».
«Dopo
oggi non mi vedrai più, te
l’assicuro: non credo che i
morti possano vedere qualcosa. Prima di questo però voglio
rivivere i vecchi
tempi per un’ultima volta, riprendendo da dove Soundwave, il
tuo caro Soundwave
che hai già gettato via come hai fatto col sottoscritto, ci
ha interrotti.
Nessuno ci disturberà e nessuno ti verrà a
salvare, ma te ne sei già resa
conto» disse Starscream, a pochi centimetri da lei,
chinandosi leggermente
«Vero, piccola?»
L’aveva
chiamata in quel modo molte volte quando erano stati
insieme, Spectra lo ricordava e ricordava che le era anche piaciuto.
Erano cambiate
così tante cose in così poco tempo.
«Sì»
disse la giovane femme
«Stavolta me l’aspettavo».
Fu tutto molto
veloce.
Starscream,
che fino a un attimo prima era in piedi ed era
sano, prima sentì un dolore lancinante
all’attaccatura tra il busto e le gambe,
poi crollò sulle ginocchia; una spinta da parte di Spectra,
le cui piccole lame
nelle braccia baluginavano alla debole luce del sole, lo fece cadere
sdraiato
sul terreno brullo e, prima che potesse muovere le braccia, queste
vennero
disattivate all’altezza delle spalle con due colpi rapidi e
precisi.
«E
contrariamente alle altre volte non intendo scusarmi per
le ferite».
Tutto quel che
riuscì a fare Starscream fu emettere una
serie di esclamazioni sorprese nel vedere Spectra, con uno sguardo
freddo per
lui totalmente inedito, guardarlo dritto negli occhi mentre si sedeva
poco
sotto il suo petto. Le lame erano ancora sguainate e gocciolavano
energon ma
non sembrava importarle affatto.
«S-Spectra?
Spectra possiamo parlar-»
Una lama
pericolosamente vicina alla sua scatola vocale lo
fece tacere.
«Non
sono interessata a quel che vuoi dire, te l’ho
già
spiegato. Quindi stai zitto».
Starscream
iniziò a sperare che qualche vehicon si
accorgesse del fatto che mancava a rapporto e venisse a cercarlo,
perché quel
che stava succedendo e l’espressione di Spectra non
promettevano nulla di
buono. Tempo addietro, quando aveva saputo delle sue parentele, aveva
pensato
che la sua potesse essere stata una recita; aveva accantonato quel
pensiero
ricordando tutto ciò che era successo quando aveva cercato
di forzarla alla
connessione, dicendosi che se fosse stata in grado di attaccarlo
l’avrebbe
fatto.
Sembrava aver
commesso un errore di valutazione, dopotutto.
«Io
volevo solo stare in pace» disse Spectra, con
voce
chiara «So che non si può piacere a tutti, lo
accetto. L’ho accettato con
Knockout, l’ho accettato con Airachnid, cerco di accettarlo
con mio fratello e,
ovviamente, anche con te. Se fossi rimasta nella Nemesis avrei
accettato la tua
presenza a patto che mi stessi lontano e non mi parlassi affatto.
Pensando a
quel che mi hai fatto e volevi farmi non è molto, dovresti
capirlo nonostante
il tuo ego ferito. In tutta la mia esistenza non avevo mai voluto fare
del male
a nessuno, non mi piace e se è successo è stato
perché sono stata costretta.
Anche adesso lo sono stata, io te l’avevo detto di andare
via. Rispetto alle
altre volte però c’è una
differenza».
Puntò
la lama del braccio destro all’altezza della
Scintilla
di Starscream.
«Le
altre volte non sarei riuscita a trovare un motivo
valido per uccidere qualcuno neppure sforzandomi, questa volta invece
mi sto
sforzando di trovarne uno per non farlo e mi risulta addirittura
difficile. Tu
non hai idea di quanto ti odio» continuò la femme,
senza che la voce si
incrinasse nonostante le lacrime avessero iniziato a scorrere copiose
lungo le
guance «E non hai idea di quanto odi il
fatto di essere arrivata a odiarti fino a questo punto. Io non credevo
di
esserne capace. Io non volevo
esserne
capace».
A Starscream
parve di sentire dei passi di più persone in
avvicinamento,
cosa che gli diede lo stimolo per superare lo stupore assoluto e
tentare di
imbastire una difesa impossibile. «A-andiamo, riconosco di
aver fatto qualche
piccolo sbaglio, non ultimo quello di poco fa, ma in fin dei conti non
c’è
bisogno di uccidermi, volevo solo… abbiamo passato dei bei
momenti, no? Stavamo
anche per sposarci, gius-»
«Tu
hai ucciso i miei genitori. Per colpa tua li conosco
solo grazie a poche fotografie e ai racconti di qualcun
altro…»
«Ho
travisato gli ordini, è stato un errore!
Megatron mi ha
punito per quello!»
«Mi
hai resa invalida a vita. Ho passato la vita a vedermi
come una stupida storpia» continuò Spectra
«Stupida lo sono di mio, storpia lo
sono per colpa tua».
«Ho
cercato di risolvere! Ho cercato di curarti e infatti
stai meglio, non puoi dire di no, a meno che tu sia bugiarda come tuo
fratel-»
«IO NON SONO COME LUI!»
gridò la giovane, allontanando però la lama
invece di affondarla nel petto del
seeker e poggiando il viso contro la mano «Non sono come lui,
non voglio
diventare come lui…»
«Ecco,
brava, quindi non terminarmi, grazie...»
disse
velocemente, sentendo che i passi dei possibili rinforzi erano arrivati
praticamente lì, ormai.
«È
solo per questo che non lo faccio. Ti rendi
conto?» gli
domandò Spectra, con la voce ormai rotta dal pianto
«Capisci quello che hai
fatto? Mi hai rovinato la vita, mi hai menomata, hai cercato di
violentarmi, ci
sei quasi riuscito e ora ci hai riprovato! Che… che ti ha
detto il cervello?!
Perché l’hai fatto? Perché,
Starscream?!»
«Non
sarebbe successo se tu mi avessi sposato!»
esclamò il
seeker.
Spectra scosse
la testa, guardandolo fisso. «Non puoi averlo
detto davvero».
I rumori
divennero tali che finalmente anche Spectra,
nonostante le sue condizioni, riuscì finalmente ad
accorgersi che c’era qualcun
altro nei paraggi.
«Avevi
ragione. Pensavo di no, diciamo pure che in un certo
senso mi auguravo di no, ma avevi ragione e hai fatto bene a chiamare
gli
altri. Il cane non si era messo a correre come un pazzo senza
motivo» disse Helex, che
si trovava di fianco a un Kaon che
in quel momento stava faticando
abbastanza a trattenere il guinzaglio della propria bestia.
“Che
diamine ci fanno qui quelli della DJD?!”
pensò
Starscream che, da sollevato per i possibili rinforzi in arrivo, era
più
terrorizzato di prima.
Benché
la Decepticon Justice Division fosse, come suggeriva
il nome, appartenente alla sua stessa fazione, non significava che il
seeker si
sentisse al sicuro; tutt’altro, visto e considerato che la
loro missione
primaria era quella di dare la caccia proprio a coloro che avevano
tradito,
disertato, recato danni alla Causa o a Lord Megatron in qualsiasi
maniera.
Avevano una Lista di nomi il cui ordine veniva seguito scrupolosamente
dai sei
membri del gruppo e Starscream era consapevole che, tempo addietro, era
stato
presente anche il suo. Per quel che lui sapeva, Megatron aveva ordinato
a Tarn
-il leader di quello che secondo Starscream era un gruppo di fanatici
serial
killer legalizzati che, fosse stato per lui, non sarebbe dovuto
esistere- di
rimuoverlo… ma cosa gli sarebbe successo se quel mostro per
una volta avesse
deciso di agire di testa propria?
“Il
mostro in questione non è qui e se Megatron ha
detto
loro di rimuovere il mio nome l’hanno fatto. Discutere i suoi
ordini non è
qualcosa che fanno” pensò il seeker, ostinandosi a
cercare di mantenere la
calma “E io sono il secondo in comando di Megatron, sono
stato attaccato da una
neutrale, è loro dovere soccor-”
Le ottiche di
Spectra, già molto grandi, lo divennero ancora
di più a causa dello stupore. «Voi?...»
“Perché
parla come se li conoscesse?
Perché parla come se li
conoscesse
E potesse
stare
tranquilla?!” allibì Starscream.
«Spectra-»
esordì, venendo bruscamente
interrotto da un
ululato.
«Va
bene, hai vinto» sospirò Kaon,
lasciando cadere il
guinzaglio «Vai a salutarla per primo, magari senza
mangiarla!»
Un ondata di
entusiasmo in forma canina -anzi di turbofox-
investì Spectra, toltasi da sopra Starscream e alzatasi in
piedi, facendola
cadere a terra e iniziando a leccarle la faccia. Ciò
riuscì perfino a strappare
una mezza risata alla giovane, una delle poche persone nel cosmo che
avrebbero
potuto avere una simile reazione nell’avere il cane della DJD
appiccicato al
volto.
Quando il cane
si spostò, una grossa mano blu si
posò sulla
sua schiena.
«Te
l’avevo detto che se non avessi mangiato
abbastanza
saresti rimasta un lilleth. Un lilleth adulto, ma sempre un
lilleth» disse
Helex, neppure bisognoso di abbassarsi data la lunghezza particolare
delle sue
braccia primarie «Dirò a Tess di decidersi a
preparare quel rame-N a base di-»
«Teeeh,
non credo che Lilleth abbia i tuoi stessi gusti,
lascia perdere» lo interruppe Kaon, chinandosi
all’altezza di Spectra «Va bene,
il nostro secondo incontro è assurdo quasi quanto il primo
quindi non so bene
che dire, tranne che sono contento quanto il cane ma non posso leccarti
la
faccia!... credo. Anche adesso che sei cresciuta sei sempre tanto dolce
e
carina come una volta, anche con le lame sporche di energon
altrui!»
«Vi
ricordate ancora di me?» fu la prima cosa che
riuscì a
dire Spectra «Non ero neppure adulta quando…
è passato tanto tempo, non
pensavo… fa niente» concluse, sorridendo a
entrambi «Non siete cambiati per
nulla dall’ultima volta che vi ho visti. Come
state?»
Helex,
già molto serio in volto, lo divenne ancor di
più. «Tu come
stai?»
«C’è
il secondo in comando di Lord
Megatron a terra e
chiedete a lei come sta? È pericolosa e instabile, non vi
fidate» disse
Starscream, nel disperato tentativo di non arrendersi
all’idea di essere,
forse, nei guai. A
seconda di se -e
quanto- i due della DJD avevano sentito «Fate qualcosa
piuttos…»
Kaon si
voltò verso di lui, puntando le sue orbite vuote nei
sensori ottici rossi del seeker. «Fai qualcosa tu, signor
secondo in comando ex
Listato, tipo fingere di non esistere» disse, sorridendo
perfino, mentre le antenne
Tesla poste sulle spalle si illuminavano brevemente
«Finché hai questa
possibilità. Dicevamo? Ah, sì: tu come stai,
Lilleth?»
«È
tutto a posto» disse lei, dopo una
brevissima esitazione.
I due membri
della DJD si scambiarono un’occhiata e Kaon,
con un sospiro, allacciò le proprie mani dietro la schiena
di Spectra e poggiò
la testa sulla sua spalla. «Ora e in futuro sicuramente,
quindi forse non è una
bugia».
Il
rumore di qualcun
altro in arrivo si fece più udibile prima di interrompersi
del tutto.
«Credo
che
il mio
turno per i saluti sia appena finito» disse il Decepticon
rossastro,
allontanandosi da Spectra e indicando con un cenno del capo un punto
dietro di
lei, dove un altro viso familiare -ove con “viso”
si intendeva dire maschera-
non aspettava altro.
Quando Spectra
si fu voltata sorrise, avvicinandosi al
grande mech dalle cromature prevalentemente violacee che, senza
distogliere le
ottiche rosse brillanti da lei neppure un secondo, si stava
già parzialmente
inginocchiando così da trovarsi a un’altezza
più ragionevole rispetto alla sua
e protese leggermente una mano quando fu abbastanza vicina.
«Tarn…
sono contenta di rivederti»
sorrise ancora Spectra,
ponendo una mano su quella della prima persona in assoluto che le
avesse detto
di non considerarsi stupida.
«Anche
io, Spectra» disse Tarn, sfiorandole con il
dorso delle
dita una guancia ancora striata di lacrime di energon nonostante i
“saluti” del
cane «Molto».
“Sono
finito. Sono completamente finito, posso considerarmi
morto” pensò Starscream “Non dovevo
uscire da Darkmount, non dovevo sbagliare
rotta, non dovevo mettermi a inseguirla! Una volta visto quel che hanno fatto
a
Wheeljack, perché a questo punto sono stati loro, sarei
dovuto tornare da
Megatron e basta!... no. No, non è ancora detta
l’ultima parola. Megatron non
mi vuole morto, quindi non mi toccheranno neanche loro. Loro hanno
degli
ordini, Spectra o non Spectra, e io al di là delle prese in
giro che ha osato
farmi quel pezzente elettrico ho una certa posizione. Non sono ancora
finito!”
«Ci
sarebbero molte cose da dire e lo faremo»
continuò Tarn
«Ma prima di tutto voglio sapere cos’è
successo qui di preciso».
«È
una cosa un
po’lunga…»
«Un
buon motivo per iniziare prima che Vos e Tesarus
arrivino e vogliano salutarti. Nickel è rimasta
nell’astronave ma avremo tempo
e modo di rimedia-»
Il rumore di
due motori di un jet in arrivo, spinti al
massimo, anticipò di poco il momento in cui Spectra gli
venne strappata via
dalle mani. Troppo poco perché Tarn potesse fare qualsiasi
cosa diversa dal
riuscire a mantenere miracolosamente l’equilibrio e ad
alzarsi in piedi di
scatto con un “No!”
che, se il
rapitore non avesse abbassato l’audio dei suoi recettori
uditivi, avrebbe
seriamente rischiato di buttarlo giù.
Dreadwing,
conoscendo la Decepticon Justice Division, era
stato abbastanza previdente sia nel fare questo, sia da star volando
via
alla
massima velocità che gli era consentita per mettere
più distanza possibile tra
lui, Spectra e un gruppo di feroci assassini la cui presenza era
imprevista e costituiva
un ennesimo problema.
«D’ora
in poi andremo a cercare l’energon
insieme, non ti
lascerò più sola. Mai più!»
esclamò l’ex secondo in comando quando
giudicò di
essere arrivato a distanza di sicurezza «Non avrei dovuto
farlo fin da
principio, credevo che in quel modo saresti stata più al
sicuro ma sbagliavo.
Sono stato così stupido!... la Decepticon Justice Division
sul pianeta era
l’ultima cosa di cui avessimo bisogno».
«Dreadwing-»
«Come
se non fosse stato sufficiente quel maledetto di
Starscream a… un
momento: sei ferita? Ti
ha fatto del male?!» le domandò, consapevole che
non sarebbe mai stato in grado
di perdonarsi se avesse scoperto di essere arrivato tardi per impedire
che quel
bastardo finisse il lavoro iniziato nella Nemesis.
«Ci
ha provato e ho dovuto dargli due ceffoni,
però a parte
questo sto bene».
Benché
Dreadwing nei giorni passati all’interno
dell’Harbinger avesse imparato dai racconti di Spectra
cos’erano i “due
ceffoni”, l’idea che Spectra non fosse totalmente
indifesa come aveva sempre
pensato riusciva ancora a stupirlo -anche se ovviamente la riteneva una
buona
cosa.
«Bene.
Bene. Per fortuna. D’altro lato
però questo rendeva
ancora più pericoloso il resto, la DJD…
loro… ne hai mai sentito parlare? Hai
idea di cosa fanno?»
«Li
incontrai la prima volta che Spectrus mi fece uscire di
casa, non ero ancora adulta. Rimasi nella loro astronave per un mesetto
o giù
di lì, fino a quando Spectrus mi salvò portandomi
via dalla loro nave… o
“salvò” per modo di dire, pensando che
lui…» fece un sospiro «A proposito,
secondo gli Autobot è ancora vivo e potrebbe aver fatto
qualche disastro a
Darkmount».
«È
vivo e pronto a fare danni come suo solito, me
l’ha detto
anche Lord Me- Megatron, prima, ma
Spectra-»
«Hai
incontrato Lord Megatron?! Com’è
andata? Che vi siete
detti?»
«Ne
parliamo dopo. Spectra, la DJD? Sul serio?! Un mese
intero con quei… con loro, e non l’hai detto a
nessuno di noi!»
«È
successo tanto tempo fa. Pensavo che mi
avessero
dimenticata, io non facevo niente di rilevante in
quell’astronave, non avrei
mai immaginato che loro potessero ricordarsi di me né avrei
mai immaginato di
poterli rivedere qui. Mi spiace di non avertelo detto, se
l’avessi fatto
avresti capito che non c’erano pericoli per me… e
non ti saresti esposto».
«Intanto
Megatron non desidera la mia morte né la
tua,
quindi se si incontreranno e lo chiarirà potremmo essere
meno in pericolo
entrambi. Forse. In verità lui vorrebbe che tornassimo
entrambi a Darkmount ma
per quanto mi riguarda non se ne parla, neanche adesso»
dichiarò il jetformer
«Anzi, direi soprattutto adesso
che
quel lurido verme delle terre rugginose ha cercato di farti del male di
nuovo.
Come può Megatron tenere con sé
quell’essere? Non ha imparato la lezione
neppure dopo il pestaggio di Soundwave!» sbottò
«Non me ne capacito. Essere un
Decepticon non significa questo, tenere lì Starscream
è un’onta per la fazione
intera».
«Volevo
terminarlo, Dreadwing».
Breve pausa di
silenzio da parte del Decepticon. «Vuoi
parlarne?»
«N-non
vorrei… in questi giorni credo di essermi
lamentata
abbastanz-»
«No.
Parlami anche di questo oltre che di tutto quel che
è
successo» disse lui «Per favore».
Lei fece un
piccolo sorriso. «Sei gentile».
«Puoi
parlarmi di quel che vuoi quando vuoi, come io ho
deciso di fare con te. Posso aver fatto delle scelte sbagliate in
questi giorni
ma questa non lo è. Ascolta, in considerazione
dell’attacco di tuo fratello a
Darkmount, se volessi parlare con Soundwave per sentire come sta
potremmo
cercare un modo di farlo senza essere tracciati subito. O puoi
parlargli e
basta, dipende da te, sei l’unica che abbia diritto di
prendere una decisione a
riguardo».
Non era
convinto della cosa né si sentiva granché
felice
all’idea -persuaso com’era che neppure Soundwave
fosse la persona giusta per
Spectra- però sapeva che era giusto così e, nel
dirle che prendere certe
decisioni spettava solo a lei, era stato del tutto onesto in merito a
ciò che
pensava.
«Io
in effetti avevo pensato di farlo, ora mi sento pronta a
parlare con lui. Riguardo il come però vorrei pensarci un
attimo».
Dreadwing
annuì e pensando a un possibile rifugio per il
futuro, possibilmente anche da quei pazzi furiosi che nonostante tutto
lo
preoccupavano molto più di quanto volesse dare a vedere,
scomparve con lei in
mezzo alle nuvole.
Chi invece
avrebbe solo desiderato scomparire a sua volta in
mezzo alle nuvole ma non poteva farlo era Starscream che, solo e ferito
insieme
a quelli che ormai erano diventati cinque dei sei membri della
Decepticon
Justice Division, continuava a sentirsi tutt’altro che
tranquillo.
«Chi
era quello? Non abbiamo fatto in tempo a ritrovare
Lilleth che l’hanno rapita un’altra
volta!» sbottò Helex.
«Era Dreadwing. Conoscere nome, aspetto e valore di ogni
Decepticon
è qualcosa che in simili casi è un
bene» asserì Tarn «Per noi».
L’allampanato
Vos, squadrando Starscream, disse qualcosa nel
suo linguaggio primitivo.
«Seh,
non hai torto. È abbastanza ridicolo che uno
che tiene
tanto a dichiararsi il secondo in comando di Lord Megatron si sia fatto
ridurre
così da Spectra» disse Kaon «Non
è più delicata come un uovo di Lilleth, eh
Tess?»
Il
mastodontico Decepticon -un bestione di quasi diciassette
metri con un grosso buco dentellato all’altezza del petto col
quale aveva
triturato del tutto o parzialmente un numero indefinito di malcapitati,
non
ultimo Wheeljack- fece spallucce. «Bah. Con me non ce
l’avrebbe fatta».
«“Non
che avrebbe avuto ragione di
farlo”, Tesarus, immagino
che intendessi concludere così» disse Tarn.
«Certo».
«Per
quanto riguarda il resto è buona cosa che sia
stata in
grado di difendersi» riprese Tarn «Tuttavia, io
ritengo che non avrebbe dovuto
avere motivo di doverlo
fare»
aggiunse, puntando i sensori ottici su Starscream.
«E-Ehm,
tra me e Spectra c’è stato solo
un banale
fraintendimento, la sua è stata una reazione eccessiva,
volevo solo parlarle, solo
che… ti sorprenderà sapere che è una
Specter, io stesso l’ho scoperto da poco,
e che quindi i miei trascorsi con la sua famiglia-»
«Ne
sono al corrente» tagliò corto
freddamente il
Decepticon.
«A-Ah
sì? Beh, comunque il nostro signore Lord
Megatron però
mi aveva già punito per quel che accadde tempo addietro.
Infatti non sono
neanche nella vostra Lista, mi risulta così, giusto? Quindi
che ne dite se ora
io chiamo i soccorsi e andiamo a Darkmount tutti insieme?»
tentò il seeker
argentato «Così che possiate saperne di
più su quel disertore
che è Dreadwing?»
«No,
tu non te la cavi così»
affermò Helex «Credi che io a
Kaon siamo sordi?»
«Oltre
a essere la ragione per cui Lilleth zoppica, questo
stronzo ha cercato di forzarla alla connessione due volte, Tarn, una
delle
quali poco fa» disse Kaon, per una volta senza temere un
ammonimento per il
linguaggio «Lei l’ha accusato e lui non ha
negato».
Per
più di un istante l’unico rumore udibile fu il
flebile
ululato del vento che aveva iniziato a staccare le foglie disseccate
dei pochi
alberi attorno a loro.
«Capisco»
disse Tarn «Vos, Kaon, siate
gentili e aiutate
Starscream ad alzarsi in piedi».
I due
Decepticon eseguirono subito l’ordine.
«S-sapevo
che sareste stati ragionevoli! In fin dei conti
lei non è nemmeno una Decepticon, quindi non è
nulla, e Lord Megatron mi vuole
vivo, ricordate?» disse rapidamente il seeker argenteo
«Lord Meg-»
Il tentativo
disperato di Starscream di sottrarsi al suo
destino divenne un urlo di dolore atroce di potenza inumana quando le
mani di
Tarn artigliarono le sue ali e le strapparono con violenza dalla sua
schiena,
tra circuiti divelti che sfrigolavano ed energon che zampillava dalla
mutilazione.
Le ali non
erano parti rimovibili nelle armature dei
seekers, erano parte integrante del loro corpo, della loro
“spina dorsale”,
quindi era un danno terribile -sebbene riparabile nel caso si fossero
trovate
delle ali compatibili- che in alcuni casi aveva causato nelle vittime
anche
difficoltà perpetue a camminare.
«Fondile»
ordinò Tarn a Helex, che senza
dire una parola
aprì lo sportello della camera di fusione per accogliere le
ali al suo interno
«Tesarus: gambe. Non arrivare a distruggere
l’inguine, mi raccomando, il
metallo fuso delle ali deve essere pur messo da qualche
parte».
«MEGATRON MI VUOLE
VIVO!»
riuscì a urlare il seeker dopo
diversi rantoli inconsulti arrivando
a rovinarsi la scatola vocale, folle di dolore quanto di un terrore che
in vita
sua non aveva mai provato, non fino a quel punto, mentre le lame di
Tesarus si
facevano sempre più vicine ai suoi piedi «Non mi
potete uccidere, mi vuole
vivo, mi ha tolto dalla Lista, mi vuole-»
«Lord
Megatron ti vuole vivo. Non intero»
replicò, freddo,
Tarn «In questo non è mai stato specifico,
Starscream, dunque ritengo che sia a
mia discrezione. Sarai d’esempio»
continuò, mentre Starscream ricominciava a
urlare «Tu sarai d’esempio per chiunque pensi di
poter toccare un membro della mia
squadra senza conseguenze, per chiunque pensi di poterla
toccare senza conseguenze. Non ti avvicinerai più a
lei»
disse, facendo fermare temporaneamente Tesarus per afferrare e
stringere il
mento del seeker e costringerlo a guardarlo negli occhi «Non
parlerai di lei,
non dovrai neanche pensare a lei. Pensa a questo e a quello che
verrà dopo,
piuttosto, mentre rimpiangi che Lord Megatron non ti voglia morto.
“Non è una
Decepticon quindi non è nulla”… se lei
è nulla, tu cosa credi di essere?»
Se anche
Starscream avesse voluto farlo non sarebbe riuscito
a rispondere a quella domanda: l’ennesimo urlo, ennesimo ma
non ultimo, glielo avrebbe
impedito.
***
«“Death
is taboo, but it's hardly something new/ There's nothing medical
professionals
can do/ 'Cept maybe just bill you!”...»
«Nano
malefico, smetti per un momento di cantare mentre
strimpelli quel coso-»
«È
un banjo, Specter».
«Quello
che è. Smetti per un momento di cantare
mentre
strimpelli il banjo e ricordami il motivo per cui non siamo atterrati
direttamente vicini al giacimento di energon da cui ci
riforniamo».
«Perché
adesso i Decepticon sanno che sei ancora
vivo e
sanno della nostra presenza qui» disse Bustin, comodamente
seduto
nell’abitacolo di Spectrus -in forma veicolo- mentre
continuava imperterrito a
pizzicare le corde dello strumento musicale «Quindi si
presume che
intensificheranno i controlli in giro, specialmente nelle zone montuose
dei
dintorni, proprio pensando alle nostre possibili ricerche di cibo in
miniere
già note o nuove. O comunque è quello che farei
io. Pensando a questo ho
concluso che due transformers passano più inosservati di
un’astronave intera. È
anche la ragione per cui Ultra Magnus si è convinto che
restare indietro fosse
una buona idea. “If you die
while
listening to this album/It's still gonna keep
playing…”»
«Ora
invece ricordami perché sei voluto venire
insieme a me
per forza invece di restare indietro a fare la guardia al prigioniero e
alla
Jackhammer».
«Perché
abbiamo dovuto sedare il primo, che quindi
non può più
ascoltarmi mentre canto le canzoni del musical di
“Beeteljuice”, e perché se
chicchessia cercasse di entrare nell’astronave questa
esploderebbe. Non
lascerei mai che qualcuno rubi i miei Funko, soprattutto quello di
Golden
Freezer. Sai quanto è arrivato a costare adesso?»
“C’è
di buono che siamo quasi arrivati a
destinazione e
quindi per un po’ non dovrò più
sentirlo mentre canta dentro di me” pensò
Spectrus, accelerando ulteriormente nel dirigersi al giacimento di
energon
segreto… che, lui lo ignorava, ma ormai tanto segreto non
era più.
«Se
la Jackhammer esplodesse, anche i Funko farebbero la
stessa fine» gli fece notare Spectrus.
«No.
Non credo» replicò il minicon, col
sorriso fisso sul
suo visore «Ci siamo».
Arrivati al
giacimento, Bustin scese rapidamente e Spectrus
tornò nella sua forma base. Per arrivare
all’entrata restava solo da svoltare
l’angolo.
«Un
giorno di questi potremmo trovare qui anche quel pluri
voltagabbana che è il nostro Wheeljack» disse
Spectrus, rivolto al prioniano
che in quel momento gli svolazzava attorno «Oltre a noi e,
purtroppo, Ultra
Magnus, è l’unico che conosca
l’ubicazione di questo posto».
«Se
ha aiutato Bulkhead però potrebbe essere
tornato con
loro e potrebbe rivelare la posizione a lui e al resto degli
Autobot» osservò
Bustin, tornato a imbracciare il banjo «“There's
no destiny or fate/ Just a terrifying wait/ Filled with people that you
hate/
And on a certain date, the universe kills you!”»
«Potrebbe.
Però conoscendo il soggetto non sono
sicuro che
sia tornato nei ranghi, quindi non credo che lo
farà» concluse Spectrus,
svoltando l’angolo.
Ciò
che lui e Bustin videro -alias quel che aveva visto
anche Starscream pochissimo tempo prima- bloccò i passi di
Spectrus per più di
qualche secondo.
«No
infatti, non credo che lo farà»
concluse Bustin, dopo
aver dato un’occhiata a ciò che restava di
Wheeljack «“That's the
thing with life: no one makes it out aliiiiiiiive!”»
Per nulla
bisognoso di commenti fatti con un
po’più di
tatto, Spectrus si mosse in direzione del cadavere.
Da quando
Wheeljack aveva deciso di voltargli le spalle, lui
aveva sempre pensato che prima o poi il demolitore sarebbe finito
offline,
forse proprio per mano sua, ma l’ipotesi di trovarlo senza
testa, senza badge
degli Autobot a campeggiare sul petto, con gli arti inferiori mutilati,
fatto a
pezzi e incollato in qualche maniera alla parete rocciosa non gli aveva
mai
attraversato il processore.
«Se
avesse continuato a seguirmi sarebbe vivo invece che
morto da… oltre mezza giornata ormai» disse
Spectrus, notando che l’energon
gocciolato dal corpo sulla roccia aveva iniziato a seccarsi
«Per quel che mi
riguarda te la sei cercata, “amico” mio».
«Non
ti importava granché di lui»
commentò Bustin.
«Di’pure
che non mi importava affatto»
confermò il mech
«Quel che invece potrebbe importarmi è capire chi
è stato. Tutto questo non è
nello stile di Megatron, di Soundwave o di uno qualunque dei Decepticon
presenti. Ho visto anche Shockwave a Darkmount ma per quel che si sa di
lui
credo che valga lo stesso discorso, e questo genere di omicidi non
è qualcosa
che faccia chiunque. È più roba da Airachnid.
Mutilazioni, appiccicamenti,
decapitazione… è stata Airachnid, è
lei che fa
certe cose, specie l’ultima delle tre. Si dichiara
responsabile
dell’annientamento di intere razze aliene, sai» si
zittì per qualche istante
«Deve essere stata Airachnid».
«Ho
la sensazione che, più di esserne convinto, tu
stia
cercando di convincertene!»
Spectrus non
rispose, preferendo -dopo una breve esitazione-
controllare con una mano che nel punto dove si trovava il T-Cog di
Wheeljack
non ci fossero fori.
Mosse quasi
impercettibilmente le grandi dita nere quando si
trovò a tastare il nulla.
«Bustin,
tu che hai le mani più piccole delle mie
e l’indice
che si illumina-»
«Si
illumina e spara!»
«Verifica
che il T-Cog sia ancora all’interno del
buco»
proseguì Spectrus, ignorandolo.
Sapeva che era
una speranza vana, perché i buchi ad altezza
T-Cog non comparivano dal nulla e tantomeno erano casuali addosso a
qualcuno
che aveva fatto una così brutta fine, però in
quel caso, anche per Specter, la
speranza era l’ultima a morire. Aveva più di una
buona ragione per augurarsi
davvero che il T-Cog fosse ancora presente.
«Niente
T-Cog» dichiarò il minicon
«Ma questo lo immaginavi,
vero?»
«Sì».
«Perché
ho l’impressione che tu stia
trattenendo
un’interessante sequela di bestemmie mentre eviti
accuratamente di prendere a
pugni la montagna?»
«Perché
è proprio così che
stanno le cose» replicò Spectrus,
allontanandosi da Wheeljack di due passi e schiarendo la voce
«Megatron è una vecchia
puttana rincoglionita con il culo grosso!» esclamò
ad alta voce, per poi
ascoltare attentamente eventuali rumori che, invece, non arrivarono
«No, come
immaginavo non sono più qui, dunque… ma porco
Primus monco xenofilo stupratore
di luponoidi, di tutti gli stronzi che potevano arrivare sulla Terra
dovevano
essere proprio gli abitanti del magico mondo di Tarnlandia?!»
sbottò, tirando
un pugno contro la parete rocciosa «Cosa ci fanno qui? Cosa
ci fa qui la DJD?!»
«Avevo
sentito parlare di loro quando ero ancora a Prion.
Fanno le pulizie di casa nella fazione dei Decepticon ma non disdegnano
nemmeno
ammazzare qualche Autobot lungo la via, hanno una Lista, si dice che il
loro
capo uccida la gente con la voce e bla bla bla»
spiattellò Bustin con un gesto
quasi annoiato della mano «Dalla distruzione di Prion in poi
però non ho saputo
più nulla. A noi minicon in generale non importava
granché e a me ancora meno».
«Ora
però sono qui e a quanto pare sono oltre il
“non
disdegnare” la terminazione di Autobot… ed ex
Autobot» disse Spectrus.
Il prioniano
fece spallucce. «Immagino che sia per la
comunicazione che i Decepticon hanno, credo per errore, mandato su
parecchie
linee poco più di un giorno fa».
«Quale
comunicazione?»
Bustin si
schiarì la voce. «“Quanto
a te, Starscream,
vedi di far fruttare quella microspia. Trova il prigioniero, trova quel
maledetto
Spectrus Specter, trova almeno uno dei suoi compagni o ex compagni che
siano!
Possibile che anche con l’esercito di cui disponiamo nessuno
sia in grado di
portarmi la testa di un singolo Autobot?”.
Diceva così, più delle mezze
scuse di qualcuno per essersi appoggiato sulla console».
«E
tu perché cazzo non me l’hai detto ?!
No, aspetta, fammi
indovinare: non te l’ho chiesto!»
Il minicon
annuì. «Già! Cosa ti cambia?
Sapevi che Megatron
ti voleva morto, era così già prima del casino
che abbiamo fatto a Darkmount»
gli fece notare «E dell’arrivo della DJD abbiamo
saputo entrambi solo adesso».
«Dovrei
credere che sia un caso il fatto che tu, tra tutte
le canzoni che sono in quel dannatissimo musical, cantassi
“The Whole Being
Dead Thing” proprio oggi e proprio adesso?!»
Bustin
spalancò le braccia e fece spallucce. «Beh,
sì.
Quindi ora che facciamo?»
«Prendiamo
l’energon per cui siamo venuti, dato che
loro non
sono qui» fu la risposta che Spectrus diede avventurandosi
nella grotta «Per il
resto pare che debba darmi una mossa a vendicarmi e/o andare
via».
«È
la prima volta che ti sento parlare
dell’idea di andare
via. Ti impensieriscono più di Megatron?»
domandò il minicon, facendo brillare
l’indice della mano destra per rischiarare la grotta.
«Neanche
Megatron è propriamente savio ma loro
sono un’altra
cosa. Lo so per certo perché ho avuto modo di monitorarli
per un mesetto tempo
addietro. Usano la filosofia Decepticon come scusa per uccidere
chiunque gli
pare, e “gli” non è casuale dato che
l’unico ad avere voce in capitolo è quel
suonato del loro capo, alias Tarn. È un incrocio tra un
religioso invasato che
si dà a fare l’inquisitore e una fangirl
perennemente infoiata: prega Megatron
ogni giorno e conosce a memoria quelle porcate di libri che ha scritto.
Averlo
ascoltato in quei frangenti ha fatto sì che io in quel
periodo abbia aggiunto
Megatron alle varie cose contro cui poter bestemmiare».
«“Teach me, Megatron
senpaiiii!”»
esclamò Bustin
con voce particolarmente acuta «Il magico mondo
di Tarnlandia dev’essere un posto bellissimo».
«Il
magico mondo di Tarnlandia, dove piovono cadaveri di
infedeli mentre gli alicorni vomitano cannonate a fusione color
arcobaleno».
«E
gli alicorni hanno la faccia di Megatron»
aggiunse
Bustin.
«Sì».
«Tutto
questo mi fa venire il dubbio che non conosca
granché
la valvola» disse il minicon, andando a strappare un
cristallo di energon da un
foro che Spectrus aveva fatto in precedenza.
«Io
so solo che nel mese in cui l’ho tenuto
d’occhio non
l’ha mai cercata, renditi conto del livello».
“O
magari
ne puntava
una in particolare alla quale contava di avere accesso facile una volta
cresciuta” aggiunse nella propria testa pensando a Spectra,
che quando era
finita con la DJD non era ancora adulta “Immagino che lui e
il resto dell’allegro
gruppetto si siano dimenticati di Spectra da un pezzo”.
«Forse
va con qualche prostituta ogni tanto mentre cerca di
convertirle al Decepticonismo» ipotizzò Bustin.
«Ciò
dopo aver resuscitato il suo cavo morto con
un video
del suo unico vero dio, se no non gli funziona, e fatto questo via a
crivellare
la poveretta di turno salmodiando “Towards Peace” a
ogni spinta e strillando
ringraziamenti a Megatron a ogni sovraccarico» disse
Spectrus, estraendo a sua
volta dei cristalli di energon piuttosto grossi «E detto
questo credo che la
mia voglia di connessione sia scesa molto sotto lo zero».
«Immaginalo
mentre si asciuga col phon sotto la
minigonna da liceale giapponese dopo aver sentito quella comunicazione
di
Megatron!»
«Io
non so se mettermi a ridere o bestemmiare di
nuovo».
In
quell’indecisione però Spectrus non aveva
tenuto conto
della terza opzione, alias ringraziarlo perché adesso la
sgradevolissima
sensazione nota ai più come “paura”,
tutt’altro che comune in lui, si era
affievolita abbastanza da far rilassare i tessuti tecnorganici rimasti
in
perenne tensione dopo aver visto il cadavere di Wheeljack. Non era
rimasto
indifferente a quello spettacolo e non intendeva in alcun caso lasciare
che
Tarn, il resto della Decepticon Justice Division o chiunque altro gli
facessero
fare quella triste fine; se poi oltre a sopravvivere fosse riuscito a
mandare
all’Inferno qualcuno di loro, meglio ancora.
Perdersi
d’animo a prescindere non era da lui e tale
discorso era valido anche in quell’occasione…
«Senti
anche tu? Mi sembrano delle urla di dolore molto in
lontanaza» disse Bustin «Credo che le stia portando
qui il vento. Oppure è il
vento stesso, chi lo sa».
«Non
lo so e non mi importa. Muoviamoci a prendere
l’energon
e andare via da qui» concluse Spectrus.
Finalmente
sono riuscita a scrivere le scene nella prima parte del
capitolo! Ce le avevo in testa da prima di scrivere l'intera "Day Off
To Repent" e finalmente ci siamo :'D
A tal proposito: "Where
a Butterfly Can Lead You" e la summenzionata "Day
Off To Repent" sono due storie di cui vi consiglio la
lettura, perché la prima parla di quando Spectra
è venuta in contatto con la DJD per la prima volta, e nella
seconda la DJD... diciamo che vive un'avventura che scorderebbe
volentieri, se potesse, e che viene menzionata piuttosto spesso nel
corso di questa fic.
E
niente.
Lascio il >>> link
a un mio vecchio disegno e con questo mi
dileguo. Grazie a
tutte le persone che stanno leggendo :)
_Cthylla_
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