Questa
storia è stata scritta in inglese da 2carm2carm2
e
tradotta
in italiano
da Beate. Questo è il link all’originale:
https://www.fanfiction.net/s/13053224/1/The-Whisky-Distiller-s-Wife
THE
WHISKY DISTILLER'S WIFE
1.
Prologo
In
uno dei corsi di letteratura che aveva seguito quando era più
giovane, alla sua classe erano stati assegnati casualmente diversi
autori contemporanei di saggistica da seguire, analizzare e
dibattere poi i meriti delle loro asserzioni e affermazioni in
relazione alla società moderna.
In
uno dei libri dell'autore che le era stato assegnato c'era un
passaggio che diceva, “Non
c'è limite alle sofferenze che gli esseri umani sono disposti
a infliggere agli altri, non importa quanto innocenti, non importa
quanto giovani o vecchi. Questo fatto deve condurre tutti gli esseri
umani ragionevoli, ovvero, tutti gli esseri umani che prendono
seriamente le evidenze, a trarre un'unica possibile conclusione: la
natura umana non è fondamentalmente buona.”
Al
tempo, si era opposta in modo veemente a questa asserzione. Aveva
scritto pagine e pagine per dimostrare il contrario, riempiendole di
giovanile determinazione e speranza. Aveva difeso con ardore la
natura umana come se stesse difendendo gli ultimi brandelli della sua
innocenza infantile.
Credeva
che gli umani fossero fondamentalmente buoni.
Adesso,
non era più sicura di cosa credesse.
*
Erano
le cornamuse.
Le
aveva già sentite prima, quando era stata giù nella
chiesa.
Le
note taglienti di Amazing Grace avevano oltrepassato le pietre e lei
aveva sentito chiaramente la musica. Molti odiavano quello strumento
e non sopportavano le note acute che produceva. Faceva pizzicare la
pelle. Era uno strumento di guerra.
Lei
aveva i brividi sulle braccia per altri motivi.
Era
cresciuta con la musica. Era stata una casa felice, col suono dello
strumento che spesso echeggiava attraverso porte e corridoi,
mescolato all'odore di qualunque cosa si stesse cucinando per cena.
Era
passato tanto tempo da quando le aveva sentite.
«Allora,
sei pronta?» chiese la
donna più anziana, traendola dalla sua pausa.
Notò
che il suono delle cornamuse era stato sostituito dalle note gentili
di un piano.
Quando
lei annuì, la donna bussò una volta alla porta e gli
uscieri dall'altra parte aprirono le doppie porte di legno di fronte
a lei. Le cornamuse ricominciarono a suonare e una chiesa piena di
estranei si alzò in piedi.
Deglutì.
E
poi fece un passo avanti.
Poi
un altro.
Gli
sguardi su di lei sembravano tutti diversi. Alcuni la guardavano con
curiosità, altri con sospetto, altri erano guardinghi, altri
ancora completamente felici, cosa che lei non capiva del tutto.
Drizzò le spalle sotto il peso dei loro sguardi mentre
continuava ad avanzare.
La
canzone.
La
conosceva.
Era
una delle sue preferite quando era ragazza. Il modo in cui la musica
si gonfiava e sembrava mulinare prometteva grandezza e gioia. Si era
sentita come se potesse innalzarla fino a Dio stesso.
Non
riusciva a ricordare il nome del pezzo.
Mentre
camminava verso l'altare, provò a visualizzare la logora
copertina del disco sul tavolo del suo soggiorno.
Era
la traccia numero 5.
Si
accigliò cercando di ricordare le parole. Le sembrava così
sciocco e deludente che non riuscisse a ricordare la canzone che
aveva tanto amato da giovane. Una canzone che aveva sentito decine e
decine di volte.
Ma
era stato tanto tempo fa.
Era
una chiesa piccola e il suo avanzare non si trascinò per
molto.
Piccole
misericordie, suppose.
Mentre
cercava di ricordare le due parole che costituivano il titolo della
canzone, registrò l'uomo di fronte a lei.
Il
suo sposo.
Era
la prima volta che aveva la possibilità di guardarlo come si
deve. Per un secondo si bloccò, prima di riprendersi.
Il
rosso scuro e il verde del suo tartan sembravano possenti, come il
suo kilt. Vedeva i colori su una fusciacca fermata sulle larghe
spalle da un'antica spilla. La giacca del vestito gli stava a
pennello, mentre stava dritto come un fuso. Notò che la stava
fissando intento come lei fissava lui.
Highland
qualcosa,
pensò.
Era
la canzone. Era Highland… e poi un'altra parola che non
riusciva a ricordare.
Non
appena il pensiero le entrò in mente, la canzone e il piano
rallentarono e svanirono. Era arrivata alla fine della passeggiata,
pensò con totale sorpresa.
Lui
annuì verso di lei e lei si fermò. Esalò un
respiro dalle labbra e annuì in risposta.
«Misericordia,
grazia e pace da Dio nostro Signore e che Gesù Cristo sia con
tutti voi.»
Highland…
qualcosa.
Highland
Sound? Highland Praise? Highland...?
Mentre
lui parlava e dava il benvenuto a loro e a tutta la congregazione
alla cerimonia, lei continuava ad essere fissata sulla canzone che
avevano appena suonato. Con la coda dell'occhio vedeva il suonatore
di cornamusa, lo strumento appoggiato sul petto. Lo guardava,
desiderando che il titolo del pezzo le saltasse in testa.
Il
suo sposo non sembrava combattere con un simile conflitto interno.
Guardava intento il ministro mentre parlava dell'amore di Dio e del
perdono che si manifestava nel matrimonio. Andava abbastanza bene che
lei non stesse ascoltando, non era mai stata molto brava a trattenere
le risate quando le dicevano qualcosa che lei trovava palesemente
falso.
Highland
Games? No, naturalmente no. Highland Choir? No.
Poi
erano uno di fronte all'altro, le sue mani erano scivolate in quelle
di lui senza che neanche se ne accorgesse.
«Io,
Edward Anthony Godfrey Cullen MacDonald-»
«Io,
Edward Anthony Godfrey Cullen MacDonald-»
Sgranò
gli occhi sentendo quanti nomi aveva. Edward… qualcosa,
qualcosa, qualcosa MacDonald. Cos'era il qualcosa, qualcosa e l'altro
qualcosa?
«Prendo
te, Isabella Morag Swan, come mia moglie.»
Perchè
i suoi occhi si erano increspati al suo secondo nome?
«Per
amarti e onorarti da questo giorno in avanti...»
Merda,
quali erano i nomi?
«Di
fronte a Dio faccio questo voto.»
Lei
deglutì.
Giusto.
Era
il momento di recitare la sua parte.
A
quanto pareva, includeva ricordarsi ognuno dei nomi di suo marito.
Non pensava che sarebbero stati così tanti.
«Io,
Isabella Morag Swan...»
suggerì il ministro.
Lei
deglutì di nuovo.
«Io,
Isabella Morag Swan,»
ripeté lei obbediente, forzando lentamente le parole fuori
dalle labbra.
«Prendo
te, Edward Anthony Godfrey Cullen MacDonald, come mio marito.»
«Prendo
te, Edward Anthony...»
Lui
la guardò e con il più leggero movimento delle labbra
sillabò i suoi nomi propri.
«...Godfrey...Cullen
MacDonald come mio marito.»
Ripeté
il resto dei voti senza errori.
«Di
fronte a Dio, io faccio questo voto.»
Mentre
la cerimonia procedeva e l'applauso esplodeva dopo lo scambio degli
anelli ed erano dichiarati marito e moglie, si chiese come Dio o la
legge riguardassero due persone, che non sapevano nulla l'uno
dell'altro, che entravano nella farsa di un matrimonio.
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