Capitolo 12 – Il passato
Faceva male.
Faceva
maledettamente male.
Il petto
gli doleva, le braccia gli dolevano, ogni muscolo sembrava
spossato ed esausto, teso sino allo spasmo per la stanchezza.
Sfinito,
osservò Algid farsi sempre più vicino.
L’aspetto più positivo della faccenda era senza
dubbio il fatto di non riuscire a pensare a nulla, mentre continuava a
fissare l’alieno che incedeva con lentezza studiata, quasi
goduta.
Sbatté
le palpebre e provò a tendere i muscoli,
ma loro non risposero, se non con una protesta di dolore. Il ragazzo
rilassò come poteva il proprio corpo.
Di punto in
bianco, il suo cervello riprese a funzionare. I pensieri
che parevano essere scomparsi sino a qualche attimo prima tornarono di
colpo a invadergli la mente, frenetici. Allo stesso tempo, si
impegnò in modo di controllare i propri respiri affannati,
regolandoli.
Di scatto,
balzò in piedi, mentre la sua aura si increspava.
Le sue pupille parvero sbiadire, inghiottite dall’azzurro
dell’iride, colore che mutò in un brillante verde
acqua. I capelli sudati diventarono di un biondo sfolgorante alzandosi
appena verso il cielo. La forza spirituale che lo circondava si fece
visibile in una fiammata d’oro.
Algid si
bloccò. Per un momento i due si limitarono a
guardarsi, poi Trunks scattò in avanti con la rinnovata
potenza dovuta al suo stadio di super saiyan.
I suoi
colpi si fecero più precisi e mirati, spiazzando
l’alieno e costringendolo ad indietreggiare, visione che
provocò al ragazzo una soddisfazione quasi selvaggia.
Con una
testata diretta al viso dell’avversario
sancì definitivamente lo spazio tra loro due.
Algid
traballò, poi alzò il capo. Sembrava,
mentre arretrava sempre di più, che tentasse di cogliere la
sfumatura e i sentimenti che si celavano negli occhi estranei del
giovane.
Qualcosa
balenò nel suo, di sguardo, e Trunks, seppure per
un frammento di secondo, esitò, disorientato da una nuova
sequenza di immagini nella propria testa.
Strinse i
denti e si abbassò ad attaccare l’alieno.
Ma, contro
la propria volontà, si ritrovò
trasportato indietro, tre anni prima, dai ricordi di Algid su quanto
era accaduto dopo che lui se n’era andato lasciando Bra sola
al parco.
Correva.
Il freddo della notte sembrava
cristallizzarsi sul suo corpo liscio, ma
lui non ci badava, si rifiutava di rallentare anche di un poco la
frenetica andatura.
I colori della notte
sfrecciavano attorno a lui, una massa indefinita a
causa della velocità; un nero schizzato di poche luci
scialbe.
Non si era mai sentito
così vittorioso ed esultante, non
dall’uccisione del suo signore.
Quando aveva assistito alla
scena in cui quel... ragazzino si
permetteva di sfidare il grande Freezer, non aveva avuto più
pace. E sapeva che non ne avrebbe avuta sinché non avesse
trovato la propria vendetta.
Finalmente – doveva
ringraziare tutti gli dei che si
onoravano sul suo pianeta natale, dei ai quali lui non aveva mai
creduto – l’occasione della rivalsa gli si era
presentata.
Quello stupido ragazzino aveva
lasciato la sua sorellina sola al parco.
Per mera fortuna, in quel momento lui, Algid, era focalizzato sulle
aure dei fratelli Brief. E così aveva sentito la prima
(così odiata, così chiaramente saiyan) separarsi
dalla seconda (lieve e ostinata nella sua mente). Senza osare credere
alla fortuna che gli stava capitando, aveva seguito con la mente
l’aura di Trunks. L’aveva sentita incontrarsi con
quella del figlio minore di Son Goku ed aveva compreso cosa doveva
essere accaduto.
Trunks aveva lasciato la
sorellina, che gli era stata affibbiata, sola
al parco.
Un ghigno si dipinse sul viso
gelato di Algid. Saiyan o no, combattente
o meno, il ragazzo era decisamente succube di tutti i difetti umani. La
scarsa pazienza non faceva eccezione.
Una svolta, ed Algid se lo
ritrovò davanti, il parco in cui
il figlio di Vegeta aveva lasciato sua sorella minore.
Alla luce scialba delle prime
ore della notte, illuminato a stento da
qualche pallido lampione, il prato sul quale si trovavano alcuni giochi
sembrava stranamente lugubre.
Ma non era così che
Algid lo vedeva. Oh, no. Per lui ogni
singolo stelo d’erba brillava di magnificenza e
soddisfazione, ogni scheggia arrugginita delle catene delle altalene
irradiava compiacimento.
Il gran momento era giunto,
finalmente.
L’alieno
atterrò con calma sul prato, nonostante
gli sembrasse di avere il corpo teso per l’impazienza
famelica.
Si avvicinò alla
casetta giocattolo dalla quale proveniva
l’aura modesta e quasi indistinguibile di Bra. Già
in lontananza poteva distinguerla.
La bambina, ciuffi di capelli
blu e occhioni dello stesso colore a
sottolineare la sua razza ibrida, sedeva là dentro,
sfilandosi accigliata uno dei guantini che indossava.
Quando l’alieno le fu
davanti, sussultò come se lo
avesse percepito ed alzò repentinamente lo sguardo,
spaventata.
In risposta a quello sguardo
impaurito, il ghigno di Algid si fece
minacciosamente ironico. Ah, che delizia! La vendetta si preannunciava
molto più meravigliosa di quanto se la fosse mai figurata!
«Ciao, piccola
Bra» la salutò, mentre il
ghigno si allargava maggiormente.
Lei mosse la testa in uno scatto
curioso. «Chi sei
tu?» strillò, alzandosi in piedi. Il guanto cadde
dalla sua mano nuda.
Naturalmente, avrebbe potuto
caricarsela in spalla senza tanti
complimenti e portarsela via così, come se niente fosse. O
avrebbe potuto stordirla con un colpo ben mirato e condurla via
altrettanto facilmente.
Ma l’euforia che
provava gli suggerì di giocare un
poco.
«Oh, sono un amico,
piccola Bra, te lo assicuro»
ghignò.
Lei scosse la testa, scrutandolo
torva nonostante la paura fosse
più che evidente. «No! Non è vero! E
non mi parlare!» aggiunse, in tono quasi disperato.
«La mamma dice di non parlare con gli estranei!»
Algid sorrise. Sì,
sì, sì! Che gaudio!
Poteva quasi sentire il cuore della bambina battere, veloce e impaurito
come quello di un uccellino in trappola. Assaporò ogni
singolo palpito spaventato, godendolo come il piacere supremo.
«Vattene!»
urlò la bambina, atterrita.
«Sei tutto freddo, vai via, non mi piaci!»
«E dovrei lasciarti
qui sola soletta?»
domandò Algid, con un nuovo ghigno. «Io, almeno,
ti posso dire che conosco tuo padre e tuo fratello. Pensa che brutti
cattivi e veri
sconosciuti potrebbero arrivare da un momento
all’altro». Fece un gesto ampio. «Tra
poco sarà buio» aggiunse, quasi in tono di sfida.
La bambina seguì con
gli occhi la mano dell’alieno
che si tendeva ad indicare tutt’attorno. Una piccola dose di
incertezza e di rinnovata inquietudine si disegnò sul suo
visino.
«Tanto Trunks mi viene
a prendere!»
esclamò, in tono di sfida.
Questa era bella! Bellissima!
«Oh, ma davvero?»
sogghignò Algid. Guardò per bene il volto della
bimba, assicurandosi di averlo sott’occhio in modo ottimo.
Sarebbe stato un piacere vedere con chiarezza ogni fiducia scomparire,
lasciandolo infreddolito e terrorizzato.
«Mia cara, piccola
Bra, temo che tu abbia frainteso. E di
molto, anche. Il tuo fratellone, quello che in teoria dovrebbe tornare
a salvarti, ti ha scaricata. Ti ha lasciata qui per non averti fra le
scatole, ti ha abbandonata perché non ne può
più delle tue lagne, perché vuole godersi una
bella giornata in compagnia del suo amico Goten senza di te».
La certezza sul volto della
piccola iniziava a sgretolarsi. Quasi a
sottolineare quel cambiamento, il labbro inferiore iniziava a tremare,
quasi lei fosse prossima al pianto.
«Non è
vero!» disse, ma la sua voce era
fievole e quasi patetica. «Il mio fratellone mi vuole
bene!»
«No» la
contraddisse pacato Algid, quasi con
dolcezza. «No... Lui vuole disfarsi di te. Pensa che bella la
sua vita, prima che arrivassi tu! Aveva papà e mamma tutti
per sé. Ora, invece, sia papà che mamma si
occupano della sua sorellina, trascurandolo. Non è bello
essere trascurati, piccola mia, non è per nulla bello. Ti ha
raccontato una bugia e ti ha scaricata qui. Ma non verrà a
prenderti più. Mai più».
Le guance rosee della bimba
iniziarono ad essere rigate dalle prime
lacrime. Bra iniziava a sentire il freddo. Prima, quando pensava che
Trunks sarebbe tornato, non c’era così freddo.
Pensò disperata al
suo fratellone, a tutti i capricci che,
in fondo, aveva fatto solo per attirare la sua attenzione.
Pensò ai suoi sorrisi quando le faceva il solletico.
Ed era tutto una bugia? Non era
vero niente? Era tutto cattivo?
Un brivido scosse la piccola,
facendola piangere di più.
Voleva correre via e non tornare più su quel mondo in cui
tutto era brutto, nero e cattivo.
Algid posò le dita
sulla fronte della piccola,
concretizzando ogni sua paura, consolidando le debolezze e distruggendo
le certezze.
Quando tolse la mano si
ritrovò davanti una Bra molto
più indifesa e terribilmente disperata di quella che gli
stava innanzi prima che la sfiorasse.
La guardò piangere,
assaporò la sua solitudine.
Poi la strinse e se la caricò in braccio. Essere circondata
dalle braccia dell’alieno aumentò i singhiozzi
spaventati della bambina.
Sola. Sola. Sola.
Strillava solo quello, ormai, la
sua mente: solitudine.
«L’ho
portata via e ho teso la mente verso voi
saiyan, ingannando i vostri sensi e, così facendo,
nascondendo l’aura della bambina ad ognuno di voi»
concluse Algid, recuperata la solita beffa nella propria espressione,
evitando il pugno fiacco e sfiduciato di Trunks.
Il ragazzo
si riscosse ed attaccò con maggior convinzione.
Ma si sentiva malissimo.
Aveva la
nausea, la testa gli girava.
La sua
mente era sopraffatta dall’immagine di Bra in lacrime.
Si sentiva soffocare dalla voce di lei che sosteneva che suo fratello
sarebbe tornato a prenderla, dalla fiducia che si sgretolava e che,
frammento a frammento, scivolava via dal visino della bambina.
Ansimò
e si costrinse a concentrarsi sul duello.
Poco
lontano, smunta e impaurita, Bra osservava ad occhi sbarrati quel
combattimento.
Spazio Autrice:
Mamma mia. Scusate il ritardo, ma avevo una paura pazzesca che questo
capitolo suonasse un po’ ripetitivo. Cioè, sono
tutte cose già viste: il senso di colpa di Trunks,
l’insopportabile bastardaggine (?) di Algid, la paura di Bra.
Comunque mi sentivo in dovere di completare quello che è
successo dopo che Trunks ha lasciato la sorellina al parco, una specie
di escursus sul personaggio di Algid, anche.
Come se non bastasse, ci si è messa di mezzo la scuola,
tutte le sue orrende interrogazioni e/o verifiche e tutto
ciò che ne deriva. Per non parlare della febbre che mi
è venuta...
Spero di non avervi annoiato.
Super Sirod: Okay.
So che l’ho già detto, ma,
nonostante tu abbia scritto che credi che i complimenti siano meritati,
non posso fare a meno di ripeterlo: Grazie. In effetti quando mi
appresto a scrivere un combattimento, come dici tu, alla Dragonball, mi
sento un po’ irrequieta: mi sembra di essere in equilibrio
molto precario. E in effetti, ho sempre un timore insopportabile di
calcare o troppo o troppo poco la mano sulle azioni più
fisiche. Sono felice che ti piaccia come scrivo. Ora penso tocchi a me
scusarmi, e mi scuso per non aver aggiornato prima. Spero di non
lasciare attendere un mese di nuovo!
Trunks94_cs:
Ciao! Ti ringrazio per i complimenti. Mi fa piacere che la
mia storia ti abbia catturato ed invogliato a leggerla tutta in
un’unica serata. Ho visto la tua mail, dopo tanto che me l'hai mandata, ma non riesco a inviarti la risposta! Poi riprovo e spero di riuscirci!
Dea Nemesis: Okay,
qui spero di non essere inciampata nella
ripetitività, come ho paura che sia. Il combattimento
è sempre un punto critico, perciò sono stata
più che grata di leggere che non ti è parso
pesante, così come è stato bello leggere che hai
apprezzato il modo in cui ho trattato il personaggio di Trunks. Spero
di continuare a mantenere un tale “livello”.
Finaltrunks: Come
vedi, sei capitato proprio giusto, con la domanda:
“Ma Trunks non è ancora trasformato in super
saiyan?”, dal momento che proprio in questo capitolo
finalmente lo diventa. Il cambiamento di Trunks e le reazioni di Vegeta
e Bulma, oltre naturalmente alla scomparsa della piccola Bra, sono i
“pilastri” della storia, i punti che mi premeva
maggiormente far apparire reali al massimo. Quindi ti ringrazio per
averli apprezzati^^
Giusiemo291:
Guarda, anche a costo di prendere a calci la modestia, ti
assicuro che non è affatto noioso leggere dei complimenti.
Mi fa sempre un piacere immenso leggere che sono riuscita a trasmettere
quel che mi ero progettata di comunicare. Le tue recensioni, poi, non
sono mai troppo striminzite, anzi! Riesci sempre a darmi una dritta, e
quando le rileggo mi viene sempre voglia di aggiornare le storie su DB
(purtroppo, però, a volte la scuola e gli altri impegni non
possono essere sconfitti dalla mia voglia di scrivere
ç_ç). In quanto a quel che scrivi...
Be’, mi sento sempre – se posso dirlo con un
aggettivo che di solito non mi piace molto, salvo situazioni
particolari – deliziata,
dal modo in cui capisci o interpreti
quanto scrivo. A volti guardi addirittura più in fondo di
quanto ho guardato io. E mi dà una felicità che
non ti dico, vedere che riesco a comunicare qualcosa addirittura oltre
quanto mi ero programmata di far capire.
Credo sia un peccato che le storie sul futuro alternativo, e quindi sul
nostro amato Mirai No Trunks, scarseggino. Mi trovo in completo accordo
con te: Trunks del futuro okay, ma per pietà non quello del
GT!
Un bacio.
DarK_FirE:
Ehehe, Gemy, vedrai che i riferimenti al tuo adorato Freezer
non mancheranno, lo garantisco! Per adesso mi sa che, crudele come sono
(bisogna essere consapevoli della propria cattiveria, ogni tanto
>.<) torturerò ancora un po’
psicologicamente il povero Trunks. Sono d’accordo, Algid
è senza dubbio un incallito servitore (e come potrebbe
essere altrimenti?! Lo sappiamo noi che Freezer ha carisma a palate),
ma allo stesso tempo è anche un gran rompiballe. La sua
concezione di “giusta vendetta” è un bel
po’ distorta. Io dico “Evviva ottobre
perché compiamo gli anni!!!”, no?
Baci.
S_ara: In
effetti Bra poverina non c’entrava praticamente
niente. Anzi, proprio nulla. Ma si sa che i nemici devono sempre
escogitare la vendetta più contorta del mondo, invece che
essere diretti e prendersela con il responsabile. In effetti la tua
teoria è interessante xD Infondo è SEMPRE colpa
di Goku, non bisogna dimenticarlo... Mmm. ^^ Ciao, un bacio!
Raven85: Addirittura "Spettacolare"?! Oddio, grazie mille! In quanto alla tua domanda... Certo che la finisco!
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