Si dice che tutto torna, tutto
torna dove è nato
che fa il giro del mondo
e ricomincia poi da capo
che hai vissuto qualcosa
ma non ti ricordi niente
❤Chiara Bennett❤
Che bello i
medici, mi dissero, che potevo tornare a casa. Ero felice, ma
allo stesso tempo preoccupata, perché avrei dovuto
rispettare tutte le cure, e soprattutto non potevo usare la moto o
andare al lavoro finché non mi sarei ripresa del
tutto.
Quando varcai la
soglia dell uscita Dell ospedale, un ondata di frescura
mattutina mi entrò nel naso.
Mi venne a
prendere Liv, con la mia auto, non mi sembrava tanto felice in viso.
C era qualcosa
che non andava, infatti lasciai perdere tutto e feci tutto il traggito
in auto in silenzio, tanto prima o poi l avrei saputo cosa
succedeva.
Arrivai a casa e
la prima cosa che feci fu lanciare il borsone nel divano, e
salì le scale per andare in camera mia ad abbracciare mia
figlia , anche se Liv e Betty mi urlavano di non salire. Infatti quando
aprì la porta della stanza capì subito il motivo .
Non
sarò di porcellana, ne di argento , ne di oro, ne tanto meno
di vetro, ma sono fatta di carne. la scena che si presentò
davanti a me, mi ha completamente infranto , distrutto.
In camera mia nel
mio letto c erano distesi le persone più importanti della
mia vita. Mia figlia, e il mio amico nonché il
padre di mia figlia Vito Gomez.
Mia figlia era
rannicchiata al petto di Vito, erano la stessa fotocopia
identica, con la sola differenza che mia figlia aveva preso
il mio naso, ovvero schiacciato, mentre quello strafigo di
suo padre l aveva dritto perfetto lineare senza neanche un
difetto.
Mi avvicinai al
letto e mi sedetti su di esso con le gambe incrociate, stile
posizione farfalla, ed mi misi ad ammirare loro due.
Ad un certo
punto, un paio di occhi verdi si riflessero nei miei. Erano gli occhi
di Vito Gomez.
-cosa
ci fai qui?
–
tu cosa ci fai qui?
-sono
uscita dall ospedale, tu cosa ci fai qui invece?
-ieri
sera Liv mi ha chiamato, per dirmi che Betty aveva un impegno
e che non c era nessuno che si potesse occupare di Francesca,
così me ne sono occupato io.
-capito.
-Chiara,
vorrei parlarti di una cosa, ma non qui. Ti va di fare due
passi??
-no
non preoccuparti, Fanny ha il sonno pesante come me e suo
padre, neanche le cannonate la svegliano.
Sul suo volto
spuntò un sorriso a trentadue denti magnifico.
-perché ridi??
-niente.
Mi fa pensare a quando siamo andati insieme a Miami.
-capito
. Di cosa mi vuoi parlare?
-di
Fanny, Liv mi ha detto la verità su suo padre.
-che
stronza! !! Giuro che la uccido con le mie stesse mani!!!!!
-calmati
, calmati. Glielo ho chiesto io di dirmi la verità.
-perché!
!?
–
perché la notte che sono rimasto con te in ospedale, tu hai
avuto un incubo, ed hai citato dei nomi, e l indomani
mattina, ho chiesto spiegazioni a Liv, e lei mi ha detto
tutto. Ed è lì che poi ho collegato tutto
alla frase che mi hai detto prima dell attacco cardiaco.
Mi gettai nel a
peso morto nel letto e iniziai a piangere e trai i singhiozzi gli dissi:
–mi dispiace!, te lo dovevo dire
io il giorno in cui mi hai sentito qui in camera
-ok,
calmati,adesso io e tu ci sediamo qui e mi racconterai tutto dalla
inizio. Tanto se dici che nostra figlia non si sveglia neanche con le
cannonate, allora abbiamo tutto il tempo per parlare.
-ok,
ma non so da dove incominciare.
-magari
dall inizio??
-ok.
Praticamente tutto è successo la sera, che io e te siamo
finiti assieme a letto.
-si,
questo lo so, sul fatto che l indomani poi sei sparita ecc…
-io
ti sto dicendo che quella notte abbiamo concepito Fanny!!.
-ecco
ora si spiega il motivo per cui Livia sgrana gli occhi ogni volta che
nomino i complessi Bruno.
-ah
ah ah tu non puoi capire, lei pensava che Fanny fosse stata concepita
nella tua auto.
-beh
ora si spiega tutto. Ma ciò che non me ne capacito
è il perché tu non mi abbia detto nulla!!!
-lo
sai, tu mi consideri solo un amica, se ti avessi detto di Fanny, mi
avresti odiato.
-odiato??
Ma che cosa ti passa per l anticamera del cervello?? Tu pensi che io ti
avrei abbandonato ? No, ti sbagli , mi sarei preso le mie
responsabilità, e avrei amato sia te che
lui sin dall’inizio. Pur sapendo che mia sorella ti odiava.
-davvero?
-Sì!!
Io da quella fottuta notte, non faccio altro che pensare a
te. E quando sono venuto ad abitare qui , e ti ho rivisto ,
mi sono sentito una merda, perché non capivo il
perché tu te ne fossi andata quella sera, ma ora che so la
verità. posso tornare ad stare di nuovo
tranquillo.
–
senti, so che non ne abbiamo parlato, ma Fanny porta il doppio cognome,
quindi non c’è bisogno che tu vada alla anagrafe.
-capito.
E comunque tornando al discorso che abbiamo avuto in
ospedale, è Sì, ti. Amo e per
voi due farei qualsiasi cosa.
-non
mi sembra il momento adatto per discuter…
Non ebbi manco il
tempo di finire di parlare, che le labbra di Vito Gomez furono sulle
mie.
Era un bacio
irruenza, bellissimo, ma allo stesso tempo dolce e salato.
Finalmente dopo
mesi riuscì a fare ciò che facevo ogni volta che
io e lui scherzavamo.
Presi la mia mano
e gli scombinai quel maledetto e bellissimo ciuffo biondo che
aveva.
-vedo
che non te lo sei tolta il vizio di scombinarmi i capelli
-no!
Perché è troppo puccioso questo ciuffo
lui
continuò a baciarmi. Alla fine lui mi prese e mi fece
distendere nel letto, e in balia dei pensieri ci addormentammo insieme
a nostra figlia.
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