I
C A N
S E E C L E A R L Y
N O W
(“Non hai bisogno che ti
dica cosa fare”)
Dal momento in cui ha
strappato Dean Winchester dall’Inferno e l’ha
riportato nella terra dei vivi, ci sono nozioni che Castiel ha
assorbito un po’ per caso, un po’ per
necessità e un po’ per amore. Perché
camminare tra gli uomini fa questo: ti cambia in maniera indelebile,
insegnandoti lungo la via a comportarti come uno di loro. Il fatto che
adesso sia a sua volta umano è una testimonianza
più che sufficiente a dimostrazione di ciò.
Così, quando ancora era un Angelo, Castiel ha imparato che
Dean alla mattina deve bersi almeno una tazza di caffè o
rimane di cattivo umore per tutto il giorno, anche “peggio di
un orso” (caso); quando poi è diventato umano, ha
imparato a sua volta a farsi il caffè perché,
senza una buona dose di caffeina, l’ex-Angelo si è
reso conto che la giornata non può iniziare nel verso giusto
(necessità); ma soprattutto, da quando si sono trasferiti
nella loro nuova casa di periferia e hanno comprato una moka degna di
questo nome (quella nel bunker se l’è tenuta Sam,
portandosela con sé a Stanford), Castiel ha imparato come fare a Dean il
caffè perfetto (amore).
Lo vuole amaro, senza zucchero e non troppo caldo e, quando finisce di
berlo, l’ex-cacciatore gli rivolge sempre un sorriso appena
accennato che fa capire a Castiel che, sì, ne vale la pena
alzarsi un po’ prima alla mattina per preparargli sto benedetto caffè.
E non ci sarebbe nemmeno bisogno che gli dica grazie, ma Dean lo
ringrazia lo stesso, sia con gli occhi sia con la voce; la pensione e
la mancanza di catastrofi incombenti gli stanno decisamente facendo
bene, ed è in questo quadretto idilliaco che Cas una tazza
alla volta cerca di migliorargli ulteriormente la vita.
Il Paradiso in Terra: quello è l’obiettivo che
l’ex-Angelo si è prefissato per Dean.
…
“Ormai credo di aver capito quando una cosa è
giusta e quando è sbagliata” così
esordisce Jack, nel momento in cui raggiunge Dean in salotto e gli si
siede accanto sul divano. “All’inizio ero un
po’ confuso,” specifica il Nephilim “ma
adesso mi è tutto chiaro, tu, Sam e Cas siete
stati… esplicativi”.
Al che il ragazzo guarda negli occhi uno dei suoi tre padri,
l’unico che in questo momento è in casa,
più precisamente in salotto, e imperterrito riprende la
parola senza lasciare il tempo all’ex-cacciatore di capire
dove voglia andare a parare.
Ma l’Uomo Giusto non deve aspettare così tanto per
scoprirlo: “Non è che puoi spiegarmi come si fa a
capire se ti piace qualcuno?” gli chiede Jack dal nulla e, se
Dean è contento che abbia deciso di chiederlo proprio a lui
e non a Cas o a Sam, è doveroso ricordare che, tuttavia,
parlare di sentimenti
non sia il suo forte. Né la sua cosa preferita.
“Mmm-”
mugugna Dean cercando di prendere tempo (questa è una di
quelle volte che vorrebbe che Cas fosse ancora un Angelo,
così potrebbe pregare a suo indirizzo e in un batter
d’occhio sarebbe lì a spiegare lui stesso a Jack
cos’è l’amore). “Quando ti
piace qualcuno…” Dean guarda un po’ in
aria e poi aggrotta le sopracciglia. “Quando ti piace
qualcuno,” ricomincia con più decisione
“senti che vorresti stare sempre con quella persona,
perché rende anche la giornata più brutta degna
di essere vissuta… tutto rimane uguale a prima, ma
è allo stesso tempo diverso: più
colorato”.
Dean vede l’esatto momento in cui le sue parole fanno click nella testa
di Jack: “Oh” sussurra il ragazzo, spalancando gli
occhi e a questo punto l’ex-cacciatore non può
lasciarsi sfuggire l’opportunità.
“Ma mi chiedi questo perché hai in mente qualcuno
in particolare?” domanda. “…Leslie,
magari?” gli chiede già ridendo sotto i baffi (che
non ha) e lo sapevo
gli balena in mente, appena vede gli occhi del ragazzino cominciare a
muoversi frenetici da un angolo all’altro della stanza, in
cerca di non si sa bene cosa.
Jack alza una mano, il dito medio allungato verso il soffitto e le
guance più rosse di qualche secondo prima. “Mi
sembra che Cas mi stia chiamando” informa suo padre, ma prima
che possa lanciarsi al piano di sopra o scomparire dal salotto, Dean
gli afferra una spalla.
“Aspetta un attimo, Casanova, ancora una cosa.”
Il Nephilim si blocca.
“Fammi un piacere. Non volare più in giro per il
quartiere, i nostri dirimpettai stanno iniziando a notarlo e a
preoccuparsi” lo avvisa Dean.
Jack annuisce, le guance ancora rosse.
…
Se imparare a fare il caffè è stato relativamente
semplice (alla fine è addirittura diventata routine), ci
sono altrettante mansioni che invece si sono dimostrate spinose
(cambiare la ruota anteriore della macchina, per dirne una).
Castiel in quell’occasione, mentre si trovava da solo su una
provinciale sotto una pioggia torrenziale che non voleva saperne di
smettere, per la prima volta aveva capito quanto potesse effettivamente
fare schifo essere un semplice essere umano che prova freddo, fame e
frustrazione. (Aveva smesso di essere un Angelo da poco meno di un mese
e c’erano momenti in cui ancora faticava a capire
l’entità di questo cambiamento: il freddo, assieme
all’andare in bagno, era la cosa che forse lo infastidiva di
più.)
Aveva passato così una buona manciata di minuti a fissare la
ruota sgonfia (chissà come si era bucata), poi aveva cercato
sul proprio cellulare cosa fare e l’aveva fatto. Non era
stato appagante, non come fare il caffè per Dean e, in
più di un’occasione, era stato tentato di chiamare
Jack e farsi dare un passaggio in volo fino a casa, alla fine,
però, aveva sistemato la ruota da solo ed era rientrato al
bunker bagnato, ma vincente.
Quella sera stessa Dean gli aveva dato una pacca sulla spalla al
racconto di come aveva cambiato la ruota (di come non aveva avuto
bisogno di aiuto, che qualcuno gli dicesse cosa fare) e Cas, in
risposta, l’aveva baciato.
Il loro primo bacio.
Che, poi, Castiel nemmeno più si ricorda (stupida memoria da
essere umano) perché si fosse ritrovato proprio su quella
provinciale a inzupparsi, ma una cosa che non può in nessun
modo dimenticare non è tanto il fastidio dei
vestiti bagnati appiccicati alla pelle o la frustrazione per tutta la
situazione, quanto piuttosto, qualche ora dopo, come tutto fosse
diventato perfettamente giusto.
Le labbra di Dean sulle sue. Le loro mani unite.
Il loro primo bacio (a cui subito era seguito il fatidico secondo).
…
Il sole del mezzogiorno illumina il viso di Castiel, mentre pota uno
dei cespugli accanto alla staccionata verniciata pochi giorni prima.
Dean, con le mani in mano e nessun impegno a portarlo altrove, si gode
la vista e ammira gli occhi azzurri dell’altro, ancora
più celesti sotto la luce calda del sole.
C’è da dire che, se tante cose sono cambiate tra
loro, di sicuro i loro lunghi sguardi non sono una di queste. (Anche se
stavolta Cas non lo sta guardando perché troppo concentrato
sulla pianta di fronte a lui).
“Credo che Jack abbia una cotta” Dean si spiccia
infine a dire, decidendosi a interrompere il silenzio, per poi
correggere il “credo” con un “sono
sicuro”.
Castiel, senza fermarsi, alza leggermente gli occhi e incrocia il suo
sguardo.
Non è sorpreso,
realizza Dean.
“E?” lo invita a continuare il giardiniere
improvvisato. Che
problema c’è? sembra dicano i suoi
occhi.
“Non so, dici che dovremmo spiegargli la storia
dell’ape e del fiore e… tutto quanto?”
“Credo l’abbia già fatto
internet” lo tranquillizza Cas. “E Sam. Tuo
fratello mi ha detto di aver avuto la Conversazione con
Jack e di avergli dato dei libri da leggere per chiarirgli ogni
dubbio”.
L’ex-cacciatore richiude la bocca. Questo non
l’avrebbe mai detto, ma a posteriori è
così da Sam
che nemmeno può stupirsi. In silenzio, riprende quindi a
guardare Castiel che tortura il cespuglio.
Trascorrono dieci minuti. Uno dei ragazzini del quartiere passa dalla
loro via e saluta Castiel, che, in risposta, alza le cesoie a
mo’ di saluto.
Una lampadina (mentale) si accende.
“Ah, Cas, ora che mi ricordo di dirtelo, abbiamo un problema.
Ho dovuto dire a Jack di smetterla di svolazzare per il quartiere,
perché i nostri vicini hanno iniziato a notare il suo
scomparire e riapparire”.
Silenzio. A questo punto l’ex-Angelo si ferma. Una ruga gli
divide la fronte in due metà esatte.
“Intendi Masina? È lei che l’ha
visto?” domanda tranquillo.
“Masina chi?”
chiede Dean, che sul vicinato è rimasto un po’
indietro. Troppi nomi.
Cas sospira. “Capelli bianchi, occhi neri, origini samoane e
una settantina d’anni… Viene qui a bere il
tè ogni mercoledì pomeriggio.”
“Ah, madame Siete
una bella coppia” borbotta Dean a denti stretti,
ricordando il commento che la donna ha rivolto loro appena si sono
trasferiti nel quartiere. Non che si vergogni di quello che ha con Cas,
ma al tempo non era ancora pronto per quel tipo di considerazione e, da
quel giorno, non può fare a meno di pensare alla loro vicina
e provare un leggero disagio. Li ha visti subito per quello che sono e
questo, il mostrarsi per quello che è davvero (un uomo
stanco e innamorato), dopo aver passato una vita a cercare di sembrare
indistruttibile e invulnerabile, è qualcosa che fatica a
viversi serenamente. (È anche per questo che non
andrà mai a una festa di quartiere, riflette, ma, mentre lo
pensa, sa già che ci andrà perché
prima o poi Castiel lo trascinerà a forza).
Intanto, il suo interlocutore rotea gli occhi e Dean ci legge del
disappunto.
Sì,
a Cas la vecchina, Masina, piace molto (e viceversa).
“Comunque no, Mani-di-forbici” chiarisce
l’ex-cacciatore, alludendo al povero cespuglio sotto le mani
dell’altro. “Intendo i nostri
dirimpettai.”
“Ah, gli Smith.”
“Loro” conferma Dean, anche se non ricorda bene chi
siano gli Smith. Ma se Cas dice che sono loro i dirimpettai, allora
è così. In effetti dovrebbe cercare di integrarsi
di più: cosa che all’ex-Angelo stranamente (ma
neanche troppo)
sta riuscendo alla grande. Tutti già lo amano, in pratica
è la nuova mascotte del quartiere.
Castiel nel frattempo riprende a tagliare.
“Lo sai che Masina è la nonna di
Leslie?”
“Non dirmi che hai conosciuto Leslie!” gli
rinfaccia subito Dean, come se fosse l’affronto peggiore che
l’altro gli abbia mai fatto.
“No, me l’ha detto Masina. In realtà
è stata lei stessa a raccontarmi di Jack e Leslie”.
Lo sguardo accusatorio che l’ex-cacciatore gli rivolge urla lo sapevi e non me
l’hai detto! (stronzo). Un vero
sguardo da Dean Winchester.
“Visto che siete amici, perché non chiedi a lei,
per sicurezza, di fare un discorsetto anche a sua nipote? Siamo troppo
giovani per diventare nonni e Jack ha solo quattro anni, per
giunta” lo rimbecca quindi Dean, aspro, ma Castiel scuote la
testa e ride.
…
Lo spazio è un concetto relativo quando sei
un’onda di intento celeste, non c’è
quindi da stupirsi che una delle primissime cose che Dean abbia da
subito fatto notare a Castiel sia stata la sua totale incomprensione
dello spazio personale. Adesso, chiaramente, Cas sa bene qual
è la giusta distanza da porre tra sé e un
interlocutore: è umano da troppo tempo per non aver capito
cosa bisogna fare e non fare quando qualcuno ti parla. (Invadere la
bolla personale è una di queste cose).
C’è voluto del tempo ma alla fine ha imparato
anche come si stringe una mano quando questa ti viene offerta, come si
ricambia un abbraccio dopo che non hai visto qualcuno per tanto tempo e
come bisogna sorridere nel momento in cui la nuova vicina, una vecchina
adorabile con un gatto nero e una ragnatela di rughe che le segna
l’intero viso, ti dice che “siete davvero una bella
coppia, tu e il tuo compagno”. (E Dean al complimento si
è subito dileguato: Dean, che, pur essendo umano dalla
nascita, certe volte ha dei seri problemi a comportarsi come una
persona normale. Come in questo caso, in cui avrebbe potuto evitare di
lanciarsi in casa per evitare di prendere atto del commento).
Ma la vecchina, Masina, si è limitata a ridere di fronte
alla reazione dell’ex-cacciatore (Santa Donna, pensa
Castiel) e Cas ha quindi roteato gli occhi, come a scusarsi per il
comportamento di Dean, e poi ha sorriso, offrendole quindi un
tè perché
no. (L’invito è stato accettato e il
tè è stato accompagnato da dei biscotti).
L’interazione è stata più che naturale
e Castiel, come non mai, si è sentito a tutti gli effetti
umano: non è più un pesce fuor d’acqua
e non ha più bisogno di fermarsi a pensare cosa farebbe una
persona e non un’onda celeste. Ormai ha imparato e non
è più necessario che segua le direttive di
nessuno: è veramente libero per la prima volta nella sua
lunga vita.
Libero di essere e di fare ciò che desidera, ma soprattutto
di essere se stesso. E così Castiel sorride e continua a
farlo, ed è quel tipo di sorriso che nasce dalla pancia e
arriva su fino alle labbra.
E Masina è davvero una mente brillante.
…
Jack sta praticamente vibrando. Cammina da una parte
all’altra del salotto come un tarantolato, stringendo tra le
mani una scatolina azzurra.
Dean, che ha appena finito di cenare e con la pancia piena è
particolarmente calmo, lo osserva incerto dalla cucina e, girandosi
verso Castiel che sta preparando le carte sul tavolo, gli sussurra:
“Secondo te dobbiamo preoccuparci?”
Lo chiede sinceramente impensierito, dal momento che, da quando questa
mattina ha dato l’ok a Jack per uscire, il ragazzo sembra non
potersi trattenere dal muoversi.
L’ex-Angelo scrolla le spalle. “È
agitato” gli risponde, e l’Uomo Giusto vorrebbe
fare una smorfia da ma
no, dai? perché certe volte è
davvero snervante dividere il letto con Capitan Ovvio. (Un
Capitan Ovvio adorabile, certo, ma pur sempre un Capitan Ovvio).
Castiel si schiarisce la gola e gli si avvicina.
“Questo pomeriggio ho sentito Masina e mi ha raccontato che
Jack ha chiesto a Leslie un appuntamento” gli confida
l’ex-Angelo in un sussurro, un’espressione felice
gli attraversa lo sguardo.
E se da una parte Dean pensa che oh,
è emozionato per Jack, dall’altra
riflette anche che Cas avrebbe pure potuto dirglielo
dell’appuntamento, ma si limita a sbuffare e andare in
salotto.
“Jack” dice Dean. “Tutto bene?”
Il ragazzo si ferma: lo fa per la prima volta da quando
l’ex-cacciatore gli ha detto che può uscire.
“In effetti no, non va tutto bene” risponde
accigliato.
“Ti serve un consiglio per qualcosa?”
Annuisce e abbassa gli occhi.
“Ti ricordi Leslie?” chiede con gli occhi bassi e
la punta delle orecchie rosse. “Le ho preso una cosa, ma non
so se le piacerà. L’ho comprata l’altro
giorno, quando sono andato a Vancouver,” si confida, ancora
immobile. “È per quello che mi ero
distratto…”
Dean gli mette una mano sulla spalla, Cas, intanto, si è
mosso accanto a loro.
“Posso?” chiede Castiel con riverenza a Jack,
portando avanti la mano.
Il Nephilim gli allunga la scatolina. È azzurra e dentro
c’è un braccialetto in argento con una pietra
azzurra come la scatola.
Dean lancia un fischio, stupito. “Sono sicuro che le
piacerà” dice quindi Castiel e Dean aggiunge
velocemente un “Concordo”, a cui istantaneamente
Jack si rilassa, sciogliendosi.
Addirittura sorride, il ragazzo.
Poi Dean vede il bigliettino dentro la scatolina e non può
trattenersi. Lo prende.
“DEAN”
ringhia Castiel con uno sguardo che spaventerebbe chiunque (non Dean),
ma l’ex-cacciatore lo sta già leggendo, mentre
Jack appare gelato sul posto: sembra non sappia più cosa
fare, nemmeno più respira (non che gli sia indispensabile).
“Alla strega più bella del mondo?!”
legge Dean e dal biglietto alza gli occhi per puntarli in quelli di
Jack, ma il ragazzo è ancora più veloce e gli
strappa di mano biglietto, scatolina e bracciale e non è
più nemmeno in salotto. Puff:
se n’è andato.
È volato via
il piccolo infame.
“UNA STREGA!”
urla Dean a Cas, che a quel punto è l’unico
rimasto in casa e lo fissa come se fosse lui a essere in torto e non
Jack. È uno sguardo secco, che non ammette repliche quello
che Castiel gli rivolge. Non è arrabbiato, è
semplicemente perentorio.
“Lo sospettavo in effetti, visto che anche Masina lo
è” aggiunge con voce monocorde
l’ex-Angelo, mantenendo la stessa espressione da provaci a contraddirmi, Dean.
Ha anche assottigliato gli occhi e questo lo fa solo in rare occasioni,
quando è pronto a fronteggiarlo in una sfuriata.
L’ex-cacciatore ha già la risposta pronta, ma
sospira, perché le carte sono sul tavolo ad aspettarli e lui
non ha voglia di passare tutta la serata a litigare con Cas
perché Jack è un idiota.
“Nostro figlio esce con una strega” si limita
quindi a commentare con un filo di voce, buttando fuori con quella
frase tutto il suo astio verso le streghe.
L’espressione di Castiel si fa più dolce. Nemmeno
lui ha voglia di litigare, ma un sassolino dalla scarpa vuole
toglierselo ugualmente.
“Almeno è con qualcuno che può
difenderlo. Ora non puoi proprio più preoccuparti,
Dean” lo punzecchia con un sorriso che il Winchester
può catalogare solo come strafottente, per
poi schioccargli un bacio sulla guancia e andare a sedersi in cucina,
di fronte alle carte.
Dean non può far altro che sbuffare.
Adorabile bastardo.
- Mi sembra giusto finire una raccolta di questo
tipo con bastardo,
lmao. (Non odiatemi, per favore). Comunque. Ho fatto del mio
meglio per questo capitolo e spero davvero che possa essere
una "degna" conclusione e vi possa piacere, anche solo strappare un
sorriso. Spero anche di poter tornare a scrivere in questo fandom
(più prima che poi, incrociamo le dita). Intanto colgo
l'occasione per ringraziare Ilarya che mi ha aiutato
rileggendo ogni capitolo e dandomi delle dritte essenziali (tisivuoleunsaccobene,
sappilo). Venendo al prompt, qui è “Non hai bisogno che
ti dica cosa fare” (+ imparare).
P.S. nel caso ci siano errori o refusi fatemi pure sapere! Temo che
qualcuno sia sfuggito. E, ah, se volete parlare di Destiel o fare quattro chiacchiere, passate pure a farmi ciao sul mio FB o sul mio tumblr. P.P.S. Ringrazio strugatta, hiromioka e Joy per avermi accompagnato capitolo dopo capitolo: ho apprezzato ogni parola che mi avete rivolto.
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