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Autore: My Pride    29/08/2021    0 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Father knows best Titolo: Father knows best?
Autore: My Pride
Fandom: Batman 
Tipologia: Flash Fiction [ 2998 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Damian Bruce Wayne, Bruce Thomas Wayne, Richard John Grayson, Jonathan Samuel Kent

Rating: Giallo
Genere: Generale, Slice of life, Commedia

Avvertimenti: What if?, Accenni Slash
Solo i fiori sanno: 24. Margherita: semplicità



BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    Damian camminò avanti e indietro per la propria stanza, mordendosi il labbro inferiore con fare pensoso mentre si massaggiava il mento con due dita.
    Era facile, pensò. Sarebbe solo dovuto scendere di sotto, fare colazione come tutte le mattine, e parlare francamente con suo padre di quello che stava succedendo nella sua vita. Facile, per l'appunto. Peccato che suo padre fosse Bruce Wayne e che non fosse per niente famoso per le relazioni interpersonali, figurarsi quindi la reazione che avrebbe potuto avere alla dichiarazione che Damian aveva intenzione di fargli. Doveva pensare bene alle parole da usare, al modo in cui porre la cosa, essere pronto ad un'eventuale replica ma, più si arrovellava il cervello, più non riusciva a capire come fare. Forse dirglielo e basta - e aspettare che il reattore esplodesse da solo - era la soluzione più facile e indolore.
    Il ragazzo si passò entrambe le mani sul viso, soffocando un lamento senza badare al miagolio che si era lasciato scappare Alfred. La settimana precedente, le Martha Wayne Foundations avevano organizzato una raccolta fondi che aveva richiamato molti importanti attivisti e finanziatori da svariate città limitrofe, e come tema principale aveva scelto di onorare il principio base su cui si fondava la fondazione stessa: la famiglia, le arti e la tolleranza. Ed era stato proprio in quell'occasione che Damian aveva avuto modo di conoscere molti sostenitori dei diritti LGBTQ+, finendo col passare molto più tempo in loro compagnia per diversi scambi di opinioni che con il padre stesso, anche se non era stato molto convinto di come alcuni degli attivisti avessero definito il coming out qualcosa di bellissimo. Li aveva ammirati per il coraggio che avevano dimostrato nel parlarne così apertamente, certo, ma nello stesso istante aveva gettato un'occhiata al genitore, che gli era apparso piuttosto insofferente mentre guardava l'orologio che aveva al polso. Aveva provato a parlargli, così da capire che cosa avesse, ma Bruce lo aveva liquidato dicendogli che aspettava una chiamata da Clark riguardante una faccenda della Lega, quindi aveva lasciato perdere; si era solo azzardato a chiedere che ne pensasse di tutto l'evento e
degli attivisti presenti e suo padre aveva commentato semplicemente con un «Mhnr», anche se Damian non aveva ben capito per quale motivo l'avesse detto.
    Non avevano più avuto occasione di parlarne, ma il ragazzo era comunque rimasto turbato e con un dubbio: suo padre si era sentito a disagio? Aveva sentito la necessità di concentrarsi su ben altro perché non tollerava i diritti omosessuali? Era forse... omofobo? Troppe domande che non avevano trovato risposta, ed era stato anche per quel motivo che aveva tergiversato nel confessargli di lui e Jon. Jon, già. Quel Jon che sarebbe dovuto passare proprio quella stessa mattina per la missione in cui avevano intenzione di imbarcarsi. Quando gli aveva detto che, oltre la missione, avrebbe anche voluto parlare con suo padre della loro relazione, Jon si era subito proposto di stargli accanto e sostenerlo, ma l'aveva rassicurato dicendogli che era una cosa che avrebbe dovuto fare da solo. Adesso un po' se ne pentiva.
    Si diede dell'idiota. Non era proprio il momento di pensarci, sarebbe stato meglio cominciare a scendere. E così fece, senza meravigliarsi poi tanto di trovare il padre già seduto al tavolo della colazione. Sarebbe dovuto partire, quindi una volta tanto era stato mattiniero. Altrimenti si sarebbe probabilmente fatto vedere in giro dopo mezzogiorno.

    «Buongiorno, padre».
    Bruce sollevò lo sguardo dal giornale che stava leggendo nel sentire la voce del figlio, facendo un cordiale cenno col capo. «Buongiorno, Damian», lo salutò, allungando una mano verso la tazza di caffè. «Alfred ti ha preparato i waffle».
    Splendido. I waffle di Pennyworth. Adesso sì che era pronto a rovinare la giornata del padre. Mugugnò giusto qualcosa, forse un ringraziamento al maggiordomo nonostante non fosse nei paraggi, prima di sedersi al suo posto sulla destra, lanciando una breve occhiata al genitore. Stava sorseggiando tranquillamente il caffè e aveva ripreso a leggere il giornale, così Damian si prese ancora un momento per rifletterci mentre afferrava lo sciroppo. Una cosa alla volta. Doveva partire da cose che il padre avrebbe potuto affrontare più facilmente, quindi forse avrebbe potuto... il suono di un messaggio lo distrasse e, sbattendo le palpebre, afferrò il cellulare per dare un'occhiata, sbuffando ilare nell'aprire quel messaggio da parte di Jon.
BT ASAP, TTH. LUVU. Gli aveva ripetuto mille volte che odiava il linguaggio abbreviato, eppure lui non smetteva di usarlo. Ma il messaggio era comunque abbastanza chiaro: Sarò lì il più presto possibile, parla con lui. Ti amo. Idiota di un kryptoniano.
    «Niente cellulare a tavola, Damian», lo richiamò il padre, e lui fece letteralmente sparire il telefono in tasca prima di sollevare lo sguardo verso di lui.
    «Roba dei Titani», se la sbrogliò, ignorando l'occhiata che gli venne lanciata qualche momento dopo.
    «Mhnr». Bruce posò la tazza sul tavolo. «Ricorda, non voglio che resti alla Torre al di fuori del fine settimana. Tra qualche ora partirò con la Lega, quindi resterai sotto la supervisione di Alfred e non voglio che tu lo faccia impazzire».
    Damian colse subito la palla al balzo, per quanto l'avesse guardato un po' male a quelle raccomandazioni. «Non ho più dieci anni, padre. E vogliamo venire con voi».
    «
Prego?»
    Odiava quando faceva il finto tonto. «La missione su Rann. Io e Jon vogliamo venire con voi».
    «Mi sembrava avessimo chiuso la questione settimane fa».
    «Non è che tu mi abbia dato una buona motivazione per il tuo diniego».
    «La scuola non è una motivazione abbastanza buona, per te?» domandò Bruce con una nota scettica.
    «Per raggiungerlo userete il raggio Zeta, saremo a casa molto prima dell'inizio della scuola. Non provarci, padre».
    Bruce si massaggiò le tempie con due dita, aggrottando la fronte. Certe volte, quando si impuntava in quel modo, gli ricordava maledettamente sua madre. Testardo fino al midollo, e più che desideroso di ottenere ciò che voleva. «Capisco che tu e il tuo amico sentiate il bisogno di mettervi alla prova, ma non mi sembra il caso di farlo su un pianeta situato nel sistema stellare Polaris», gli rese noto, al che Damian assunse un'espressione a dir poco contrariata. 
    «Perché mai? Possiamo affrontare questa missione esattamente come fareste voi. E Jon non è mio amico».
    «Credevo che voi due aveste ormai superato la fase del...»
    «È il mio ragazzo».   
    Il silenzio che ne seguì piombò pesante come un'incudine. Non era esattamente il modo in cui Damian avrebbe voluto affrontare l'argomento, ma quelle parole gli erano uscite così spontanee che si era meravigliato lui stesso di essere stato così diretto. E poi, riflettendoci, perché mai avrebbe dovuto vergognarsi per una cosa del genere? La sua sessualità non avrebbe dovuto definirlo, lui era chi era e non gli sembrava che Grayson avesse fatto un discorsone assurdo sulla sua eterosessualità quando si era presentato alla villa in compagnia di Barbara. Quindi perché lui avrebbe dovuto farlo? Forse perché adesso, col senno di poi, stava cominciando a temere la reazione del padre, visto che aveva taciuto e si era limitato a fissarlo con uno sguardo indecifrabile.
    Damian deglutì impercettibilmente. Perfetto. Il loro rapporto non era mai stato esattamente rose e fiori, anche dopo tutte le avventure vissute c'erano stati tra loro alti e bassi e incomprensioni, quindi adesso ammetteva di aver paura di aver rovinato quel poco che erano riusciti a salvare tra loro. Suo padre gli voleva bene, questo era indubbio - anni addietro aveva affrontato un maledettissimo viaggio su Apokolips per riportarlo in vita, dannazione! -, ma, più lo guardava, più aveva il terrore che quella confessione avesse inesorabilmente cambiato le cose. Al tempo stesso, però, si sentiva stranamente bene. Si era messo letteralmente a nudo davanti a lui, ed essere uscito allo scoperto in quel modo lo aveva rasserenato in parte. Forse adesso capiva perché quegli attivisti gli avessero parlato in quel modo del coming out, anche se la parte peggiore non era ancora passata, anzi. Era appena cominciata.

    Il peso dello sguardo del padre sembrava palpabile, ma Damian lo sostenne, certo che se avesse distolto il proprio avrebbe finito per sentirsi colpevole. E forse un po' si sentiva davvero così, visto che il dubbio che il padre si sentisse a disagio era tornato ad affacciarsi prepotentemente nella sua mente. «Non volevo deluderti, padre».
    «Deludermi?» Bruce finalmente si riscosse da quella specie di torpore, sbattendo più volte le palpebre. La sua reazione probabilmente non era stata delle migliori, ma aveva dovuto fare i conti col fatto che non si fosse mai accorto prima di come si sentisse Damian e di ciò che provasse per Jon. «Credi di avermi deluso?»
    Damian annuì brevemente. «Per essere quello che sono. Per essere... gay», sussurrò, irrigidendosi nel vedere il padre massaggiarsi le tempie con due dita prima di alzarsi. Sapeva che sarebbe successo. Aveva rovinato tutto, esattamente come aveva pensato al principio. Suo padre lo trovava disgustoso, un fallimento, uno scherzo della natura, adesso se ne sarebbe andato e... quei suoi catastrofici pensieri furono immediatamente interrotti da qualcosa che non si sarebbe mai aspettato: contro ogni aspettativa, il padre l'aveva attirato a sé, stringendolo in un caloroso abbraccio che gli fece sgranare gli occhi.
    «Sei mio figlio, dannazione», cominciò, e Damian poté avvertire il tremolio nella sua voce. «Mi hai... solo colto alla sprovvista».
    «Quindi a te sta bene che io...»
    «Non c'è proprio niente che deve starmi bene, Damian», replicò con una semplicità disarmante. Gli poggiò una mano dietro la nuca, intrecciando le dita fra quei corti capelli neri senza sciogliersi da quell'abbraccio. Non era esattamente un tipo fisico, ma in quel momento suo figlio aveva bisogno di essere rassicurato e aveva tutte le intenzioni di dargli ciò di cui aveva bisogno. «Un sentimento è tale perché è puro e innato, e se stai bene con Jon non ho alcun diritto di giudicare voi ragazzi. E mi dispiace che tu abbia pensato... che mi avessi deluso. Non è affatto così, non potresti mai farlo. In quanto genitore, avrei dovuto capire che qualcosa ti turbava e che avevi bisogno di parlarmi di una cosa così importante. Ma tempo fa Dick mi aveva parlato della tua cotta per Katana e Kara, quindi non sono mai andato all'idea che le ragazze non ti interessassero».
    Maledizione a Grayson. Quando avrebbe imparato a farsi gli affari suoi? «Avevo solo chiesto se Katana uscisse con qualcuno, non avevo una cotta per lei. Così come non avevo una cotta per Supergirl, l'avevo solo trovata una compagna adeguata per una missione. E poi avevo solo undici anni, padre!»
    «Mhnr. Dicono che sono il miglior detective del mondo, ma quando si tratta di voi le cose mi sfuggono da sotto al naso. Non volevo darti un'impressione sbagliata».
    Più sereno di quando aveva cominciato a parlare, Damian ricambiò quel contatto, cercando di avvolgere le braccia intorno ai fianchi massicci del padre prima di affondare il viso nella sua spalla. «Grazie... papà. Significa molto per me».
    «Non devi ringraziarmi. Sono tuo padre. Ci saranno momenti in cui non andremo d'accordo su qualcosa, altri in cui litigheremo, ma non arrivare mai a pensare che possa considerarti un fallimento solo per chi hai scelto di amare. Perché diavolo avevi questa idea in testa?»
    «Senza offesa, ma con te non è che sia facile parlare di sentimenti», rimbeccò, ignorando il borbottio scettico del genitore. «E poi, quando all'evento delle Martha Found ti ho chiesto cosa ne pensassi di... insomma...» Difficilmente balbettava, il che significava che il pensiero un po' lo imbarazzava. Dovette infatti trarre un lungo respiro, ritrovando in parte la sua compostezza. «Ti ho chiesto cosa ne pensassi dell'evento e degli attivisti presenti e mi hai risposto con un grugnito».
    «Ho fatto cosa?»
    Bruce parve sinceramente stranito, tant'è che dovette fare mente locale per ricordare ciò che aveva fatto quel giorno. Aveva porto come suo solito i propri saluti all'organizzazione dell'evento, parlato con i rappresentanti, chiesto ai partecipanti se tutto andava per il meglio, e poi si era distratto per essere aggiornato dalla Lega sull'andamento della missione in corso. Ricordava vagamente che Damian gli avesse chiesto qualcosa e... oh. Damian gli aveva chiesto cosa ne pensasse dell'evento. Damian non gli faceva mai domande del genere. Adesso aveva senso.
    «Devi ammettere che la tua domanda era piuttosto fuorviante, ragazzo», rese noto Bruce, scostandosi un po' per poter guardare il ragazzo negli occhi. L'unica volta in cui gli aveva visto quell'espressione in viso, era stato quando aveva avuto paura di diventare come Nessuno. Non avrebbe mai più voluto vedere un'espressione simile sul volto di suo figlio. «Pensavi che ne fossi infastidito?»
    Damian fece per aprire la bocca, ma la richiuse immediatamente e guardò altrove, non riuscendo a sostenere ancora lo sguardo del padre. «...sì. Ammetto di averlo pensato».
    «Devo forse chiederti per quale motivo, o devo provare ad indovinare?» rimbeccò l'uomo con fare scettico, notando il modo in cui il figlio si ostinava a non guardarlo negli occhi. L'educazione di sua madre, per quanto avesse cercato di discostarsene negli anni, era sempre in agguato... e poteva capire che avesse avuto il timore di dirgli di lui e Jon e che non osasse nemmeno pensare di parlare con lei del suo orientamento sessuale.
    Damian mosse un po' le spalle, palesemente a disagio.
«Non... non ti dispiace che non darò mai eredi diretti alla famiglia Wayne?» chiese in un sussurro appena accennato, e a quel punto Bruce sbatté le palpebre.
    «Damian». L'uomo trasse un lungo sospiro, poggiandogli una mano sulla spalla destra. «Pensavo di aver lasciato intendere fin troppo bene che non è il sangue a fare la famiglia, per me».
    «Ma...»
    «Lascia perdere per un momento l'educazione che ti ha impartito tua madre, ragazzo», rimbeccò schietto. Sapeva come la pensava Talia a riguardo, sulla dinastia e tutto il resto. Ma lui non era così. «Te lo dissi una volta e te lo ripeto. Voglio solo che tu sia il miglior Damian Wayne possibile. Se Jonathan ti rende felice, anch'io sono felice. Ti ho visto per troppo tempo rinchiuso in te stesso, e... sono io, piuttosto, che ho il timore di deludere te. Non sono il classico esempio di padre modello, e anche in passato non ti sono stato vicino come avrei voluto e soprattutto dovuto».
    Il ragazzo non disse niente per un po', sentendo un vago pizzicore agli angoli degli occhi. Ma era felice. Aveva davvero pensato che il padre lo ripudiasse o chissà cos'altro, invece... invece aveva reagito meglio di quanto avesse creduto. Gli scappò infatti una mezza risata simile ad un singhiozzo, voltandosi finalmente verso il padre per fissarlo in viso e incurvare giusto un po' le labbra in un sorriso. 
«Adesso non mi diventare troppo sentimentale, padre», provò a sdrammatizzare, molto più rasserenato, sentendo il piccolo sbuffo divertito che si lasciò sfuggire l'uomo qualche momento dopo.
    «Tutto bene quel che finisce bene», si fece sentire improvvisamente la voce di Dick, al che il giovane Wayne non perse tempo a cercarlo con lo sguardo per fulminarlo seduta stante. Se ne stava in piedi contro lo stipite della porta, con uno dei suoi soliti sorrisetti irritanti che gli incurvava le labbra.
    «Non ti hanno insegnato che non si origliano le conversazioni altrui, Grayson?» sbottò Damian.
    «Cosa? Ma se sono arrivato adesso», rimbeccò con fare fintamente sconcertato, portandosi teatralmente una mano al petto. «E ho incontrato qualcuno strada facendo», soggiunse e, dopo un suo breve cenno del capo in direzione della porta, la testa mora di Jon fece timidamente capolino oltre essa, prima che quest'ultimo sollevasse una mano a mo' di saluto. Aveva un piccolo sorriso imbarazzato che gli creava una fossetta ad un angolo della bocca, e fu Bruce stesso ad invitarlo ad entrare e a non starsene lì impalato.
    Jon lanciò comunque un'occhiata a Damian, che di rimando sollevò giusto un angolo delle labbra in un sorriso, e fu solo a quel punto che si rilassò, seppur fosse stato Dick a dargli una pacca sulla schiena per spingerlo dentro e a sussurrargli, in modo che potesse essere il solo a sentirlo, che alla fin fine Bruce non mordeva e che poteva stare tranquillo: finché avrebbe trattato bene Damian, nessuno della famiglia avrebbe provato a fargliela pagare. Non era esattamente una rassicurazione, e lo sguardo stranito di Jon quasi lo fece ridere, ma gli fece un occhiolino e lo lasciò stare, in modo che potessero parlare loro tre e chiarire le ultime cose.
    Tutto sommato, Bruce non fu il solito orso che non sapeva esprimere i propri sentimenti, e Richard se ne rallegrò. Quando Damian gli aveva confessato di essere gay e di provare dei sentimenti per Jon, anche se aveva provato a tranquillizzarlo aveva ben sentito l'indecisione che ancora si portava dentro, e il fatto che fosse riuscito a parlarne con Bruce, e che Bruce avesse capito, era rassicurante. Non sempre riusciva a far capire che cosa provava, e probabilmente quella notizia l'aveva davvero un po' colto alla sprovvista, ma con le sue parole aveva cercato di rassicurare sia Jon che Damian, dato che erano apparsi comunque un po' incerti. E infine aveva sorriso loro, con una semplicità che persino Dick non aveva mai visto.

    «Siamo i vostri genitori, ci interessa solo vedervi felici. Sono certo che anche Clark la pensa esattamente come me», concluse l'uomo. «Non avete nulla di cui rimproverarvi. Siamo noi che avremmo dovuto cercare di capirvi».
    Dopo essersi lanciati un'ultima occhiata, fu Jon a sollevare un po' lo sguardo per fissare l'uomo negli occhi. «Grazie, signor Wayne».
    «Chiamami Bruce», affermò in tono rassicurante, poggiandogli una mano sulla spalla. «...ma in missione con noi non venite lo stesso».
    «Oh, andiamo!» esclamarono all'unisono i due ragazzi in tono risentito, provocando a Dick una risata così fragorosa che risuonò per le grandi sale di villa Wayne.
    Tutto bene quel che finiva bene, aveva detto... eh?






_Note inconcludenti dell'autrice
Questa one-shot è un seguito più o meno diretto di A simple way to say, la one-shot in cui Damian ammette per la prima volta, per di più davanti a Dick, di essere gay e di frequentare Jon. Sono del parere che Bruce magari potrebbe restarci un po', ma che tutto sommato non farebbe mai "pesare" la cosa ad uno dei suoi figli se si rivelassero davvero gay
Una nota veloce sul messaggio di Jon. Ovviamente recita
"Be there as soon as possibile, talk to him. I love you" in inglese, perché non avevo la minima idea di come abbreviarlo in italiano e, detto sinceramente, preferisco le abbrevizioni in inglese quando si tratta di scrivere storie ambientate in posti stranieri.
Detto questo, spero che la storia vi sia piaciuta e che in qualche modo vi abbia strappato un piccolo sorriso
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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