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Autore: beate    29/12/2023    1 recensioni
Si chiese come Dio o la legge considerassero due persone che non sapevano nulla l'una dell'altra e che entravano in quella farsa di matrimonio." La storia di due persone che affrontano la vita insieme dopo la crisi globale (del 2008) con parecchio scotch e qualche inganno.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Charlie Swan, Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Questa storia è stata scritta in inglese da 2carm2carm2 e tradotta in italiano da beate. Questo è il link all’originale:

https://www.fanfiction.net/s/13053224/12/The-Whisky-Distiller-s-Wife









12 – Coronato dal successo



«Wise men say, only fools rush in, but I can't help falling in love with you...»

Isabella rise mentre Jake cantava e dondolavano avanti e indietro al suono della canzone di Elvis. Jake arricciò il labbro alla maniera di Elvis prima di farla girare e poi tirarla contro di sé.

«Cazzo, sei così bella!» le alitò all'orecchio.

Isabella sorrise al complimento.

«Sono un figlio di puttana fortunato», sorrise lui, chinandosi per darle un bacio sulle labbra.

Un «Aww» collettivo arrivò da un gruppo di donne che guardavano il loro primo ballo sulla pista. La proprietà Black Montgomery era stata trasformata da bellissimo giardino a stupendo luogo di matrimonio. C'erano fiori bianchi e luci intermittenti ovunque.

«Tua madre si è davvero superata», commentò Isabella, guardando intorno quel luogo fatato.

Jake le baciò la tempia. «Vuole solo il meglio per te, tesoro.»

Isabella scosse la testa, ancora in qualche modo scioccata da quel posto. I decoratori per cui i loro genitori avevano speso migliaia di dollari, non li avevano delusi. Tutto il verde era perfettamente curato e scolpito, tutte le luci e i fiori piazzati alla perfezione. La magione dei Montgomery sullo sfondo era illuminata da una soffice luce dorata, dando a tutto il grande giardino un bellissimo bagliore.

Il Washington Post e il New York Times avevano inviato dei fotografi per catturare la bella magione e il matrimonio di uno dei più giovani e ricchi scapoli d'America, Jake Montgomery. Dato che lei era una figlia di Wall Street di diritto, i Swan e i Montgomery si erano impegnati al massimo per impressionare la lunga lista di ospiti.

«Certe cose sono destinate ad accadere», cantò lui, intonato, ma con un sorriso goffo in faccia che la fece ridere. «Di sicuro.»

Le ultime parole di Elvis svanirono alla fine e il DJ andò avanti. «E adesso, Mr. Swan danzerà con la sua sola e unica figlia, se Jacob la lascerà andare per qualche momento.» Jake la afferrò giocosamente per la vita mentre tutti guardavano e ridevano. «Solo qualche momento», rise il DJ.

Il papà di Isabella si avvicinò e Jake gli fece un gran sorriso stringendogli la mano.

«Balliamo?» chiese suo padre, porgendo le mani aperte. Lei annuì e prese le sue mani.

Mr. Swan, uomo ricco e di grande rilievo, sapeva come tenere la pista da ballo. La fece piroettare da vero esperto e ondeggiò perfettamente a ritmo mentre tutti quelli che guardavano erano affascinati dalla dimostrazione di affetto tra padre e figlia.

«Hai salutato ancora la senatrice Clinton?» le chiese a voce bassa mentre la canzone rallentava.

Isabella si guardò intorno, per vedere se riusciva a individuare la senatrice di New York. «No, non ne ho ancora avuto la possibilità.»

«Verrò io con te, dopo questo», la informò. «Goldman Sachs ha bisogno del suo supporto per questa nuova proposta di legge che sta passando adesso alla Casa Bianca.»

«Okay.»

«Alan Greenspan è là al bar», la informò facendo un cenno in direzione del Presidente della Federal Reserve. «Dopo te lo presenterò.»

Isabella aveva intravisto Sandy che flirtava con uno degli uscieri di Jake e le fece una risata quando l'altra la notò. Suo padre si accigliò. «Isabella, ma mi stai ascoltando?»

Lei lo guardò e annuì. «Clinton e Greenspan. Il Presidente Bush non è potuto venire, allora?» chiese lei ironicamente.

«Mr. Montgomery dice che manda i suoi saluti e vi fa gli auguri. Aveva una cena di stato, stasera.»

Isabella alzò le sopracciglia, ma le riabbassò allo sguardo tagliente di suo padre. Era in scena, stasera, la bella figlia di Charles Swan e neo sposa della prossima grande novità di Wall Street, il golden boy Jacob Montgomery.

«Tuo marito lo capisce», commentò a voce bassa mentre la faceva girare.

Isabella seguì il suo sguardo e vide Jake con il CEO di Goldman Sachs, che rideva e lo affascinava, come fossero vecchi amici. Era un networker naturale (networker = persona che coltiva contatti sociali in vista di possibili vantaggi professionali ndt), e dopo 30 secondi di conversazione con un potenziale rapporto di affari, sembravano già grandi amici.

«Starai bene con lui», le disse con sincerità. «Sarete coronati dal successo, insieme.»



*



Lei era di nuovo silenziosa.

Sempre così dannatamente silenziosa.

Edward aprì la porta e si spostò di lato, facendo entrare Isabella prima di lui. La casa era rimasta vuota fin da quando erano partiti per Glasgow la mattina presto, ed era fredda. Lui posò le chiavi e cominciò ad accendere le luci, per cominciare.

«Posso accendere il fuoco», disse. «Se vuoi.»

Lei sembrava riluttante a togliere il cappotto mentre lentamente lo sbottonava.

«Come vuoi», disse, anche se stava rabbrividendo.

Edward la studiò per un momento, cercando per la centesima volta di capirla. Lei lo notò e spostò lo sguardo, a disagio con quello scrutinio.

«Vuoi altro vino? Ho la stessa roba che stavi bevendo con Esme, è il suo preferito… sono sicuro che te l'abbia detto. Penso venga dall'Austria. Roba buona. Lo prendo dalle spedizioni dell'Isles Inn quando arrivano, Carlisle lo fa portare.»

Stava straparlando, e lo sapeva.

«No, è tutto a posto», rispose lei.

«Posso offrirti qualcos'altro?» chiese con un leggero sorriso. «Sei a casa di un distillatore di whisky, quindi di quello ne abbiamo, ma posso darti della birra, se preferisci.»

Lei scosse di nuovo la testa.

«Sto bene così, grazie.»

A questo, gli cadde un po' il cuore.

Non era certo suo intento farla ubriacare. Era un pensiero orribile in sé che qualcuno facesse una cosa simile a una ragazza in una terra sconosciuta e si sentì a disagio considerando che quello fosse lontanamente il suo intento.

Ma lei era più morbida, più leggera quando era stata un po' ubriaca la notte delle loro nozze. Aveva riso e scherzato e aveva le guance rosate. Diceva troppo spesso “molto bello” e c'era curiosità nei suoi occhi e un morbido sorriso sul viso quando ascoltava.

Lo aveva completamente affascinato.

Non doveva essere stato un gran lavoro per lei. Era stato senza sforzo.

Era lei.

Ma il giorno prima del matrimonio e i giorni successivi erano stati molto diversi.

Era distante e controllata. Era educata, mai rude o scostante. Ma di certo ritirata, come se ci fosse una parte di lei, una gran parte di lei, che nascondeva dietro un muro invisibile.

E lui sentiva che quella notte era stata la vera lei, anche se l'evidenza mostrava che era stata solo una donna ubriaca, niente di più.

«Vuoi vedere qualcosa alla tv? Posso mostrarti come usarla, se vuoi. Trasmettono anche degli show americani qua e là, possiamo trovarli.»

Lei si strinse le braccia addosso, ancora con il cappotto su.

«Apprezzo, ma sto bene così.»

Edward annuì con un'espressione neutra.

«È stata una giornata lunga», disse lei. «Penso che andrò a dormire.»

«Aye, certo.»

Calcolò mentalmente la quantità di indumenti puliti che gli erano rimasti di quelli che aveva preso al volo quando le aveva lasciato la sua stanza. Secondo i suoi conti, gli rimanevano due giorni di biancheria pulita prima di dover prendere altra roba.

«Hai bisogno di qualcosa?» chiese lui.

A questo, Bella gli fece un piccolo sorriso. Era il primo sorriso con un po' di emozione in tutta la giornata, e fu sorpreso di vedere della tristezza nei suoi occhi.

«Grazie, Edward. Sto bene.»

Lui stava nella terza stanza da letto della casa, la più piccola, quella che era stata di Alice quando era più giovane, prima che lei si trasferisse nella vecchia stanza sua e di Emmett quando era morto il loro papà. Lei aveva insistito che si trasferisse nella stanza del padre, dicendo che era più grande e il letto più comodo, e che lei si sarebbe sentita più al sicuro con lui nella stanza più vicina alla porta. Non sapeva bene se c'era stata un po' di manipolazione da parte sua per fargli lasciare la stanza di sopra.

Dopo qualche notte nella stanza, di sicuro capiva perché lei se ne fosse voluta andare. Era una stanza d'angolo, con vecchie finestre piene di spifferi su ogni parete. Era la più lontana dal riscaldamento centrale della casa ed era piena di correnti d'aria. Le finestre andavano cambiate con altre di miglior qualità da anni, ma non avevano avuto i soldi.

C'era un letto singolo, una piccola scrivania e un cassettone. Il pavimento di legno scricchiolava e lui rabbrividiva a quel rumore che sembrava così forte alle sue stesse orecchie. Se si stendeva , i suoi piedi pendevano dal fondo del letto. Ma era troppo stretto perché si raggomitolasse sul fianco. E Alice a quanto pareva non esagerava quando diceva che il materasso sembrava pieno di freddi pesci morti.

Non si sarebbe mai sognato di dare questa stanza alla sua nuova moglie.

Era fredda e solitaria, abbandonata, al contrario del resto della casa, che era accogliente.

Lui sapeva ancora così poco di lei, ma che fosse dannato se quello di cui aveva bisogno era freddo, solitudine e abbandono.

Così si sistemò nel letto senza lamentele da parte della sua coscienza. Aveva trovato delle coperte extra che Esme gli aveva mandato l'inverno scorso. Erano pesanti e gli tenevano caldo, e rendevano la stanza non così male, alla fine.

Mentre chiudeva gli occhi e i suoi pensieri cominciavano ad andare da tutte le parti, sentì il desiderio di familiarità della sua stanza. Ma mentre, assonnato, seguiva quella linea di pensieri, la sua nostalgia non era per il suo letto matrimoniale con un materasso migliore.

No, lui sentiva uno strano e sempre più familiare desiderio per quello che c'era nel suo letto.

Non lo capiva, ma sapeva che voleva conoscerla. Voleva capire meglio questa donna audace, bella e testarda con cui condivideva il tetto. Voleva conoscerla così da poterla fare felice… o almeno contenta.

Per ragioni che lui doveva ancora capire del tutto aveva messo in gioco i suoi soldi, il suo tempo e il suo corpo… tutto quanto.

Voleva darle tutto quello che poteva, molto poco rispetto a tutto quello che aveva fatto lei.

Quando lei si era ritirata per la notte, lui era rimasto in piedi. Si sentiva irrequieto, anche dopo la giornata che aveva avuto. Spostò dei mobili solo per spostarli e pulì aggressivamente la cucina, attento a non fare troppo rumore. Tirò fuori la sua frustrazione con lo sporco e la ruggine accumulati negli angoli più nascosti della cucina.

Se doveva essere onesto con se stesso, la sua frustrazione quasi sicuramente nasceva dalla confusione che sentiva per tutta quella situazione.

La confusione e il dolore.

Il dolore veniva dalla sensazione di rifiuto di Isabella, che lo aveva chiuso fuori.

Non era sicuro che fosse pentita di averlo preso nel suo letto, ma di sicuro cominciava a sembrare proprio così. Il suo orgoglio era ferito alla possibilità di essere stato un amante orribile, il che, se era onesto con se stesso, non era al di fuori del campo delle possibilità, dato che lui era nuovo del gioco.

Ma una parte più profonda di lui era ferita e confusa all'idea che non erano state solo le sue azioni, ma lui stesso a giustificare pentimento da parte sua.

Qual è il tipo di uomo che approfitta di una donna ubriaca e vulnerabile?

Era così che l'aveva vista la mattina dopo?

Fece una pausa.

Si sarebbe sbagliata se l'avesse vista in questo modo?

Edward non realizzò che stava strofinando una macchia che era scomparsa diversi minuti fa.

Quando aveva finalmente cominciato a sentirsi stanco, aveva finito di strofinare il lavello e poi aveva spento le luci e si era avviato verso il primo piano.

Quando passò davanti alla stanza da letto principale, vide una lama di luce che brillava sotto la porta.

Si accigliò realizzando che lei era ancora sveglia.

Era andata a letto due ore fa.

Con un sospiro, continuò verso la sua stanza.

Non gli venne in mente che lei potesse averlo sentito nel corridoio e fermarsi davanti alla sua stanza.



*



Alle prime ore del mattino, non c'era una sola luce accesa nella casa situata nel borgo sparpagliato di Fasach sulla penisola Durnish dell'isola di Skye.

La casa stava risoluta contro il freddo della notte di novembre.

E tutti e due gli occupanti giacevano svegli.

Lui con la sua crescente sensazione di rimpianto.

Lei con i suoi fantasmi.







  
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