Questa
storia è stata scritta in inglese da 2carm2carm2
e tradotta in italiano da beate.
Questo è il link all’originale:
https://www.fanfiction.net/s/13053224/12/The-Whisky-Distiller-s-Wife
12
– Coronato dal successo
«Wise
men say, only fools rush in, but I can't help falling in love with
you...»
Isabella
rise mentre Jake cantava e dondolavano avanti e indietro al suono
della canzone di Elvis. Jake arricciò il labbro alla maniera
di Elvis prima di farla girare e poi tirarla contro di sé.
«Cazzo,
sei così bella!»
le alitò all'orecchio.
Isabella
sorrise al complimento.
«Sono
un figlio di puttana fortunato»,
sorrise lui, chinandosi per darle un bacio sulle labbra.
Un
«Aww»
collettivo arrivò da un gruppo di donne che guardavano il loro
primo ballo sulla pista. La proprietà Black Montgomery era
stata trasformata da bellissimo giardino a stupendo luogo di
matrimonio. C'erano fiori bianchi e luci intermittenti ovunque.
«Tua
madre si è davvero superata»,
commentò Isabella, guardando intorno quel luogo fatato.
Jake
le baciò la tempia. «Vuole
solo il meglio per te, tesoro.»
Isabella
scosse la testa, ancora in qualche modo scioccata da quel posto. I
decoratori per cui i loro genitori avevano speso migliaia di dollari,
non li avevano delusi. Tutto il verde era perfettamente curato e
scolpito, tutte le luci e i fiori piazzati alla perfezione. La
magione dei Montgomery sullo sfondo era illuminata da una soffice
luce dorata, dando a tutto il grande giardino un bellissimo bagliore.
Il
Washington Post e il New York Times avevano inviato dei fotografi per
catturare la bella magione e il matrimonio di uno dei più
giovani e ricchi scapoli d'America, Jake Montgomery. Dato che lei era
una figlia di Wall Street di diritto, i Swan e i Montgomery si erano
impegnati al massimo per impressionare la lunga lista di ospiti.
«Certe
cose sono destinate ad accadere»,
cantò lui, intonato, ma con un sorriso goffo in faccia che la
fece ridere. «Di
sicuro.»
Le
ultime parole di Elvis svanirono alla fine e il DJ andò
avanti. «E
adesso, Mr. Swan danzerà con la sua sola e unica figlia, se
Jacob la lascerà andare per qualche momento.»
Jake la afferrò giocosamente per la vita mentre tutti
guardavano e ridevano. «Solo
qualche momento»,
rise il DJ.
Il
papà di Isabella si avvicinò e Jake gli fece un gran
sorriso stringendogli la mano.
«Balliamo?»
chiese suo padre, porgendo le mani aperte. Lei annuì e prese
le sue mani.
Mr.
Swan, uomo ricco e di grande rilievo, sapeva come tenere la pista da
ballo. La fece piroettare da vero esperto e ondeggiò
perfettamente a ritmo mentre tutti quelli che guardavano erano
affascinati dalla dimostrazione di affetto tra padre e figlia.
«Hai
salutato ancora la senatrice Clinton?»
le chiese a voce bassa mentre la canzone rallentava.
Isabella
si guardò intorno, per vedere se riusciva a individuare la
senatrice di New York. «No,
non ne ho ancora avuto la possibilità.»
«Verrò
io con te, dopo questo»,
la informò. «Goldman
Sachs ha bisogno del suo supporto per questa nuova proposta di legge
che sta passando adesso alla Casa Bianca.»
«Okay.»
«Alan
Greenspan è là al bar»,
la informò facendo un cenno in direzione del Presidente della
Federal Reserve. «Dopo
te lo presenterò.»
Isabella
aveva intravisto Sandy che flirtava con uno degli uscieri di Jake e
le fece una risata quando l'altra la notò. Suo padre si
accigliò. «Isabella,
ma mi stai ascoltando?»
Lei
lo guardò e annuì. «Clinton
e Greenspan. Il Presidente Bush non è potuto venire, allora?»
chiese lei ironicamente.
«Mr.
Montgomery dice che manda i suoi saluti e vi fa gli auguri. Aveva una
cena di stato, stasera.»
Isabella
alzò le sopracciglia, ma le riabbassò allo sguardo
tagliente di suo padre. Era in scena, stasera, la bella figlia di
Charles Swan e neo sposa della prossima grande novità di Wall
Street, il golden boy Jacob Montgomery.
«Tuo
marito lo capisce»,
commentò a voce bassa mentre la faceva girare.
Isabella
seguì il suo sguardo e vide Jake con il CEO di Goldman Sachs,
che rideva e lo affascinava, come fossero vecchi amici. Era un
networker naturale (networker = persona che coltiva contatti
sociali in vista di possibili vantaggi professionali ndt), e
dopo 30 secondi di conversazione con un potenziale rapporto di
affari, sembravano già grandi amici.
«Starai
bene con lui»,
le disse con sincerità. «Sarete
coronati dal successo, insieme.»
*
Lei
era di nuovo silenziosa.
Sempre
così dannatamente silenziosa.
Edward
aprì la porta e si spostò di lato, facendo entrare
Isabella prima di lui. La casa era rimasta vuota fin da quando erano
partiti per Glasgow la mattina presto, ed era fredda. Lui posò
le chiavi e cominciò ad accendere le luci, per cominciare.
«Posso
accendere il fuoco»,
disse. «Se
vuoi.»
Lei
sembrava riluttante a togliere il cappotto mentre lentamente lo
sbottonava.
«Come
vuoi»,
disse, anche se stava rabbrividendo.
Edward
la studiò per un momento, cercando per la centesima volta di
capirla. Lei lo notò e spostò lo sguardo, a disagio con
quello scrutinio.
«Vuoi
altro vino? Ho la stessa roba che stavi bevendo con Esme, è il
suo preferito… sono sicuro che te l'abbia detto. Penso venga
dall'Austria. Roba buona. Lo prendo dalle spedizioni dell'Isles Inn
quando arrivano, Carlisle lo fa portare.»
Stava
straparlando, e lo sapeva.
«No,
è tutto a posto»,
rispose lei.
«Posso
offrirti qualcos'altro?»
chiese con un leggero sorriso. «Sei
a casa di un distillatore di whisky, quindi di quello ne abbiamo, ma
posso darti della birra, se preferisci.»
Lei
scosse di nuovo la testa.
«Sto
bene così, grazie.»
A
questo, gli cadde un po' il cuore.
Non
era certo suo intento farla ubriacare. Era un pensiero orribile in sé
che qualcuno facesse una cosa simile a una ragazza in una terra
sconosciuta e si sentì a disagio considerando che quello fosse
lontanamente il suo intento.
Ma
lei era più morbida, più leggera quando era stata un
po' ubriaca la notte delle loro nozze. Aveva riso e scherzato e aveva
le guance rosate. Diceva troppo spesso “molto bello”
e c'era curiosità nei suoi occhi e un morbido sorriso sul viso
quando ascoltava.
Lo
aveva completamente affascinato.
Non
doveva essere stato un gran lavoro per lei. Era stato senza sforzo.
Era
lei.
Ma
il giorno prima del matrimonio e i giorni successivi erano stati
molto diversi.
Era
distante e controllata. Era educata, mai rude o scostante. Ma di
certo ritirata, come se ci fosse una parte di lei, una gran parte di
lei, che nascondeva dietro un muro invisibile.
E
lui sentiva che quella notte era stata la vera lei, anche se
l'evidenza mostrava che era stata solo una donna ubriaca, niente di
più.
«Vuoi
vedere qualcosa alla tv? Posso mostrarti come usarla, se vuoi.
Trasmettono anche degli show americani qua e là, possiamo
trovarli.»
Lei
si strinse le braccia addosso, ancora con il cappotto su.
«Apprezzo,
ma sto bene così.»
Edward
annuì con un'espressione neutra.
«È
stata una giornata lunga»,
disse lei. «Penso
che andrò a dormire.»
«Aye,
certo.»
Calcolò
mentalmente la quantità di indumenti puliti che gli erano
rimasti di quelli che aveva preso al volo quando le aveva lasciato
la sua stanza. Secondo i suoi conti, gli rimanevano due giorni di
biancheria pulita prima di dover prendere altra roba.
«Hai
bisogno di qualcosa?»
chiese lui.
A
questo, Bella gli fece un piccolo sorriso. Era il primo sorriso con
un po' di emozione in tutta la giornata, e fu sorpreso di vedere
della tristezza nei suoi occhi.
«Grazie,
Edward. Sto bene.»
Lui
stava nella terza stanza da letto della casa, la più piccola,
quella che era stata di Alice quando era più giovane, prima
che lei si trasferisse nella vecchia stanza sua e di Emmett quando
era morto il loro papà. Lei aveva insistito che si trasferisse
nella stanza del padre, dicendo che era più grande e il letto
più comodo, e che lei si sarebbe sentita più al sicuro
con lui nella stanza più vicina alla porta. Non sapeva bene se
c'era stata un po' di manipolazione da parte sua per fargli lasciare
la stanza di sopra.
Dopo
qualche notte nella stanza, di sicuro capiva perché lei se ne
fosse voluta andare. Era una stanza d'angolo, con vecchie finestre
piene di spifferi su ogni parete. Era la più lontana dal
riscaldamento centrale della casa ed era piena di correnti d'aria. Le
finestre andavano cambiate con altre di miglior qualità da
anni, ma non avevano avuto i soldi.
C'era
un letto singolo, una piccola scrivania e un cassettone. Il pavimento
di legno scricchiolava e lui rabbrividiva a quel rumore che sembrava
così forte alle sue stesse orecchie. Se si stendeva , i suoi
piedi pendevano dal fondo del letto. Ma era troppo stretto perché
si raggomitolasse sul fianco. E Alice a quanto pareva non esagerava
quando diceva che il materasso sembrava pieno di freddi pesci morti.
Non
si sarebbe mai sognato di dare questa stanza alla sua nuova moglie.
Era
fredda e solitaria, abbandonata, al contrario del resto della casa,
che era accogliente.
Lui
sapeva ancora così poco di lei, ma che fosse dannato se quello
di cui aveva bisogno era freddo, solitudine e abbandono.
Così
si sistemò nel letto senza lamentele da parte della sua
coscienza. Aveva trovato delle coperte extra che Esme gli aveva
mandato l'inverno scorso. Erano pesanti e gli tenevano caldo, e
rendevano la stanza non così male, alla fine.
Mentre
chiudeva gli occhi e i suoi pensieri cominciavano ad andare da tutte
le parti, sentì il desiderio di familiarità della sua
stanza. Ma mentre, assonnato, seguiva quella linea di pensieri, la
sua nostalgia non era per il suo letto matrimoniale con un materasso
migliore.
No,
lui sentiva uno strano e sempre più familiare desiderio per
quello che c'era nel suo letto.
Non
lo capiva, ma sapeva che voleva conoscerla. Voleva capire meglio
questa donna audace, bella e testarda con cui condivideva il tetto.
Voleva conoscerla così da poterla fare felice… o almeno
contenta.
Per
ragioni che lui doveva ancora capire del tutto aveva messo in gioco i
suoi soldi, il suo tempo e il suo corpo… tutto quanto.
Voleva
darle tutto quello che poteva, molto poco rispetto a tutto quello che
aveva fatto lei.
Quando
lei si era ritirata per la notte, lui era rimasto in piedi. Si
sentiva irrequieto, anche dopo la giornata che aveva avuto. Spostò
dei mobili solo per spostarli e pulì aggressivamente la
cucina, attento a non fare troppo rumore. Tirò fuori la sua
frustrazione con lo sporco e la ruggine accumulati negli angoli più
nascosti della cucina.
Se
doveva essere onesto con se stesso, la sua frustrazione quasi
sicuramente nasceva dalla confusione che sentiva per tutta quella
situazione.
La
confusione e il dolore.
Il
dolore veniva dalla sensazione di rifiuto di Isabella, che lo aveva
chiuso fuori.
Non
era sicuro che fosse pentita di averlo preso nel suo letto, ma di
sicuro cominciava a sembrare proprio così. Il suo orgoglio era
ferito alla possibilità di essere stato un amante orribile, il
che, se era onesto con se stesso, non era al di fuori del campo delle
possibilità, dato che lui era nuovo del gioco.
Ma
una parte più profonda di lui era ferita e confusa all'idea
che non erano state solo le sue azioni, ma lui stesso a giustificare
pentimento da parte sua.
Qual
è il tipo di uomo che approfitta di una donna ubriaca e
vulnerabile?
Era
così che l'aveva vista la mattina dopo?
Fece
una pausa.
Si
sarebbe sbagliata se l'avesse vista in questo modo?
Edward
non realizzò che stava strofinando una macchia che era
scomparsa diversi minuti fa.
Quando
aveva finalmente cominciato a sentirsi stanco, aveva finito di
strofinare il lavello e poi aveva spento le luci e si era avviato
verso il primo piano.
Quando
passò davanti alla stanza da letto principale, vide una lama
di luce che brillava sotto la porta.
Si
accigliò realizzando che lei era ancora sveglia.
Era
andata a letto due ore fa.
Con
un sospiro, continuò verso la sua stanza.
Non
gli venne in mente che lei potesse averlo sentito nel corridoio e
fermarsi davanti alla sua stanza.
*
Alle
prime ore del mattino, non c'era una sola luce accesa nella casa
situata nel borgo sparpagliato di Fasach sulla penisola Durnish
dell'isola di Skye.
La
casa stava risoluta contro il freddo della notte di novembre.
E
tutti e due gli occupanti giacevano svegli.
Lui
con la sua crescente sensazione di rimpianto.
Lei
con i suoi fantasmi.
|