A good mother-in-law?
Titolo: A good
mother-in-law?
Autore: My
Pride
Fandom: Super
Sons
Tipologia: One-shot
[ 3200 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Damian
Bruce Wayne, Jonathan
Samuel Kent, Talia Al
Ghul
Rating: Giallo
Genere: Generale,
Slice of life, Fluff
Avvertimenti: What
if?, Slash
Solo i fiori sanno: 27.
Narciso: vanità
Just stop for a minute and smile: 2. "Non
riuscirai mai a battermi!"
Maritombola #12: 13.
Prompt
Immagine
SUPER SONS © 2016Peter J. Tomasi/DC. All Rights Reserved.
Mugolando,
Damian scacciò con una mano il peso che si era accostato
contro di lui, infastidito.
La notte precedente aveva dormito poco
perché
Thomas aveva pianto parecchio e lui e Jon l’avevano
praticamente
passata in bianco, quindi proprio non capiva dove il suo consorte, come
insisteva a chiamarlo sua madre, prendesse tutte quelle energie. Poteri
o meno, a volte dimostrava di avere molta più resistenza di
un
essere umano normale.
«Fammi dormire, J»,
sbottò nel
cercare di schiaffargli una mano in faccia, arricciando il naso quando
sentì la lingua rasposa di Jon che... un momento. Jon non
aveva
la lingua rasposa.
Damian aprì gli occhi di
scatto e si
voltò così in fretta che gli scroccò
il collo, e
sussultò nell’incontrare lo sguardo dorato della
tigre di
sua madre, la quale gli ricordò che non erano soli. Ma come
diavolo aveva fatto quella dannata tigre ad entrare in camera? E,
soprattutto, perché non era nella sua gabbia? Almeno il
cucciolo
si era abituato abbastanza alla vita domestica da essere solo un grosso
gatto mal cresciuto, a quanto sembrava.
Nel far scendere quel cucciolo dal
letto, Damian si
rese conto che Jon non era lì con lui e notò la
porta
socchiusa, grugnendo tra sé e sé mentre cercava
di tener
buona quella tigre che voleva a tutti i costi tornare sul materasso per
leccargli la faccia. Ah, che diavolo. «Sta' buono»,
bofonchiò al
cucciolo, allungando una mano verso il comodino per afferrare la
protesi tra uno sbadiglio e l'altro mentre, giocherellando con un lembo
delle coperte, quella tigre non voleva proprio saperne di lasciarlo un
pace.
Damian scosse il capo e
sospirò, sciogliendo
il nodo della parte sinistra del pantalone per potersi sistemare la
protesi, socchiudendo un occhio con un grugnito quando l'arto
artificiale scattò contro il meccanismo per assestarsi col
resto
del tubo di carbonio interno. Nonostante fossero passati un paio d'anni
da quando aveva perso la gamba, rimettere la protesi gli dava comunque
fastidio e a volte, soprattutto in inverno, era piuttosto dolorosa. Si
rese conto di essere stato osservato dalla tigre e aggrottò
un
po' la fronte, ma scosse il capo e, nel guardare verso la culla e nel
non vedere Tommy, capì che Jon doveva essere sicuramente
sceso
di sotto ore prima ad occuparsi dei campi e preparare la colazione.
La cosa lo fece sorridere stupidamente -
quella loro
nuova quotidianità era, per quanto bizzarra, fin troppo
piacevole - e si alzò dal letto, facendo un po' di passi
incerti
prima di acquistare stabilità e ordinare in arabo a quella
tigre
di uscire; si accigliò nel rendersi conto di essere stato
capito
quando il cucciolo corse verso la porta e si precipitò fuori
prima di lui, e fu mugugnando tra sé e sé che
andò
in bagno a prepararsi, facendosi la barba e lavandosi i denti prima di
buttarsi sotto la doccia. Nonostante il materiale di cui era fatta la
protesi, fece comunque attenzione a non bagnarla troppo, e fu solo
quando fu asciutto e vestito che uscì dalla camera e scese
attentamente le scale, cominciando a sentire un piacevole odore di
cibo.
Quando arrivò in cucina, la
scena che gli si
parò davanti lo scaldò letteralmente. Jon era ai
fornelli
e gli dava le spalle, canticchiando un motivetto che Damian non
riuscì a capire; agitava la padella e girava le uova con
movimenti fluidi e sicuri, con Tito che lo guardava in attesa mentre se
ne stava in disparte, e fu con un ghignetto che Damian si
avvicinò il più silenziosamente possibile,
arrivandogli
alle spalle per cingergli i fianchi da dietro e far aderire il suo
petto contro quell'ampia schiena. Jon irrigidì un secondo
per
l'essere stato preso alla sprovvista, ma si rilassò ben
presto
con una risatina.
«Buongiorno»,
sussurrò Jon.
«'Giorno»,
mormorò a propria
volta Damian, alzandosi sulle punte dei piedi per poter raggiungere il
suo orecchio e sfiorarglielo con le labbra; sentì un brivido
di
piacere correre lungo la schiena di Jon e lo vide spadellare quelle
uova con più foga, prima che si voltasse un po' verso di lui
con
un sorrisetto sulle labbra.
«Sarei venuto a svegliarti tra
un po'».
«Mhnr... sarei ancora a letto,
se non fosse
stato per la tigre di mia madre», bofonchiò e, nel
sentire
lo sbuffo ilare di Jon, gli tirò il lobo dell'orecchio,
ignorando la sua lamentela. «Non ridere, idiota. Non
è
stato un bel risveglio. Dove sta svolazzando nostro figlio,
piuttosto?»
«Svolazzando?»
sghignazzò Jon nel guardarlo di sottecchi per incontrare lo
sguardo scettico del marito. «Con tua madre»,
soggiunse
ovvio, anche se non gli sfuggì il piccolo grugnito che
sentì provenire da Damian.
«Adesso sì che
avrei preferito dormire
di più», ironizzò; si guardarono negli
occhi per un
momento e, accennando un sorrisetto, si sporsero l'uno verso l'altro
per poter unire le labbra in un lungo bacio, godendosi il momento. Era
bello e scaldava loro il cuore, era una routine che entrambi avevano
trovato così piacevole che…
«La vita in campagna non
avrebbe dovuto renderti più mattiniero, figlio?»
La voce di Talia, così
improvvisa, fece
sussultare entrambi e si sentirono quasi come due bambini colti in
flagrante con le mani nel barattolo di marmellata, voltandosi per
guardarla con tanto d'occhi e il cuore che batteva all'impazzata. Con
una delle sue solite tute d’addestramento nere ed aderenti
che le
fasciavano il corpo sinuoso, sua madre li fissava con un certo cipiglio
mentre sorreggeva Tommy, accoccolato contro il suo seno con il pollice
in bocca; al suo fianco c’era anche la tigre, la quale si
stava
leccando le grosse zampe con una certa nonchalance.
Damian tossicchiò,
sciogliendosi
dall’abbraccio con cui aveva ancorato Jon a sé per
lasciarlo cucinare e ristabilire una certa compostezza, facendo un
breve cenno col capo verso la donna. «Madre», la
salutò, zoppicando verso di lei. «Ti ringrazio per
esserti
presa cura di Thomas».
«Sembri sorpreso che io
l’abbia
fatto», esordì lei con una nota scettica mentre
gli
porgeva il bambino, ma Damian scosse il capo.
«Affatto, madre»,
disse solo nel
sistemare Thomas fra le braccia, vedendolo aprire la bocca per
sbadigliare prima di spalancare gli occhi e sorridergli, e Damian
sorrise di rimando. Quel nanettolo era la sua piccola gioia.
«La
tua presenza ci ha davvero aiutati, in questi giorni».
Forse era strano dirlo, ma era vero. Con
Kathy e Maya assenti, il fatto
che sua madre fosse rimasta lì era stata davvero una manna
dal
cielo, poiché così avevano potuto occuparsi del
lavoro e
della clinica. Per quanto Jon avesse due giorni di ferie a causa di un
problema al server interno della piccola sede giornalistica, il lavoro
nella fattoria non si fermava mai e badare agli animali richiedeva un
certo impegno; non appena avevano un momento libero lo passavano
immediatamente con Tommy, ma avrebbero mentito se avessero detto che
Talia non aveva alleggerito loro il lavoro. Wilkes si era offerto di
raggiungerli la settimana successiva per dare una mano anche in
fattoria, e Damian non aveva potuto fare a meno di ringraziare, seppur
con il suo finto tono burbero, il vecchio amico di Gotham.
«Che ne dite se ci sediamo e
facciamo colazione?»
Jon ruppe quel silenzio imbarazzante e
cominciò a preparare i piatti, non prima di aver controllato
la
temperatura del latte di Thomas e aver lanciato a Damian il biberon; lo
afferrò al volo e vide Thomas fissarlo avidamente prima di
allungare le manine, e Damian cominciò a farlo mangiare con
attenzione mentre invitava la madre a prendere posto.
Seppur con la sua solita espressione e
con quella
classica puzza sotto il naso che solitamente aveva, Talia fece giusto
un breve cenno verso la tigre e le ordinò di non muoversi -
e
dannazione, Damian fu quasi certo che quel cucciolo avesse annuito
– prima di accomodarsi, guardando ciò che aveva
nel piatto
prima di gettare uno sguardo al consorte del figlio. «Uova,
salsicce, pomodori fritti e pancetta?»
Jon si strinse nelle spalle.
«Che
c’è? È un classico, non posso preparare
tutti i
giorni waffles e pancakes. Se vuoi altro ci sono i funghi di
Damian».
«Quello era sarcasmo,
J?» si intromise
Damian con un sopracciglio inarcato, ma Jon ridacchiò.
«Non mi permetterei
mai», lo
schernì, prendendo da bere per lasciare al tavolo anche del
succo d’arancia, il tutto sotto lo sguardo poco concorde di
Talia.
«È tutto
così… americano».
Il suo tono parve sprezzante, e per
quanto Jon
avesse aggrottato la fronte, Damian gli scoccò una rapida
occhiata come a voler mettere immediatamente a tacere ogni sua replica.
Non si era lamentata molto dei waffles e dei pancakes delle mattine
precedenti, quello forse era troppo persino per lei.
«Assaggia, madre. Ti assicuro
che la cucina di
Jonathan è deliziosa», provò ad
ammorbidirla e,
nonostante avesse arricciato il naso con quella sua solita aria
vanesia, Talia fece schioccare giusto per un secondo la lingua sotto il
palato prima di liquidare la questione con un gesto secco della mano.
Jon si sedette solo dopo aver dato la
pappa a Tito e
anche alla tigre, ed entrambi aspettarono che Damian finisse di
allattare Tommy prima di poter cominciare a mangiare; ripose il bambino
nel suo porta-enfant e fu sul punto di accomodarsi a sua volta quando
il telefono squillò, tanto che si ritrovò a
frenare Jon
che fu sul punto di alzarsi per andare lui stesso a rispondere. Ci mise
più di quanto avesse voluto, e Damian fece capolino dalla
soglia
della porta con aria accigliata.
«Devo andare»,
esordì, e non gli
sfuggì l’espressione che si dipinse sul volto di
Jon e la
curiosità distaccata di sua madre. «Visita a
domicilio, la
giumenta dei Douglas sta per partorire e il travaglio non sembra essere
normale. Ci vediamo più tardi»,
rimbeccò nello
sparire in fretta, senza dar peso al fatto che Jon avesse cominciato a
boccheggiare come un idiota.
Jon infatti sbatté le
palpebre più e
più volte e si scusò automaticamente con Talia
prima di
andare dietro a Damian, raggiungendolo proprio nell’istante
in
cui stava preparando i suoi strumenti e si stava al contempo infilando
il cappotto. «D… mi stai davvero lasciando da solo
con tua
madre?» chiese un po’ stridulo, ma Damian gli
gettò
uno sguardo stranito.
«Non sarai solo, ci
sarà Tommy con te».
«Dico sul serio,
Dames…»
«Jon», lo
richiamò mentre si
chiudeva il cappotto. «Non ti ucciderà se ti
preoccupi di
questo. O almeno lo spero», mugugnò tra
sé e
sé prima di scuotere il capo e scacciare quel pensiero, ma
Jon
aveva comunque arcuato un sopracciglio. «Cercherò
di
essere di ritorno il prima possibile, ma devo proprio
andare». Si
alzò sulle punte, rubandogli un bacio a fior di labbra.
«Lo so che mi capisci».
Jon abbassò un po’
le palpebre, ma
annuì e ricambiò quel contatto prima di
carezzargli il
viso con entrambe le mani. «Vai dai Douglas e fai nascere un
bel
puledrino, Dottor Wayne», gli sorrise, e Damian, dopo aver
ricambiato il sorriso, gli diede una pacca su una spalla e
uscì
dalla porta della clinica, lasciando Jon ad osservarlo mentre se la
chiudeva alle spalle.
Con un sospiro, Jon si batté
le mani sulle
guance. Damian aveva del lavoro da fare e quella che faceva colazione
nella loro cucina era solo sua madre. Era solo Talia, dopotutto. Talia
Al Ghul, regina del Bialya e Testa del Demone. Gh… forse il
problema era proprio quello. Jon non era mai
rimasto solo con Talia per più di… quanto? Cinque
minuti?
Beh, d’accordo, poteva affrontarla. Tornò in
cucina e
trovò Talia che, finito di mangiare, aveva cominciato a
grattare
il mento di quella tigre, con Tito che si teneva in disparte e sembrava
pronto a saltare addosso a quel cucciolo se avesse fatto qualcosa di
strano. Tutto sommato era ancora tutto… abbastanza normale?
Per
quanto potesse essere normale avere il capo di una lega millenaria e
una tigre in cucina, almeno.
Con uno strano disagio nel petto, Jon
mangiò
piuttosto in fretta, raccattando poi i piatti prima di gettare uno
sguardo alla donna che, rilassata, si comportava come se fosse
completamente sola. Forse avrebbero dovuto continuare ad ignorarsi
educatamente?
«Qualcosa ti turba,
Jonathan?»
domandò di punto in bianco Talia, e Jon quasi
sussultò
alla sua voce, forse non essendosi aspettato che la donna provasse a
fare conversazione.
«Non vedo perché
dovrebbe esserci qualcosa che possa…»
«Voi Super non sapete proprio
mentire. Anche senza poteri siete dei tali
boyscout…»
Jon sgranò gli occhi,
fissandola con un groppo alla gola. «Cosa stai--»
«Davvero?» I grandi
occhi di Talia,
così simili a quelli di Damian, si puntarono su di lui e lo
squadrarono con attenzione. «Non insultare la mia
intelligenza,
Jonathan. Pensavi sul serio che non lo avrei notato?»
Jon stava per rispondere «Sì»,
che sperava davvero che Talia non avesse mangiato la foglia, ma quella
donna non era stupida. Lo stupido era lui per aver anche solo pensato
di poterla fregare.
«Non condivido ancora questa
vostra…
vita», continuò Talia, la quale sollevò
una mano
per frenare la replica indignata che Jon stava per sbottarle contro.
«Ma hai fatto qualcosa che nessuno di noi, buoni o cattivi,
ha
mai sognato di fare. Hai scelto l’amore e rinunciato al
resto. Io
stessa non ho mai avuto il coraggio di lasciare la Lega per vivere al
fianco del mio amato, ed è sempre stata questa mia decisione
a
tenerci separati».
Jon rimase interdetto, poiché
tutto si
sarebbe aspettato tranne ricevere, in un certo senso, quegli strani
complimenti da parte della vanitosa e arrogante Talia. Certo, non
sembrava aver reagito molto bene alla loro relazione e non ne sembrava
molto entusiasta, eppure, in un modo tutto suo, sembrava approvare il
fatto che vivessero insieme in quel posto tranquillo e assolutamente
lontano da tutta quella roba da eroi. E, soprattutto, sembrava davvero
adorare Tommy.
«Persino Damian è
cambiato molto da
quando ha cominciato a vivere con suo padre. Ed è cambiato
ancora quando ha conosciuto te». Talia si alzò,
squadrando
metaforicamente Jon dall’alto in basso, nonostante non
arrivasse
nemmeno al suo metro e ottanta. «Vorrei poterti biasimare per
questo».
«Stavi aspettando di essere
soli per
farlo?» la interruppe immediatamente Jon senza darle
l’agio
di continuare. Aveva arcuato un sopracciglio e incrociato le braccia al
petto, ricambiando lo sguardo della donna. Dannazione. Aveva provato a
dare a Talia il beneficio del dubbio, a credere che stesse davvero
provando a cambiare lei stessa per il bene di Damian, eppure le sue
parole non gli sembravano molto amichevoli, in quel momento.
«Allora fallo, sputami addosso il tuo veleno, poi non
parliamone
più. Damian non ha bisogno di altri drammi da parte tua
né tanto meno da parte mia, quindi gradirei che tu la smetta
prima ancora di iniziare».
Talia sollevò entrambe le
sopracciglia. «Ricordi chi hai dinanzi?»
«La madre di mio marito che in
questo momento
sta facendo inutilmente la stronza», affermò Jon
senza
peli sulla lingua, non preoccupandosi nemmeno di moderare le parole.
Solitamente non era tipo da parolacce nonostante la sua età,
ma
Talia era proprio il tipo di persona che… non fece in tempo
a
formulare un altro pensiero che la risata di Talia rimbalzò
fra
le pareti della cucina, lasciando Jon stordito per un lungo attimo.
Cosa… cosa le era preso così
all’improvviso?
«Non so se considerarti un
temerario o solo un
completo idiota, Jonathan Samuel Kent», esordì la
donna,
ignorando il modo in cui Jon aveva arcuato un sopracciglio.
«Ciò che so è che sfideresti me,
sapendo che sarei
in grado di ucciderti se solo lo volessi, pur di mantenere la
felicità di Damian. Vorrei poterti biasimare per il modo in
cui
l’hai cambiato», ripeté, ma stavolta non
si fece
interrompere. «Eppure comprendo di non poterlo fare. Mio
figlio
è felice… e ciò rende felice anche il
mio cuore di
madre».
Jon tacque per un lungo momento, non
avendo idea di
cosa dire o come reagire. Non si sarebbe mai aspettato di sentire
parole del genere da Talia, doveva ammetterlo. Quando era passata la
prima volta per accertarsi delle condizioni di Damian, aveva colto solo
una parte della conversazione che lei e Damian avevano
avuto… ed
era sembrata davvero dispiaciuta per i suoi comportamenti. Sentirla
parlare così, quindi, lo aveva comunque scombussolato,
soprattutto sapendo cosa ne pensava della loro relazione.
Fu solo a quel punto che Jon trasse un
sospiro,
rilassando le spalle prima di rivolgere alla donna quello che parve
essere un piccolo sorriso. «Non dobbiamo per forza andare
d’accordo», cominciò, conscio che fosse
una strana
situazione per entrambi, «ma sono contento di sentirti dire
queste parole», ammise. «Possiamo considerarla...
una
tregua?» provò ancora Jon, osservando il modo in
cui Talia
aveva cominciato a squadrarlo. Infine la donna fece un breve cenno col
capo.
«Credo che sia una proposta
fattibile», sentenziò.
«Beh... bene». Jon
si massaggiò
il collo con un certo disagio. «Perché ammetto che
avrei
preferito non doverti affrontare in duello per fartelo capire con le
cattive».
Talia si concesse il lusso di un
sorriso, per quanto
ironico fosse. «Anche se ci avresti provato, non saresti
comunque
riuscito a battermi», affermò, per quanto la cosa
avesse
fatto sbuffare ilare Jon.
«Damian mi ha insegnato
qualche trucco, sarei riuscito almeno a tenerti testa».
«Sarei proprio curiosa di
vederti combattere, adesso».
«Ehm... magari un'altra
volta»,
rimbeccò Jon con un velo di imbarazzo, stringendosi nelle
spalle
mentre Talia sbuffava sarcastica.
Il resto della giornata, per fortuna di
Jon,
passò abbastanza tranquillamente. Riuscito persino a
convincere
Talia e rimettere in gabbia la sua tigre per evitare di averla in giro
per casa - o, peggio ancora, in giro per la fattoria -, Jon si era
dedicato al suo lavoro e aveva anche approfittato per scrivere
quell'articolo che gli era stato richiesto dal suo capo prima di
pensare al resto, venendo persino aiutato da Talia che, con la scusa
che lo facesse solo ed esclusivamente per Tommy, si era offerta di
preparare il pranzo mentre Jon era nei campi, con un cappello in testa
per proteggersi dal sole e la canotta incollata al petto a causa del
sudore.
Jon si passò il dorso della
mano sulla fronte
e si sgranchì il collo, ma fu proprio a quel punto che vide
il
loro furgone prima che parcheggiasse una manciata di minuti dopo,
accennando un sorriso quando, seppur stanco, Damian scese con
un'espressione così felice che Jon stesso si
rilassò.
«Ehi», lo
richiamò nel sollevare
giusto un po' il cappello che aveva in testa per poterlo osservare con
attenzione. «Com'è andata?»
«Benissimo»,
replicò Damian
nell'avvicinarsi mentre si massaggiava il collo, con un angolo della
bocca sollevato in un sorriso. «Un puledro sano e forte di
ben
quindici chili». Nel dirlo scroccò le nocche,
alzando il
volto per poter guardare il marito. «Tra te e mia madre,
invece?
Vedo che sei ancora tutto intero», ironizzò, e Jon
guardò altrove con un certo imbarazzo.
«Beh... diciamo che forse ho
un po' esagerato?»
«Mhpf... te l'avevo detto,
habibi».
Damian roteò gli occhi, seppur con fare vagamente divertito.
«Ti preoccupavi per niente».
Seppur arcuando un sopracciglio, Jon
sbuffò
ilare e si tolse il cappello per coprire i volti di entrambi,
nascondendo dietro di esso un bacio che sapeva di sole e terra.
_Note inconcludenti dell'autrice
Anche
questa storia, come alcune scritte per la raccolta Allegretto
~ Deux ou trois choses que je sais de nous,
è stata scritta per la Maritombola
indetta ogni anno
da Lande
di Fandom (e alla quale non partecipavo da un bel pezzo)
Comunque sia, questa one-shot si colloca esattamente un paio di giorni
dopo ciò che viene descritto nella storia Every
day in every way, it's getting better and better,
in cui Talia decide di restare con Jon e Damian per imparare a
conoscere Tommy (e anche comprendere il modo in cui sta vivendo adesso
suo figlio dopo quello che gli è successo)
Qui ho voluto cercare di creare una sorta di rapporto tra Jon e Talia,
in modo che potessero confrontarsi tra loro (senza Damian da
intermediario) e potessero così scendere a patti non solo
con le
loro differenze, bensì con il modo in cui entrambi si
pongono
l'uno verso l'altro e soprattutto verso Damian.
Commenti
e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
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