Father knows best
Titolo:
Father knows best?
Autore: My Pride
Fandom: Batman
Tipologia: Flash
Fiction [ 2998 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Damian
Bruce Wayne, Bruce Thomas Wayne, Richard John Grayson, Jonathan Samuel
Kent
Rating:
Giallo
Genere: Generale,
Slice of life, Commedia
Avvertimenti: What
if?, Accenni Slash
Solo i fiori sanno:
24. Margherita: semplicità
BATMAN
© 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.
Damian
camminò avanti e indietro per la propria stanza, mordendosi
il
labbro inferiore con fare pensoso mentre si massaggiava il mento con
due dita.
Era
facile,
pensò. Sarebbe solo dovuto scendere di sotto, fare colazione
come tutte le mattine, e parlare francamente con suo padre di quello
che stava succedendo nella sua vita. Facile,
per l'appunto. Peccato che suo padre fosse Bruce Wayne e che non fosse
per niente famoso per le relazioni interpersonali, figurarsi quindi la
reazione che avrebbe potuto avere alla dichiarazione che Damian aveva
intenzione di fargli. Doveva pensare bene alle parole da usare, al modo
in cui porre la cosa, essere pronto ad un'eventuale replica ma,
più si arrovellava il cervello, più non riusciva
a capire
come fare. Forse dirglielo e basta - e aspettare che il reattore
esplodesse da solo - era la soluzione più facile e indolore.
Il ragazzo si passò entrambe
le mani sul viso, soffocando un lamento senza badare al miagolio che si
era lasciato scappare Alfred. La settimana precedente, le Martha Wayne Foundations
avevano organizzato una raccolta fondi che aveva richiamato molti
importanti attivisti e finanziatori da svariate città
limitrofe,
e come tema principale aveva scelto di onorare il principio base su cui
si fondava la fondazione stessa: la famiglia, le arti e la tolleranza.
Ed era stato proprio in quell'occasione che Damian aveva avuto modo di
conoscere molti sostenitori dei diritti LGBTQ+, finendo col passare
molto più tempo in loro compagnia per diversi scambi di
opinioni
che con il padre stesso, anche se non era stato molto convinto di come
alcuni degli attivisti avessero definito il coming out qualcosa
di bellissimo.
Li aveva ammirati per il coraggio che avevano dimostrato nel parlarne
così apertamente, certo, ma nello stesso istante aveva
gettato un'occhiata al genitore, che gli era apparso piuttosto
insofferente mentre guardava l'orologio che aveva al polso. Aveva
provato a parlargli, così da capire che cosa avesse, ma
Bruce lo
aveva liquidato dicendogli che aspettava una chiamata da Clark
riguardante una faccenda della Lega, quindi aveva lasciato perdere; si
era solo azzardato a chiedere che ne pensasse di tutto l'evento e degli
attivisti presenti e suo padre
aveva commentato semplicemente con un «Mhnr»,
anche se Damian non aveva ben capito per quale motivo l'avesse detto.
Non avevano più avuto
occasione di parlarne,
ma il ragazzo era comunque rimasto turbato e con un dubbio: suo padre
si era sentito
a disagio? Aveva sentito la necessità di concentrarsi su ben
altro perché non tollerava i diritti omosessuali? Era
forse...
omofobo? Troppe
domande che non avevano trovato risposta, ed era stato
anche per quel motivo che aveva tergiversato nel confessargli di lui e
Jon. Jon,
già. Quel
Jon che sarebbe dovuto passare
proprio quella stessa mattina per la missione in cui avevano intenzione
di imbarcarsi. Quando gli aveva detto che, oltre la missione, avrebbe
anche voluto parlare con suo padre della loro relazione, Jon si era
subito proposto di stargli accanto e sostenerlo, ma l'aveva rassicurato
dicendogli che era una cosa che avrebbe dovuto fare da solo. Adesso un
po' se ne pentiva.
Si diede dell'idiota. Non era proprio il
momento di
pensarci, sarebbe stato meglio cominciare a scendere. E così
fece, senza meravigliarsi poi tanto di trovare il padre già
seduto al tavolo della colazione. Sarebbe dovuto partire, quindi una
volta tanto era stato mattiniero. Altrimenti si sarebbe probabilmente
fatto vedere in giro dopo mezzogiorno.
«Buongiorno, padre».
Bruce sollevò lo sguardo dal giornale che stava leggendo nel
sentire la voce del figlio, facendo un cordiale cenno col capo.
«Buongiorno, Damian», lo salutò,
allungando una mano
verso la tazza di caffè. «Alfred
ti ha preparato i waffle».
Splendido.
I waffle di Pennyworth. Adesso sì che era pronto a rovinare
la giornata del padre. Mugugnò giusto qualcosa, forse un
ringraziamento al maggiordomo nonostante non fosse nei paraggi, prima
di sedersi al suo posto sulla destra, lanciando una breve occhiata al
genitore. Stava sorseggiando tranquillamente il caffè e
aveva ripreso a leggere il giornale, così Damian si prese
ancora un momento per rifletterci mentre afferrava lo sciroppo.
Una cosa alla volta.
Doveva partire da cose che il padre avrebbe potuto affrontare
più facilmente, quindi forse avrebbe potuto... il suono di
un messaggio lo distrasse e, sbattendo le palpebre, afferrò
il cellulare per dare un'occhiata, sbuffando ilare nell'aprire quel
messaggio da parte di Jon. BT ASAP, TTH. LUVU.
Gli aveva ripetuto mille volte che odiava il linguaggio abbreviato,
eppure lui non smetteva di usarlo. Ma il messaggio era comunque
abbastanza chiaro: Sarò
lì il più presto possibile, parla con lui. Ti amo.
Idiota di un kryptoniano.
«Niente cellulare a tavola, Damian», lo
richiamò il padre, e lui fece letteralmente sparire il
telefono in tasca prima di sollevare lo sguardo verso di
lui.
«Roba dei Titani»,
se la sbrogliò, ignorando l'occhiata che gli venne lanciata
qualche momento dopo.
«Mhnr».
Bruce posò la tazza sul tavolo. «Ricorda,
non voglio che resti alla Torre al di fuori del fine settimana. Tra
qualche ora partirò con la Lega, quindi resterai sotto la
supervisione di Alfred e non voglio che tu lo faccia
impazzire».
Damian
colse subito la palla al balzo, per quanto l'avesse guardato un po'
male a quelle raccomandazioni. «Non
ho più dieci anni, padre. E vogliamo
venire con voi».
«Prego?»
Odiava quando faceva il finto tonto. «La
missione su Rann. Io e Jon vogliamo venire con voi».
«Mi
sembrava avessimo chiuso la questione settimane fa».
«Non
è che tu mi abbia dato una buona motivazione per il tuo
diniego».
«La scuola non è una motivazione abbastanza buona,
per te?» domandò Bruce con una nota scettica.
«Per
raggiungerlo userete il raggio Zeta, saremo a casa molto prima
dell'inizio della scuola. Non provarci, padre».
Bruce si massaggiò le tempie con due dita,
aggrottando la fronte. Certe volte, quando si impuntava in
quel modo, gli
ricordava maledettamente sua madre. Testardo fino al midollo, e
più che desideroso di ottenere ciò che voleva.
«Capisco
che tu e il tuo amico sentiate il bisogno di mettervi alla prova, ma
non mi sembra il caso di farlo su un pianeta situato nel sistema
stellare Polaris»,
gli rese noto, al che Damian assunse
un'espressione a dir poco contrariata.
«Perché
mai? Possiamo affrontare questa missione esattamente come
fareste voi. E Jon non è
mio amico».
«Credevo
che voi due aveste ormai superato la fase del...»
«È
il mio ragazzo».
Il silenzio che ne seguì
piombò pesante come un'incudine. Non era esattamente il modo
in cui Damian avrebbe voluto affrontare l'argomento, ma quelle parole
gli erano uscite così spontanee che si era meravigliato lui
stesso di essere stato così diretto. E poi, riflettendoci,
perché mai avrebbe dovuto vergognarsi per una cosa del
genere? La sua sessualità non avrebbe dovuto definirlo, lui
era chi era e non gli sembrava che Grayson avesse fatto un discorsone
assurdo sulla sua eterosessualità quando si era presentato
alla villa in compagnia di Barbara. Quindi perché lui avrebbe dovuto
farlo? Forse perché adesso, col senno di poi, stava
cominciando a temere la reazione del padre, visto che aveva taciuto e
si era limitato a fissarlo con uno sguardo indecifrabile.
Damian deglutì
impercettibilmente. Perfetto.
Il loro rapporto non era mai stato esattamente rose e
fiori, anche dopo tutte le avventure vissute c'erano stati tra loro
alti e bassi e incomprensioni, quindi adesso ammetteva di aver paura di
aver rovinato quel poco che erano riusciti a salvare tra
loro. Suo padre gli voleva bene, questo era indubbio - anni
addietro aveva affrontato un maledettissimo viaggio su Apokolips per
riportarlo in vita, dannazione! -, ma, più lo guardava,
più aveva il terrore che quella confessione avesse
inesorabilmente cambiato le cose. Al tempo stesso, però, si
sentiva stranamente
bene. Si era messo letteralmente a nudo davanti a lui, ed essere uscito
allo scoperto in quel modo lo aveva rasserenato in parte. Forse adesso
capiva perché quegli attivisti gli avessero parlato in quel
modo
del coming out, anche se la parte peggiore
non era ancora passata, anzi. Era appena cominciata.
Il peso dello sguardo del padre sembrava
palpabile,
ma Damian lo sostenne, certo che se avesse distolto il proprio avrebbe
finito per sentirsi colpevole. E forse un po' si sentiva davvero
così, visto che il dubbio che il padre si sentisse a disagio
era
tornato ad affacciarsi prepotentemente nella sua mente. «Non
volevo deluderti, padre».
«Deludermi?» Bruce finalmente si riscosse da quella
specie
di torpore, sbattendo più volte le palpebre. La sua reazione
probabilmente non era stata delle migliori, ma aveva dovuto fare i
conti col fatto che non si fosse mai accorto prima di come si sentisse
Damian e di ciò che provasse per Jon. «Credi
di avermi deluso?»
Damian
annuì brevemente. «Per essere quello che sono.
Per essere... gay»,
sussurrò, irrigidendosi nel vedere il padre massaggiarsi le
tempie con due dita prima di alzarsi. Sapeva che sarebbe successo.
Aveva rovinato tutto, esattamente come aveva pensato al principio. Suo
padre lo trovava disgustoso, un fallimento, uno scherzo della natura,
adesso se ne sarebbe andato e... quei suoi catastrofici pensieri furono
immediatamente interrotti da qualcosa che non si sarebbe mai aspettato:
contro ogni aspettativa, il padre l'aveva attirato a sé,
stringendolo in un caloroso abbraccio che gli fece sgranare gli occhi.
«Sei mio
figlio, dannazione», cominciò, e Damian
poté avvertire il tremolio nella sua voce. «Mi
hai... solo colto alla sprovvista».
«Quindi a te sta bene che io...»
«Non c'è proprio niente che deve starmi bene,
Damian», replicò con una semplicità
disarmante. Gli poggiò una mano dietro la nuca, intrecciando
le dita fra quei corti capelli neri senza sciogliersi da
quell'abbraccio. Non era esattamente un tipo fisico, ma in quel momento
suo figlio aveva bisogno di essere rassicurato e aveva tutte le
intenzioni di dargli ciò di cui aveva bisogno. «Un
sentimento è tale perché è puro e
innato, e se
stai bene con Jon non ho alcun diritto di giudicare voi ragazzi. E mi
dispiace che tu abbia pensato... che mi avessi deluso. Non
è affatto così, non potresti mai farlo. In quanto
genitore, avrei dovuto capire che qualcosa ti turbava
e che avevi bisogno di parlarmi di una cosa così importante.
Ma
tempo fa Dick mi aveva parlato della tua cotta per Katana e Kara,
quindi non sono mai andato all'idea che le ragazze non ti
interessassero».
Maledizione a Grayson. Quando avrebbe imparato a farsi gli affari suoi?
«Avevo solo chiesto se Katana uscisse con qualcuno, non avevo
una
cotta per lei. Così come non avevo una cotta per Supergirl,
l'avevo solo trovata una compagna adeguata per una missione. E
poi avevo solo undici anni, padre!»
«Mhnr. Dicono che
sono il miglior
detective del mondo, ma quando si tratta di voi le cose mi
sfuggono da sotto al naso. Non volevo darti un'impressione
sbagliata».
Più sereno di quando aveva cominciato a parlare, Damian
ricambiò quel contatto, cercando di avvolgere le braccia
intorno
ai fianchi massicci del padre prima di affondare il viso nella sua
spalla. «Grazie... papà.
Significa
molto per me».
«Non
devi ringraziarmi. Sono tuo padre. Ci saranno momenti in cui non
andremo d'accordo su qualcosa, altri in cui litigheremo, ma non
arrivare mai a pensare che possa considerarti un fallimento solo per
chi hai scelto di amare. Perché
diavolo avevi questa idea in testa?»
«Senza
offesa, ma con te non è che sia facile parlare di sentimenti»,
rimbeccò, ignorando il borbottio scettico del genitore. «E poi,
quando all'evento delle Martha
Found ti ho chiesto cosa ne pensassi di... insomma...»
Difficilmente
balbettava, il che significava che il pensiero un po' lo imbarazzava.
Dovette infatti trarre un lungo respiro, ritrovando in parte la sua
compostezza. «Ti ho
chiesto cosa ne pensassi dell'evento e degli attivisti presenti e mi
hai risposto con un grugnito».
«Ho fatto
cosa?»
Bruce parve sinceramente stranito, tant'è che dovette fare
mente
locale per ricordare ciò che aveva fatto quel giorno. Aveva
porto come suo solito i propri saluti all'organizzazione dell'evento,
parlato con i rappresentanti, chiesto ai partecipanti se tutto andava
per il meglio, e poi si era distratto per essere aggiornato dalla Lega
sull'andamento della missione in corso. Ricordava vagamente che Damian
gli avesse chiesto qualcosa e...
oh. Damian gli aveva chiesto cosa ne pensasse dell'evento.
Damian non gli faceva mai domande del genere. Adesso aveva senso.
«Devi
ammettere che la tua domanda era piuttosto fuorviante, ragazzo»,
rese noto Bruce, scostandosi un po' per poter guardare il ragazzo
negli occhi. L'unica volta in cui gli aveva visto quell'espressione in
viso, era stato quando aveva avuto paura di diventare come Nessuno. Non
avrebbe mai più voluto vedere un'espressione simile sul
volto di suo figlio. «Pensavi
che ne fossi infastidito?»
Damian fece per aprire la bocca, ma la richiuse immediatamente e
guardò altrove, non riuscendo a sostenere ancora lo sguardo
del
padre. «...sì.
Ammetto di averlo pensato».
«Devo forse chiederti per quale motivo, o devo provare ad
indovinare?» rimbeccò l'uomo con fare scettico,
notando il modo in cui il figlio si ostinava a non guardarlo negli
occhi. L'educazione di sua madre, per quanto avesse cercato di
discostarsene negli anni, era sempre in agguato... e poteva capire che
avesse avuto il timore di dirgli di lui e Jon e che non osasse nemmeno
pensare di parlare con lei del suo orientamento sessuale.
Damian mosse un po' le spalle,
palesemente a disagio. «Non...
non ti dispiace che non darò mai eredi diretti alla famiglia
Wayne?»
chiese in un sussurro appena accennato, e a quel punto Bruce
sbatté le palpebre.
«Damian». L'uomo
trasse un lungo
sospiro, poggiandogli una mano sulla spalla destra. «Pensavo di
aver lasciato intendere fin troppo bene che non è il sangue
a fare la famiglia, per me».
«Ma...»
«Lascia
perdere per un momento l'educazione che ti ha impartito tua madre,
ragazzo»,
rimbeccò schietto. Sapeva come la pensava Talia a riguardo,
sulla dinastia e tutto il resto. Ma lui non era così. «Te
lo dissi una volta e te lo ripeto. Voglio solo che tu sia il
miglior Damian Wayne possibile. Se Jonathan ti rende felice, anch'io
sono felice. Ti ho visto per troppo tempo rinchiuso in te stesso, e...
sono io, piuttosto, che ho il timore di
deludere te. Non sono il classico esempio di padre modello, e anche
in passato non ti sono stato vicino come avrei voluto e soprattutto
dovuto».
Il ragazzo non disse niente per un po',
sentendo un vago pizzicore agli angoli degli occhi. Ma era felice.
Aveva davvero pensato che il padre lo ripudiasse o chissà
cos'altro, invece... invece aveva reagito meglio di quanto avesse
creduto. Gli scappò infatti una mezza risata simile ad un
singhiozzo, voltandosi finalmente verso il padre per fissarlo in viso e
incurvare giusto un po' le labbra in un sorriso. «Adesso
non mi diventare troppo sentimentale, padre»,
provò a sdrammatizzare, molto più rasserenato,
sentendo il piccolo sbuffo divertito che si lasciò sfuggire
l'uomo qualche momento dopo.
«Tutto bene
quel che finisce bene»,
si fece sentire improvvisamente la voce di Dick, al che il giovane
Wayne non perse tempo a cercarlo con lo sguardo per fulminarlo seduta
stante. Se ne stava in piedi contro lo stipite della porta, con uno dei
suoi soliti sorrisetti irritanti che gli incurvava le labbra.
«Non ti
hanno insegnato che non si origliano le conversazioni altrui, Grayson?»
sbottò Damian.
«Cosa? Ma
se sono arrivato adesso»,
rimbeccò con fare fintamente sconcertato, portandosi
teatralmente una mano al petto. «E ho
incontrato qualcuno strada facendo»,
soggiunse e, dopo un suo breve cenno del capo in direzione della porta,
la testa mora di Jon fece timidamente capolino oltre essa, prima che
quest'ultimo sollevasse una mano a mo' di saluto. Aveva un piccolo
sorriso imbarazzato che gli creava una fossetta ad un angolo della
bocca, e fu Bruce stesso ad invitarlo ad entrare e a non starsene
lì impalato.
Jon lanciò comunque
un'occhiata a Damian, che di rimando sollevò giusto un
angolo delle labbra in un sorriso, e fu solo a quel punto che si
rilassò, seppur fosse stato Dick a dargli una pacca sulla
schiena per spingerlo dentro e a sussurrargli, in modo che potesse
essere il solo a sentirlo, che alla fin fine Bruce non mordeva e che
poteva stare tranquillo: finché avrebbe trattato bene
Damian, nessuno della famiglia avrebbe provato a fargliela pagare. Non
era esattamente una rassicurazione, e lo sguardo stranito di Jon quasi
lo fece ridere, ma gli fece un occhiolino e lo lasciò stare,
in modo che potessero parlare loro tre e chiarire le ultime cose.
Tutto sommato, Bruce non fu il solito
orso che non sapeva esprimere i propri sentimenti, e Richard se ne
rallegrò. Quando Damian gli aveva confessato di essere gay e
di provare dei sentimenti per Jon, anche se aveva provato a
tranquillizzarlo aveva ben sentito l'indecisione che ancora si portava
dentro, e il fatto che fosse riuscito a parlarne con Bruce, e che Bruce
avesse capito, era rassicurante. Non sempre riusciva a far capire che
cosa provava, e probabilmente quella notizia l'aveva davvero un po'
colto alla sprovvista, ma con le sue parole aveva cercato di
rassicurare sia Jon che Damian, dato che erano apparsi comunque un po'
incerti. E infine aveva sorriso loro, con una semplicità che
persino Dick non aveva mai visto.
«Siamo i vostri genitori, ci interessa solo vedervi felici.
Sono certo che anche Clark la pensa esattamente come me»,
concluse l'uomo. «Non
avete nulla di cui rimproverarvi. Siamo noi che avremmo dovuto cercare
di capirvi».
Dopo essersi lanciati un'ultima occhiata, fu Jon a sollevare un po' lo
sguardo per fissare l'uomo negli occhi. «Grazie, signor
Wayne».
«Chiamami Bruce», affermò in tono
rassicurante, poggiandogli una mano sulla spalla. «...ma
in missione con noi non venite lo stesso».
«Oh, andiamo!»
esclamarono all'unisono i due ragazzi in tono risentito, provocando a
Dick una risata così fragorosa che risuonò per le
grandi sale di villa Wayne.
Tutto bene quel che finiva bene, aveva
detto... eh?
_Note inconcludenti dell'autrice
Questa
one-shot è un seguito più o meno diretto di A
simple way to say,
la one-shot in cui Damian ammette per la prima volta, per di
più
davanti a Dick, di essere gay e di frequentare Jon. Sono del parere che
Bruce magari potrebbe restarci un po', ma che tutto sommato non farebbe
mai "pesare" la cosa ad uno dei suoi figli se si rivelassero davvero
gay
Una nota veloce sul messaggio di Jon. Ovviamente recita "Be there as soon as possibile,
talk to him. I love you"
in inglese, perché non avevo la minima idea di come
abbreviarlo
in italiano e, detto sinceramente, preferisco le abbrevizioni in
inglese quando si tratta di scrivere storie ambientate in posti
stranieri.
Detto questo, spero che la storia vi sia piaciuta e che in qualche modo
vi abbia strappato un piccolo sorriso
Commenti
e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥
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