Riassunto:
Dove
Keith attraversa il labirinto, e fa una scioccante scoperta su se
stesso.
[K
E I T H]
Non ti pentivi
nemmeno del dolore.
Sì, il labirinto
faceva male. Specialmente quando colpivi ripetutamente le pareti. Non
ti era mai particolarmente dispiaciuto questo esercizio. Alla tua
squadra non ci voleva mai molto per completarlo, e anche Lance
riusciva a guidarti senza troppi problemi. Ma così era
diverso. Le
scosse arrivavano almeno ogni due minuti. Così era uno shock
quasi
ogni volta che ricominciavi a muoverti. Quindi sì, le scosse
facevano male, ma erano più odiose che altro, ti facevano
deconcentrare. Il dolore potevi gestirlo. Eri sempre stato bravo ad
ignorare il dolore fisico. Non eri mai stato rumoroso come gli altri
quando ti facevi male. Preferivi affrontarlo in silenzio.
Quindi no, non te ne
fregava niente del dolore provocato dal labirinto elettrificato.
Lance, d'altra
parte, era una spina nel fianco difficile da ignorare.
“Non dirmi che
vuoi già arrenderti?”
Non
avevi bisogno di girarti per sapere che Lance stava ghignando.
Sorrideva odiosamente da quando avevi preso la stupida decisione di
entrare in questo labirinto dimenticato da Dio. Non eri ancora sicuro
del perché avessi
pensato che questa fosse una buona idea. Lance era così irritante,
e continuava a
finire contro
quelle stupide pareti, ed eri abbastanza sicuro che avrebbe riportato
qualche danno permanente al cervello se non avesse smesso al
più
presto, e dio perché
ti importava?
Non
sapevi perché ti
importasse, ma era
così.
All'inizio era divertente. Esilarante, quasi. Haha, Lance è
un
idiota che prende la scossa nel labirinto. Ma più si
addentrava al
suo interno, più veniva elettrificato, e più
veniva elettrificato,
più irritabile diventavi tu. Irrazionalmente irritabile.
Facevi una
smorfia ogni volta che urlava di dolore, e ti sentivi male per lui
per dei secondi prima che si muovesse di nuovo e la rabbia
cominciasse a crescerti dentro. Perché
era
così testardo e perché
continuava
a farsi del male?
Perché
ti importava?
Avresti voluto che
non ti importasse. Se non fosse stato così, non saresti
bloccato in
questo labirinto. Ma almeno, mentre tu ti muovevi, lui era troppo
distratto per continuare. Almeno tu non gridavi come un idiota.
“Il potente Keith
è pronto ad accettare la sconfitta?”
Ripensandoci,
preferivi quando era lui a farsi male. Purtroppo avevi già
iniziato
e non avevi intenzione di dargli la soddisfazione di vederti battere
in ritirata. Ti saresti fatto strada nel labirinto, saresti arrivato
da lui, poi.. non eri sicuro di cosa avresti fatto una volta
raggiunto Lance.
Lo avresti
strangolato? Lanciato contro un muro? Tappato la bocca per cinque
dannati minuti?
“Andiamo, ammetti
che sono migliore di te nell'attraversare alla cieca i labirinti
invisibili.”
“Non dovrebbe
nemmeno esistere.” Mormorasti, più che altro a te
stesso. Odiavi
come l'avesse definita come una cosa reale.
“Dillo.”
Continuò lui, ignorandoti. “Di' solo 'oooooh,
Lance! Sei molto più
coraggioso e intraprendente di quanto lo sia io! Sei così
figo e
bello e tutte le ragazze ti amano! Lance, sei il mio eroe! Blue
è
molto meglio di Red!”
I tuoi occhi si
assottigliarono mentre girasti la testa per guardarlo di sbieco. Era
seduto a gambe incrociate sul pavimento, le mani intrecciate
posizionate sotto il mento, la testa inclinata, e le ciglia che
sbattevano velocemente. La sua voce si era alzata di parecchie
ottave.
“Io non parlo
così.”
“Invece sì, parli
proprio così.”
Grugnisti,
dandogli nuovamente la schiena per guardare di fronte a te. Eri in
piedi davanti ad un punto in cui sapevi esserci un muro. La mano ti
faceva ancora male, e la scuotesti. Stavi mappando mentalmente il
labirinto, e se la memoria non ti ingannava... Allungasti un piede
verso destra, ma lo ritirasti immediatamente nell'esatto istante in
cui l'elettricità emise delle scintille e saltasti su un
piede solo.
Digrignasti i denti, facendo un passo indietro e battendo il piede a
terra per mandare via il formicolio. Già, c'era un muro
anche lì.
Il che voleva dire che eri in un angolo. L'unica direzione in cui
potevi andare era la sinistra.
“Andiamo, Keith,
limitati ad ammettere la sconfitta. Nessuno ti giudicherà.
Sarà il
nostro piccolo segreto.”
Ne dubitavi
fortemente. “Neanche per sogno.”
Ti girasti alla tua
sinistra e tirasti dritto, passo dopo piccolo passo, la mano sinistra
allungata. Potevi guardare Lance in faccia. Il tuo cuore perse un
battito, mentre i tuoi occhi si spalancavano per un attimo prima di
socchiudersi. “Andiaaaamo, andiaaaaamo.” Mormorasti
tra te e te.
Speravi che fosse la strada giusta per raggiungere Lance. Era seduto
con le braccia incrociate al petto, che ghignava. Era sicuro di
sé,
ma mentre ti avvicinavi, quella sicurezza iniziò a svanire.
Lo
vedesti nei suoi occhi, nel modo in cui il suo sorriso venne meno.
Un'ondata di eccitazione attraversò il tuo corpo. Era
arrivato il
momento. C'eri quasi. Ti muovesti un po' più velocemente. Lo
stavi
per raggiungere e per tirargli un pugno dritto sul–
Entrambe le mani
colpirono un muro e l'elettricità sostituì
l'eccitazione. Le
ginocchia ti cedettero per la sorpresa e cadesti in avanti, colpisti
il muro con il petto e la guancia. Spalancasti gli occhi mentre la
mandibola ti si chiuse di scatto. Ed ecco che cadevi all'indietro,
perdendo l'equilibrio e atterrando sulla schiena. Grugnisti, fissando
il soffitto.
Okay, forse non
avresti dovuto farlo.
La risata di Lance
era forte e odiosa. Come poteva la risata di qualcuno essere
così...
chiassosa? Risuonava nella stanza, riempiva ogni nicchia e crepa.
Chiudesti gli occhi, provando a fartela scivolare addosso. Ma ti dava
sui nervi. Digrignasti i denti. Perché la sua risata faceva
fare al
tuo stomaco le capriole? Ti dava la nausea.
“Oh cazzo! È
stato fantastico!” Sbuffò fra una risata e
l'altra. “Avresti
dovuto vedere la tua faccia! Oh amico, avrei dovuto avere una video
camera, perché era un momento da immortalare!” La
sua risata
lentamente si trasformò in un paio di risolini leggeri, poi
anche
questi sparirono.
Continuavi a
rimanere sulla schiena, gli occhi chiusi, concentrato sul tuo
respiro. Potevi sentire ancora la pelle formicolare. Metà
della
faccia ti sembrava temporaneamente addormentata. Contraesti le dita
per un attimo, solo per vedere se ci riuscivi. Magari se avessi finto
di essere morto, Lance avrebbe smesso di parlare.
“Keith?” Non eri
fortunato. Almeno non stava più ridendo. Infatti, sembrava
quasi
preoccupato. “Amico? Ehi! Sei morto? Oh cazzo, Shiro mi
ucciderà
se muori. Ehi, Keith! Mi senti? È ora di alzarsi,
amico!”
Alzasti un braccio e
gli feci il terzo dito.
“Così, torna
nella terra dei vivi. Lascia stare la luce e segui il suono della mia
voce!”
“Preferirei
morire.” Mugugnasti. “Almeno non dovrei
sentirla.”
“Ha! Ti fregherei!
Ti perseguiterei dalla tomba!”
Grugnisti, facendo
scivolare entrambe le mani sul tuo viso. “Non è
così che funziona
la persecuzione, genio.”
Emise un suono che
te lo fece immaginare mentre scrollava le spalle per scacciare via il
tuo commento. “Troverei un modo di farlo
funzionare.” Si
interruppe, e tu non dicesti niente. Quel silenzio fu una
benedizione, per i trenta secondi che riuscì a durare.
“Fammi solo
sapere se vuoi arrenderti, amico.” La sua voce era piena di
quella
sicurezza presuntuosa che ti faceva girare le palle.
“Non mi
arrenderò!” Sbottasti, sedendoti improvvisamente e
guardandolo
male. “A differenza tua, io non vado
alla cieca. Sto
mappando mentalmente il labirinto.” Ti stava fissando, le
braccia
incrociate al petto. I suoi occhi erano spalancati, così
come la
bocca. Il tuo cipiglio aumentò, le sopracciglia si
arcuarono.
“Cosa?”
Lentamente, le sue
labbra si curvarono in un largo sorriso del cazzo, che raggiunse i
suoi occhi, creando delle rughette ai loro lati. Odiavi quanto amassi
quel sorriso. “Buongiorno, bella addormentata. Hai bisogno di
una
pettinata?”
“Che stai–”
Le
parole ti morirono in gola quando ti portasti una mano ai capelli.
Potevi sentirne l'elettricità, che faceva stare dritte
alcune lunghe
ciocche. Gli mettesti il muso, passando entrambe le mani fra i
capelli per provare a sistemarli.
Lance rise di nuovo,
a voce odiosamente alta. Provasti ad ignorare il modo in cui il tuo
stomaco si contorse alla vista di quel ghigno. “Oh amico!
Dovrò
farmi fare da Pidge una fotocamera spaziale perché cazzo,
questo è
oro puro! È più divertente dei
capelli a scodella!”
“Tappati la bocca,
Lance.” Grugnisti. Ti sentivi accaldato. Una volta che ti
dichiarasti convinto dei tuoi capelli, ti rimettesti in piedi. Okay,
quindi c'era un muro proprio di fronte a te. Eri così vicino
a
Lance, ma a quanto pare avresti dovuto camminare ancora un po'.
Mentre ti giravi e
ti incamminavi, Lance si sdraiò sul pavimento, intrecciando
le dita
dietro la testa. Un ginocchio era piegato e sopra vi riposava la
caviglia dell'altra gamba. “Lo ricorderò per il
resto della mia
vita.” Disse con malinconia. “Il potente Keith con
il muso e dei
capelli talmente scompigliati neanche fosse appena uscito da una
notte di sesso selvaggio.” Sospirò felicemente, e
tu premesti
insieme le tue labbra. Le tue orecchie sembravano bruciare.
“Mi
chiedo se Coran potrebbe procurarmi uno di quegli aggeggi per
proiettare i ricordi.” Rifletté.
“Così potremmo creare un Keith
ologramma che se ne rimarrebbe semplicemente lì, con dei
capelli
super spettinati e tutti potremmo goderne.”
“Avresti bisogno
di un cervello e capacità di concentrazione.”
Dicesti seccamente,
muovendoti in avanti, distendendo le dita e poi piegandole, con
cautela. Ti fulminasti un dito contro un muro e ti voltasti
automaticamente, scuotendo la mano.
“Ah sì? E se tu
sei così intelligente, come sta andando la tua mappatura
mentale?”
Odiavi quanto suonasse presuntuoso.
Gli tirasti
un'occhiata. Era ancora sdraiato, ma era appoggiato sui gomiti,
girato in maniera da poggiare lievemente sul fianco mentre ti
guardava. Entrambe le gambe erano piegate, un ginocchio per aria e
l'altro che riposava sul pavimento. Quanto ti vide guardarlo,
ghignò,
un sopracciglio inarcato. Era spavaldo, e sicuro di sé, e tu
odiavi
quanto tutto questo gli donasse. Quel ghigno faceva fare delle
capriole spiacevoli al tuo stomaco e il tuo sangue pompava troppo
velocemente.
Corrugasti la fronte
e distogliesti lo sguardo.
“Va bene.” A
dirla tutta, trovavi molto difficile concentrarti con Lance che ti
guardava. Avvertivi il suo sguardo dritto sulla schiena, ti faceva
drizzare i capelli. Metà della tua attenzione era
inconsciamente
mirata a farti essere fin troppo consapevole della sua presenza.
Sbuffò una breve
risata. “Sì, certo, ed è proprio per
questo che sei bloccato in
un angolo da dieci minuti.”
Ti accigliasti.
“Devi sbagliare per capire cosa fare, Lance. Non potrei
mapparlo se
non fossi qui.”
Lui grugnì di
nuovo. “Certo, continua a ripetertelo, amico.”
Digrignasti i denti.
“Non è una scienza esatta.”
“Quindi ammetti
che sono piuttosto bravo per essere arrivato così
lontano.” Gli
tirasti un'altra occhiata: aveva abbassato il mento, sorridendoti e
muovendo le sopracciglia su e giù. “Ammettilo,
Keith: sono
migliore di te.”
“Se non fosse che
ti sei messo a toccare i muri di proposito.” Dicesti
impassibile, e
rimanesti soddisfatto nel vedere il suo sorriso spegnersi e le sue
sopracciglia diventare una linea dritta. Ma il suo sorriso
tornò
immediatamente e agitò una mano in aria con fare noncurante,
chiudendo gli occhi e portando il capo all'indietro.
“Ah, quello? Era
soltanto per dimostrare quanto io sia tosto. Queste pareti? Pfft, non
significano niente. Non ho paura di loro.” Si girò
di lato e
lentamente distese un braccio. Il secondo in cui delle scintille
volarono vicino alle sue dita, ritirò la mano, scuotendola.
La sua
sicurezza vacillò mentre cercava di sorridere in mezzo alla
smorfia
che gli deformava il volto. “Vedi? Niente.”
Roteasti gli occhi,
e ti voltasti di nuovo nella direzione che volevi prendere.
“Come
ti pare.”
Adesso ti stavi
avvicinando a lui. Non direttamente, ma in parallelo. Da quello che
ti ricordavi della strada che aveva fatto per arrivare fin
lì, stavi
risalendo il fianco opposto della curva.
“Che c'è? Non mi
credi?”
“Non ho detto
niente.”
“Ooooh, non dire
'non ho detto niente' a me! Lo sento dal tuo tono!”
Sospirasti,
inclinando il capo per guardarlo. “Lance, che
cosa–” Le parole
ti morirono in gola mentre guardavi Lance, la mano nuovamente
distesa. Ti accigliasti. “Che stai facendo?”
“Ti sto provando
che sono più tosto di te.” Disse compiaciuto.
“Andiamo, Keith.
Scommetto che posso toccare questo muro più a lungo di
te.”
“Non lo
farò.”
“Che c'è, Keith?
Hai pauuuura.”
“Non ho paura!”
“Ah ah, perché
non passi dal quiznak ai fatti?”
Il tuo occhio aveva
gli spasmi? Sì, eri abbastanza sicuro che quelli fossero
spasmi.
“Quello che hai detto non ha nemmeno senso!”
Allungasti una mano,
le dita piegate. Colpì una parete, e ti tirasti indietro,
sibilando
un poco. Ti girasti verso in un'altra direzione. Ora lo stavi
guardando in faccia.
“E tu che
ne sai?! È una parola aliena!” Mentre gridava, la
sue nocche
sfiorarono il muro e strillò dalla sorpresa, portando la
mano verso
di sé. Fissò il punto vicino a lui come se la
parete si fosse
sporta per morderlo.
“Lance!”
Sbottasti senza pensare, le mani che ti si chiusero a pugno.
Spostò gli occhi
dal muro invisibile per guardarti impassibile, sbattendo le palpebre
un paio di volte, incredulo. Dopodiché, le sue labbra
cominciarono a
curvarsi lentamente in un sorrisetto del cazzo, formato da strati e
strati di compiacimento. Strizzò gli occhi mentre inclinava
il capo
da un lato. Sentisti il battito cardiaco accelerare. Odiavi quando ti
guardava così. Gli avevi fornito del materiale, era
abbastanza
chiaro. Eri fottuto.
“Oh
sìììììì,”
Disse, prolungando quel 'sì', come se si fosse appena
ricordato
qualcosa. “Questo ti infastidisce,
vero?” Sollevò la mano
in aria, le dita che si agitavano in una sorta di danza a pochi
centimetri dal muro invisibile.
Digrignasti i denti
e distogliesti lo sguardo da lui, muovendoti lentamente in avanti.
Avevi il presentimento che fossi quasi arrivato. Provasti a
concentrarti sulla tua mappa mentale, per capire dove fosti in base
alla posizione di Lance. Era difficile, comunque, concentrarsi quando
Lance era seduto lì, che ti sorrideva con le dita che
ondeggiavano
pericolosamente vicine alla parete elettrificata.
“Ehi, Keeeeeeith,”
Il tuo cuore si strinse in una morsa quando lui biascicò il
tuo
nome. “Questo ti irritaaaa?”
“Lance,”
Sbottasti, non del tutto capace di nascondere la frustrazione nella
tua voce. “Puoi– smettila.” Continuasti a
muoverti, testando i
muri e cercando il prossimo angolo. Eri così vicino.
Così tanto
vicino. Ti mancavano solo un paio di metri in linea d'aria.
Sfortunatamente, il labirinto era composto anche da curve.
“Keeeeeith.” La
sua voce era così falsamente dolce e innocente.
Tentasti di non
guardarlo, davvero. Ma gli tirasti un'occhiata e la faccia ti si
contorse alla vista del suo stupido ghigno compiaciuto. Ti sentivi il
petto in fiamme, che lentamente risalivano il tuo collo. Da quando i
suoi sorrisetti soddisfatti ti facevano quell'effetto? Ti avevano
sempre dato fastidio, ma questo era qualcosa.. di più. Non
eri
nemmeno sicuro di quando fosse iniziato, e non volevi pensare a cosa
potesse significare.
Abbassò il mento,
osservandoti mentre muoveva su e giù le sopracciglia.
“Lo farò.”
Nonostante le sue parole, la sua mano non si mosse.
“Lance,” Dicesti
piattamente. Allungasti piano un braccio, avvertendo quel lieve
crepitio. Ritirasti la mano. “No.”
“Perché ti
interessa?”
Apristi la bocca,
pronto a ribattere, ma la richiusi immediatamente. Corrugasti la
fronte mentre stringevi le labbra. Quella era la stessa domanda che
ti eri posto in privato. Perché ti
interessava? Se era così
deciso a fare l'idiota, avresti solo dovuto lasciarglielo fare.
Avresti dovuto sederti e guardarlo mentre si faceva del male. Prima o
poi si sarebbe fermato. Probabilmente. Ma no, ti aveva irritato
vederlo ferirsi ancora e ancora. Guardarlo ti frustrava, e volevi
solo che la smettesse. Avresti potuto lasciarlo
lì a imparare
una lezione dolorosa, invece ti eri lasciato convincere ad entrare tu
stesso nel labirinto. E ora era troppo tardi per ritirarsi, o te
l'avrebbe fatta pesare per tutta la vita.
La sua domanda era
semplice, ma era una domanda a cui non volevi pensare.
“Non è
vero.”
Mormorasti, ma non venne fuori in maniera convincente.
“Sì invece,
altrimenti avresti semplicemente lasciato che mi facessi
male.”
Sembrava così orgoglioso. Bastardo.
Muovesti un passo in
avanti e allungasti la mano. Non incontrasti nessuna parete.
Avvertisti l'angolo delle tue labbra contrarsi in un leggerissimo
sorriso. “Che tu ci creda o no, non voglio far parte di un
robot
spaziale gigante che ha una gamba con danni cerebrali.”
“Ammettilo, Keith.
Ti importa davvero di me.” Si
tirò in piedi e si girò
verso di te. Uno dei suoi fianchi sporgeva verso l'esterno, le
braccia erano incrociate, e il capo era inclinato. Ti stava ancora
sorridendo e cristo santo, avresti fatto qualsiasi
cosa per
poterglielo levare dalla faccia.
“No, non è
vero.”
Ti voltasti per guardarlo, le braccia che si incrociavano sul tuo
petto imitando la sua posizione.
“Sì! Hai fatto
tutta questa strada per evitare che mi facessi male! Ti
piaaacciooo.”
Si sporse in avanti, cantilenando mentre agitava le sopracciglia.
Odiavi anche le sue
sopracciglia.
Mettesti il muso.
“Ho fatto tutta questa strada per zittirti.”
Ti ignorò. “Ti
piaaaaccioooo, ti piaccio un saaacco.”
Sentisti un certo
calore risalirti il collo a velocità allarmante.
“Oh dio, non
iniziare a cantare.”
Troppo tardi. Portò
le mani di fronte a sé, i gomiti che sporgevano ai lati. Le
sue
spalle si alzavano e abbassavano a tempo con il movimento dei suoi
fianchi. “Ti piaaacciooo. Piaccio a Keeeeith. Keith prova a
fare il
duro ma non può nascondere il fatto che gli
piaaacciooo.”
“Non stai nemmeno
andando a ritmo.”
Iniziò a muovere
ancora di più le braccia. Provasti a mantenere gli occhi
fermi sul
suo viso e a non portarli sui suoi fianchi. “Ti piaaaaccioo.
Ti
piaccio un saaaaccooo.”
Sentivi le orecchie
andare a fuoco e il tuo occhio aveva ricominciato con gli spasmi.
“Lance, sta ZITTO!”
Smise di ballare,
grazie a dio, poggiando le mani sulla vita. Le sue labbra erano
aperte in un sorriso sghembo, e i suoi occhi brillavano divertiti.
Era così sicuro di sé e questo ti faceva uno
strano effetto allo
stomaco. Odiavi quello sguardo. Eppure c'era qualcosa dentro di te
che non era d'accordo. Volevi togliere quel sorrisetto dalla sua
stupida faccia. La sua stupida, bellissima faccia.
“Perché non mi
costringi, bellimbusto?”
Le tue interiora si
contorsero dal fastidio e da qualcosa più difficile da
identificare.
Era un insulto e una sfida, eppure ti annodò le viscere come
se
fosse un complimento e un invito. Che cosa non andava in te? Non eri
lucido. La sua stupida faccia compiaciuta ti impediva di pensare
razionalmente. Avevi bisogno che smettesse di sorridere così.
Volevi fare qualcosa, qualunque cosa, per zittirlo definitivamente.
Magari se avessi baciato quella bocca fastidiosamente allettante...
Ti gelasti sul
posto, spalancando gli occhi.
Oh no. Non era
possibile. Lance... aveva ragione? Ti.. Ti piaceva?
Oh dio, ti piaceva.
Ti colpì come un fulmine e ti diede una scossa nel profondo.
La tua
pelle sembrava andare a fuoco e sentivi le ginocchia deboli. Era
peggio di qualsiasi shock del labirinto. Ti piaceva davvero Lance.
Lance fra tutti quanti. Stupido, frustrante,
esasperante,
bellissimo, sicuro di sé, divertente, irritante Lance.
Eri fottuto.
“Forse lo
farò!”
Avevi alzato la voce. Eri infastidito e arrabbiato, con lui e con te
stesso, e volevi solo stringere il suo collo sottile.
Allargò le braccia.
“Vieni qui, fratello!” La sua sicurezza non aveva
vacillato un
attimo. “Adesso. Vieni qui.”
I tuoi occhi si
spostarono velocemente, concentrandosi sull'aria aperta di fronte a
te. Lo sguardo scivolò di lato mentre pensavi alla tua mappa
mentale. Eri sicuro al settantacinque percento che ci fosse un
corridoio di fronte a te che portava direttamente a Lance. Se avessi
avuto ragione, gli saresti piombato addosso immediatamente, e a
giudicare dalla sua espressione, non se lo sarebbe aspettato.
D'altronde, avresti
anche potuto sbagliarti e a quel punto avresti solo tirato una grande
testata al muro. Si sarebbe fatto una grossa risata, e tu saresti
morto di vergogna. Magari se avessi colpito la parete abbastanza
forte, saresti svenuto. Almeno non avresti dovuto affrontare la cosa.
Stavi ancora considerando i pro e i contro quando lui parlò
di
nuovo.
“A meno che tu non
abbia pauuuraa.” Ti prese in giro, sporgendo le labbra. Le
sue
stupide, invitanti labbra.
Fanculo. Sentimenti
o meno, lo avresti fatto stare zitto, in un modo o nell'altro.
Con un arrabbiato
urlo muto, ti fiondasti verso di lui. Vedesti il momento in cui Lance
realizzò che non avresti colpito nessun muro. Il momento in
cui la
sua sicurezza vacillò e il suo bel sorriso si spense.
Vedesti
l'attimo in cui il panico attraversò il suo viso.
Alzò a mo' di
difesa le mani mentre spalancava la bocca.
Il suo gridò
riecheggiò nelle tue orecchie.
Note
traduttore:
So che ho postato tardi il terzo capitolo, però non mi
andava di
mancare alla schedule, per cui ho deciso di postare gli stessi giorni
che mi ero prefissato nonostante il ritardo. Non so, amatemi o
odiatemi, è una vostra scelta, lol.
Siamo esattamente a
metà strada, considerando che la fic è composta
da otto capitoli.
Perché non mi dite
che ne pensate? Qualche idea su come questi due idioti riusciranno
finalmente ad esprimere i propri sentimenti? No, perché sono
sempre
un sacco difficili questi due, non trovate?
Grazie per essere
qui a leggere e per i preferiti, davvero.
Spero
di aver tradotto come si deve ♥
NON
POSTATE DA NESSUNA PARTE I DISEGNI PRESENTI NEL CAPITOLO
Andate
invece a supportare l'artista ufficiale di Wittyy, wolfpainters.
I miei social:
Lavori di traduzione
di Andrea:
Andate
anche a leggere Shut
Up and Dance with Me, tradotta dalla mia fantastica collega!
Andrea
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