Capitolo
10 – E la fine diventa l’inizio
«Troppo facile?»
ripeté Trunks, inquieto
ed incredulo.
Nella sua
mente balenarono i mesi – gli anni –
trascorsi dalla scomparsa della sorellina, le giornate vuote, le notti
insonni, i pasti durante i quali non aveva avuto appetito. I silenzi
che non potevano essere riempiti se non dalla risata cristallina della
bambina.
L’alieno
iniziò a camminare in cerchio attorno a
lui, le braccia dietro la schiena, mentre il ragazzo si voltava per
seguirlo con lo sguardo.
«Troppo
facile?» reiterò Trunks.
«Tu cosa c’entri con mia sorella?» Aveva
appena posto quella domanda che il cuore batté
più forte nel suo petto. Temeva di saperlo...
L’altro
ignorò le sue domande, ponendone
un’altra. «Ricordi dov’è
iniziato tutto?»
Trunks
sussultò.
«Bene»
constatò l’alieno,
facendo poi un gesto sbrigativo con la mano.
Il
paesaggio attorno a loro sfumò, mentre i colori parevano
confondersi come tinture su una tela sulla quale viene versata acqua.
Quando il
mondo tornò a definirsi, si trovavano in un luogo
completamente diverso. Trunks si guardò attorno, stordito,
tenendo al contempo – automaticamente – sottocchio
l’altro.
Non aveva
bisogno di alcuna consulenza per riconoscere il posto. Era il
Parco, quello stesso parco in cui aveva abbandonato Bra tre anni prima.
Sembrava molto più lugubre, come se una nebbiolina fosse
calata improvvisamente.
L’alieno
lo osservò. «E così
finiamo dove tutto è iniziato» sussurrò.
Il giovane
si irrigidì.
«Dov’è mia sorella?»
domandò sotto voce, guardingo.
L’alieno
si limitò a continuare a guardarlo con
gli occhi di bronzo screziato di smeraldo.
«Dov’è
Bra?» chiese Trunks, a
voce più alta. Iniziava a tremare incontrollabilmente.
«Ma
quanto siamo impazienti...» commentò
l’altro. Mosse qualche passo verso il ragazzo, fermandosi
esattamente davanti a lui. «Non sei curioso? Nemmeno un
po’?»
«Ho
detto che voglio sapere dov’è mia
sorella» replicò Trunks, gelido, «credo
che la curiosità sia più che
sufficiente...»
L’alieno
rise brevemente. «Non vuoi sapere
perché l’ho rapita?»
Fu
più forte di lui. Non riuscì a trattenerlo.
Trunks digrignò i denti, fissando furioso
l’alieno. «Cosa le hai fatto?»
sbottò.
«Io?
Io non più di quanto le abbia fatto
tu...»
La testa di
Trunks ebbe un breve scatto rabbioso, forse per il
desiderio istintivo di attaccare, o forse per cercare di liberarsi di
pensieri troppo dolorosi.
«Dov’è?» domandò,
tremando di rabbia e disperazione.
L’alieno
sospirò. «Vedo che senza di lei
non ascolterai mai davvero quanto ho da dirti...» Si
voltò, guardandosi attorno con aria svagata, quasi distratta.
Quando si
voltò nuovamente verso Trunks il suo viso era
contratto come a voler trattenere un ghigno.
«Dov’è
Bra?»
«Dov’è
Bra?» gli fece eco
l’alieno. Fece un sorriso sghembo, poi si scostò
di lato di un unico passo, lasciando una bambina di circa sette anni
allo sguardo attonito di Trunks.
Lei
alzò impaurita gli occhi. Due cristalli cobalto. I
capelli che le incorniciavano il visino erano di un morbido blu.
«Bra»
ansimò Trunks. Quanto era
cresciuta...
Mosse un
passo in avanti, ma il mostro sconosciuto tornò a
porsi davanti alla bambina spaventata. «Lei ora è
qui» gli fece notare. «Ora vuoi
ascoltare?» C’era una pericolosa piega di
impazienza nella sua voce.
Trunks
ansimava. A fatica, le braccia strette al petto,
riportò lo sguardo sull’alieno.
«Parla» sussurrò.
Non
riusciva più a vedere la bambina, ma ora
l’aura di Bra pulsava chiaramente.
«C’era
una volta, un essere chiamato
Freezer», Trunks alzò di scatto gli occhi,
«che iniziò una giusta opera di sterminio della
razza saiyan. Però, evidentemente, qualcuno gli
sfuggì. E un giorno trovò la morte per le mani di
un ragazzo...» Alzò lo sguardo su Trunks.
«Un ragazzo che ti somigliava parecchio...»
Il giovane
lo fissò confuso. Continuò a prestare
attenzione all’energia spirituale della sorellina, ma
ascoltava meglio lo sconosciuto. A dire il vero, non era
così concentrato su una conversazione da tanto, troppo
tempo. «Io allora non ero ancora nato» gli fece
notare.
«Sì,
ma gli somigli davvero tanto. Gli somigli
davvero troppo» sibilò l’alieno.
«Chi
sei tu?»
«Algid»
rispose quello, «ex soldato al
servizio del grande Freezer».
Il tono con
il quale pronunciò il nome di Freezer era acceso
da una fanatica venerazione che brillò anche nel suo sguardo.
«Vedi,
quando Freezer morì, un dispositivo aveva
registrato il tutto. La nave spaziale del grande Freezer è
andata distrutta, ma quella registrazione è sopravvissuta...
ed io l’ho decifrata. Perciò sono venuto qua a
vendicarmi... di te» concluse, fissando Trunks con una sorta
di oscena soddisfazione.
«Per
questo hai rapito Bra?» domandò il
ragazzo. Voleva essere certo di aver capito bene. Al distratto cenno
d’assenso dell’altro – come se quello
fosse un dettaglio irrilevante – si sentì
avvelenare da una fitta d’odio.
«Allora
ti sei impegnato per nulla. Lei è
innocente e io non ho ucciso il tuo Freezer»
ringhiò.
«Lo
so» confermò distrattamente
l’alieno, «è stato il tuo alter ego del
futuro. Ma cosa mi importa» aggiunse, mentre la sua voce si
faceva gelida come il suo nome, «di questi dettagli, quando
alla fine siete comunque la stessa persona?» Era una domanda
retorica, Trunks lo lesse nel suo sguardo.
La rabbia,
l’odio e la disperazione che si agitavano nel suo
petto gli impedivano di pensare con chiarezza. Non riusciva a trovare
uno spazio nella sua mente – nel suo animo straziato
– che non fosse invaso e posseduto dal desiderio agonizzante
di poter stringere Bra tra le braccia. Vederla era stato riaprire una
ferita mal rimarginata, bruciare il suo cuore, alimentare le sue folli
speranze.
Voleva
toccarla. Lo voleva così tanto che gli dolevano le
braccia.
«Cosa
vuoi, dunque?» domandò
faticosamente, rivolto ad Algid.
L’alieno
lo guardò con un’evidente
soddisfazione impressa nei lineamenti sinuosi. «Voglio
te» affermò, con misurata lentezza. Ed ogni parola
era un ghigno, era una condanna, era un taglio mai rimarginato.
Trunks lo
fissò, interrogativo, mentre un brivido gli
scorreva lungo la schiena.
«Vedi»
iniziò Algid, «Freezer
era a dir poco geniale
quando si trattava di tecniche di tortura. In
particolare, aveva il talento di riconoscere cosa faceva soffrire
davvero i suoi avversari. Sapeva che non sempre le ferite peggiori sono
quelle carnali. Ora: potrei sbarazzarmi della tua sorellina solo per
vederti distrutto».
L’espressione
di Trunks si fece sgomenta e nauseata.
«Ma
non voglio» continuò
l’essere, ed il ragazzo si rilassò visibilmente
nonostante mantenesse la posizione di guardia. «Penso di
essermi divertito abbastanza a scrutarti ogni tanto in questi anni. Fa
male la disperazione, vero? Fa male il senso di colpa,
giusto?»
«Cosa
vuoi?» domandò di nuovo Trunks,
osservandolo furibondo.
«Voglio
battermi con te. Non potrai fermarti.
Perché, se anche tu dovessi provare ad evitare anche solo
per un attimo lo scontro, la tua sorellina la pagherà cara.
Dopo che ti avrò distrutto la riporterò a casa,
perché avrò avuto la mia vendetta. Ti
è chiaro il concetto?»
«Cristallino».
Il suo tono
era stato gelido e calmo, ma dentro sé Trunks
sentì un’ondata di angoscia. Non aveva idea di
quanto fosse forte il suo avversario.
Non aveva
mai avuto così tanta paura in vita sua, prima di
un duello. Morire era una possibile conclusione, lo sapeva, lo leggeva
nello sguardo di Algid. Ma il pensiero di morire prima di poter
stringere tra le braccia Bra, prima di poterle dire, guardandola negli
occhi, che gli dispiaceva, era semplicemente insopportabile.
«Cosa
succede se rifiuto la sfida?» chiese,
sentendosi infinitamente stanco. In cuor suo sentiva di sapere
già la risposta.
Ne ebbe la
conferma quando sul volto dell’alieno si
disegnò un ghigno perfido. «Dovrai raccogliere i
pezzettini della piccola Bra» rispose.
Di nuovo il
ragazzo sentì uno scatto d’odio dentro
sé, così acuto e repentino da annebbiargli la
vista per un attimo.
«Posso
dirle una cosa, almeno... Prima?» chiese.
«Ti prego» aggiunse, incrociando gli occhi
dell’alieno.
Non aveva
mai supplicato apertamente un avversario.
Un lampo
perverso balenò negli occhi dell’alieno.
«No». Fece un gesto beffardo. «Ma urlalo,
se vuoi, lei è qui» e fece cenno dietro di
sé. «Ah, un’altra cosa. Se tenti di
fuggire con la tua sorellina, giuro che vi darò la caccia
fino alla fine dei miei giorni. E quando la troverò, la
ucciderò subito».
«Se
vinco?» domandò Trunks.
«Se
vinci, do la mia parola che ti lascerò
allontanare e non ti darò mai più fastidio.
Né a te né alla tua preziosissima Bra».
«Cosa
mi assicura che manterrai la parola? Cosa mi
dà la certezza che, se morirò, tu la riporterai a
casa?» chiese Trunks, con il cuore che batteva
all’impazzata.
«Ti
giuro che farò così»
replicò Algid. «E poi...» aggiunse, con
una mezza smorfia. «Come potrebbe essere altrimenti? Cosa
dovrei farmene di una mocciosa come lei, una volta compiuta la mia
vendetta su di te?»
Trunks lo
fissò raggelato per qualche istante, poi
annuì lentamente. Si sentiva tremendamente disperato, ma non
poteva far altro che fidarsi della parola dell’alieno.
«Un
attimo» sussurrò. Cercò
di individuare almeno parte della sorellina, ma Algid la nascondeva
completamente. Fece un respiro profondo e cominciò:
«Bra.
Perdonami,
ti prego. Sono stato egoista. Non sono stato il fratello che
avresti meritato. Lo so che tu devi aver sofferto almeno il doppio di
quanto ho sofferto io, ma ti chiedo di perdonarmi. Ti prego, per favore.
Forse...
Forse me ne dovrò andare, piccola, ma non ti
preoccupare. E soprattutto, non pensare, mai, per nessun motivo, che
sia in qualche modo colpa tua. Ti amo tantissimo, piccola,
perché sei tu. Non avere mai rimpianti, per favore, non ne
hai motivo. È da un secolo che non mi sento così
vivo».
Tacque e
deglutì.
Raddrizzò
la schiena, fronteggiando Algid. «Sono
pronto» affermò, osservando il profilo crudo
dell’alieno.
Questi
sorrise con lentezza. Avanzò di un passo.
Spazio dell’Autrice:
No. Non è un’allucinazione. Sono tornata davvero,
dopo mesi di assenza. Mi dispiace tantissimo e spero di non avervi
fatto fuggire tutti con la pausa enorme che mi sono permessa (anche se
forse me lo meriterei). No, se dico “permessa”
sembra sia stato intenzionale farvi attendere così tanto.
Non è così e vi chiedo scusa.
Spero il capitolo sia all’altezza delle vostre aspettative.
Luna_07: Come
vedi, Bra finalmente è saltata fuori, e
l’alieno ha spiegato la propria provenienza. Spero ti piaccia
l’aggiornamento – che, finalmente, è
arrivato.
S_ara: Non
immagino ora che balzo farai (forse di rabbia, anche) quando
vedrai che finalmente, dopo mesi e mesi di nulla, ho aggiornato questa
storia. Come vedi, Freezer c’entra... Un bacio
Babypunk90: Almeno
questo capitolo è più lungo.
Viene molto in ritardo ma almeno come lunghezza non scarseggia
– almeno spero, sigh!
Giusiemo291:
Infatti Freezer, pur non essendo esattamente questo nuovo
personaggio, entra nella sua storia ed in un certo senso è
la causa indiretta di quanto è accaduto. Spero che tu possa
perdonare il mio orribile ritardo! Grazie per i complimenti!
DarK_FirE: Gemy!
Perdona TU per il ritardo! Sono un disastro, ci ho
messo così tanto ad aggiornare... Purtroppo ti ho tenuto
molto sulle spine, ma ora tenterò di non farlo
più, mi sono già fiondata a scrivere i capitoli
che seguiranno. Vedi che il tuo Freezer c’entra? Ti anticipo
che non ci si scorderà certo di lui, in questa storia...
Bacioni
FullmoonDarkangel: Funghi?
Io adoro i funghi! Vabbe’,
probabilmente già lo sai, data la quantità di
riso ai funghi che ho mangiato su al campo... Sono felice che ti
piaccia questo nuovo alieno.
Giuliiiiii: Ed
ecco il continuo. Lo so, sono stata molto più
che ritardataria. Spero sia perdonabile questa attesa che vi ho fatto
fare... Grazie mille per i complimenti, sono molto contenta che ti sia
piaciuta!
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